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Copertine a Enrico Scandurra col kafkiano “prof” Mazzaglia e a Federico Valacchi sull’utilità della carta

Le letture consigliate da Salvatore Massimo Fazio

Blog Settimana di riposo dopo diversi festival letterari? Per nulla! Nella settimana da leggere dal 23 al 29 maggio ci emozionano i ritorni di Enrico Scandurra, le utilità degli archivi di carta di Federico Valacchi e la discesa negli inferi nel romanzo d'esordio di Emanuele Zeffiro

Settimana di fine mese dei libri: maggio infatti tra Catania Book Festival, Salone Internazionale del Libro di Torino e Maggio dei Libri ha sbaragliato le porte dell’editoria post covid. Ed eccoci con un ritorno eccellente e siciliano che si aggiudica il libro copertina: Enrico Scandurra per i tipi di Algra pubblica il kafkiano “La misteriosa fine del professore Alberto Mazzaglia. Controcopertina a Federico Valacchi con “La verità di carta. A cosa servono gli archivi? per Graphe.it edizioni. Gli altri nostri consigli raccontano tante sfaccettature che arricchiscono l’animo e la cultura: da Andrea Malabaila con “Lungomare nostalgia“, (Spartaco) alla doppietta in casa Les Flaneneurs Edizioni con Serena Vinci e “Il sangue che ti scorre accantoe Maria Grazia Colombari con “Hortensia e le altre; da Emiliano Tognetti con “Behind the Nobel. Interviste a sette premi Nobel sul dopo vittoriaper Graphe.it a Geoff Dyer con “Gli ultimi giorni di Roger Federer e altri finali illustri“, (Il Saggiatore) per completare con l’idea di rinascita e scommessa di Emanuele Zeffiro con “Paradisi perdutiper i tipi di Las Vegas edizioni.

Le uscite di martedì 23 maggio

Andrea Malabaila, Lungomare nostalgia, Spartaco

Ad accomunare nonno e nipote è una passione sola: quella per i libri e le parole. Il primo è tipografo linotipista, il secondo scrittore e editore. Ma quando il nipote fa visita al nonno ricoverato e in fin di vita, si rende conto che assieme a lui sta per perdere la sua storia, quella che da anni si era ripromesso di scrivere. Il nipote è allora costretto a confrontarsi con i ricordi e gli aneddoti legati a suo nonno, dalla rocambolesca fuga dalla guerra, alla vittoria della lotteria durante il boom degli anni Sessanta, fino a un terribile incidente automobilistico e al lungo addio alla compagna di una vita, e nel mezzo un’esistenza intera a comporre libri e parole.

Le uscite di giovedì 25 maggio

Maria Grazia Colombari, Hortensia e le altre, Les Flaneurs Edizioni

Dalla prefazione di Gian Carlo Caselli: «La lettura di questo interessante libro, con la storia di alcune coraggiose «donne di Legge che hanno trasgredito il dovere del silenzio» (in antico – e oltre – «una delle virtù che la donna doveva dimostrare di possedere»), riuscendo a diventare «protagoniste dei cambiamenti politici e sociali», anche dando prova di «una grande eloquenza, maggiore degli uomini avvocati», potrà essere certamente utile a quanti vogliano conoscere anche modelli storici poco noti ma assai suggestivi cui potersi ispirare».

Nella Grecia antica la donna non poteva accedere all’Agorà, nella Roma classica le era vietato di presentarsi al Foro e di recarsi nei tribunali: una delle virtù che la donna doveva dimostrare di possedere era “la dote del silenzio”, pertanto le era proibito parlare in pubblico. In Italia, soltanto nel 1919 la Legge Sacchi porterà finalmente dei cambiamenti nella vita delle laureate in Giurisprudenza, che da quel momento in poi avranno la possibilità di iscriversi all’albo delle professioni, pur non senza difficoltà, come dimostrano le storie di Lidia Poet e Teresa Labriola. Hortensia e le altre guida le lettrici e i lettori a spasso fra i secoli, ripercorrendo i passi di alcune figure femminili che hanno trasgredito norme consuetudinarie, fra cui in primis Hortensia Ortalo. Donne che “hanno osato osare”, dimostrando con il loro esempio quanto fosse infondata l’idea che la professione forense non si addice al loro genere e trovando proprio nella Giustizia la forza di affermare se stesse e ribellarsi a schemi iniqui e limitanti.

