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Due settimane racchiuse in chiave sicula con i ritorni di Antonio Di Grado e Grazia La Paglia

Le letture consigliate da Salvatore Massimo Fazio

Blog Eccezionalmente doppia settimana - dal 9 al 22 maggio - per la nostra rubrica dedicata alla lettura. A primeggiare due copertine siciliane con i ritorni di Antonio Di Grado ("La brigata delle ombre") e Grazia La Paglia ("Corpi"). Si annuncia già un cult "Erotica Liquida", il nuovo libro scritto dal duo Riccardo-Sciamè

Bellissime le settimane di novità editoriali che introducono e vivono il Salone Internazionale del Libro di Torino, in programma dal 18 al 22 maggio. Tanti ritorni d’élite e tante le novità sperimentali. Iniziamo subito coi libri copertina che se li assegnano rispettivamente il catanese Antonio Di Grado – il quale per Sicilymag cura il blog “Plausi e botte“,  con “La brigata delle ombre, pubblicato da La nave di Teseo, la giornalista di origini vallelunghesi Grazia La Paglia tornata al libro con “Corpi“, volume con pagine  accompagnate da immagini realizzate con l’intelligenza artificiale. Il duo Federico Riccardo e Simone Sciamè debutta con uno straordinario esperimento dal titolo “Erotica liquida” per Edizioni Effetto. Prima di proseguire, doveroso il flashback allo scorso venerdì 5 maggio: per i tipi di Carbonio è uscito a firma di Paolo ScardanelliL’accordo. L’ombra“.

Avviamoci ai nostri consigli della doppia settimana che proponiamo dal 9 al 22 maggio. Torna Massimo Cassani con “Nonostante le apparenzee ad aggiudicarselo una casa editrice da noi sempre presente: Arkadia. Lydia Millet con “Prendere o lasciaree Alejandro Varela con “Babylonper la doppietta in casa NN Editore. La siciliana A&B editrice piazza Maia Guarnaccia Molho con “Chiusi dentro. Spazio alla poesia con una donna che fece storia: Florbela Espanca, “Poesie Scelteper Oltre edizioni. Ancora: Ferdinando Albertazzi e Sebastiano Ruiz Mignone firmano “Neve Rossa“, per Chiaredizioni. Chiusura in grande stile con l’interessante Gli intellettuali di destra e l’organizzazione della cultura” per i tipi di Oligo Editore di Francesco Giubilei. Torna nella nostra vetrina Sem – Società Editrice Milanese, con due titoli e la tripletta, in uscita lunedì 22 maggio, per Armando Editore.

Flashback

Paolo Scardanelli, L’accordo. L’ombra, Carbonio

Milano, 2015. Sono passati trent’anni dalla morte di Andrea, e Paolo ha rinunciato definitivamente ad Anna, ex fidanzata del suo amico andato via troppo presto eppure rimasto sempre un’arcana presenza nella sua vita. Ma quando riceve una chiamata da colei che resta la sua magnifica e inarrivabile Beatrice dantesca, non potrà sottrarsi al gravoso compito che Anna gli affida: salvare Bruno, quel figlio che Andrea non ha mai conosciuto e che, ormai adulto, sembra aver imboccato una strada senza ritorno. Ribelle e spregiudicato, Bruno ha scelto di stare nell’ombra, di distinguersi dai «servitori cortesi del mondo di sopra» e di condurre la sua vita in un sottosuolo che però lo stringe sempre più, lo incalza mettendolo spalle al muro e obbligandolo a scappare in una fredda terra straniera per scampare alla morsa spietata di un fosco passato. Paolo si trova suo malgrado a vestire i panni del salvatore che mette da parte gli scrupoli per sottrarre quel figlio perduto a una sorte rovinosa e riportarlo da sua madre. A qualsiasi prezzo. Tra Milano, Riga e Catania, scorre fulmineo un intreccio di esistenze altrimenti distanti, di verità e segreti alla ricerca di un senso su cui solo il destino beffardo avrà l’ultima parola.

Dopo Era l’estate del 1979 e I vivi e i morti, arriva L’ombra, il terzo capitolo de L’accordo di Paolo Scardanelli, opera in divenire ad alto tasso di sperimentalismo, a metà strada tra il memoriale fantastico e la meditazione iperrealistica attorno alle cose ultime. Sopra tale corposa e articolata intelaiatura soffiano implacabili gli spiriti dei Grandi – qui, su tutti, quelli di Goethe e Nietzsche ma anche di Dante e Shakespeare –, mentre suona, altrettanto implacabilmente ispirativa, la Musica – sia essa il Canto della terra di Mahler, Il clavicem­balo ben temperato di Bach, il R&B di Jill Scott o il folk rock di Jeff Buckley. Fedele a una concezione della letteratura che è lavoro di scavo, invenzione e inventiva, Scardanelli rifugge la lingua d’uso comune: la sua cifra è la letterarietà della prosa esaltata da uno stile fluente, compatto, poderoso, che talvolta assume la forma del flusso di coscienza di matrice filosofica, tal altra quella del dialogo dal timbro più metafisico-allegorico.

