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Ferdinando Scianna: «La mia idea di felicità? Aver guardato il mondo per acchiapparne un istante»

Fotografia Dal 23 giugno al 28 gennaio 2024 il Castello Ursino di Catania ospita la mostra "Ti ricordo, Sicilia", poco più di 80 scatti del celebre fotografo e giornalista bagherese, concentrati sul percorso narrativo di un'Isola abbandonata da anni ma sempre al centro della suo opera d'artista

«Le mie immagini, e non soltanto quelle siciliane, sono spesso molto nere. Io vedo e compongo a partire dall’ombra. Il sole mi interessa perché fa ombra. Immagini drammatiche di un mondo drammatico». C’è un mondo pieno di sfumature, non necessariamente colorate, negli scatti di Ferdinando Scianna. Un universo narrativo che nell’essenzialità del bianco e nero ha fatto del fotografo bagherese uno dei grandi maestri della fotografia non solo italiana.

Adesso a Catania c’è la possibilità di ripercorrere in parte la sua carriera fotografica, ma l’assaggio della mostra mostra fotografica “Ferdinando Scianna. Ti ricordo, Sicilia”, che il Castello Ursino ospita dal 23 giugno al 20 ottobre (aggiornamento, la mostra è stata prorogata fino al 28 gennaio 2024), è di quelli saporiti che lasciano sazi. La mostra curata da Paola Bergna e Alberto Bianda, art director, promossa e prodotta dal Comune di Catania e da Civita Sicilia, con le sue 80 fotografie stampate in diversi formati è una parte di quella ospitata fino al 5 giugno al Palazzo Reale di Milano, ma il fatto che si concentra sull’essenzialità siciliana dell’opera fotografica di Scianna ne fa un unicum e restitutisce per intero lo Scianna-pensiero che ha permeato la sua lunga e intesa intera carriera, fino all’esenza della sua sicilianità. La mostra si sviluppa lungo un articolato percorso narrativo, costruito su diversi capitoli e varie modalità di allestimento in bianco e nero per evidenziare lo stretto legame che lo unisce alla sua terra d’origine. “Ti ricordo, Sicilia” è un vero e proprio viaggio che permette al visitatore, attraverso soggetti, immagini, luoghi, riti, festività ed usanze, di conoscere ed esplorare la terra tanto cara al fotografo.

L’ingresso della mostra “Ferdinando Scianna. Ti ricordo, Sicilia” al Castello Ursino di Catania

«Fotografare la Sicilia per me è quasi una ridondanza verbale – racconta il fotografo, giornalista e scrittore bagherese -.  Ho cominciato a fotografare intorno ai diciassette anni e la Sicilia era là. Ho cominciato a fotografare perché la Sicilia era là. Per capirla e attraverso le fotografie per cercare di capire, forse, che cosa significa essere siciliano».
Il percorso espositivo inizia con un omaggio alla sua città natia, Bagheria, pronta a festeggiare il suo celebre concittadino in occasione dei suoi primi ottant’anni che compirà il prossmo 4 luglio. «Una mostra in Sicilia sulla Sicilia non l’avevo mai fatta. Nonostante sia andato via dalla Sicilia da tanti anni ormai, il rapporto con l’Isola non si è mai interrotto. Ho cominciato a fotografare perché la Sicilia me lo chiedeva, quel mondo contadino di Bagheria dove sono cresciuto, terra di emigrazione. E in tutti questi anni ho fotografato la Sicilia ovunque nel mondo cercando luci e identità che avevo lasciato».

Ferdinando Scianna



Da sempre uno dei nomi più noti sulla scena nazionale ed internazionale, primo fotografo italiano a far parte, dall’inizio degli anni Ottanta, della prestigiosa agenzia Magnum, ebbe numerosi legami con personalità del mondo dell’arte e della cultura che segnarono la sua carriera; tra questi Leonardo Sciascia, a cui è dedicata un intero capitolo di mostra e al quale Scianna fu legato da una stretta amicizia. Erano amici, lo sono stati per oltre venticinque anni. Per Scianna, Sciascia è stato un “padre”, un mentore, un maestro. «Sciascia per me è stato padre, fratello, amico, perfino finaziatore nei momenti cupi» racconta. Sciascia e Scianna, e quella “Sci” in comune… «Una volta in Egitto un ragazzino che voleva vendermi delle cose mi disse “Vous, vous, con la “sciascìa” sulla testa”…. La shashia è il tipico copricapo arabo che io indossavo in quel momento. E pensai in quel momento, non solo il berretto, era proprio lui, Sciascia, che avevo in testa…».

