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Ortigia Film festival, a Siracusa e Avola il festival diffuso dall’anima inclusiva e green

Eventi La XVI edizione dell'Ortigia Film Festival di Siracusa, diretto da Lisa Romano e Paola Poli, si svolgerà dal 6 al 13 luglio e per la prima volta anche ad Avola, dal 31 luglio al 2 agosto. Roberta Torre guida la giuria dei lungometraggi in concorso, Vincenzo Pirrotta quella dei cortometraggi, Costanza Quatriglio quella dei documentari. Il manifesto ricavato da un'opera dell'artista Alfredo Romano

La XVI edizione dell’Ortigia Film Festival di Siracusa si svolgerà dal 6 al 13 luglio e per la prima volta anche ad Avola, dal 31 luglio al 2 agosto. Tre le sezioni competitive del festival: il concorso lungometraggi opere prime e seconde italiane, il concorso documentari e il concorso internazionale cortometraggi. Tre anche le sezioni non competitive: Cinema Women, che pone l’accento sullo sguardo femminile nel cinema; Cinema & Arte, dedicata alla commistione, interdipendenza, influenza e al dialogo fra le arti; e una sezione a tematica ambientale. Infine La voce del mare, in collaborazione con l’Area marina protetta Plemmirio e dedicata alla sensibilizzazione e al rispetto dell’ecosistema. La sezione che incarna la città di Siracusa e dell’isola di Ortigia.

Organizzato dall’associazione culturale ETS Sa.Li.Ro’, l’Ortigia Film Festival è diretto da Lisa Romano e Paola Poli. Negli anni il festival ha ricevuto la prestigiosa medaglia del Presidente della Repubblica e, il sostegno del Ministero della Cultura, del Comune di Siracusa, dell’Assessorato al Turismo, Sport e Spettacolo della Regione Siciliana, dell’Unesco, di Rai Cinema Channel e il sostegno della Siae.

Lisa Romano

Ortigia Film Festival si svolge nelle piazze del centro storico di Siracusa tra Arena Minerva, Arena Logoteta e Sala Ferruzza Romano, e Area Marina Protetta del Plemmirio. E da quest’anno debutta anche ad Avola tra luglio e agosto. Con Ortigia Film Festival il glamour cinematografico incontra il barocco siciliano e l’attenzione di Siracusa e del turismo nazionale e internazionale. L’edizione 2023 ha fatto registrare oltre 30.000 presenze in 8 giorni. Un festival diffuso, gratuito, inclusivo e green che promuove e sostiene la cultura cinematografica e dell’audiovisivo italiana e internazionale, con particolare attenzione al cinema più innovativo e alle opere prime e seconde dando negli anni voce a importanti talenti ad oggi personalità riconosciute del cinema italiano.

Paola Poli

Le giurie del festival

Sarà la regista Roberta Torre la presidente di giuria del Concorso lungometraggi opere prime e seconde italiane della XVI edizione di Ortigia Film Festival. Con lei, l’attrice e regista Michela Andreozzi e la giornalista e critica cinematografica Cristina Paternò.

Regista e drammaturga, la milanese Roberta Torre esordì nel 1997 con il folgorante film musical sulla mafia Tano da Morire. I suoi film partecipano a tutti i festival internazionali, da Venezia a Cannes, dal Sundance all’Idfa e vince numerosi David di Donatello e Nastri d’Argento con i film Tano da Morire (1997), Angela (2002), Mare nero (2006), I baci mai dati (2010), Riccardo va all’inferno (2017). Con Le Favolose (2022) dopo le Giornate Degli Autori Venezia vince per la miglior regia all’Idfa e il Gran premio della Giuria all’Outfest di Los Angeles. Il suo ultimo film è Mi fanno male i capelli (2023) presentato in concorso al Romacinemafest.