Quando su una scrittura tanto apertamente letteraria e cesellata, dove non è raro che un periodo esteso e pieno abbia lo stesso incedere del verso lungo di una poesia, si innesta una cruda trama crime, gli esiti non possono che essere sorprendenti. E più che mai sorprendente risulta l’incontro-scontro tra Paolo e il suo oscuro alter ego Bruno. Se Paolo, figlio riottoso del Sessantotto, è un «cavaliere dell’idea», fedele al mondo dei princìpi, sulle tracce dell’introvabile Città Ideale, Bruno, nato nell’ultimo scampolo di Novecento, dall’idea è attratto poco e niente. Lontano dalle utopie travolgenti che hanno forgiato Paolo, Bruno è un «crociato dell’essere», il quale, piuttosto che cedere alla quotidianità, fosse pure quella abitata dall’amore più incondizionato e sensuale, preferisce restare devoto all’incantesimo dell’istante, il lungo istante di una partita a poker dentro una bisca malfamata che lo ha spinto «nel sottosuolo, là dove le ombre vincono sul giorno» e dove la posta in gioco è sempre e solo la vita. Abituato a vivere al limite e nell’ombra, Bruno si «eterna» nell’azione che travalica qualsiasi moralità, votandosi così a un’esistenza clandestina che lo fa scappare in un Paese lontano. Su richiesta di Anna – una richiesta per lui non negoziabile –, Paolo è chiamato a mettere fine alla fuga di Bruno. Una chiamata – Paolo lo sa bene – che implica proprio l’“azione”, quell’approdo prosaicamente ultimo e ultimativo che ha sempre schivato.

Il contrasto tra la macerazione dell’uomo maturo e la risolutezza seppure sofferta dell’uomo giovane è il cuore pulsante del romanzo L’ombra, rivelatore di tutta la sua incandescenza. Incline come pochi altri in Italia al gusto per la contrapposizione, Scardanelli racconta con profondità minuziosa, intensa e palpabile tutte le sfumature e le oscillazioni dell’antagonismo, trascinando il lettore in un vertiginoso gioco di specchi che avvince e scuote. Come nei precedenti testi, anche in quest’ultimo Paolo Scardanelli conferma l’habitus di autore che si dissolve nella letteratura, spazio dell’esistere più autentico e perciò strumento pregiato di esplorazione interiore, così che L’ombra diventa un’indagine narrativa ferocemente sincera sui limiti che ci si dà e ci si toglie per assolvere a una causa ritenuta giusta.

Le uscite di martedì 9 maggio

Christine Leunens, Ethan & Amber, Sem

Ethan, uno studente di cinema, è innamorato di Amber, un’attivista ambientale che vive nella scuderia della proprietà di famiglia, una famiglia, apparente- mente perfetta. Amber ama Ethan teneramente, ma non come lui vorrebbe, tanto che decide di lasciarlo per sposare Stuart Reeds, un affascinante e raffinato investitore britannico di vent’anni più vecchio. Ma Ethan non cede e fa di tutto per non staccarsi da lei, a costo di affrontare situazioni ambigue e vischiose, in una guerra strisciante tra lui e il suo rivale per non doversi separare dalla donna che ama.
Una storia estremamente attuale in cui si intrecciano temi complessi, la natura dell’amore, le disparità so- ciali, le molte situazioni conflittuali del mondo mo- derno, le nozioni fondamentali di giusto e sbagliato. Ma è soprattutto l’esplorazione del significato e della forza del primo amore quella che rende questo ro- manzo particolare e avvincente. L’amore che resta in- delebile nella memoria e ci ossessiona ben al di là del momento in cui finisce. Il tipo di amore che ci fa cre- dere che avrebbe potuto durare e avrebbe potuto funzionare, se solo…