Scianna e Sciascia al Castello Ursino di Catania

Si conobbero per caso dopo che Sciascia, accompagnato da un amico in comune, visitò la prima mostra fotografica di Scianna, allestita al circolo della cultura di Bagheria, quando Ferdinando aveva solo 20 anni. Lo scrittore rimase colpito dagli scatti in bianco e nero del giovane fotografo. Ferdinando non c’era ma Sciascia lasciò per lui un generoso messaggio di stima. Per questo Scianna decise di andarlo a trovare nella sua casa a Racalmuto: fu un colpo di fulmine, «a vent’anni avevo trovato la persona chiave nella mia vita». Da questo incontro nacque la loro prima collaborazione, il lbro “Feste religiose in Sicilia” (1965) con foto di Scianna e testi dello scrittore. Con questo volume, che fu un caso politico e letterario in Italia, Scianna vinse il Premio Nadar nel 1966.

Ferdinando Scianna e una sua celebre foto di Leonardo Sciascia, scattata a Racalmuto nel 1964, all’inaugurazione della mostra “Ti ricordo, Sicilia” al Castello Ursino di Catania

Il volume crea molte polemiche, soprattutto a causa dei testi di Sciascia, che mostrano l’essenza materialistica della religiosità dei siciliani. Ma anche le foto del giovane Scianna hanno il loro impatto. «La fotografia era la possibilità del racconto di una vicenda umana. Questo il mio maestro mi fece capire, e mi introdusse ad una certa maniera di vedere le cose, di leggere, di pensare, di situarsi nei confronti del mondo».

Sciascia e Scianna lavorarono insieme a diverse altre pubblicazioni come Les Siciliens” (1977), La villa dei mostri” (1977), Ore di Spagna” (1988). I due furono amici per tutta la vita come testimoniano più di un migliaio di fotografie, per lo più inedite, scattate nelle estati a Racalmuto e nei numerosi viaggi insieme. Un album di famiglia che ritrae Sciascia in una dimensione privata perché “finché non mi ha fatto l’offesa terribile di morire, è rimasto il mio angelo paterno”. Fu un rapporto fondamentale nella vita di Ferdinando Scianna che scrive: “l’amicizia è come uno scambio delle chiavi delle rispettive cittadelle individuali, è l’acquisizione del reciproco diritto di utilizzare ciascuno dell’altro, gli occhi, la mente, il cuore”.

Una piccola parte di queste foto sono diventate un libro: “Scianna fotografa Sciascia” (1989) che lo scrittore riuscì a vedere poco prima di morire. Un allestimento ed una selezione di immagini studiata appositamente per la sede di Castello Ursino, con contributi video e grafici, per celebrare il rapporto tra il territorio ed il grande fotografo siciliano.

Scianna fotografa Sciascia, la sezione della mostra “Ti ricordo, Sicilia” dedicata allo scrittore di Racalmuto

Scianna inizia a dedicarsi alla fotografia ancora giovanissimo, agli inizi degli anni Sessanta, raccontando per immagini la cultura e le tradizioni della sua terra d’origine. Decide molto presto di diventare fotografo, sconvolgendo i progetti dei propri genitori che lo volevano avvocato o medico. Già i primi ritratti delle persone di Bagheria, che Scianna ritrae con tono curioso e partecipe, risultano carichi d’intensità. Nel 1961 si iscrive a Lettere e Filosofia all’Università di Palermo, negli anni in cui la sua passione per la fotografia inizia a strutturarsi. Diventa allievo del grande critico Cesare Brandi e mostra le proprie foto a Enzo Sellerio che gli farà scoprire l’universo culturale bressoniano. Sono anche gli anni in cui si forma una coscienza politica determinante per l’evoluzione della sua fotografia, così come il vincolo con la propria terra d’origine e le tradizioni siciliane.

