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Il “Branco” di Vitali al Palazzo Reale di Palermo, l’arte come messaggio civile

Arte L'installazione - 54 cani realizzati con i materiali di risulta dell'edilizia abusiva -, primo atto delle celebrazioni per i 30 anni dalle stragi di mafia, trasferiti dalla Questura di Palermo al Palazzo Reale. Il presidente dell'Ars Miccichè: «Palazzo Reale diventa laboratorio dove l’arte ravviva l’energia di cambiamento». La direttrice generale della Fondazione Federico II Monterosso: «Il trasferimento non è un vuoto rituale»

Dall’aula bunker come luogo simbolico del primo colpo a Cosa nostra, alla Questura e questa mattina al Palazzo Reale di Palermo. Parte un’altra tappa del viaggio urbano simbolico del “Branco” di Velasco Vitali. L’installazione avvenuta il 10 novembre scorso e voluta dalla Fondazione Falcone e dalla Polizia di Stato tramite la Questura di Palermo ha aperto il periodo di manifestazioni ed eventi culturali in occasione del XXX anniversario delle stragi mafiose di Palermo. Ora cinquantaquattro cani – sculture realizzate con i materiali dell’edilizia abusiva – si sono spostati dalla Questura agli spazi monumentali del Palazzo Reale.

I poliziotti di Palermo portano i cani-scultura de “Il branco” di Velasco Vitali al Palazzo Reale

Il passaggio di consegne è avvenuto fra il questore Leopoldo Laricchia e il Presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè insieme al Direttore Generale della Fondazione Federico II, Patrizia Monterosso. «Palazzo Reale diventa – dice Gianfranco Miccichè, presidente dell’Ars e della Fondazione Federico II – laboratorio dove, per mezzo dell’arte, si rinnova e ravviva l’energia di cambiamento di quella società orfana di centinaia di caduti civili e delle istituzioni nella battaglia contro cosa nostra. L’arte vivifica e rende vibrante la memoria del martirio di uomini dello Stato come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, Piersanti Mattarella, Pio La Torre, Carlo Alberto dalla Chiesa, Boris Giuliano, Beppe Montana e tanti altri uomini delle Istituzioni. Questo Palazzo diventa – conclude Miccichè – parte dell’installazione, come è avvenuto in Questura, il viaggio urbano rinnova e ravviva quella energia di cambiamento della società nella lotta alla mafia”. Il progetto di animazione culturale e sociale, curato da Alessandro De Lisi, è promosso dalla Fondazione Falcone, la Questura di Palermo in collaborazione col Presidente dell’Ars e la Fondazione Federico II, a dimostrazione di una straordinaria forza interistituzionale. «Il branco di Velasco Vitali – dice Patrizia Monterosso, direttore generale della Fondazione Federico II – traslano il conflitto, la tensione tra uomini, forze dell’ordine, la comunità e la mafia. Le opere (ciascuna parte del tutto ossia del Branco) divengono il simbolo dell’attenzione collettiva per il sacrificio di storie umane e di una comunità che ha saputo rialzarsi. Il trasporto, il trasferimento delle sculture non è un vuoto rituale, ma è espressione di un progetto di collettività in itinere. Attraverso l’impegno, il valore istituzionale del gesto viene espressa, – conclude Monterosso – non solo la memoria di quella lotta custodita in ognuno di noi, ma anche il senso di identità e di appartenenza che divengono impegno collettivo».

L’installazione “Branco” di Velasco Vitali

Il complesso intervento urbano che riguarda l’opera di Velasco Vitali intitolata “Branco” è parte del progetto complessivo di animazione sociale attraverso l’arte contemporanea per la memoria Spazi Sociali + Comunità Capaci della Fondazione Falcone, iniziato nel 2021, che si svilupperà nel 2022 e terminerà nel 2023, in occasione degli anniversari delle stragi di Milano, Firenze e Roma.

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