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Lotta per sopravvivere alla guerra e condanne a morte in copertina. #SpecialeEditori per la prima volta a Iperborea

Blog La settimana da leggere dal 23 al 29 novembre vede Antonella Presutti per il numero 15 di Sidekar di Arkadia, il ritorno alla poesia di Franz Krauspenhaar per Ensemble, la storia con Bonfirraro e l'anima russa di Castelvecchi con la firma di Ivo Flavio Abela, meraviglie da avere in libreria. La copertina e la contro copertina con Ianieri e La Nave di Teseo; lo speciale editori a Iperborea, la terzina servita da il Saggiatore e ancora altri interessanti volumi, chiudono il mese di novembre

Come si chiude bene il mese di novembre, qualità a non finire. Esce “Il Rianimatore” di Antonella Presutti, volume n. 15 della “fortunata” (si fa per dire, perché intinta di qualità) collana Sidekar di Arkadia Editore. La poesia segna il ritorno di Franz Krauspenhaar con Nella foresta, per i tipi di Ensemble. Libro copertina pubblicato da Ianieri edizioni: “La seconda lettera. Corrispondenza con un condannato a morte” di Laura Bellotti, contro copertina a La nave di Teseo con La pace. Scritti di lotta contro la guerra di Cesare Zavattini (libro forte con diversi inediti).
La casa editrice rappresentata da Mario Andreose ed Elisabetta Sgarbi propone in uscita anche titoli di Emily ST. John Mandel, Mario Biondi e Federico Greco. Non manca il romanzo storico grazie a Bonfirraro Editore: La maledizione di Dantedi Giancarlo Guerreri. Chiude il Saggiatore Edizioni con una terzina e con le sue sempre meravigliose cover: “I racconti della creazione . I miti della genesi fra paesaggio naturale e immaginazione umana” di Anthony Aveni, “Lettere” di Italo Svevo a cura di Simone Ticciati (con un saggio di Federico Bertoni), e “Guida per cervelli affamati. Perché da bambini odiamo le verdure e altri misteri neurogastronomici che ci rendono umani” di Carol Coricelli e Sofia Erica Rossi.
#SpecialeEditori
per Iperborea che apre il 24 novembre con la stupenda Daina Opolskaité, autrice deLe piramidi di giorni” , non dimenticando la topografica, della quale non si può fare a meno, “The Passenger”, questo trimestre dedicato all’Irlanda. E sul filo della pubblicazione per noi in anteprima esce per Castelvecchi, “Soggiorno a Optina” di Ivo Flavio Abela. Si legga di tutto e di più!

Le uscite di mercoledì 24 novembre

Daina Opolskaité, “Le Piramidi di giorni”, Iperborea 

Premio per la Letteratura Europea 2019, “Le piramidi di giorni” è una raccolta di racconti magistrali, un ritratto vivido e pulsante della Lituania contemporanea. Ci sono brevi momenti, nella vita, in cui le piramidi di giorni che il tempo poco a poco costruisce attorno agli esseri umani, ingabbiandoli, perdono miracolosamente consistenza, lasciando svuotati del loro senso terribile ore e minuti, passato e futuro. È la nostalgia, o il bisogno, di quegli attimi ad accomunare i personaggi di queste dodici storie: una madre con i figli lontani e uno nuovo, adottato, che lei non sa amare; i due giovani che si salvano a vicenda dall’apatia, facendosi un dono che trascende la morte; la bambina con una madre e due padri che la amano in ugual misura; le due sorellastre che cercano di ricostruire un rapporto dopo anni di silenzi, recriminazioni e sensi di colpa; il padre che in sogno si rivede nel figlio adolescente e riesce finalmente a capirlo. Le piramidi di giorni, Premio letterario dell’Unione europea 2019, disvela sullo sfondo della Lituania contemporanea le impronte sottili e ineffabili lasciate da ciascun rapporto umano e capaci di trascendere le leggi anguste del tempo, cogliendo quelle piccole epifanie che può creare un campo giallo di colza a giugno o il volo di due aironi al disgelo primaverile. Con delicatezza e maestria, Daina Opolskaitė stupisce il lettore descrivendo una quotidianità fatta di dettagli minuti e intrisi di significato: il profumo di fiori impigliato al cappotto del marito che rientra a casa, un bambino che con i polpastrelli sul vetro ghiacciato scopre il mondo, le lisce piastrelle di una cucina che ricordano i sassi levigati di una spiaggia lontana.