Roberta Torre, foto di Laila Pozzo

Regista, attrice, sceneggiatrice, scrittrice e autrice, Michela Andreozzi è una delle donne più attive nel panorama del cinema italiano. Da attrice interpreta numerosi film come Basilicata Coast To Coast (2010) di Rocco Papaleo, Pane e burlesque di Manuela Tempesta, Ti sposo ma non troppo di Gabriele Pignotta e Tutta colpa di Freud di Paolo Genovese. Nel 2017 debutta come regista con il film Nove lune e mezza. Nel 2019 dirige Ambra Angiolini, Serena Rossi, Ilenia Pastorelli e Silvia D’Amico nella commedia “Brave ragazze”, mentre nel 2021 è dietro la macchina da presa per il suo terzo film Genitori vs Influencer, con Fabio Volo e Giulia De Lellis. Una gran voglia di vivere è il suo quarto film del 2023.

Michela Andreozzi

Cristina Paternò è vicedirettrice del quotidiano online Cinecittà News e del periodico Ottoemezzo, entrambi prodotti da Cinecittà. È presidente del Sindacato nazionale critici cinematografici italiani e direttrice della rivista Cinecritica. Nata a Roma, dove si è laureata in Filosofia, è stata redattrice de L’Unità, critica cinematografica del mensile Noidonne e ha collaborato, tra gli altri, con L’Ora di Palermo e con Ciak. Ha scritto numerosi saggi e articoli sul cinema contemporaneo italiano, ha curato la monografia su Liliana Cavani edita da Marsilio. Ha fatto parte di numerose giurie cinematografiche, tra queste: Festival Internazionale di Tetouan (Marocco), Premio Soundtrack alla Mostra di Venezia, Torino Film Festival, Bif&st di Bari.

A capitanare la giuria del Concorso internazionale cortometraggi sarà il drammaturgo, regista e attore palermitano Vincenzo Pirrotta, affiancato dalle attrici Selene Caramazza e Giorgia Gambuzza. Diplomato alla scuola di teatro dell’Inda di Siracusa, Pirrotta ha lavorato con i più grandi registi e attori del teatro italiano. Dal 1996 conduce una ricerca sulle tradizioni popolari innestando arcaiche pratiche al teatro di sperimentazione. Ha fondato Esperidio sua compagnia teatrale di cui è direttore artistico per la quale ha scritto e diretto numerosi spettacoli tra i quali: NGnanzo; Malaluna; Sacre-Stie; La ballata delle balate, Lultimo giorno di un condannato a morte. Nel 2022 debutta come regista cinematografico con Spaccaossa, presentato alla 79 Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Giornate degli autori. Il film ha ricevuto una nomination ai David di Donatello e ai Nastri dargentooltre a numerosi premi internazionali.

Vincenzo Pirrotta

L’attrice palermitana Selene Caramazza inizia il suo percorso artistico in diverse serie televisive di successo come Squadra antimafia e Il cacciatore, ma il suo esordio da protagonista al cinema avviene con Cuori puri di Roberto De Paolis. Riceve il premio De Sica come miglior attrice esordiente e il premio come miglior attrice protagonista al Festival Cine Europeo De Sevilla. Successivamente prende parte al film tv Prima che la notte di Daniele Vicari sul giornalista Pippo Fava, all’amatissima serie Il commissario Montalbano per la regia di Alberto Sironi. Nel 2022 è protagonista del film Spaccaossa di Vincenzo Pirrotta e della serie tv The Bad Guy su Amazon, ottenendo la candidatura ai Nastri D’argento per il ruolo di Leonarda Scotellaro. Nel 2024 è su Netflix con il biopic Sei nell’anima su Gianna Nannini.

Romana ma di radici siciliane, Giorgia Gambuzza si diploma come attrice nel 2018 anno nel quale prende parte alla undicesima stagione di Don Matteo. Interpreta Silvia nella seconda stagione della serie tv LIsola di Pietro con la regia di Giulio Manfredonia e Luca Brignone. Nell’inverno dello stesso anno prende parte alla serie tv Un passo dal cielo con la regia di Cosimo Alema. Nel 2020/21 entra con il ruolo di Giulia D’Angelo a far parte del cast della terza stagione della serie tv Lallieva con la regia di Fabrizio Costa e Lodovico Gasparini. Nel 2023 interpreta Gilda nella serie tv Mameli il ragazzo che sognò l’Italia per la regia di Luca Lucini ed Ago Panini.

