Blog Sfruttati, manganellati, considerati rincoglioniti dai social: partiamo col dire che non è un’epoca per giovani. Quelli reali si definiscono book addict, drogati, dipendenti dai libri! E i libri alimentano istanze per la risoluzione di problematiche che i governanti non intendeno risolvere. E se è vero che la lettura è una droga tra le più pericolose – ed ecco perché piace ai giovani! –, chi governa dovrebbe correre ai ripari...
I benefici della lettura ormai li conosciamo tutti: stimola la creatività e la fantasia, il discernimento, il senso critico, dà piacere, migliora la soglia dell’attenzione, rigenera le cellule neurali e altro. Insomma, leggere tiene il nostro cervello ben allenato e giovane. Ma siamo sicuri che ci convenga?
Partiamo col dire che non è un’epoca per giovani. Costretti a emigrare, se lavorano in Italia sono sottopagati e sfruttati, non sono tenuti in considerazione, quando esprimono dissenso vengono manganellati, sono considerati “rincoglioniti” dall’uso degli smartphone e dai social. Non pare un quadro rassicurante. Per non parlare che alcuni sanno essere violenti in modo gratuito, e molti affrontano disagi psichici da non sottovalutare. Come se non bastasse protestano per i diritti civili, contro le atrocità delle guerre e a difesa dell’ambiente: tutte cose li rendere invisi al potere.
Se questo è lo scenario, diciamocelo, non conviene. Non conviene nemmeno a chi governa avere a che fare con i giovani, che sono portatori di istanze e problematiche che non si intende risolvere, tant’è che sono state depennate da programmi e piani esecutivi. E inoltre gli studenti – si sa – votano dall’altro lato.
Ora, perché qualcuno che è uscito faticosamente dalla giovinezza, che in Italia tocca le soglie della pensione, dovrebbe tornare giovane, fosse anche soltanto nella mente? E tra l’altro per mezzo della cultura, della lettura? A chi non piace il quieto vivere? E confessiamolo (sottovoce) questa di leggere è un po’ una droga, è un vizio a tutti gli effetti. Non è forse vero che i giovani – quelli reali – si definiscono book addict? Drogati, dipendenti dai libri! Già la cosa puzza di marcio…
Mettiamo caso che a uno capiti tra le mani, che so?, La capanna dello zio Tom e inizi a rivalutare le persone di colore. Poi, magari ci prende gusto e riprova con Leggere Lolita a Teheran e riflette sulla condizione della donna in Iran. Per sbaglio in seguito tocca I versi satanici e pensa all’intolleranza religiosa, si accosta al De profundis e capisce che l’amore è amore. In preda a una qualche forza misteriosa gli occhi gli vanno sulla poesia Spesso il male di vivere ho incontrato e inizia a elucubrare sull’eutanasia, intraprende Il sentiero dei nidi di ragno e realizza cosa possa essere stata la Resistenza; a un certo punto legge – per intero! – Il cimitero di Praga, comprende cosa sono realmente i Protocolli dei Savi di Sion e come hanno partorito il Mein Kampf: da lì passare a Primo Levi è un attimo. A quel punto è fatta, non c’è più speranza, si è dentro fino al collo, non c’è più via d’uscita!
Non ci si trattiene più, si avrà sempre voglia di leggere libri su libri, romanzi, poesie, di teatro, di Storia, un Matteotti sulla dominazione fascista o un Edward Said sul conflitto israelo-palestinese, oppure Il manifesto di Ventotene, o cos’altro? Per la pace perpetua di Kant? Fino ad arrivare a Foucault, Popper, Voltaire, Spinoza?! Il Cielo ci liberi! Via via! Di questo passo si potrebbe perfino arrivare ad ammettere che c’è il problema del cambiamento climatico, che l’aborto e il divorzio sono diritti. O peggio: che la democrazia e la libertà vanno coltivate, tutelate e difese!
Se è vero come è vero che siamo davanti a una droga tra le più pericolose – ed ecco perché piace ai giovani! –, il governo dovrebbe correre ai ripari. Farlo in fretta, al più presto. Potrebbe partire col fare una campagna di sensibilizzazione. Per esempio, potrebbe impegnare delle somme per un bello spot. Già immagino la tag-line: Smetti di leggere! Di’ di no alle droghe pensanti!
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