Recensioni Per la Società Catanese Amici della Musica, all'Istituto Sacro Cuore di Catania si è svolta una felice performance che ha visto sotto i riflettori una giovane promessa musicale, il tredicenne talentuoso Roberto Adamov, ragazzo di origini bulgare e siciliano d'adozione, il quale con padronanza della tastiera, si è imposto da subito all'attenzione del pubblico spaziando dalla complessità polifonica di Bach all'estroso dinamismo formale dell'Ottocento romantico
Dopo quattro mesi di sospensione a seguito dell’emergenza sanitaria, ha riaperto i battenti la Società Catanese Amici della Musica, sotto la presidenza e direzione artistica della professoressa Anna Rita Fontana. All’Istituto Sacro Cuore di Catania si è svolta una felice performance che ha visto sotto i riflettori una giovane promessa musicale, con l’esibizione del tredicenne talentuoso Roberto Adamov, ragazzo di origini bulgare e siciliano d’adozione, già in calendario per la stagione 2019-2020. Con assoluta determinazione e padronanza della tastiera, il giovane pianista si è imposto da subito all’attenzione del pubblico spaziando dalla complessità polifonica di Johann Sebastian Bach all’estroso dinamismo formale dell’Ottocento romantico: operazione certamente non facile, che il pianista, dotato di una maturità nettamente superiore ai suoi tredici anni, ha affrontato con grintoso e oculato tecnicismo.
Seguito dalla professoressa Carmelita Cocuccio all’Istituto Comprensivo “Francesco Guglielmino” di Aci Catena fin dall’età di otto anni, il giovanissimo pianista, già piazzatosi ai primissimi posti di competizioni nazionali, è stato di gran lunga apprezzato per la fluidità virtuosistica e la capacità di concentrazione che ha ben veicolato l’esuberanza interpretativa, già tangibili in incipit di serata nel Preludio e Fuga n. 21 dal Clavicembalo ben temperato vol. I di Johann Sebastian Bach e via via lungo il concerto, nella Sonata in si min. K 27 di Domenico Scarlatti e nella Sonata op.27 n. 2 “Quasi una fantasia” di Ludwig van Beethoven, a chiusura della prima parte; e non da meno nell’esibizione di brani tratti dal repertorio di Fryderyk Chopin, quali lo Studio op.10 n.4, lo Studio op.25 n.1 e la Polacca op. 53 “Eroica” nella seconda parte, conclusa dallo Studio S.140 n.3 di Niccolò Paganini-Franz Liszt “La campanella”, giostrato su avvincenti pirotecnie di arpeggi, trilli e sovrapporsi delle mani, nel convergere su un efficace tintinnio sonoro. All’entusiasmo di una festosa platea che gli tributava meritatissimi applausi, il giovane ha risposto con due bis: il brano “Dicembre” di Ciaikovskij e lo Studio op.11 n. 25 di Chopin.
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