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Dopo 20 anni l’antico Libro d’Arabeschi ritorna a Palermo

Stamattina alla Biblioteca comunale di Casa Professa, a Palermo, si è svolta la cerimonia di riconsegna del Libro d’Arabeschi o Codice Resta, rientrat

Stamattina alla Biblioteca comunale di Casa Professa, a Palermo, si è svolta la cerimonia di riconsegna del Libro d’Arabeschi o Codice Resta, rientrato in città dopo oltre 20 anni di permanenza a Roma, dove è stato restaurato dall’Istituto Centrale per la Grafica e fatto oggetto di studi approfonditi. L’importante codice, che fa parte del fondo Manoscritti e Rari della Biblioteca comunale, prende il nome del collezionista d’arte, padre Sebastiano Resta, che nel Seicento raccolse in volume 292 disegni originali e 15 stampe risalenti al Cinquecento e Seicento.

La riconsegna del prezioso volume alla Biblioteca comunale di Casa Professa, a Palermo

La riconsegna del prezioso volume alla Biblioteca comunale di Casa Professa, a Palermo

La presenza a Palermo del Libro d’Arabeschi si spiega col fatto che intorno al 1690 il Resta lo spedì al suo amico e corrispondente padre Giuseppe del Voglia, un oratoriano della Congregazione dell’Olivella di Palermo, anch’egli appassionato collezionista d’arte e particolarmente interessato ai disegni che riproducessero architetture o decorazioni. Nel volume ritroviamo opere grafiche di artisti quali Pietro da Cortona, Giulio Romano, Perin del Vaga, Francesco Salviati e Jacopo Barozzi detto “il Vignola”. Si tratta di: disegni dell’antico o all’antica ispirati dalle teorie classiciste cinque-seicentesche e dallo studio dei prototipi classici, conoscenze indispensabili per gli artisti del tempo; studi di volte e decorazione “grottesche” per volti o fregi dove il motivo dominante è costituito da forme vegetali di fantasia, miste a figure umane e mostruose o animali, per lo più immaginari, in composizioni bizzarre, con architetture e prospettive,secondo una rilettura fantastica del modello antico; disegni per oreficerie, i più attraenti del volume, con 32 studi che testimoniano l’importanza, nel cinquecento, del disegno e della progettazione di oggetti d’arte applicata; disegni per ornato architettonico costituiti da numerosi studi per fregi, copie di motivi all’antica di festoni, studi per elementi di arredo e disegni per soffitti lignei; disegni di trofei (per o da stampe) un grande nucleo di disegni raffiguranti trofei, trionfi militari e planopie, tipologie decorative ispirate ai classici e ricorrenti nelle stampe e disegni del cinquecento e del seicento. Alla fine del volume, vedute di Roma e paesaggi. In questa sezione troviamo il nucleo di maggiore interesse, 19 lucidi preparatori per la nota serie di stampe di Etienne Du Pérac dal titolo Vestigi dell’antichità di Roma, pubblicate nel 1575, che contribuirono alla diffusione dell’immagine di Roma antica e moderna e delle sue rovine in Europa.

Padre Sebastiano Resta (Milano 1635-Roma 1714) nacque e visse per la prima parte della sua vita a Milano. Qui grazie al padre entrò in contatto con grandi artisti e collezionisti d’arte. Proprio negli anni milanesi nacque la sua predilezione per le collezioni artistiche che lo portò a raccogliere disegni e dipinti. Dal 1661 si trasferì a Roma, divenuta fulcro e centro propulsore delle arti decorative e applicate. Entrò nella congregazione dell’Oratorio fondata da San Filippo Neri e abitò nella casa dei Filippini alla Chiesa Nuova. Da qui cominciò ad intrattenere rapporti epistolari con corrispondenti in tutta la penisola, ebbe contatticon mercanti, artisti e illustri personaggi dell’epoca, gestì scambi con i maggiori collezionisti del tempo e cominciò a raccogliere disegni originali, bozzetti, studi, miniature dei più grandi artisti a lui contemporanei o che lo avevano preceduto. Ricostruire la storia dell’arte italiana attraverso il disegno era il suo ambizioso progetto, per il quale organizzava le sue raccolte di grafica in volumi- corredati dai suoi caratteristici commenti eruditi – distinti per scuole, secoli o tematiche. Di questa corposa raccolta oggi si conoscono solo altri quattro esemplari ancora integri, due dei quali conservati al British Museum di Londra, un piccolo taccuino del Figino oggi al Metropolitan Museum di New York e una Galleria portatileconservata nella Biblioteca ambrosiana di Milano.
L’esemplare di Palermo apporta dunque un grande contributo allaconoscenza del gusto decorativo dalla fine del Quattrocento al Seicento e illumina la storia del collezionismo e del mercato dell’arte del XVII secolo.

Il Codice Resta è stato oggetto di un lungo restauro da parte dell’Istituto Centrale della Grafica con sede a Roma, frutto di un articolato progetto conservativo, curato dal Laboratorio di restauro opere d’arte su carta, diretto da Fabio Fiorani, che ha previsto analisi diagnostiche preliminari, documentazione grafica e fotografica e interventi conservativi che hanno interessato la legatura, la coperta, tutte le carte (242) componenti il codice, 292 disegni e 15 stampe.
Alla cerimoni a di stamattina erano presenti, tra gli altri, il Sindaco di Palermo Leoluca Orlando, l’Assessore alla Cultura Adham Darawsha e la direttrice della Biblioteca Eliana Calandra.

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