Serena Vinci, Il sangue che ti scorre accanto, Les Flaneurs Edizioni

«Qualcosa manteneva questo posto immutato, ostacolava la gente che voleva andarsene e rendeva insostenibili i ritorni. Le persone si vestivano di un ruolo e ci restavano dentro anche quando era diventato stretto»

Quali rischi siamo disposti a correre per scoprire la verità? Si può accettare di portare il buio nel presente pur di far luce sulle vicende del passato? Sono questi gli interrogativi che assillano Fiammetta, trentacinquenne caparbia e irrisolta, meridionale di nascita e torinese d’adozione. Al ritorno nel suo paese d’origine, Distici, Fiammetta ritrova una lettera in cui le viene affidato l’incarico di investigare sul caso di Iacopo Malaparte, un adolescente trovato morto vent’anni prima nel bosco. Da allora, Distici è sprofondato in un’oscurità che si nutre di segreti, rancori e morti sospette collegate da un fil rouge apparentemente indecifrabile. Fiammetta decide di buttarsi a capofitto nelle ricerche insieme a due ex compagni di scuola, ed è così costretta a scavare dentro se stessa fino a riscoprire le radici che la legano a quella terra arcaica e misteriosa in cui è diventata donna. Un romanzo d’esordio intenso, che, traendo libera ispirazione da un caso di cronaca degli anni Novanta, esplora, attraverso un’indagine a tinte fosche, il legame fra identità, appartenenza e verità.

Le uscite di venerdì 26 maggio

Libro controcopertina, “La verità di carta. A cosa servono gli archivi?” di Federico Valacchi, Graphe.it edizioni

Se pensiamo a film o romanzi su scoperte e misteri da risolvere, quasi certamente identificheremo un momento in cui il protagonista si intrufola tra i vecchi faldoni di un archivio in cerca di indizi. Gli archivi però non sono solo questo.Servono anche al quotidiano che li produce per le proprie esigenze e hanno molte e diverse finalità. Gli archivi, sia analogici sia digitali, sono al tempo stesso strumenti politici, sociali e culturali. Pur non sfuggendo a una mediazione fra tecnica e soggettività, la sistematizzazione dei dati istruisce l’uomo contemporaneo a vivere in una società dalla struttura sempre più complessa. Questi «castelli di carta» – scrive l’autore – «ci inchiodano ai fatti» e ci danno tutti gli elementi utili a interpretare la realtà.Non dicono necessariamente la verità, ma ci consentono di formulare ipotesi sui molti presenti da cui essi provengono. Negli archivi troveremo la memoria dinamica della nostra specie, la chiave di lettura, il piacere dell’indagine e, forse, una verità di carta, tra le molte possibili.

Questo libro vorrebbe parlare di archivi, ma non e così semplice. Parleremo di archivi, infatti, ma non parleremo solo di passato. Parleremo di archivi, ma non evocheremo luoghi lontani dove si annida una cultura per pochi. Parleremo di archivi, ma ascolteremo il futuro. A ben guardare, per la verità, non parleremo di archivi, ma parleremo di noi. Gli archivi, per quanto ormai sia difficile definirli con una parola sola, sono agli antipodi di astrazioni dotte. Sono castelli di carta che l’umanità costruisce da sempre per sentirsi viva e per non dimenticarsi di se stessa. Stanno lì, in tutta la loro indisponente materialità, perché per portare avanti la nostra vita quotidiana non se ne può fare a meno. Sono allo stesso tempo sostanza e testimonianza di ciò che chiamiamo cosa pubblica, fatti che contengono fatti. Res publicae molto prima che res gestae. Non lo dicono per pudore, ma gli archivi di razza non amano sentirsi apostrofare al passato perché sono certi di servire soprattutto al presente.

Emiliano Tognetti, Behind the Nobel. Interviste a sette premi Nobel sul dopo vittoria, Graphe.it

«In questo senso, credo di essere rimasta molto colpita dal dialogo con Frederik de Klerk, predecessore di Nelson Mandela alla presidenza della Repubblica sudafricana, con il quale vinse il premio Nobel per la pace e senza la cui collaborazione l’apartheid non avrebbe potuto essere eliminata. De Klerk, dopo aver cambiato il corso della storia, analizza tristemente le manipolazioni contrarie all’abolizione e crea un’organizzazione di ex presidenti e primi ministri, disposta – dopo aver lasciato il potere – a meditare e trasmettere ai successori l’esperienza e le lezioni, spesso amare, tratte dal proprio incarico»

Che cosa succede ai vincitori di un premio Nobel, quando la cerimonia è finita e loro tornano alle proprie vite? Il giornalista curatore di questa raccolta lo ha chiesto a se stesso, e ha deciso poi di domandarlo direttamente a loro. Le interviste raccolte vanno molto oltre il commento ufficiale da conferenza stampa: ciò che emerge è una vera meditazione sul tema del destino dell’individuo dopo il conferimento di un’onorificenza tanto prestigiosa e “ingombrante”. I contributi dei vincitori (due Nobel per la Pace e cinque scienziati) rispondono a questioni profonde come i misteri dell’Universo: che cosa succede all’equilibrio personale, di fronte a un evento del genere? Come si gestisce la responsabilità nei confronti del futuro del Pianeta e delle giovani generazioni? È difficile mantenere una coscienza intellettuale integra quando ci si trova una somma del genere a disposizione?

Geoff Dyer, Gli ultimi giorni di Roger Federer e altri finali illustri, Il Saggiatore

Il 15 settembre del 2022 il tennista svizzero Roger Federer si è ritirato dallo sport; un momento epocale al culmine del declino. Geoff Dyer, amante del tennis, ha osservato per anni il lento declino di Federer fino ad arrivare a scriverne questo libro, che non è solo su Federer ma più in generale sul significato della fine e dell’invecchiamento. Da Jim Morrison a Bob Dylan, fino ai libri non finiti, un memoir malinconico ma al tempo stesso ricco di humor sullo scorrere del tempo e sui finali.