Aa.Vv., “The Passenger – Irlanda”, Iperborea

Questa è la storia di un paese povero, chiuso e conservatore, che nel giro di pochi decenni ha saputo trasformarsi nel suo opposto. Quando è nata la giornalista e scrittrice Caelainn Hogan, nel 1988, l’omosessualità e l’aborto erano illegali, il divorzio proibito e la pillola contraccettiva accessibile solo su ricetta medica a coppie sposate. Trent’anni dopo, in un referendum nel 2018, l’emendamento della costituzione che di fatto vietava l’aborto è stato abrogato da una larga maggioranza, dopo che la popolazione irlandese aveva già legalizzato il matrimonio gay – primo paese al mondo a farlo per via referendaria. Per questo numero di The Passenger, Hogan ha incontrato la romanziera Catherine Dunne e insieme – due donne di generazioni diverse – hanno cercato di capire cos’è cambiato in una società che, davanti all’evidenza delle ingiustizie e umiliazioni subite quotidianamente dalle donne irlandesi, si è dimostrata più avanti dei politici che la rappresentano. Decisivo è stato un nuovo strumento di democrazia, l’assemblea di cittadini: ne scrive Ursula Barry, professoressa emerita all’Università di Dublino e membro esperto dell’assemblea più recente, sull’uguaglianza di genere.

Un ritratto più in chiaroscuro di questa trasformazione lo fa Colum McCann, la voce della diaspora irlandese in America, che sottolinea le contraddizioni del successo economico del paese, e vede nelle brutture (paesaggistiche e morali) create dalla «Tigre celtica» un antidoto alla famosa bellezza dell’isola che impediscono allo scrittore emigrato di morire di troppa nostalgia. È un tema che ritorna in un pezzo sul tradizionale cottage irlandese di Sara Baume, artista e scrittrice, rappresentante – insieme a Lisa McInerney che ci consiglia un libro, un film e un album per capire l’Irlanda contemporanea – della nuova generazione che sta rinnovando la lunga tradizione letteraria del paese. L’inglese Keiran Goddard ci offre invece la prospettiva della diaspora «emotiva», quella dei figli e nipoti degli emigranti che cercano di venire a patti con le loro origini, e lo fa attraverso le parole di una delle più belle e strazianti canzoni folk irlandesi.
Un’altra storia di successo, quella del processo di pace in Irlanda del Nord, è invece messa a rischio da una Brexit imposta dall’esterno: l’Irlanda del Nord – che compie cent’anni proprio quest’anno – ha votato per rimanere nell’Unione europea ma si ritrova con una nuova frontiera marittima a separarla dal resto del Regno Unito. È un veterano corrispondente della Bbc da Belfast, Mark Devenport, che ci racconta le rinnovate tensioni di una regione al confine tra due unioni. Le conseguenze di trent’anni di violenza, d’altra parte, continuano a farsi sentire. Siamo orgogliosi di pubblicare un articolo di Lyra McKee, uccisa a soli 29 anni durante una manifestazione della Nuova Ira nel 2019, in cui la giovane giornalista nordirlandese indaga sull’epidemia di suicidi che, dopo la pace del 1998, ha causato più morti degli stessi Troubles. Il confine tra Nord e Sud è al centro della riflessione dello scrittore Mark O’Connell sulla natura immaginaria delle nazioni, incorniciata da un’esilarante visita guidata delle location dove è stata girata la serie tv Game of thrones. È il rugby, più di ogni altra cosa, a unire le due Irlande, come racconta Brendan Fanning, giornalista ex giocatore e allenatore, che guarda però anche alle divisioni di classe insite nello sport nazionale.
William Atkins parla di paludi e torba, del loro ruolo nell’economia e nella psiche del paese, fonte di energia e posti di lavoro, ma anche di emissioni di CO2 da ridurre drasticamente. Mentre Manchán Magan viaggia lungo la costa ovest dove, da quando l’Irlanda ha aderito al Mercato unico europeo aprendo le sue acque ai superpescherecci stranieri, le comunità di pescatori stanno pian piano scomparendo, e con loro la lingua irlandese e un modo di vedere il mare – e di parlarne. Infine, non poteva mancare la maggiore esportazione irlandese, il pub, raccontata da un grande appassionato, Mirko Zilahy. Il numero è illustrato dalle foto del pluripremiato fotografo Kenneth O’Halloran.