Libro controcopertina, “Corpi” di Grazia La Paglia

Storie di donne che lottano contro la bulimia e l’anoressia. Il racconto dei disturbi alimentari, le continue cadute nell’anoressia e nella bulimia intervallati da momenti di rinascita: è questo “Corpi”, il nuovo lavoro tra prosa e poesia di Grazia La Paglia. La giornalista e scrittrice siciliana, di origini vallelunghesi, ha creato un diario, una “non-autobiografia” dove il suo vissuto si intreccia con quello di altre persone incontrate nel suo cammino. Vissuti diversi ma accumunati dalla lotta interiore tra la fame e la voglia di cibo. Sono tremila gli italiani che soffrono di disturbi alimentari. Tra queste tremila persone, l’undici percento soffre di anoressia e bulimia. Di questo undici percento, il dieci percento sono donne. Il racconto di “Corpi”: dal mondo delle Spice Girl al bullismo, fino all’era dei fit influencer. Le diverse storie raccolte da Grazia La Paglia si incontrano tra le pagine di “Corpi” dando vita ad un’unica persona che si narra dall’adolescenza fino all’età adulta: gli anni di scuola e delle Spice Girl, il bullismo, la grassofobia, i tentativi di rinascere in altri luoghi e l’ossessione del cibo (chiamata l’Ombra) che segue i “Corpi” ovunque. E poi ancora, i fit influencer che popolano i social e (spesso) mandano messaggi sbagliati e pericolosi, mostrando corpi inesistenti e dalla perfezione difficilmente raggiungibile. Rinascere e rincarnarsi come “mandorlo in fiore”.
Grazia La Paglia parla delle continue cadute nella bulimia e nell’anoressia, intervallate da “primavere di rinascita” in cui i “Corpi” tentano di essere liberi dalla fame e dagli abusi alimentari. Con la metafora del mandorlo, che inizia a ricoprirsi di fiori quando la primavera non è ancora così vicina e nonostante le giornate ancora molto fredde, la giornalista parla di come si possa rinascere. Occorrono vari tentativi ma nonostante l’inverno, nonostante il poco calore, i fiori bianchi e rosa crescono e resistono, trasformandosi in frutto. E proprio i “Corpi” del libro avranno una metamorfosi, rincarnandosi in mandorli in fiore. Le pagine del libro sono accompagnate da immagini create dalla giornalista con il supporto dell’intelligenza artificiale. Il risultato sono illustrazioni dall’atmosfera gotica e dark, che mostrano le danze dei corpi che vogliono sentirsi liberi ma anche i momenti di sofferenza.

Grazia La Paglia è una giornalista e addetto stampa siciliana, di origini vallelunghesi. Ha vissuto per lunghi anni a Palermo, dove ha collaborato con diversi uffici stampa e testate (tra cui La Repubblica e La Sicilia). Oggi vive a Milano. Ha pubblicato: “Non sarà mai una dea” diario della migrazione dal sud al nord Italia, tra analogie e differenze tra i due luoghi, “Amore è fame”, raccolta di poesie, “Non toglietemi subito il sole”, un romanzo che narra delle dipendenze e che ha vinto il Festival Internazionale del libro Etna Book, classificandosi terza durante l’edizione 2022.

Le uscite di venerdì 12 maggio

Libro copertina, “La brigata delle ombre” di Antonio Di Grado, La nave di Teseo

Antonio Di Grado

Antonio Di Grado

Hemingway, Orwell, Malraux, Koestler, Spender, Kol’cov, Saint Exupéry, Dos Passos, Klaus Mann, Max Aub, Federico García Lorca, Antonio Machado e tanti altri scrittori e artisti parteciparono, da combattenti, da inviati o da accorati testimoni, alla guerra di Spagna che dal 1936 al 1939 oppose la legittima repubblica popolare all’esercito golpista di Francisco Franco e ai suoi alleati nazifascisti, e ne scrissero in romanzi, liriche, memoriali. C’erano anche donne straordinarie come Simone Weil, Maria Zambrano, Mercè Rodoreda e meno note come Mika Etchebéhère o Constancia de la Mora, a vivere e scrivere di quegli eventi. Altri, contemporanei o delle generazioni successive, da Bernanos a Sartre e a Camus, da Vittorini a Sciascia, da Picasso a Buñuel, impararono da quel conflitto una lezione civile che influenzò la loro vita e le loro scelte, e anche per questo evocarono fasti e nefasti di quel triennio, mentre una nutrita schiera di autori spagnoli oggi fa finalmente i conti con quei traumi a lungo rimossi. Dal popolato e combattivo mondo dei no pasarán della letteratura e delle arti questo libro ricava profili, idee, scritture e visioni da animare come in un teatro della memoria.

Antonio Di Grado ha concluso da professore ordinario di Letteratura italiana un’attività accademica nell’ateneo catanese durata quasi mezzo secolo. Da trent’anni dirige, per volontà di Leonardo Sciascia, la Fondazione intitolata allo scrittore a Racalmuto. Ha pubblicato numerosi volumi su diversi momenti e autori della storia letteraria, dalle origini ai contemporanei; nei suoi libri più recenti si è occupato dei romanzi sull’anarchia (L’idea che uccide, 2018), delle mistiche medievali (Le amanti del Loin-Près, 2019), delle congetture letterarie sull’Oltre (Al di là. Soglie, transiti, rinascite, 2020), degli scrittori del “ventennio nero” (Scrivere a destra, 2021).

