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Autori eccelsi per l’ultima settimana di gennaio

I consigli per la lettura di Salvatore Massimo Fazio

Blog Paolo Restuccia, esce con "Il colore del tuo sangue" per Arkadia. Due ritorni graditi al pubblico: Franco Arminio (libro contro copertina), e Valentina Di Cesare, rispettivamente per Einaudi e Alessandro Polidoro Editore. Chiarelettere pubblica "La versione di Pazienza" di Francesco Pazienza. Libro copertina a "Sylvia Plath. Le api sono tutte donne" di Antonella Grandicelli, Morellini

È una meraviglia l’ultima settimana di gennaio 2022 del nostro blog. Senza perdere tempo, ma annunciandovi alcuni ritorni attesi, oltre  a chi va in copertina (Morellini, Einaudi, Chiarelettere e Arkadia trascinati rispettivamente da Antonella Grandicelli, Franco Arminio, Francesco Pazienza e Paolo Restuccia), scopriamo cosa propongono le CE italiane da martedì 25 a lunedì 31 gennaio. Roland de Vaux per EDB; Mauro Orletti per Exòrma; Deborah Levy per NNE; Ennio Cavalli e Drago Jancar per La nave di Teseo. 
Arkadia e Einaudi, fanno doppietta pubblicando rispettivamente Pablo d’Ors e Marco Presta. Ancora: Tarjei Vesaas per Iperborea e l’attesissimo Mario Ginevro col suo altrettanto attesissimo “Senza rotelle. Piccolo manuale (illustrato) della bici“, per Scritturapura. Stupenderia EDB con Roland de Vaux e colpaccio per la prima pubblicazione del 2022 de Il ramo e la foglia edizioni con il messinese Alessandro Cortese che ci dona una veduta sulla mafia, vista da un giovane.

Le uscite di ieri, martedì 25 gennaio

Mario Ginevro, Senza rotelle. Piccolo manuale (illustrato) della bici, Scritturapura

Un centinaio di pagine, affiancate da disegni in bianco e nero dell’Autore – che per mestiere si occupa di grafica e illustrazione – in cui si forniscono, con passione e precisione, le informazioni essenziali sull’arte della bici, le parti che compongono “l’attrezzo”, i tipi di bicicletta e di ciclista, insieme a qualche ricordo d’infanzia, storie di imprese sui pedali e attenzione all’ambiente. Il tutto per trasmettere “quella sana voglia di avventura, il coraggio di mettersi a nudo di fronte a un pubblico e la capacità di saper soffrire che ti porteranno a toccare i tuoi limiti e… spostarli. Sono queste le caratteristiche comuni a tutti coloro che hanno imparato ad andare in bici, che poi è un po’ anche imparare a vivere, ‘senza rotelle’.”
Se si va in bicicletta per un bel po’ di chilometri, ci si ritrova in una realtà aumentata dove l’energia si moltiplica in modo equo e sostenibile, consentendo di vivere mirabolanti avventure in sintonia con se stessi e il pianeta. Basta conoscere qualcosa sulla tecnica di guida, sulla meccanica di questo bellissimo mezzo di trasporto e sugli effetti psico-fisici legati alla magica disciplina del ciclismo.
Qualunque sia la sfida – dal fare la spesa all’andare in ufficio senza usare l’auto fino a conquistare una vetta o fare un’intera vacanza su due ruote –, questo piccolo manuale scritto e illustrato da Mario Ginevro vuole fornire una mappa per trovare la strada verso una nuova dimensione, vivere splendide, e rispettose, esperienze sui pedali.

L’autore
Mario Ginevro, nato a Casale Monferrato, vive a Torino, dove ha studiato Industrial Design al Politecnico. Si occupa di grafica e illustrazione, è appassionato di sport outdoor, soprattutto di ciclismo. Istruttore della Federazione Ciclistica Italiana, insegna alla squadra giovanile di triathlon Granbike e cura la pagina Bike to Work Torino. È tra i fondatori di Greentoso, associazione sportiva dilettantistica volta a sensibilizzare al rispetto dell’ambiente.