Giovedì 25 novembre apriamo con i tre titoli de Il saggiatore…

Anthony Aveni, “I racconti della creazione. I miti della genesi fra paesaggio naturale e immaginazione umana”

Come nasce il mondo è un segreto, un segreto da tramanda- re nel tempo. All’origine di tutto era un uovo. Oppure il buio, o un corvo imbroglione, un pescatore di isole, una donna danzante, un concilio di dei intorno a un fuoco sacrificale. Uno stato informe in cui tutto era nel contempo in costante trasformazione e nella più totale assenza di movimento. Poi, d’improvviso, qualcosa si è spezzato: il verbo si è fatto luce, da un albero di mango è sgorgato il mare, un pesce gigante è stato fatto a pezzi e i suoi resti sono stati abitati dagli esseri umani; il cielo è stato strappato dalla terra, e ciò che sarebbe potuto essere è stato diviso per sempre da ciò che è. Anthony Aveni indaga le storie della creazione del cosmo secondo varie culture ed epoche per comprendere che cosa le accomuni e dove la scienza di oggi sfiori la mitologia del passato. Il suo è un viaggio tra montagne magiche e cor- si d’acqua sacri, tra profonde caverne buie e isole scese dal cielo, dai maya agli aborigeni, dall’America Latina al Polo Nord, dalla Bibbia al Nihongi: una riflessione sul modo in cui abbiamo provato a spiegarci l’imperscrutabile passaggio dal nulla all’esistenza, e abbiamo trovato risposte nel paesaggio che ci circondava. Come la violenta battaglia tra Marduk e la madre Tiamat raccontata nel babilonese Enuma Elish, che rispecchia le trasformazioni climatiche e ge- ografiche del territorio; o come le distruzioni (e successive rinascite) dell’azteco racconto dei Cinque soli, che mimano i frequenti terremoti e le eruzioni del Popocatépetl.
I racconti della creazione è un’opera che si muove tra arche- tipo e fenomeno, tra simbolo e svelamento, tra superstizione e razionalità. Un mosaico di immagini, miti, frammenti e visioni, a ricordarci l’esistenza di una storia, sepolta nei nostri sogni più profondi, che contiene in sé tutto l’esistente; ma che può essere narrata solo attraverso la molteplicità.

“Lettere” di Italo Svevo, a cura di Simone Ticciati (con un aggio di Federico Bertoni)

Chi è Italo Svevo? In quale misura la sua esistenza da Ettore Schmitz, ottimo commerciante e industriale, si è riversata nella scrittura dei suoi romanzi? Quanto Schmitz c’è in Svevo e quanto Svevo in Schmitz? Queste domande hanno assillato Eugenio Montale e Bobi Bazlen sin dai momenti immediatamente successivi alla sua morte. Le riprende Federico Bertoni nel suo saggio introduttivo a questa nuova edizione delle Lettere: «Quali sono gli snodi, i compromessi, le intercapedini tra l’uomo e l’opera, tra l’esperienza vissuta e l’invenzione letteraria?».
Nulla come un epistolario può aiutare a sciogliere i grovigli di una vita intera, illuminare gli angoli remoti e difficilmente raggiungibili di una personalità. Quella di Svevo emerge nei suoi lati più privati – l’ipocondriaco, l’innamorato, il marito, il padre – e più tardi in quelli pubblici – l’autore affermato, l’intellettuale ormai riconosciuto – attraverso i dialoghi con i grandi del suo tempo: Montale, Prezzolini, Comisso e soprattutto l’amico James Joyce. Il carteggio trat- teggia i lineamenti di uno scrittore tra i più originali del panorama letterario del nostro paese. La sua prosa multiforme, che attinge dal dialetto, dai gerghi tecnici e dalle lingue straniere, è un grande esempio, visibile in maniera evidente anche nelle Lettere, di espressionismo e ibridismo letterario, fatto di contrasti e accumulazioni, di splendido e istintivo disordine, di sprezzo per il bello stile che ancora dominava il canone letterario del suo tempo.
Il volume di Lettere qui presentato raccoglie tutte le ultime scoperte, nonché quattro missive fino a oggi inedite desti- nate a Joyce, ed è dunque la più completa edizione dell’epistolario sveviano finora mai pubblicata, curata scientificamente da Simone Ticciati. Sullo sfondo di una Trieste in fermento, cogliamo tutte le sfumature dell’uomo Schmitz, dell’autore Svevo, di uno dei più grandi prosatori del Novecento italiano.