Gabriele Barberis, Segnali in codice, Sem

Roma, anni Settanta. Alessandro Maccari e Cesare Fontanelli sono due ragazzi dell’alta borghesia capitolina, che hanno scelto la militanza nella lotta armata. Quarant’anni più tardi, le loro vicende si intrecceranno con quelle di Luca Boursier, uno svogliato studente universitario, figlio ribelle del più importante banchiere italiano. Per una serie di circostanze, il giovane inizia a collaborare con un’agenzia giornalistica di Milano contigua al mondo della politica. Sotto la guida di un direttore controverso e dell’enigmatica collega Giulia Tembassi, Luca riesce a mettersi in evidenza a livello nazionale dimostrando di possedere il fiuto del reporter investigativo di razza. Ma pian piano Boursier si avventura in un crescendo di intrighi fino a entrare in possesso di un documento sconvolgente che potrebbe riscrivere gli ultimi decenni della Storia d’Italia e compromettere i vertici della Repubblica. Dietro una fitta cortina di inganni che tutto distorce e confonde, gli apparati occulti dello Stato scenderanno in campo per custodire un segreto da proteggere a qualsiasi costo. Segnali in codice è un viaggio mozzafiato al termine della notte della Repubblica, un’immersione in apnea nei misteri di una stagione ancora tragicamente aperta, che ci ricorda come l’Italia non sia mai stata innocente.

Massimo Cassani, Nonostante le apparenze, Arkadia

Uscito una mattina di settembre dalla casa avita sul Naviglio della Martesana, a Milano, l’anziano e solitario scrittore Ettore Federico Bacca scompare senza lasciare traccia. È il 2012. A distanza di anni, il documentarista Pietro Delleri si imbatte in questa enigmatica storia e comincia a indagare sulla vicenda. L’incontro con Giulia, una psicoterapeuta quarantenne, nipote di Bacca, porterà Pietro a delineare una prima trama, ma il vortice di avvenimenti in cui si immerge evocano – uno dopo l’altro – i fantasmi della sua esistenza. Sempre più alla disperata ricerca di una verità per se stesso e per la misteriosa sparizione di Bacca, Pietro intraprenderà un percorso, professionale e privato, che gli riserverà non poche sorprese, e non tutte gradite. Nonostante le apparenze è un romanzo in cui indagine, “racconto di vita”, scontro tra bene e male si intrecciano in modo armonico, giocando sui fili di vite sospese e in bilico.

Lydia Millet, Prendere o lasciare, NN editore

Il mondo era troppo, diceva sempre. «Non senti il dolore di tutti?» aveva chiesto una volta, serissima, afferrando Nina per le spalle e fissandola negli occhi.
«Non senti il dolore che abita in tutte le creature?». Nina aveva solo otto anni. Aveva aspettato un minuto, ma il dolore non era arrivato, quindi alla fine aveva detto: «Uhm, credo di no».

Nina è un’agente immobiliare di Los Angeles. Il suo lavoro è vendere abitazioni di lusso ad acquirenti capricciosi e imprevedibili, ma anche soddisfare le esigenze dei proprietari, che abbandonano la loro casa sperando di liberarsi dai fantasmi di una vita. Conosce così un presunto dittatore africano che all’improvviso cerca di annegarsi in piscina; un adolescente rabbioso che si fa beccare mentre guarda un porno; una donna abbandonata dal marito, convinta che ci siano degli gnomi pronti a riparare tutto quel che non funziona nelle stanze della sua villa. E in mezzo a una giostra irresistibile di personaggi, Nina entra ed esce da case che diventano specchi delle vite degli altri, scrigni di confidenze e verità nascoste, finché non viene toccata da un amore improvviso che la cambia per sempre. Prendere o lasciare è un romanzo a quadri, che intreccia vite di uomini e donne colti in bilico tra l’arrendersi al destino e lottare per i propri sogni.
Lydia Millet racconta storie traboccanti di realismo e poesia, dove perfino l’esperienza più crudele trova riscatto nella compassione. E con uno sguardo ricco di ironia e tenerezza ci rivela che accettare il caos è l’unica strada per trovare la felicità e un posto nel mondo da chiamare casa.
Questo libro è per chi vorrebbe perdere la memoria e ricominciare la sua vita ogni giorno, per chi ha amato la caotica Los Angeles di America oggi, per chi sa che una piccola porzione di cielo contiene un mondo infinito, e per chi tra le mura di casa si libera volteggiando a braccia aperte e attende la persona giusta che voglia unirsi alla danza.