Valentina Di Cesare, Tutti i soldi di Almudena Gomez, Alessandro Polidoro Editore

Quando Almudena Gomez lasciò il suo paese, ebbe poche e precise indicazioni: mostrarsi serena, dare l’impressione di partire per un viaggio di piacere e, soprattutto, non piangere. In Italia, dopo aver trascorso un paio d’anni svolgendo lavori di fortuna, Almudena viene accolta come badante in casa della signora Cols. Qui inizia per la donna sudamericana una lunga esperienza lavorativa e d’amicizia con l’anziana signora che preferisce coltivare il legame con lei a discapito dei propri figli, anaffettivi e interessati. L’affetto tra le due donne suscita scalpore e perplessità che si intensificano alla morte della signora, a causa di una postilla del suo testamento e per l’avarizia dei figli che vorrebbero mettere mano sull’intera eredità.

Marco Presta, Il prigioniero dell’interno 7, Einaudi

Neanche rimanendo asserragliato nel suo appartamento, dietro una cortina di articoli satirici e di vita sbirciata dalla finestra, Vittorio riesce a ottenere l’unica cosa che gli sta davvero a cuore: non essere coinvolto da niente, mai, per nessun motivo. Anzi, nei giorni lenti del lockdown diventa suo malgrado il punto di riferimento di una comunità casuale e sgangherata: quella dei vicini di casa. Lui non lo sa ancora, ma è proprio mentre fuori infuria la tempesta che finalmente potrà imparare qualcosa del mondo e di se stesso.
«Floriana dice che sono uno sfigato di successo, e che prima o poi dovrò decidere quale di queste mie due inclinazioni assecondare». Vittorio ha poco piú di quarant’anni e per lavoro commenta notizie curiose su un quotidiano nazionale: un giorno scrive di granchi che scappano dai loro acquari, un altro di ricerche secondo cui l’universo odora di pancetta abbrustolita, o di piedi, o di lampone. Quando arriva, la pandemia lo prende in contropiede e in un attimo accartoccia la sua vita, proprio come succede a milioni di persone intorno a lui. Da un giorno all’altro Vittorio si ritrova a fare i conti con una realtà inaudita e il suo universo finisce per coincidere a poco a poco con i confini del condominio. Nessuno lo lascia in pace: la sua impegnativa quasi-fidanzata che gli si presenta sul pianerottolo con le valigie in mano, la vicina di casa filantropa che lo coinvolge nei suoi tentativi di aiutare il prossimo, l’anziano dirimpettaio che perde colpi, per non parlare degli agguati telefonici della madre che cerca di farlo sentire in colpa nei modi piú fantasiosi. Forse è un uomo buono a sua insaputa, Vittorio, di certo preferisce nascondersi dietro all’umorismo e alle battute feroci. Ma mentre una dopo l’altra cadono le certezze di sempre, lui ne ricava di nuove: che durante una pandemia i cani si possono noleggiare, che Andy Warhol può colonizzare la mente di un architetto svampito e che pure una signora anziana può innamorarsi. E, forse, che può provare a essere felice persino lui. Neanche rimanendo asserragliato nel suo appartamento, dietro una cortina di articoli satirici e di vita sbirciata dalla finestra, Vittorio riesce a ottenere l’unica cosa che gli sta davvero a cuore: non essere coinvolto da niente, mai, per nessun motivo. Anzi, nei giorni lenti del lockdown diventa suo malgrado il punto di riferimento di una comunità casuale e sgangherata: quella dei vicini di casa. Lui non lo sa ancora, ma è proprio mentre fuori infuria la tempesta che finalmente potrà imparare qualcosa del mondo e di se stesso.