Carol Coricelli e Sofia Erica Rossi, “Guida per cervelli affamati. Perché da bambini odiamo le verdure e altri misteri neurogastronomici che ci rendono umani”
Fish and chips è più buono se mentre ci unge le mani ascoltiamo i Beatles. Un’insalata è più gustosa se servita con un impiattamento ispirato a Kandinskij. Il calice di vino a 45 euro ci sembra migliore dello stesso vino pagato 5 euro. E sappiamo tutti benissimo quanto ci attrae di più una bella fragola rossa rispetto a un cavolo viola. Mangiamo perché dobbiamo nutrirci, ma non solo: il cibo più che di pancia è una questione di cervello.
Le neuroscienze se ne sono accorte e si sono messe a studiare la nostra percezione del cibo, trovando che mangiare risponde non solo al primitivo, indispensabile bisogno di sazietà, ma soprattutto al bisogno di gustare; dalla scelta di un alimento al suo assaggio, mangiare mette in moto una serie di meccanismi cognitivi – ancestrali o nuovissimi – che impegna ogni lembo del nostro organo più misterioso. Guida per cervelli affamati ci racconta il rapporto tra i nostri neuroni e quello che abbiamo nel piatto, sondato grazie a caschetti che identificano in tempo reale l’oggetto del nostro desiderio culinario, misuratori che rilevano la dilatazione delle nostre pupille davanti a un piatto e scanner che fotografano l’attività del nostro cervello mentre lo assaporiamo. Carol Coricelli e Sofia Erica Rossi ci spiegano perché mangiamo quel che mangiamo e come ci siamo evoluti dalla raccolta delle bacche ai piatti molecolari, perché il suono che fanno le patatine sotto i nostri denti ci dà un piacere tanto intenso e la paura degli insetti ci fa provare disgusto di fronte a uno stufato di cavallette. E soprattutto come mai, anche se la pancia è piena, c’è sempre posto per il dolce.

Guerreri e l’epico romanzo storico che Bonfirraro non ci fa mancare 

Giancarlo Guerreri, “La maledizione di Dante”, Bonfirraro


1303, Dante Alighieri, durante il suo esilio, scrive cinque canti rimasti nascosti, perché eretici e pericolosi.2018, il prof. Giordano Verzecchi, insegnante di lettere di un liceo torinese, entra in possesso di un raro documento appartenuto a un suo trisavolo, Arduino Verzecchi, bibliotecario di Casa Savoia.Una lunga sequenza di versi endecasillabi in stile dantesco, che sembrano illustrare una Commedia altra, di natura esoterica. Giordano contatta il prof. De Carolis, un docente di Lettere Antiche di Firenze che, con l’aiuto della sua assistente, Valentina Tornabuoni, conclude che si tratti di un originale dantesco, dai contenuti pericolosamente eretici. Dopo la rivelazione, De Carolis viene assassinato e Valentina e Giordano, tra i quali è iniziata una storia amorosa, intraprendono la ricerca dei frammenti danteschi mancanti. Due forze occulte, però, si contrastano. Recuperati i cinque frammenti danteschi, attraverso varie peripezie degne dei migliori thriller internazionali, i due ricercatori si trovano di fronte al dilemma di come gestire il pericoloso ritrovamento, e tra misteriosi delitti capiscono che anche la loro vita è in pericolo.