Maia Guarnaccia Molho, Chiusi dentro, A&B Editrice

Elettra, una giovane donna borghese, single per scelta, affronta la quarantena chiusa in un condominio del centro milanese, scandendo la gelida sospensione dei contatti con il mondo esterno con telefonate fiume e con gli obblighi indifferibili della vita digitale. Mentre all’esterno, la sua Milano mostra un volto banale e inaspettato, “struccato” dalla patina di coolness e di rituali sociali, all’interno del palazzo il piacevole anonimato garantito dalla grande città si trasforma in una intimità forzata con i vicini. Immaginati e temuti come possibili untori, personaggi dalle vite improbabili, giudicati da Elettra in maniera spietata e irridente. L’improvvisa scomparsa della sua gatta, Nilde, l’unico essere vivente per cui prova affetto, scatena una grottesca commedia degli equivoci, un soft thriller dove tutti sono coinvolti loro malgrado. Le ambulanze fanno capolino nel palazzo, così come rider tuttofare e malavitosi che continuano indisturbati i loro affari, ex fidanzati petulanti e parenti assillanti. Tra smart working, chiamate al cellulare e brevi incursioni nella via davanti a casa, Elettra per ritrovare Nilde (rapita? scappata? eliminata?) non esita a mettere in atto le strategie più strampalate e feroci. La casa è un labirinto claustrofobico, assediato, dove tutto è costantemente regolato. Un universo chiuso che la donna riuscirà a violare in modo inaspettato, con la spregiudicatezza tipica della sua educazione borghese.
Scrive Guarnaccia Molho: «Questo romanzo è una riflessione sulla solitudine, che diventa sempre più una condizione, quasi una categoria dell’umano. I personaggi di “Chiusi dentro” hanno una notevole occasione per riuscire finalmente a concentrarsi e riflettere su chi realmente sono, anche da chiusi dentro, che in realtà è la chance di aprirsi totalmente senza remore, e mostrare la propria vera anima».

«È la solitudine? L’ansia di un futuro che diventa sempre più nebuloso? Oppure tutto questo accade a causa dell’alimentazione? Della dieta che la sta deteriorando, di giorno in giorno. Cosa che per lei, che è sempre stata molto attenta a tutto quello che ingerisce, sta diventando un serio motivo di preoccupazione. Pensa al cibo avariato di ieri sera. È chiaro che quel genere di incubi le sono venuti per quello. Così come diventa sempre più probabile la teoria che la sua gatta sia scappata a causa delle nefandezze che le cucinava. O meglio che non le cucinava. Le lacrime ricominciano ad annacquarlela vista. Inizia a singhiozzare. Per uscire da questa situazione, come sempre, cerca il proprio telefonino. Per distrarsi. Per comunicare. Per sentirsi viva forse. Ecco la solita chat. Le amiche yogi. Un paio di frasi memorabili di Osho, in un video girato all’interno della sua Rolls Royce sfavillante e il puntuale intervento dello stalker porno. Questa volta il suo contributo verte sul tema del sesso anale. Diversi smile e cuoricini commentano l’intervento. Elettra è disgustata ma allo stesso tempo divertita. Si è distratta. Non piange più. Il diversivo whatsapp ha funzionato. Invia un emoji con il pollice verso. Almeno due amiche le rispondono nel giro di un secondo dicendole che è solo una snob e che dovrebbe riderci sopra».



Le uscite di martedì 16 maggio

Florbela Espanca, Poesie scelte, Oltre edizioni

Ciò che sorprende in Florbela Espanca è non tanto la problematica fragilità che riguarda il rapporto con sé stessa e con il mondo, cosa poco sorprendente, trattandosi di poesia, quanto la potenza delle immagini in cui questa fragilità va a confluire, come un abito sontuoso di colore rosso indossato in occasione di un lutto. Non per negarlo e rovesciarlo convenientemente in festa, ma per mostrarne in contrasto i dolorosi risvolti, contrappunto alla lucida consapevolezza spinta sino al punto dell’esasperazione che è il segno di Florbela donna e poeta. Guarda in sé, Florbela, e lo fa incessantemente e immediatamente, musicalmente, senza nulla concedere alla parte riflessiva e mediatrice della parola che potrebbe appunto flettere nella direzione del pacato aggiustamento il suo sguardo. Fa insomma quello che nessun poeta dovrebbe fare…