Libro contro copertina: “Studi sull’amore” di Franco Arminio,  Einaudi

Con la sua lingua asciutta e lirica, sacrale e domestica, in cui c’è sempre uno scarto, uno slittamento inatteso, una sottile sensualità, Franco Arminio fotografa il corpo spaventato dalla morte e infiammato dall’amore. Non soltanto l’amore carnale, ma quello che ci conferma di esistere: l’amore per un figlio e quello per un angolo di paese, l’amore per una strada e quello per la madre, l’amore per un amico e per chi ci è ancora sconosciuto, al punto da scavare in noi il languore del desiderio. Nei suoi versi l’incontro erotico, sentimentale, è sempre un viatico verso Dio, raggira la morte e la corteggia, è miracolo ed epifania. Arminio dedica poesie e prose commoventi anche agli amori – vissuti o mancati – di altri scrittori e poeti, da Kafka a Pasolini, da Susan Sontag ad Amelia Rosselli, trovando una voce nuova per indagare il coraggio di essere fragili che ognuno di noi ha sentito innamorandosi, «il mistero di raggiungere | nello stesso tempo il corpo di un altro | e il nostro».

Le uscite di mercoledì 26 gennaio

Tarjei Vesaas, Il castello di ghiaccio, Iperborea

L’inverno in Norvegia, il freddo, il buio, la solitudine, ma anche laghi che diventano lucidi specchi d’acciaio, monti e valli che stemperano i loro contorni in un unico luminoso biancore. L’inverno e una delle sue magiche metamorfosi, una cascata che il gelo ha trasformato in un castello di ghiaccio, una costruzione fiabesca di guglie, saloni e anfratti segreti, sono il tempo e il luogo del romanzo. Una storia che ha l’atmosfera sospesa dei sogni, in cui la muta lotta tra luce e tenebre, gelo e calore, si riflette e amplifica in quel conflitto tra desiderio di amore e ritrosia, bisogno di calore e isolamento, paura del buio e gioia di vivere che turbano il cuore delle giovani protagoniste, la vivace Siss e la bella e misteriosa Unn. Il passaggio dai rigori autunnali al disgelo primaverile corrisponde alla loro delicata vicenda, una ricerca di amicizia e comprensione che sfocia in un dramma e poi in una catarsi tutta interiore. Il castello di ghiaccio è un romanzo sul risveglio delle emozioni, sull’essere soli e sentirsi estranei al mondo, sull’essere bambini e stare sulla soglia di una coscienza adulta, ma anche sull’oscuro confine della mente dove numerose forze, sogni e desideri lottano per il potere.

Le uscite di giovedì 27 dicembre

Il Sidekar di Arkadia Editore approda a quota 17 con Il colore del tuo sangue di Paolo Restuccia

La giovane filmaker Greta Scacchi, mentre guarda le immagini di un video, si accorge di un dettaglio che mette in pericolo la sua vita. La ragazza è accusata di omicidio dal dirigente di Polizia Tommaso Del Re e viene trascinata in una serie di eventi che coinvolgono l’insegnante di cinema Rossella Gardini, una coppia di fratelli che ritornano dal suo passato, Farid e Anissa Akram, il piccolo Nadir, l’inquietante Ahmad, il barista Tong, mentre sullo sfondo si staglia minaccioso il Biolab, un laboratorio in cui si studiano armi chimiche e di distruzione di massa. Per Tommaso Del Re sarà ancor più difficile dipanare la matassa, ostacolato da quelle che definisce le “alte sfere”. In un susseguirsi di colpi di scena e azioni rocambolesche far emergere la verità diverrà arduo ed estremamente pericoloso.