Dei quattro libri pubblicati questa settimana da La nave di Teseo, non potevamo non scegliere come libro contro copertina “La pace. Scritti di lotta contro la guerra” scritti da Cesare Zavattini, molti dei quali inediti

Una raccolta di testi e interventi, molti dei quali inediti, per comprendere il rapporto di Zavattini con il grande tema che ha permeato tutta la sua opera artistica: la pace.
«La pace – “questa parola rotonda come una sfera” – è stata il tema costante, ossessivo, il grande tema dei temi che ha improntato l’intera esistenza di Zavattini: quarant’anni di invocazioni, idee, progetti, interviste, di appelli all’umanità, di battaglie. Un impegno politico e sociale, un compito civile, morale, umanitario, che oggi nessun protagonista della storia dopo Gandhi, Martin Luther King, Nelson Mandela, nessun opinionista o intellettuale – qui da noi e nel mondo – appare incline a perseguire con tanto accanimento.». – Valentina Fortichiari
Per la prima volta questo volume raccoglie quarant’anni di impegno contro la guerra di Cesare Zavattini, scrittore, poeta, sceneggiatore di capolavori del nostro cinema. Un grande atlante della pace – presentato da Valentina Fortichiari e con una postfazione di Gualtiero De Santi – composto di sceneggiature e idee per film, interventi, lettere pubbliche e messaggi agli amici, con molti materiali inediti, per raccontare l’instancabile contributo alla vita civile di un maestro della letteratura italiana.

Emily ST. John Mandel, “L’Hotel di cristallo”, La nave di Teseo

Dalla premiata autrice del best seller “Stazione undici”,  un nuovo trascinante romanzo che collega magistralmente eventi apparentemente molto distanti tra loro. Tra fortune principesche, club di musica elettronica, hotel di lusso e prigioni federali, Emily St. John Mandel firma una storia conturbante sull’avidità e il senso di colpa, sull’amore e la disillusione, e sugli infiniti modi in cui, sempre e ostinatamente, cerchiamo di dare un senso alla nostra vita. Libro dell’anno per le principali riviste americane tra cui “The New Yorker”, “NPR”, “Time”, “The Washington Post” e “Entertainment Weekly”. Opzionato dalla NBC Universal per una serie tv. In corso di traduzione in 25 paesi.
Vincent fa la barista all’Hotel Caiette, un prestigioso cinque stelle nel nord dell’isola di Vancouver. Una notte, all’improvviso, uno sconosciuto incide sulla vetrata dell’atrio un messaggio inquietante: Perché non ti ingoi una scheggia di vetro? Jonathan Alkaitis, il finanziere proprietario dell’hotel, quella sera arriva troppo tardi per leggere la minaccia, e ignaro di tutto passa la serata con Vincent.
Quando si salutano, le lascia una mancia di cento dollari e il suo biglietto da visita. Un anno dopo vivono insieme come marito e moglie. A Manhattan Alkaitis gestisce un giro di investimenti miliardari che non è altro che un gigantesco gioco di specchi. Quando il sistema crolla, travolge le vite di tutte le persone che gli avevano affidato i risparmi. Vincent, che finora ha recitato la parte della bella moglie, sparisce improvvisamente, per ricomparire anni dopo a bordo di una nave mercantile coinvolta negli inganni di Alkaitis.

Mario Biondi, “Rosa d’oriente”, La nave di Teseo

Dal traduttore dell’Ulisse di Joyce e vincitore del premio Campiello 1985 con “Gli occhi di una donna”. Sullo sfondo delle vicende storiche dell’antichità romana, accanto alle vicende di personaggi leggendari come Cesare, Antonio, Ottaviano e Cleopatra, si dipana la storia di Rosa e del suo amore conteso. Mentre infuria la battaglia di Zela (47 a.C.), Wu Ruz, aspirante sacerdotessa del quasi estinto popolo degli Hatti è in pellegrinaggio verso il sacrario di Hattusa. Catturata, diventa schiava di un romano, commerciante e uomo politico in Asia Minore, legato a Marco Antonio. Nella sua casa vivrà quasi come una figlia. Il suo nome a poco o poco si trasforma da Ruz in Rosa. La giovane sa tutto delle piante medicinali e si fa una solida fama di guaritrice, tanto che Antonio la vuole con sé a Tarsus e poi la porta ad Alessandria nella reggia di Cleopatra. Entrambi gli amanti si giovano dei suoi servigi e le si affezionano. A poca distanza dalle ragazze viaggiava anche un gruppo di aspiranti sacerdoti degli Hatti, catturati da Cesare e deportati a Roma, diventando una specie di sua piccola legione di schiavi e poi liberti, a lui affezionatissima. Tra Rosa e uno dei ragazzi esisteva un legame sacro che doveva portarli al matrimonio, ma quale di loro?

