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Capra girgentana, un delicato equilibrio fra storia e natura

I♥green Pare che venga dai monti dell’Afganistan e storicamente gli arabi allevarono e diffusero questa razza nel'Agrigentino. Per secoli ha nutrito generazioni di siciliani ma oggi gli allevamenti sono pochi. Negli ultimi anni, grazie agli sforzi di alcuni “eroici pastori”, emigranti di ritorno, come Giacomo Gatì di Campobello di Licata, il suo numero è tornato pian piano a crescere.

La Sicilia, per la sua posizione strategica di isola al centro del Mare Nostrum, nella sua millenaria storia ha suscitato i desideri di conquista di tutti quei popoli che arrivavano o si affacciavano nel Mediterraneo. Ogni popolo che l’ha conquistata vi ha lasciato testimonianze del suo storico passaggio. Testimonianze o tracce di esse che ancora oggi ritroviamo, a distanza di secoli, nella lingua parlata, nelle tradizioni, costumi e culture locali, scritti, monumenti e nei borghi di cui è ricca la Sicilia.

Oltre a queste testimonianze immateriali esistono anche quelle materiali che hanno trovato il clima e l’ambiente ideale per crescere e svilupparsi. Coltivazioni come ad esempio gli agrumi, la vite ed il ficodindia oppure animali che al seguito di questi popoli si sono ben radicati nel territorio. Questa è la storia di una capra che è venuta al seguito degli arabi con la conquista della Sicilia verso il IX-X secolo proveniente dal lontano Oriente e con alterne fortune fa ormai parte del patrimonio siciliano. Questo ovino è la capra girgentana, una particolare razza che si distingue morfologicamente dalle altre per il lungo manto peloso e le caratteristiche corna erette attorcigliate a spirale e per il suo aspetto “elegante”.

La capra girgentana, foto di Giacomo Palermo

Storicamente gli arabi allevarono e diffusero questa razza nel territorio della provincia di Agrigento. Il capoluogo, prima dell’avvento del fascismo, era chiamato Girgenti da cui poi questa capra prese il nome. L’antico luogo di provenienza di questo ovino si fa risalire ai monti dell’Afganistan. Nel corso dei secoli arrivarono nel mar Egeo dove incontrarono la cultura e la mitologia greca. Questa narra che Zeus, il padre di tutti gli Dei dell’Olimpo, fu allevato da Amaltea, una capra ninfa che fu la sua nutrice. Amaltea dal latino “alma mater” significa “allevatrice”.

Una caratteristica di questa capra, oltre all’intelligenza è il suo latte dalla peculiare leggerezza e digeribilità. Per secoli ha nutrito generazioni di siciliani. Anticamente il pecoraio all’alba, preceduto dallo scampanellio del suo gregge, passava per le strade e le case del paese dove provvedeva a mungere le capre per consegnare il latte direttamente nei contenitori dei clienti. Le nuove norme igieniche hanno decretato la fine di questo antico rituale ed anche delle greggi che si sono ridotte notevolmente di numero correndo il serio rischio di estinguersi. Negli ultimi anni, grazie all’amore ed agli sforzi di alcuni “eroici pastori”, emigranti di ritorno, come Giacomo Gatì di Campobello di Licata, storico pioniere dell’agricoltura biologica tornato dalla Germania, il suo numero è tornato pian piano a crescere.

Giacomo Gatìe la capra girgentana. Foto Slow Food Palermo

La capra girgentana, a differenza delle loro consimili, produce poco latte, questa caratteristica ne ha sempre limitato la diffusione. Grazie ai vari tentativi e ricerche ed al caglio di derivazione vegetale il latte di questa “elegante” capra oggi viene utilizzato nei piccoli e selezionati caseifici per produrre delicati formaggi dal sapore unico che vengono esportati in maggior misura in Francia dove hanno conquistato i fini palati dei cugini di Oltralpe. Se si pensa che fino a pochi decenni or sono ne esistevano solo pochi capi, il loro successo ha dell’incredibile.

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