L’autore
Paolo Restuccia è scrittore, autore e regista radiofonico. Ha pubblicato i romanzi La strategia del tango (Gaffi, 2014) e Io sono Kurt (Fazi, 2016), oltre a diversi racconti in riviste letterarie e raccolte. Docente di laboratori di scrittura, ha contribuito alla pubblicazione di numerosi autori contemporanei. È regista del programma satirico “Il Ruggito del Coniglio” di Rai Radio 2. Precedentemente ha condotto il programma “Radiodue 3131”, di cui ha curato la regia, ed è stato impegnato in diversi altri format di grande successo (“Dentro la sera”, “A che punto è la notte”, “Luna permettendo”, “Buono Domenico”, “Permesso di soggiorno”). È autore di interventi specialistici sulle materie radiofoniche e televisive. Presiede a corsi di formazione per autori e animatori della radiotelevisione della Svizzera italiana. Fin dalla fine degli anni ’80 si è dedicato all’insegnamento della scrittura per radiodrammi, racconti e romanzi, prima negli Istituti di Scienze della Comunicazione, poi nella Scuola Omero, oggi nella Scuola Genius. Tra i suoi interessi ci sono anche le traduzioni dall’inglese all’italiano (Story e Dialoghi, di Robert McKee; Guida di Snoopy alla vita dello scrittore, a cura di C. Barnaby e M. Schulz).

Pablo d’Ors, Contro la gioventù, Arkadia Editore

Convinto che per qualcuno con le sue aspirazioni letterarie possa essere conveniente vivere nel paese di Franz Kafka e Milan Kundera, il giovane Eugen Salmann accetta la proposta di andare nell’Europa dell’Est. Non immagina nemmeno che a Praga non riuscirà ad aprire una nuova filiale della sua azienda, né a scrivere una sola riga del suo romanzo. Inoltre, come se fosse un personaggio di Kafka, più che scrivere un libro si ritroverà a viverci dentro. Le finzioni si avverano e diventano pericolose. Nel mezzo della sua tormentata e ridicola sofferenza, Eugen si lascia sedurre da donne mature mentre insegue inutilmente le giovani, come se fosse uno dei personaggi più comici di Kundera. Vagabondo in una città che non è la sua, incontra una strana comunità presieduta da un brillante maestro e una bibliotecaria dall’aspetto angelico che, in modo magico e discreto, lo aiuta a comprendere le grandi domande dell’esistenza. Contro la gioventù? Sì, perché a quell’età uno si riduce al pensiero che occupa la sua mente e il suo cuore: il possesso amoroso. Contro la gioventù perché gli ideali a quell’età sono proiettati su vette altissime e insieme grottesche. Contro la gioventù perché l’inesperienza semina necessariamente devastazione. E contro la gioventù, insomma, perché nessun giovane è se stesso, ma solo chi vorrebbe essere.

L’autore
Pablo d’Ors
è nato a Madrid nel 1963. Laureatosi a New York, nel 1991 è ordinato presbitero cattolico e destinato alla missione claretiana dell’Honduras. In seguito consegue il dottorato a Roma e completa i suoi studi a Vienna e Praga, dove si specializza in Germanistica. È professore di Drammaturgia e Teologia nella sede di Madrid dell’Università Pontificia di Salamanca. Durante gli anni dell’insegnamento adatta il Canto di Natale di Charles Dickens per il quale riceve il Premio Celestina. Nel 2000 è stato finalista del Premio Herralde con Le idee pure, ed è stato critico letterario per il supplemento culturale del quotidiano “ABC” tra il 2001 e il 2006. Il suo romanzo Avventure dello stampatore Zollinger – pubblicato in Italia nel 2003 – è stato portato in scena da Roberto Abbiati. Dopo la consacrazione sulla scena internazionale con Biografia del silenzio (2014), tutte le sue opere, accostate alla letteratura di Kafka, Hesse e Kundera, hanno avuto un notevole riscontro di critica e pubblico. Affermato sia in Spagna che all’estero come uno dei maggiori scrittori e pensatori contemporanei, nel 2014 ha fondato l’associazione “Amici del Deserto”, con cui condivide l’avventura della meditazione e alla quale dedica oggi la maggior parte del suo impegno.