Federico Greco, “Star Wars: la poetica di George Lucas. Le avventure di un ragazzaccio con ambizioni eroiche”, La nave di Teseo

Per la prima volta un’analisi a tutto tondo dell’universo di Star Wars, tra rigorosa riflessione sulla scrittura cinematografica e affascinante viaggio nel profondo del nostro inconscio. Federico Greco coniuga storie e suggestioni, genesi e influenze del più formidabile prodotto audiovisivo (e non solo) di tutti i tempi: la saga di Guerre stellari, dalla prima, mitica, trilogia, fino alle uscite più recenti. Dall’antropologia alla storia, dalla psicanalisi alla filosofia, le vicende e le storie che hanno portato alla creazione di una grande mitologia contemporanea. Un libro utile per tutti gli appassionati di cinema, filosofia, cultura pop e fantascienza. Un tentativo ambizioso, ma riuscito, di ricollegare i punti, in un gioco di specchi che consente per la prima volta una visione completa, esaustiva e al tempo stesso accessibile e leggera della genesi ideale e della realizzazione del capolavoro di George Lucas.

Antonella Presutti, Il rianimatore, Arkadia Editore

“E poi me ne andai di casa. Fu una scelta normale e necessaria. Chiunque, o almeno chiunque abbia un po’ di amor proprio, deve andarsene a un certo punto della sua vita. Ho trent’anni, mi chiamo Rodríguez e, da poco, so tutto di me. Qualche anno fa, sono stato arrestato per la prima e ultima volta. Il capitano di Polizia, che compilava la scheda, gridava i miei dati come se fossero una colpa. Rodríguez De Falla, nato a Petare, Caracas, il 18 luglio 1973, senza fissa dimora, 1,80 di altezza, occhi neri, capelli rossi, segni particolari una cicatrice sulla mano sinistra, un tatuaggio sulla parte posteriore dell’avambraccio sinistro raffigurante un’immagine nera mostruosa. «È Lucifero», ho precisato, ma il capitano, che non credeva a nulla, non ha creduto neppure che quello fosse Lucifero. Ho scoperto in quel momento che avevo un nome e un cognome, dei segni particolari e anche un’altezza. Nessuno mi aveva mai chiamato per cognome, nessuno aveva mai festeggiato il mio compleanno, cosicché mi sembrava insignificante che fossi nato il 28 luglio o in qualsiasi altro fottutissimo giorno o mese. Di mia madre non sapevo più nulla da anni e non mi ero dato nessun pensiero per recuperare notizie anche solo occasionali. Sta di fatto che ignoravo se vivesse ancora nella stessa casa, diciamo piuttosto il posto immondo dove si alzava ogni mattina e andava a dormire ogni sera, quando si sbronzava e qualche uomo di strada se la prendeva per pochi spiccioli. Ma al tempo non ero ancora maggiorenne e il capitano la mandò a chiamare, nonostante le mie preghiere, le mie proteste, le mie imprecazioni. Voleva solo dimostrare di essere in grado di fare tutto quello che voleva e lo fece”.

Libro copertina: “La seconda lettera. Corrispondenza con un condannato a morte” di Laura Bellotti, Ianieri Edizioni