Le uscite di mercoledì 17 maggio

Ferdinando Albertazzi e Sebastiano Ruiz Mignone, Neve Rossa, Chiaredizioni 

Albertazzi e Ruiz Mignone danno vita a un thriller mozzafiato in cui in primo piano c’è la grande amicizia tra un ragazzino (amante della letteratura e dei film d’azione) e un adulto. Una stima reciproca, un sostegno incondizionato, che lega il commissario Lafortezza, che indaga sui casi di omicidio, e il figlio della sua compagna: insieme si attiveranno per risolvere gli efferati omicidi che inquietano  Torino.
Vlady, 13 anni, appassionato di cinema e di romanzi di avventura, ha occhi e mente da detective. Del resto, con la madre poliziotta e lo “zio” Lafortezza commissario… Curioso e scanzonato, gironzola spesso per le vie del centro della sua Torino, dove un giorno si imbatte nell’ombra che imporrà una svolta del tutto imprevista e mozzafiato alle sue giornate. Sotto Natale, le strade sfolgoranti di luci e le vetrine dei negozi come piccoli luna-park, una figura nebbiosa difatti si aggira seminando paura e morte. Due ragazzi dell’età di Vlady sono le prime vittime, e altre ne seguono a raffica. Il commissario Lafortezza e il suo braccio destro Vlady si rimboccano subito le maniche per dare un volto al serial killer, schivando silenzi complici, agguati, depistaggi e bastoni tra le ruote. Età di lettura: da 10 anni.
Dal Prologo: «Nella neve, su una slitta trainata da otto renne più l’immancabile Rudolph, la renna illuminante, c’è lui, faccione rubicondo seminascosto dalla barba bianca e sacco extralarge di regali. Ma dev’essere per forza così, Babbo Natale? «Buon Natale e Felice Anno Nuovo», lesse, infastidito. Tra “buono” e “felice” non avrebbe saputo dire quale l’indispettisse di più. Non poteva nemmeno immaginare che cosa avrebbe provocato, quella cartolina azzurra che se ne stava là sulla scrivania e lo sfidava. Ironia della sorte, quel luccicante biglietto d’auguri non era per lui: il fastidio stava montando in odio. Come poteva, quel semplice cartoncino, provocarne così tanto? Aveva fatto “una vita da mediano, a recuperar palloni per chi finalizza il gioco”, proprio come canta il “bestrocchettaro” Luciano Ligabue. “Fin che ne hai stai lì”, recita poi la canzone. Lui ne aveva, ma fin sopra i capelli, di starsene lì. Era venuto il momento di schiodarsi, di prendersi non le vendette, ma le sacrosante soddisfazioni che gli spettavano. Con una mossa fulminea, da rapace, afferrò quel pezzetto di cielo, se lo cacciò in una tasca del cappotto, uscì sbattendo la porta. E si spalancò l’inferno.»

Le uscite di giovedì 18 maggio

Federico Riccardo e Simone Sciamè, Erotica liquida, Edizioni Effetto

Nei 10 racconti presenti in quest’opera, Federico Riccardo e Simone Sciamè, cercano di comunicare un concetto tanto semplice quanto fondamentale: non esiste una forma d’amore uguale per tutti. Partendo dalle origini di Eros, passando per il presente erotico, e finendo a proiezioni di quello che potrebbe essere nel futuro, sono infiniti gli scenari plausibili che, soprattutto attraverso la narrazione, si possano ramificare. “Federico Riccardo e Simone Sciamè hanno messo in scena personaggi perduti, alcuni nel proprio sogno caldo, un sogno di baci; altri nel desiderio di non sentirsi più soli; altri ancora nelle prime curiosità del sesso o nel silenzio e nell’astinenza; e poi in amanti feroci e premurosi, nella propria collezione di peli pubici o nella vicina di casa giovane e piena di vita o a tentare di capire se l’amore ha un peso specifico, in once.” (Dalla prefazione del libro, a cura di Ugo Sandulli, docente di scrittura alla Scuola Holden di Torino).

Le uscite di venerdì 19 maggio

Alejandro Varela, Babylon, NN Editore

La pace sia con voi, dissero i nuovi cittadini. E anche con voi, risposero i cittadini più anziani, ma scordatevi che vostro figlio esca con mia figlia o che noi tolleriamo la vostra musica o gli odori della vostra cucina. E dovete parlare inglese. Questa è l’America. Amen.