L’allestimento della mostra di Ferdinando Scianna al Castello Ursino di Catania, foto di Antonio Gerbino

Guarda la galleria delle fotografie di Ferdinando Scianna



Il suo lungo percorso artistico si snoda attraverso varie tematiche – l’attualità, la guerra, il viaggio, la religiosità popolare – tutte legate da un unico filo conduttore: la costante ricerca di una forma nel caos della vita. In oltre 60 anni di racconti non mancano di certo le suggestioni: da Bagheria alle Ande boliviane, dalle feste religiose – esordio della sua carriera – all’esperienza nel mondo della moda. Poi i reportages, i paesaggi, le sue ossessioni tematiche come gli specchi, gli animali, le cose.

Scianna si trasferisce a Milano dove lavora per l’Europeo come fotoreporter, inviato speciale e corrispondente da Parigi, dove vive per 10 anni. Inizia anche a dedicarsi con successo alla scrittura. Collabora con varie testate giornalistiche, fra cui Le Monde Diplomatique e la Quinzaine Littéraire. «Mi ritrovavo più a scrivere che a fotografare, ma sapevo di essere un fotografo che scrive», racconta Scianna. Proprio nella capitale francese, il suo lavoro viene particolarmente apprezzato da Henri Cartier-Bresson, che nel 1982 lo inviterà a presentare la sua candidatura all’agenzia Magnum Photos, da lui fondata nel 1947. Torna a Milano e lascia l’Europeo per dedicarsi alla fotografia: «L’agenzia è lo strumento di un gruppo di fotografi indipendenti, una struttura in grado di valorizzare il tuo lavoro tanto meglio quanto più sai utilizzare questo strumento. Magnum continua a sopravvivere secondo l’utopia egualitaria dei suoi fondatori, in modo misterioso riesce a far convivere le più violente contraddizioni».

L’allestimento della mostra di Ferdinando Scianna al Castello Ursino di Catania, foto di Antonio Gerbino

Del suo lavoro Ferdinando Scianna scrive: «Come fotografo mi considero un reporter. Come reporter il mio riferimento fondamentale è quello del mio maestro per eccellenza, Henri Cartier-Bresson, per il quale il fotografo deve ambire ad essere un testimone invisibile, che mai interviene per modificare il mondo e gli istanti che della realtà legge e interpreta. Cartier Bresson è stato per me il maestro mitico. Quando sono arrivato a Parigi non pensavo neanche fosse una figura reale, e poi siamo diventati amicissimi, mi ha fatto entrare alla Magnum. Un mito oltre che un maestro assoluto».

Marpessa Hennink fotografata da Ferdinando Scianna

C’è ancora la Sicilia anche negli anni più glamour del lavoro di Scianna, quelli dedicati allo scintillante modo della moda: «Ho sempre fatto una distinzione netta tra le immagini trovate e quelle costruite. Ho sempre considerato di appartenere al versante dei fotografi che le immagini le trovano, quelle che raccontano e ti raccontano, come in uno specchio. Persino le fotografie di moda le ho sempre trovate nell’azzardo degli incontri con il mondo». Quando, verso la fine degli anni Ottanta, il fotoreporter e giornalista bagherese decise di fare il suo ingresso nel mondo della moda furono in molti a stupirsi e magari a storcere il naso. Chiamato dagli allora emergenti Dolce & Gabbana a rappresentarne lo stile, il fotografo siciliano iniziò con la giovanissima modella olandese Marpessa Hennink uno straordinario sodalizio, riprendendola in atmosfere mediterranee cariche di un fascino misterioso e sensuale in continuo equilibrio fra realtà e finzione, arcaismo e modernità diventando una delle muse dell’artista. Scianna: «Non riesco a ricostruire con esattezza l’impressione che Marpessa mi fece al primo impatto. Mi colpì il suo sguardo verde, splendente ma inquieto, imbarazzato, non so se leggermente sulla difensiva. Forse ero anch’io un po’ sulla difensiva».