In occasione del 30 novembre, Giornata mondiale contro la pena di morte “Città per la vita”, nata dall’iniziativa della Comunità di Sant’Egidio, Ianieri edizioni pubblica “La seconda lettera. Corrispondenza con un condannato a morte” di Laura Bellotti. «In questo ultimo quarto di secolo 15.384 volte la Comunità di Sant’Egidio, direttamente e con l’aiuto di tanti, ha favorito l’incontro con un condannato a morte. […] Chi scrive? Anche giovanissimi, quindicenni, studenti e classi intere che scoprono già da teenager un mondo complesso, meno in bianco e nero. È l’empatia. Studenti universitari, ma anche famiglie in cui genitori e figli leggono e scrivono insieme le lettere. E diventa come un’adozione a distanza, un pezzo di famiglia che sta in un punto oscuro del mondo», dalla prefazione di Mario Marazziti, coordinatore internazionale della Campagna mondiale per la Moratoria universale e l’abolizione della pena di morte del movimento internazionale “Cities for Life – Cities Against the Death Penalty”, che raccoglie oltre 2000 città nel mondo.
Solo nell’ultimo anno sono oltre 2500 le richieste che la Comunità di Sant’Egidio ha ricevuto; quella che “La seconda lettera” racconta è una storia come la loro. Tutto ha inizio quando la figlia dell’autrice le invia un link raccomandandole però di non sentirsi obbligata ad accettare. Incuriosita, clicca e si apre la pagina “Scrivere ad un condannato a morte” del sito della Comunità di Sant’Egidio. Laura Bellotti accetta la proposta e le viene assegnato un nome e un indirizzo postale. Era il dicembre del 2012, la sua vita e la sua quotidianità da quel giorno sono cambiate.
“Buongiorno, è stato bello ricevere una lettera da te, ieri sera. È stato particolarmente importante ricevere la seconda lettera, perché quando qualcuno mi scrive per la prima volta, non so mai se scriverà di nuovo, dopo la mia risposta. È stato un gran sollievo e una grande felicità vedere la tua busta datata 5 gennaio. Grazie! La lettera ha impiegato 11 giorni… mi domandavo quanto tempo impiega ad arrivare una lettera dall’Italia alla Florida”. James Aren Duckett è detenuto nell’FSP (Florida State Prison) dal 30 giugno 1988, a seguito della condanna per lo stupro e l’uccisione di una bambina di 11 anni. In questi 33 anni, Jim, così lo chiamano gli amici e i suoi cari, lotta con i suoi legali per affermare la propria innocenza e per evidenziare le incongruenze e i malfunzionamenti del sistema giudiziario (e carcerario) degli Stati Uniti d’America. Oltre alla sua storia, la corrispondenza con l’autrice, iniziata nel 2012 e tuttora attiva, svela pensieri, paure e riflessioni di Jim, eternamente sospeso tra l’attesa di un responso e la vita in un carcere di massima sicurezza. Una preziosa testimonianza, la sua, che impone il rifiuto dell’idea che la Giustizia passi attraverso la pena di morte.
Laura Bellotti, traduttrice ed interprete alla British School di Milano, ha lavorato come libera professionista per vari editori, tra cui Mondadori e Rizzoli, traducendo per riviste, da inglese, francese, tedesco, spagnolo e portoghese. Ama viaggiare e l’arte, in particolare la pittura e la musica. Sua madre era pianista e concertista.

Venerdì 26 in poesia con il nuovo, attesissimo libro di Franz Krauspenhaar

Franz Krauspenhaar, “Nella foresta”, Ensemble

Franz Krauspenhaar (Milano, 1960), pseudonimo di Francesco Krauspenhaar, è uno scrittore, poeta e musicista, ha pubblicato molti libri in prosa e in poesia. Scrittore milanese, Krauspenhaar è di origine tedesca per parte di padre, e calabrese per parte di madre. Dopo la maturità linguistica e il servizio militare, ha lavorato per una quindicina d’anni in ambito commerciale in vari settori merceologici. Ha cominciato a scrivere con costanza verso la fine degli anni ’90, pubblicando il suo primo libro a 39 anni. Ha pubblicato ad oggi, 2019, undici romanzi, un saggio narrativo, cinque libri di poesie e ha collaborato alla stesura di raccolte poetiche e narrative. Con Era mio padre ha vinto l’edizione 2008 Premio Palmi Speciale per la narrativa.

Franz Krauspenhaar

Franz Krauspenhaar

La poetica di Krauspenhaar

I suoi romanzi sono spesso autobiografici, a volte in modo totale, come nell’autofiction Era mio padre, o in 1975. Krauspenhaar è solito raccontare le sue storie attraverso la voce in prima persona del protagonista non solo quando si muove nell’ambito di uno stretto autobiografismo. I romanzi di Henry Miller più di molti altri hanno influenzato l’Autore dal punto di vista di una discorsività libera e priva di tabù. Tra gli autori di riferimento indica Thomas Bernhard, Heinrich Böll, Samuel Beckett, Dürrenmatt, Céline e Michel Houellebecq.