Andrés è un professore universitario figlio di immigrati latinoamericani. Vive a New York con il marito Marco, ma la loro relazione è in crisi dopo un tradimento. Convinto che la distanza possa sanare le ferite, Andrés torna nella sua cittadina natale nei sobborghi di Long Island per prendersi cura dei genitori, e partecipa suo malgrado a una rimpatriata del liceo. Ma tornare significa riscoprirsi vulnerabile, ed esporsi ai ricordi che affiorano prepotenti: Andrés rivive la paura e la sfida di sentirsi un outsider nel piccolo mondo della provincia; incontra il suo primo amore, Jeremy, ora sposato e con figli; e rivede l’amica Simone, ricoverata in un ospedale psichiatrico. E mentre ripercorre il passato che hanno condiviso, l’amicizia e la passione che li ha tenuti insieme anche nei momenti più bui, Andrés si ritrova a scegliere tra un antico sogno di gioventù e la certezza del presente, tra illusioni e speranze. Babylon è una lucida metafora dell’America di oggi, dove razzismo e conflitto sono ormai sedimentati nel tessuto delle relazioni, famiglie, coppie, amicizie. Con una voce onesta e provocatoria, in cui risuona l’eco delle lingue che oggi popolano il paese, Alejandro Varela racconta di uomini e donne che resistono e non si arrendono a un futuro di esclusione, e che costruiscono la propria felicità ogni giorno, un amore alla volta. Questo libro è per chi vorrebbe abbracciare l’adolescente che è stato, per chi non si è ancora rassegnato alla morte di Prince, per chi davanti a un margarita trova il coraggio di dire la verità, e per chi immagina il tempo che passa come una creatura vivente, che cresce e matura, e invita a rivolgere lo sguardo indietro con una nuova, sconfinata tenerezza.

Francesco Giubilei, Gli intellettuali di destra e l’organizzazione della cultura, Oligo Editore

Esiste una cultura di destra o è più corretto parlare di una cultura delle destre? Quali sono i suoi riferimenti e le figure più note? Queste sono solo alcune delle domande a cui cerca di rispondere il pamphlet che vi accingete a leggere. La tesi dell’autore è che alla destra non manchi una propria cultura rappresentata da importanti voci e scuole di pensiero, bensì l’elaborazione di una politica culturale che al contrario la sinistra, facendo propria la lezione di Gramsci, è riuscita a sviluppare. Oggi le cose possono cambiare e, se la destra italiana intende dar vita a un progetto duraturo, non è sufficiente il consenso politico, ma occorre mettere in campo un’organizzazione della cultura in grado di durare nel tempo. Da qui scaturiscono una serie di riflessioni che, soprattutto nella parte conclusiva del testo, si concretizzano in idee e proposte per elaborare una nuova politica culturale: occorre un coordinamento tra il mondo della politica e quello della cultura. Molto spesso, infatti, la politica considera la cultura come qualcosa di accessorio e di cui poter fare a meno, senza tenere nella dovuta considerazione il contributo (non solo di idee) che può nascere dal mondo culturale. Di contro, intellettuali e pensatori vicini al mondo della destra, hanno spesso prediletto atteggiamenti snobistici e da “torre d’avorio” senza scaricare a terra le proprie idee e senza confrontarsi con la politica. Questa mancata apertura di credito, da un lato, e l’incapacità di “sporcarsi le mani”, dall’altro lato, hanno fatto sì che una collaborazione fruttuosa tra politica e cultura non iniziasse proprio, impedendo, così, la messa in campo di una politica culturale a medio e lungo termine.

«Numerosi sono gli stereotipi legati al mondo della destra; uno dei più diffusi è l’assenza di una propria cultura, al punto che anche alcuni pensatori ascrivibili a quest’area sostengono che non si possa parlare di una “cultura di destra” così come, in modo speculare, è errato definire una cultura di sinistra. Senza dubbio, però, ci si può riferire a una cultura da destra, ovvero a come scrittori, giornalisti, autori, filosofi annoverabili a un’area di destra facciano cultura. Questo pamphlet nasce con l’intento di superare una serie di luoghi comuni che ruotano attorno ai concetti di “destra” e “cultura” offrendo una breve prospettiva storica, soffermandosi su una pars destruens connessa all’egemonia culturale e concludendo con una pars construens su come realizzare una politica culturale. Nel mezzo, il tentativo di scardinare cliché tanto duri a morire (anche grazie a una certa pubblicistica) quanto non veritieri, a partire dal legame tra la destra e l’ambiente, il ruolo delle donne nel mondo della destra e il rapporto con l’Europa. Temi di grande attualità che devono essere letti, ancor prima che da una prospettiva politica, con una lente culturale. Da qui la necessità di elaborare una politica culturale, pur nella consapevolezza di un rapporto mai sereno e travagliato tra intellettuali e politica».

Tripletta di Armando Editore in uscita lunedì 22 maggio

David Le Breton, Antropologia delle emozioni

Le emozioni non sono spontanee, ma organizzate ritualmente: mobilitano una serie di vocaboli e movimenti del corpo che differiscono a seconda della cultura. È quanto mostra David Le Breton in questo testo in cui analizza, tra l’altro, lo statuto del corpo nella comunicazione, i rituali dello sguardo e il mestiere dell’attore, che offre una sorprendente illustrazione del modo in cui le persone usano i segni per vivere e mostrare le proprie emozioni.