La sezione della mostra di Scianna dedicata a Marpessa Hennink

Questa improvvisa ed inaspettata svolta, apre il mondo fotografico di Scianna a nuove esperienze, parallele a quelle più tradizionali del fotogiornalismo: pubblicità e fotografie commerciali, senza mai abbandonare il reportage sociale, i ritratti ed il giornalismo: «Adesso, con immutata passione, divertimento ed ironia, opero nei campi più diversi. Faccio un po’ di moda, un po’ di pubblicità, il reportage e cerco più che mai di fare ritratti. Inoltre, recupero materiale dal mio archivio fotografico per numerosi progetti. Nelle mostre non faccio distinzioni tra le immagini nate dal lavoro di fotoreporter e quelle di moda, per esempio. Le inserisco tutte in una continuità che è poi quella della mia pratica professionale».

L’allestimento della mostra di Ferdinando Scianna al Castello Ursino di Catania, foto di Antonio Gerbino

Alla soglia degli 80 anni, inevitabilmente per il grande fotografo siciliano è arrivato il tempo anche dei bilanci. «Non faccio foto da tempo, quale miglior titolo per questa mostra se non “Ti ricordo, Sicilia”. Mi chiedono sempre cosa avrei voluto fotografare che non mi è riusciuto. Migliaia di cose. In questa mostra sono esposti frammenti di Sicilia ormai scomparsi. E affido a loro il compito, frammentario, di ricordare quella Sicilia. Spero che le foto dicano di più di quello che io possa dire di queste foto. Sono traccia di qualcosa di reale, di vissuto. Oggi sembrano dire meno rispetto a quello che volevo fare quando le ho scattate. Adesso voi che dovete dirmi se ci sono riuscito. Spero che voi possiate essere fotografi di queste fotografie. Borges rivolto ai lettori si scusava per essere l’autore, perché non è detto che il fruitre sia meno importante dell’autore».

Ferdinando Scianna

Scianna non scatta più da parecchio tempo perché il corpo non glielo consente più. Ma quanto manca la fotografia come atto del fare a chi ha fatto di questa arte la sua ragione di vita? «Sei, sette anni fa mi proposero di fare un libro sul ghetto ebraico a Venezia – racconta Scianna -. Ero incerto se accettare o meno la proposta. Poi sono andato a vedere e mi sono reso conto che tutto sommato era un quartiere piccolo. Alla fine ho accettato. La scrittura mi ha salvato la vita ma quella volta lì ho scoperto che per quanto mi possa rendere felice progettare e scrivere libri, quando ho la macchina fotografica in mano sono più felice. Non ne sento moltissimo l’angoscia: il mio amico Gianni Berengo Gardin, oggi 92enne, fino allo scorso anno mi diceva “Se non sento il click della mia Leica almeno venti volte al giorno, sono morto”. No, quell’ossessione è un po’ finita per me ma la fotografia è stata la mia vita».

Ferdinando Scianna. Ti ricordo, Sicilia al Castello Ursino di Catania

Scianna non ha mai voluto credere alle specializzazioni: per lui un fotografo è uno che guarda cercando di vedere. Il rimpianto è quello del viaggio, della scoperta, ma non necessariamente in posti lontani, ma quello di andare in giro, gambe permettendo, per guardare il mondo e cercare di acchiaparne un istante. Questa è stata la mia idea della felicità. Il mio desiderio adesso? Vorrei morire progettando, vorrei morire lavorando. Se dovessi avere un’idea del paradiso, ecco dovrebbe essere un posto dove mi permetteranno di andare in giro a fare le mie fotografie».

Ferdinando Scianna. Ti ricordo, Sicilia

23 giugno 2023 – 7 gennaio 2024 Museo Civico di Castello Ursino, Piazza Federico II di Svevia, Catania
A cura di Paola Bergna, Alberto Bianda, Art Director

Info mostra www.civita.art biglietteriascianna@civita.art

Orari: tutti i giorni dalle 10 alle 19, la biglietteria chiude un’ora prima. Biglietti: intero € 11; ridotto semplice € 9; ridotto scuole € 5.



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