Lo scrittore ha pubblicato romanzi molto diversi tra loro: Avanzi di balera – scritto a 30 anni e pubblicato a 40 – possiede la struttura di un “romanzo a episodi” che può rievocare nello sviluppo un film a episodi come quelli che si producevano negli anni sessanta. Le cose come stanno è un romanzo epistolare, ambientato in una livida Germania degli anni sessanta intriso di atmosfere bergmaniane, segnato dal tema dell’incomunicabilità. Cattivo sangue è un noir-monstre (più di 400 pagine) che racchiude due romanzi in uno (Automobilcrimés e La voce del sangue) e rimanda a una consolidata tradizione noir, tra Léo Malet e il cinema di Jean-Pierre Melville e Juline Duvivier; diversamente dai primi due libri, qui i dialoghi hanno uno spazio considerevole.

Era mio padre è la storia vera del padre tedesco dell’autore, della sua famiglia e della stesura dello stesso romanzo lungo 80 anni, un viaggio nei ricordi e in un passato “che non passa”, nel quale gli avvenimenti storici del ‘900 si incrociano con il destino personale in un memoriale romanzesco che si sviluppa per gran parte del Novecento. L’inquieto vivere segreto è la storia di uno scrittore tedesco alle prese con un figlio odiato, ed è una specie di “negativo surrealista” di Era mio padre.

1975 tratta di un anno della vita dell’autore, l’anno della prima liceo nel centro di Milano, che culmina con la morte di Pasolini, il 2 novembre, pochi giorni prima che Krauspenhaar compisse il suo quindicesimo anno d’età. Il tono del breve romanzo è di dolceamara rievocazione.

La passione del calcio è un diario personale sul calcio, una congerie di ricordi personali e di valutazioni tecnico-sentimentali su quello che il calcio è e rappresenta, e dunque è anche una riflessione, a volte malinconica, sulla passione in generale.

Un viaggio con Francis Bacon è un breve saggio narrativo nel quale l’autore parla del pittore inglese come fosse il compagno di un viaggio nei mille stimoli culturali del genio, un viaggio a volte allucinante.

Le monetine del Raphaël è la ricognizione dura e impietosa in prima persona di un pittore milanese creato in voluta somiglianza con Francis Bacon (pittore) che racconta sessanta anni di storia italiana attraverso le esperienze artistiche e umane del protagonista e la rievocazione dei “grandi incidenti collettivi” del Paese, partendo dal lancio di monetine all’uscita dell’Hotel Raphaël, fine simbolica dell’era di Bettino Craxi, il politico che nella finzione romanzesca sottrae il pittore all’anonimato grazie al suo potere. Il romanzo verrà ripubblicato nel 2017 con il titolo Un affresco in nero per Il Seme bianco editore – Castelvecchi. Per quanto riguarda la produzione in versi, a parte gli esperimenti in e-book, Franzwolf raccoglie il succo del lavoro di due anni di scrittura poetica, che spesso diventa veicolo di struggimento; Krauspenhaar inizia a comporre con continuità soltanto nel 2007, una volta chiusa la stesura del romanzo Era mio padre, come a cercare di continuarne lo spirito di profonda ricerca interiore anche in un’altra forma, finora solo sperimentata in solitudine, senza testimoni: la poesia. Segue Effekappa, raccolta che mette insieme molti stili e voci diverse, forse la più sperimentale e disomogenea, dove si alternano Haiku barocchi e interminabili a momenti di profonda introspezione contrapposti ad altri di buffonesca liberazione. Biscotti selvaggi è un poemetto dai toni tragicomici e violenti sul dolore della quotidianità, tema molto caro all’autore.

L’anteprima

Ivo Flavio Abela, Soggiorno a Optina, Castelvecchi

A Optina sostarono Gogol’, Dostoevskij, Tolstoj, i fratelli Kireevskij. Optina fu anche casa editrice e centro propulsore dello starčestvo. Lungo un percorso nutrito di letteratura, storia, iconografia e ortodossia – e non esente da risvolti noir – il narratore s’immerge gradualmente nell’anima russa.

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