Libro copertina: “Sylvia Plath. Le api sono tutte donne” di Antonella Grandicelli, Morellini

Un grandissimo talento, una favolosa bellezza, un’intelligenza acuta e sensibile. Nata a Boston nel 1932, Sylvia Plath mostra segni della sua eccezionalità fin da bambina e sembra destinata a una vita di soddisfazioni e successi. Pubblica la prima poesia a dieci anni, a diciotto vince una borsa di studio per il più prestigioso college femminile della East Coast americana, a ventitré va a terminare gli studi a Cambridge grazie a una borsa Fulbright. Qui incontra l’uomo della sua vita, Ted Hughes, giovane poeta dal brillante futuro, di cui si innamora perdutamente e che sposa. Belli e talentuosi, vivono tra le due coste dell’Atlantico, dedicandosi pienamente alla loro poesia e ai due figli. Una favola perfetta? All’alba dell’11 febbraio 1963, a trent’anni, Sylvia Plath si toglie la vita. Dietro di sé lascia incredibili poesie e un triste interrogativo su questa drammatica scelta. Attraverso la sua voce, ascoltiamo la storia di una delle più grandi poetesse del Novecento, la dolorosa lotta tra le sue luci e le sue ombre, l’ascesa e la caduta. La divina fragilità di un’anima.

Francesco Pazienza, La versione di Pazienza, Chiarelettere

«Non ho bisogno di discolparmi, però alcune cose voglio raccontarvele. Soprattutto una: il Banco Ambrosiano non fallì, fu fagocitato da diversi parassiti. È giunta l’ora di ristabilire la verità.» Nell’Italia dei misteri, Francesco Pazienza occupa un ruolo di primo piano: faccendiere, agente dei servizi, massone, depistatore. In queste pagine è lui stesso a raccontare la propria versione dei fatti, dal crac dell’Ambrosiano (quarantennale nel 2022), alla misteriosa morte del “banchiere di Dio”, Roberto Calvi, passando per la strage alla stazione di Bologna, per la quale venne condannato con l’accusa di depistaggio. La versione di Pazienza mette in scena senza filtri gli anni più violenti e bui dell’Italia della Prima repubblica.

Drago Jancar, E l’amore anche ha bisogno di riposo, La nave di Teseo 
Il più importante scrittore sloveno vivente torna con il suo capolavoro. “Uno scrittore che riprende e rinnova, con assoluta originalità, la grande tradizione del romanzo mitteleuropeo” (Claudio Magris). Dopo l’occupazione della Jugoslavia da parte delle forze tedesche nel 1941, la città slovena di Maribor, storicamente una città di lingua tedesca con una grande minoranza germanica, viene annessa al Terzo Reich. Nella città ribattezzata Marburg an der Drau, coloro che fino al giorno prima erano vicini e amici vengono separati, e sulle colline circostanti viene organizzato un movimento di resistenza. I tre personaggi al centro del romanzo sono Valentin, un combattentedella resistenza partigiana, la sua ragazza Sonja e l’ufficiale delle SS Ludwig, un tempo chiamato Ludek. Valentin viene arrestato dalla SS, accusato di cospirazione. Sonja sa di esercitare un certo fascino su Ludwig e lo usa per ottenere la liberazione di Valentin. Valentin sospetta che Sonja, per salvarlo, si sia concessa a Ludwig e parte per le montagne, per unirsi alla Resistenza. Qui, dopo alcuni mesi, rincontrerà la sua Sonja. Ma la rivalità con Ludwig è appena iniziata. Un romanzo avvincente, romantico, pieno di passioni, del più importante scrittore sloveno contemporaneo.