Le uscite lunedì 29 maggio

Libro copertina, “La misteriosa fine del professore Alberto Mazzaglia” di Enrico Scandurra, Algra

La misteriosa fine del professore Alberto Mazzaglia” di Enrico Scandurra, edito da Algra, è la storia di Lui, il professore del Liceo che ha frequentato l’autore che, come il più noto John Keating, ha accompagnato e segnato la crescita intellettuale ed emotiva di centinaia e centinaia di studenti, tra cui l’autore stesso. Lui è l’insegnante che tutti avremmo voluto avere, che guarda le cose da varie angolazioni e per questo non parla mai a sproposito, non dà nulla per scontato, ama il suo lavoro e soprattutto aiuta i suoi studenti ad ascoltare e vivere liberamente i propri moti interiori. Insomma, come si direbbe oggi è un facilitatore che, grazie alla propria capacità empatica, sa costruire rapporti interpersonali e creare contesti di collaborazione che favoriscono lo sviluppo armonico della persona e un apprendimento sereno.

Enrico Scandurra

Enrico Scandurra ci immette subito sin dall’incipit in una classe liceale alle prese con la lettura del De Rerum Natura. L’aula è invasa dal forte odore della zagara appena germogliata. L’atmosfera “greve” è interrotta dall’irruzione allegra e chiassosa del professore Mazzaglia, illustre professore di Filosofia. Conosciamo così il nostro Lui e non possiamo che innamorarcene subito. Eppure, Lui è pazzerello, stravagante, ma anche riservato, tanto da mancare da scuola per alcune settimane e non raccontare a nessuno il motivo. Il paese è piccolo e si mormora che il professore è malato di “uno strano male al cuore”. Il centro vitale della narrazione di Scandurra è la terra dove è nato, cresciuto e dove vive. La Sicilia in senso lato e Letojanni, il suo paese natio, in particolare. I suoi racconti, infatti, sono sempre intrisi di salsedine, di sole, di mare ma anche e soprattutto della gente semplice e laboriosa che qui abita. Anche in “La misteriosa fine del professore Alberto Mazzaglia” troviamo la sicilianità dei paesaggi che si affacciano sul mare Ionio e in particolar modo la meravigliosa varietà dei volti dei personaggi reali: il preside, i colleghi, il medico condotto, lo specialista, la fioraia, il locale cronista e i vicini di casa. Scandurra ci propone un’Isola, la nostra, al plurale fatta di palcoscenici naturali e umani e noi pur conoscendola non possiamo non rimanerne folgorati. Nelle storie di Scandurra, però – e in tal senso anche questa non ne è scevra – incontri il fantastico, l’immaginario, l’irreale, il sognato, il surreale, il visionario. Con un volo pindarico, infatti, siamo proiettati in un futuro lontano, il 2070.

Ma che ruolo hanno il tempo e lo spazio nella narrazione? Per Enrico Scandurra in questo racconto è come se entrambi assumessero un significato simbolico. Li manipola sapientemente e liberamente per stabilire la distanza di tempo che intercorre tra l’epoca della narrazione e il tempo in cui gli eventi sono narrati. Forse osiamo dire per farci accettare il mistero che coinvolge il professore e la sua strana malattia al cuore. Insomma, veniamo proiettati in avanti. In un tempo quando e in un luogo dove tutto sembra esattamente com’è oggi ma al contempo tutto è diverso da oggi, proprio perché un giorno un vecchio professore all’improvviso si vede fiorire nel petto una rosa rossa. Una vera rosa rossa con le spine, le foglie verdi, i petali profumati. Allora proprio come in Le metamorfosi di Ovidio o La metamorfosi di Kafka anche Alberto Mazzaglia avrà all’inizio paura della sua trasformazione, nasconderà la rosa per imbarazzo, poi la mostrerà solo alla fioraia per farla recidere e infine andrà da medici e sapienti per ricevere consulti e comprendere cosa gli sta accadendo. E solo allora abbraccerà con fierezza l’idea che il suo cuore non è malato ma è sacro.

Emanuele Zeffiro, Paradisi perduti, Las Vegas edizioni 

Davide è un trentenne con una laurea in Fisica, un lavoro nel pubblico e una ragazza. Eppure, nulla sembra funzionare nella sua vita. Interrompe la relazione, che sente soffocante, per poi pentirsene appena lei ha un altro. Si prende un anno sabbatico da un lavoro per lui senza stimoli. Va in Costa Rica dove inizia il suo processo di apertura verso l’esistenza e al tempo stesso è costretto a confrontarsi con l’educazione cattolica e una figura paterna ingombrante, venuto a mancare da poco. Visiterà anche l’Argentina e l’India, e si scontrerà con ciò da cui era scappato all’inizio. Paradisi perduti è l’esordio letterario di Emanuele Zeffiro, allievo dello scrittore Paolo Zardi, una storia di liberazione e riscatto personale.



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