La giuria del Concorso documentari sarà composta dagli allievi del Centro sperimentale di cinematografia di Palermo guidati dalla direttrice artistica, la regista Costanza Quatriglio e dalla scrittrice Alli Traina. Il premio al miglior documentario sarà intitolato al compianto critico cinematografico Sebastiano Gesù.
Regista e sceneggiatrice, la palermitana Costanza Quatriglio ha presentato i suoi film ai festival di Cannes, Venezia, Berlino e Locarno. Esordisce con il pluripremiato L’isola (Quinzaine des Réalisateurs, Cannes 2003). Nel 2023 L’isola è stato restaurato in 4K da Cinecittà. Due volte Nastro d’Argento: nel 2013 con Terramatta; e nel 2015 con Triangle. Tra i suoi film che hanno ottenuto molti riconoscimenti: Con il fiato sospeso (2013); 87 ore (2015); Sembra mio figlio (2018, vincitore – tra gli altri – di un Ciak d’oro). Nel 2021 firma il TV Movie La bambina che non voleva cantare e Trafficante di virus. Il suo documentario più recente è Il cassetto segreto, presentato alla Berlinale nel 2024.

Costanza Quatriglio

Il manifesto da un’opera di Alfredo Romano

Il manifesto della XVI edizione di Ortigia Film Festival è stato realizzato partendo da un’opera dell’artista Alfredo Romano. La grafica del manifesto della XVI edizione del festival è di Carmelo Iocolano di RedtomatoADV. Il festival siracusano, per il settimo anno consecutivo, realizza il manifesto del festival a partire dall’opera di un artista promuovendone il lavoro nell’ambito dal progetto “Off Sposa l’Arte”. Il progetto, lanciato nel 2018, in occasione del decennale di Ortigia Film Festival, nasce dalla volontà di coinvolgere le altre arti all’interno della kermesse cinematografica. Ogni anno il direttivo di Off sceglie un artista che realizza l’opera da cui viene sviluppato il Manifesto dell’edizione in corso.“Off sposa l’arte” è un progetto curato da Roberto Gallo. Ogni anno l’artista prescelto dona al festival l’originale della sua opera che sarà esposta per l’intera durata della manifestazione. Quest’anno sarà Untitled di Alfredo Romano, l’opera che ispira il manifesto della XVI edizione di Ortigia Film Festival.

L’artista siracusano Alfredo Romano

Alfredo Romano è l’artista selezionato per il 2024. Siracusano di nascita, la sua prima mostra personale risale al 1985 e solo un anno dopo, nel 1986, è alla 42esima Biennale di Venezia con un progetto dal titolo Arte e Alchimia a cura di Arturo Schwarz, medaglia d’oro ai benemeriti della cultura e dell’arte. Lo stesso anno, Giorgio Persano gli dedica la prima di numerose personali nella sua Galleria a Torino.

Le sue mostre personali e collettive varcano i confini, come la sua arte, e sbarcano dai punti più remoti della sua terra natìa, la Sicilia, e approdano nel resto del mondo: dalla Spagna alla Grecia, dalla Francia alla Tunisia. Dalla Germania al Canada, dall’India alla Colombia e negli Emirati Arabi Uniti. Alfredo Romano indaga temi complessi legati alla fragilità della forma, alla precarietà dell’esistenza, alla caducità delle cose, al disfacimento della memoria, alla violenza, al vuoto culturale. La sua ricerca artistica procede, ancora oggi, sostenuta da un solido impegno etico, con un particolare accento sull’indifferenza e sui temibili processi di omologazione, che sottendono l’epoca in cui viviamo, a cui l’artista risponde con delle opere che vogliono rendere manifesta la tensione delle fratture. Alfredo Romano decide di allontanare il proprio lavoro da problemi di natura puramente estetica per affermare la propria esistenza e lanciare un messaggio di solidarietà.

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