Ennio Cavalli, Amore manifesto, La nave di Teseo

In queste pagine trovano spazio personaggi fiabeschi, della letteratura classica e della mitologia, o “l’amore dai cento coltelli”, indagato con ironia e passione in tutte le sue zone d’ombra, dal disincanto al disamore. Le poesie di questa raccolta si rivolgono prevalentemente a figure femminili senza nome. Un indefinito tu connette idealmente versi e raffigurazioni a una sensibilità neostilnovistica, del tutto inedita, in cui l’amata non è necessariamente reale, talvolta nemmeno conosciuta, secondo un caleidoscopio di esperienze che nelle parole di Pupi Avati sono “d’amore, di affetto, di riconoscenza, di nostalgia e speranza”. La lingua di Ennio Cavalli, raffinata e diretta, ricca di riferimenti “rubati” al quotidiano e di incursioni prosastiche, colloca queste poesie su un piano umano e contemporaneo di notevole consistenza e risonanza. Un Amore manifesto che è anche Manifesto d’amore, progetto stilistico e visione d’insieme abitati, secondo Dacia Maraini, da uno “sguardo filosofico” volto a scandagliare le diverse declinazioni di ciò che resta oggi dell’amore.

Deborah Levy, L’uomo che aveva visto tutto, NNE 

“Abbey Road, Londra, settembre 1988. Mi era venuto in mente quello che mi aveva detto Jennifer Moreau, che non avrei mai dovuto descrivere la sua bellezza, né a lei né a nessun altro. Quando le avevo chiesto perché voleva zittirmi così, la sua risposta era stata: «Perché hai solo parole antiche per ritrarmi». Era a questo che stavo pensando quando avevo messo un piede sulle strisce bianche e nere, davanti a cui tutti i veicoli devono fermarsi per far attraversare i pedoni. Una macchina stava venendo verso di me, ma non si era fermata. Indietreggiando di scatto ero caduto sul fianco tentando di proteggermi con una mano. L’auto aveva frenato e un uomo si era sporto dal finestrino. Sui sessant’anni, capelli argento, occhi scuri, labbra sottili. Aveva chiesto se stavo bene e vedendo che non rispondevo era sceso”. È il 1988. Saul Adler sta per andare a Berlino per motivi di studio, ma poco prima di partire viene investito da un’auto nei pressi di Abbey Road. Rimane illeso, ma la sua fidanzata Jennifer lo lascia bruscamente per trasferirsi negli Stati Uniti. A Berlino, Saul conosce Walter e sua sorella Luna, con i quali comincia una complessa e ambigua relazione. Luna è ossessionata dall’idea di scavalcare il Muro e fuggire; Saul teme di essere sorvegliato dai servizi segreti e che Luna sia in pericolo. Ma sa anche, inspiegabilmente, che il Muro presto cadrà, e che lei sarà salva. Quasi trent’anni dopo, nel 2016, Saul rimane vittima di un altro incidente. Le sue condizioni sono critiche, in lui ogni ricordo si spezza confondendo il tempo e lo spazio. Cosa è successo a Berlino? Luna è riuscita a fuggire? Come poteva sapere della caduta del Muro? È perché nella testa gli risuonano le canzoni dei Beatles?

Alessandro Cortese, La mafia nello zaino. Il bimbo, il nano e l’assassino, Il ramo e la foglia edizioni

Questa storia è ambientata in una delle tante estati caldissime della Sicilia, in un piccolo paese volutamente non identificato per rappresentare ogni paese, ed è narrata in prima persona dal picciriddu: l’innocenza di un bambino rilegge poeticamente fatti cruenti come omicidi e ricatti, perché soltanto con la fantasia una città controllata dalla mafia può diventare scenario di avventure come in un telefilm. Purtroppo l’amara realtà tracima, rivelando a poco a poco il dramma della vita a scapito della dolcezza dei sogni e delle illusioni. Legando fatti di cronaca a invenzioni romanzesche, con suoni, colori e sapori tipicamente siciliani, l’autore costruisce un ritratto palpitante della sua terra e getta un ponte tra storia, tradizioni e un futuro in cui l’amore è speranza e forza per il cambiamento. Un romanzo teatrale, dove le maschere indossate dai personaggi sono necessarie per condurre una vita normale solo in apparenza, ma le stesse maschere non possono essere mantenute di fronte allo sguardo ingenuo, sincero e disinteressato di un picciriddu siciliano che diventa grande interrogandosi sulla mafia.