Stefania Maria Vaselli, Da Cuba a Kiev. Questa volta chi salverà il mondo?

Al grido di “El pueblo unido jamás será vencido” scoppia a Cuba nel gennaio 1959 la Rivoluzione della Sierra. Due fazioni cubane lottano sotto lo sguardo vigile e preoccupato di russi e americani. La vittoria di Fidel Castro e le conseguenti sanzioni del governo USA inducono il regime cubano ad avvicinarsi sempre di più al blocco sovietico che decide di fornire armi a Cuba per proteggerla da eventuali interventi americani. Nel 1962, quando inizia la fornitura dei missili sovietici, sembra di essere giunti sull’orlo di una guerra nucleare che sarà fortunatamente impedita grazie all’intesa finale tra John Fitzgerald Kennedy e Nikita Kruscev. Un giocatore di poker e uno di scacchi che puntarono saggiamente sulla coesistenza pacifica. Riappare oggi, con l’“operazione militare speciale” in Ucraina, uno scenario di guerra non più gestito da giocatori carismatici ma da coloro che ripongono la fiducia quasi esclusivamente nell’uso delle armi… Ove si dovesse arrivare alle soglie della catastrofe nucleare, vi sarà ancora un pilota esitante? La filosofia del potere che fugge dall’uomo per servirsi della tecnologia e dei sistemi missilistici è un tema sul quale ci si sofferma: la speranza che continuiamo a nutrire è che l’Ucraina divenga un luogo di pace facendo tesoro dell’insegnamento che ci impartisce la felice conclusione nell’ottobre 1962 della crisi dei missili a Cuba. Tra i primi giornalisti occidentali che ebbero accesso a Cuba negli anni ’70, dopo i successi della rivoluzione castrista, Stefania Maria Vaselli si recò sull’isola nel 1974 per una inchiesta pubblicata poi su “Concretezza” (direttore Giulio Andreotti, ed. Rizzoli). L’inchiesta ha toccato i vari aspetti della vita dei cittadini dalla salute all’istruzione e al lavoro.

Monica Vincenzi e Luigi Casa, Deh Perdona. Con Verdi dalla vendetta al perdono

In questo saggio, che è una sorta di biografia di Giuseppe Verdi attraverso le sue Opere liriche, inserite nel contesto storico e politico dell’Italia risorgimentale, si analizzano le trame, le voci e le dinamiche relazionali tra i personaggi (o le “posizioni”, come le chiamava il Maestro) e i loro tratti identificativi, al fine di tradurre per il lettore i messaggi profondi di questi capolavori. I protagonisti delle Opere verdiane sono ancora attuali ed impregnati di suggerimenti per noi e per il nostro presente. Ci troviamo di fronte ad una grande quantità di personaggi archetipici e quindi universali, che possono aiutare l’evoluzione e la crescita di tutti, non solo degli appassionati di Musica Lirica. Un’opera lirica è un’esperienza dal forte impatto educativo e naturalmente di estremo piacere estetico. È importante sottolineare che il solo fatto di assistere alla rappresentazione di un’opera fa entrare in contatto con la profondità di temi che sono universali, e quindi comprensibili a tutti, grazie alla mediazione dell’Inconscio Collettivo, che è un grande contenitore delle esperienze umane sotto forma di immagini simboliche, contenitore presente in ognuno di noi. Inoltre, per chi vive situazioni simili a quelle rappresentate, si tratta veramente di opportunità fortemente educative, in quanto possono consentire associazioni, riflessioni e consapevolezze prima sconosciute, in grado di condurre ad una migliore comprensione di se stessi e delle proprie relazioni. Ciò può portare a cambiamenti anche importanti del proprio modo di vivere e a un’accettazione più ampia della propria storia personale, condizioni necessarie per una vita più soddisfacente da molteplici punti di vista. Uno dei messaggi principali che, a nostro avviso, corre lungo tutta la ricchissima produzione artistica di Verdi è racchiuso nelle parole di Nabucco ad Abigaille nella scena III del terzo atto dell’omonima opera: “Deh perdona, deh perdona”. Il sovrano implora la figlia di perdonarlo per il male che le ha inflitto. Ma c’è di più. Verdi ci parla anche di un’altra tipologia di perdono, quello forse ancor più difficile da attuare, ma indispensabile: il perdono o l’accettazione di noi stessi. Questo concetto fa da denominatore comune a tutta la produzione verdiana.



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