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L’attesa, il suono rivoluzionario di Ornella Cerniglia

Musica La pianista e compositrice palermitana pubblica con Almendra Music il suo primo Ep digitale che anticipa l'album full-lenght

L’attesa è oggi il luogo in cui riparare dai troppi input che assillano la nostra quotidianità, la creazione di uno spazio di tempo bianco, liberato dal rumore di fondo in cui siamo immersi, vittime e complici del tutto-e-subito. Disporci in attesa, oggi, è il gesto iniziale (rivoluzionario?) della creazione di uno spazio in cui ascoltare e riascoltare, virtuosamente esposti alla sorpresa per ciò che non conosciamo o riconosciamo, esposti al rischio e alle eccitazioni del tradimento, della perdita di controllo, magari per scoprire, rientrati nel mondo quotidiano, che l’ospite o l’istante tanto attesi dal futuro, siano giunti infine da una memoria che non sapevamo più neppure di avere. Almendra Music pubblica L’Attesa, l’EP digitale di debutto di Ornella Cerniglia, che anticipa l’album full-lenght in preparazione ed è l’invito dell’artista siciliana a condividere lo spazio dell’Attesa, a compiere insieme – musicista e ascoltatori – la sospensione del tempo razionale del profitto, per inventare un comune spazio interiore in cui memoria e futuro, sapienza e sensualità, artigianato e arte possano coincidere nel presente dell’ascolto.

Ornella Cerniglia

Dopo gli album di Blanco Sinacori e Alessio Pianelli incentrati sulle chitarre e sul violoncello, dopo l’avant-rock di Mezz Gacano, Almendra torna al pianoforte. Lo fa a qualche mese di distanza dall’ultimo “Almendra Piano Album”, ovvero Cycles di Marcello Bonanno, con un lavoro che per brevità, fisionomia digitale, anticipazione del futuro e densità di stimoli e risvolti può ricordare Orior, il debutto di Valentina Casesa. L’Attesa è nato proprio nell’ambiente creativo della factory palermitana, visto che Ornella Cerniglia è pianista residente del Self-Standing Ovation Boskàuz Ensemble guidato da Mezz Gacano, con cui ha registrato il recentissimo Kinderheim: l’EP è nato all’indomani di questo fortunato incontro, ma la Cerniglia non era nuova a connessioni col mondo Almendra, vista la sua partecipazione a Una Marina di Libri a giugno e Piano City Palermo a ottobre, in entrambe le sezioni coordinate dall’etichetta.

Forte di un percorso che parte dalla formazione accademica in Conservatorio e all’Università e giunge a flirt non-tanto-occasionali con l’avant-rock, Ornella Cerniglia – pianista, compositrice e catalizzatrice di sensibilità – attraversa stili e repertori degli ultimi due secoli con la leggerezza e la sicurezza di chi vuole e sa ricomporre prassi e ascolto della musica con le nostre esperienze interiori e quotidiane. Ornella è protagonista di varie esperienze artistiche, dall’immersione nella memoria collettiva del canto popolare agli arrangiamenti da Syd Barrett, dalle partecipi frequentazioni delle avanguardie americane e italiane alle collaborazioni coi compositori d’oggi (delle cui musiche è spesso dedicataria e prima interprete). E ancora le musiche per la scena e lo schermo, il repertorio vocale da camera in duo con Irene Ientile, la complicità con l’altrettanto avventuroso artista Alessandro Librio, con cui è arrivata a duettare al pianoforte con uno sciame d’api.

L’attesa di Ornella Cerniglia

Con L’Attesa la pianista palermitana concentra la sua attenzione su quattro brani di notevole interesse: Cu’ va e cu’ì veni e L’Attesa sono sue composizioni, con la partecipazione di Giovanni Di Giandomenico al synth analogico (Korg MS20 e Korg MS2000) nella seconda; Sinister Resonance è un brano del compositore americano Henry Cowell (1897-1965) risalente al 1930, Una Pastorale Etnea è un inedito del compositore catanese Francesco Pennisi (1934-2000), risalente al 1995. Ornella si confronta dunque con due grandi autori del Novecento, con una menzione particolare per il lavoro su Pennisi, che prelude a uno sviluppo che arriverà con il prossimo album di lunga durata, al quale sta lavorando. In omaggio ai richiami incrociati spesso presenti negli album Almendra, è interessante notare che il primo dei brani firmati Cerniglia, Cu’ va e cu’ veni, nasce da un antico canto popolare siciliano, lo stesso che ispirò Pennisi per un brano gemello della Pastorale Etnea.

I quattro brani dell’EP sono singole tracce, ognuna con la propria indipendenza artistica e il proprio mix, anticipate da un originale esperimento: la “continous listening experience”, ovvero un “continuous mix” concettuale, con un missaggio “narrativo” sottilmente ma sensibilmente diverso da quello delle singole tracce, con passaggi nuovi tra i pezzi e un’evoluzione dello stesso suono del piano, elementi che conferiscono un’esperienza sonora nuova all’opera. Tra i primi due Ornella canta attraverso le corde – è stata registrata col pedale di risonanza abbassato con lei sdraiata a terra sotto la tavola armonica – e tra gli altri tre il synth di Di Giandomenico realizza un ulteriore raccordo, in una concatenazione di eventi sonori che rievocano – in un gioco di specchi – l’ossatura e il movimento raffigurati nella copertina, ancora una volta opera del visual artist Antonio Cusimano aka 3112htm.

 

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