Alessandro Novazio e Bernardo Parrella (a cura di), Rete Psy*CO*Re, Verso la maturità psichedelica, Anima Mundi edizioni

L’antologia raccoglie una serie di interventi selezionati dalle edizioni 2019 e 2020 degli Stati Generali della Psichedelia in Italia, organizzati e promossi dal network Psy*Co*Re (Multidisciplinary Italian Network for PSYchedelic and COnsciousness REsearch). L’obiettivo primario dei due eventi, come anche di questo stesso volume, è di fare il punto, in ambito italiano, sugli studi e sulle iniziative relative agli stati modificati di coscienza e alle scienze della mente in relazione all’utilizzo delle sostanze enteogene. La raccolta punta ad avvicinare il mondo della ricerca con il pubblico generalista, avviando un ponte informativo tra gli addetti ai lavori e chiunque sia interessato, a vario titolo, a conoscere questi percorsi. Gli interventi offrono indicazioni per avviarsi alla fase successiva del cosidetto “rinascimento psichedelico” emerso negli ultimi anni.

Fuad Rifka, L’ultima parola sul pane, Anima Mundi edizioni
“Nell’ora che il corpo sarà terra, la terra sabbia e polvere la sabbia, nell’ora in cui  ogni cosa sarà polvere, perché temere? Finiremo così, naturalmente, come un fiore di campo, come un fiore che dice: «È già tempo di neve, amico mio, e le stagioni prossime a finire». Siamo reti sospese sull’abisso”.

L’autrice
L’ultima parola sul pane (premio Mediterraneo 2008) è l’unico libro attualmente disponibile in traduzione italiana di uno dei più grandi poeti contemporanei, Fuad Rifka, erede dell’antica tradizione meditativa orientale e insieme uno dei maggiori innovatori della poesia araba. Versi essenziali e necessari, generati da un’illuminante saggezza, tra misticismo sufi e la migliore poesia tedesca, di cui Rifka è stato raffinato conoscitore e traduttore. Un libro capace di essere nutrimento per l’uomo, per la sua inquietudine e tensione più autentica, perché, come afferma Rifka “La poesia è come il pane: semplice e sacra. È un filo elettrico in grado di connetterci con l’infinito, con la natura, con l’anima del mondo”.

Mauro Orletti, Un metro lungo due metri, Exòrma edizioni 

La biografia eccentrica di un doroteo ai tempi della Prima Repubblica.
Il giorno in cui si riordina la soffitta della memoria saltano fuori dalla scatola dei ricordi, anche frasi che hanno significato qualcosa. E supponiamo che la frase di tale professoressa Rapposelli “supponiamo di supporre un metro lungo due metri”, suggerisca che certi fatti non funzionino con il sistema bianco/nero o vero/falso. La realtà difficilmente si presta a letture unilaterali e il giudizio, di conseguenza, si fa incerto. Supponiamo che l’autore di questo libro decida che sia conveniente adottare la logica di “un metro lungo due metri” per affacciarsi in modo eccentrico sulle vicende personali e nell’intimità domestica di Remo Gaspari notabile di stazza della Prima Repubblica, sedici volte ministro, protagonista assoluto nella gestione dell’alluvione in Valtellina nel 1987; un personaggio buffo e antipatico, innocuo e autoritario, definito “ministro dell’asfalto e del cemento” (Antonio Cederna), tra i maggiori simboli della decrepitezza civile e morale di un sistema di potere (Michele Serra), notabile di grande stazza la cui unica competenza conosciuta è quella in clientele (Giorgio Bocca).

