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La donna che ha vissuto da uomo e le altre. Livia Grossi e le storie di eroine moderne

Recensioni Livia Grossi, giornalista freelance, collaboratrice del "Corriere della sera", ha raccontato al Centro Zo di Catania, proprio nel giorno della Giornata Mondiale contro la violenza sulla donna, tre storie toccanti e atroci

Ci sono storie inimmaginabili, eppure atrocemente vere. Ed è meritorio, oltre che estremamente utile, che qualcuno abbia il coraggio di raccontarle con intensità e senza false reticenze.

Così Livia Grossi, giornalista freelance, collaboratrice del Corriere della sera, inviata nel mondo alla ricerca di preziose testimonianze, ha portato sulla scena al Centro Zo di Catania, proprio nel giorno della Giornata Mondiale contro la violenza sulla donna, il suo icastico spettacolo Nonostante voi. Storie di donne coraggio, fortemente voluto dall’infaticabile direttrice artistica di Palco Off Francesca Vitale in collaborazione con Zo centro culture contemporanee e il Teatro Stabile di Catania.

Livia Grossi

Accompagnata dalla graffiante chitarra di Andrea Labanca, Livia ha raccontato, partendo dalla sua storia di donna fuori dagli schemi sociali precostituiti, tre vicende atroci di donne che hanno eroicamente attraversato l’inferno del rifiuto e della ghettizzazione in quanto donne.

Mentre sullo sfondo, grazie all’asciutta regia di Gigi Gherzì, scorrevano le meravigliose fotografie di Alex Maioli, Alberto Roveri, Jacopo Barsotti, la voce della giornalista dipingeva il ritratto della “vergine giurata” Puska, albanese sessantaseienne. E’ un uomo o una donna? Scopriamo presto che è una donna che solo vivendo come un uomo, facendosi uomo, ha potuto ottenere dignità e rispetto, rinunciando alla sua vera identità perché scomoda.

Livia Grossi e la storia di Puska, la donna che visse da uomo

E poi una rifugiata politica vittima delle atrocità delle dittature sudamericane, rinchiusa per otto anni in una celletta di due metri per tre, dopo aver abbandonato marito e figlio, infine, rimasta sola, rifugiata in Italia. Dulcis (o atrox)  in fundo la storia forse più toccante, quella della quaranteseienne senegalese Maritù, la cui vita è stata strettamente legata alla barbara pratica dell’infibulazione, un terribile metodo per garantire la verginità delle donne musulmane. Maritù, racconta la giornalista con voce straziante, ha perso le figlie di sei e sette anni proprio perché infibulate, ma non si è mai arresa, ha lottato per sé stessa e per tutte le altre donne del suo villaggio, sposando un altro uomo e coinvolgendo nella lotta altre donne, fino ad ottenere la liberazione al parlamento di Dakar da questa orribile pratica.

Ha vinto una donna analfabeta. Perché ci vuole solo coraggio per lottare, cambiare il mondo  e renderlo più vivibile per le donne di oggi e di domani. Un sonoro grazie allora a Livia Grossi per queste belle e strazianti testimonianze, i tanti applausi finali lo hanno gridato chiaramente…

 

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