La vita privata di Gaspari e l’intimità domestica condivisa con la moglie e il figlio, gettano però una luce diversa sul personaggio pubblico, che viene raccontato senza cercare di dirimerne le ambiguità. E in questo girare attorno alla sua vita il racconto si abbandona a una forza centrifuga che spinge verso altre vicende e altre figure e diventa il pretesto per evocare gli anni ’40, la Democrazia cristiana, i dorotei, le Brigate rosse, De Mita e il “rinnovamendo”, gli anni ’80, il rampantismo socialista, Craxi, Lupo Alberto, l’amaro Ramazzotti e Maurizio Cattelan. I fili della narrazione sono innumerevoli, dipanati e intrecciati a seconda dei casi, talora sovrapposti. Entrano in gioco questioni che coinvolgono l’autore a tal punto da indurlo a mettere in pagina perfino stralci autobiografici, in rapporto più o meno diretto con la figura di Gaspari, abruzzese come lui.

L’autore
Mauro Orletti è nato a Chieti nel 1977. Si è laureato in Giurisprudenza a Bologna, dove vive e lavora. Ha collaborato con la rivista “L’Accalappiacani. Settemestrale di letteratura comparata al nulla” (Deriveapprodi). Nel 2014 ha pubblicato con Quodlibet, nella collana “Compagnia Extra”, “Piccola storia delle eresie”. Per “La Vita scolastica” (Giunti scuola) ha scritto la favola “A testa in giù”. Il suo ultimo libro “Guida alle reliquie miracolose d’Italia” è uscito nel 2018 per Quodlibet. È presente in varie antologie fra cui “Almanacco Festivaletteratura”. Ha collaborato alla serie di Sky Arte “Sacra Bellezza”, sei episodi ai quali ha partecipato come ospite fisso.

Le uscite di venerdì 28 gennaio

Roland de Vaux

Roland de Vaux

Roland de Vaux, Le istituzioni dell’Antico Testamento, EDB 

Le istituzioni di un popolo sono le forme di vita sociale che esso segue per abitudine, si dà con libera scelta o riceve da un’autorità. Esse sono intimamente legate non solo all’habitat in cui esso vive, ma anche alla sua storia. Per essere ben comprese, le istituzioni d’Israele devono venir confrontate con quelle dei popoli vicini, soprattutto della Mesopotamia, dell’Egitto e dell’Asia minore, di cui conserviamo una documentazione molto abbondante, ma anche, nonostante la scarsezza della nostra informazione, con quelle dei piccoli Stati della Siria e della Palestina, tra i quali Israele si è conquistato un territorio o che sono sorti nello stesso suo tempo e coi quali ha avuto contatti d’ogni genere. La presente opera offre soltanto le conclusioni di tutte queste ricerche. A modo d’introduzione e a causa delle loro tenaci sopravvivenze, essa espone innanzitutto i costumi nomadi e l’organizzazione delle tribù. Segue lo studio delle istituzioni familiari, civili e politiche e successivamente quello delle istituzioni militari e religiose. Il titolo dell’opera limita il suo argomento all’Antico Testamento; se si è citato talvolta il Nuovo, lo si è fatto solo a modo di aggiunta o per chiarimento. Nello studio dell’Antico Testamento stesso, le istituzioni occupano una posizione subordinata e il lettore potrà talvolta sentirsi assai lontano dal messaggio spirituale e dottrinale ch’egli cerca nella Bibbia. Tuttavia lo sfiora sempre e spesso lo tocca immediatamente. I costumi familiari, i riti funebri, lo statuto degli stranieri o degli schiavi, le concezioni sulla persona e sulla funzione del re, i rapporti stabiliti tra la legge, anche profana, e l’Alleanza con Dio, il modo di fare la guerra, tutto ciò porta il riflesso delle idee religiose e queste trovano nel culto e nella liturgia la loro espressione cosciente. (Dalla Prefazione dell’autore).

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