Eventi A Palermo, da 19 al 26 febbraio, un cast stellare apre "Bambini all'opera": nel ruolo del titolo Erwin Schrott, uno dei piĆ¹ celebri cantanti lirici del mondo
Ć un divo la cui fama va ben oltre i confini della lirica. Tra i piĆ¹ celebri cantanti lirici del mondo, il basso-baritono Erwin Schrott debutta nel ruolo di Attila al Teatro Massimo di Palermo nellāopera verdiana in scena da venerdƬ 19 febbraio (la prima alle ore 20.30).
Un nuovo allestimento del Teatro Massimo, Attila, in coproduzione con il Teatro Comunale di Bologna e il Teatro La Fenice di Venezia, con la regia di Daniele Abbado e che vede sul podio il grande Daniel Oren. Odabella ĆØ Svetla Vassileva; Foresto ĆØ Fabio Sartori; Ezio ĆØ Simone Piazzola. Scene e luci di Gianni Carluccio, costumi di Gianni Carluccio e Daniela Cernigliaro. Un grande cast per unāopera che manca da Palermo dal 1975 e che fu rappresentata per la prima volta a Venezia il 17 marzo 1846. MercoledƬ 17 alle 18.30 lāantegenerale a favore dellāopera di Biagio Conte, il missionario laico che opera a Palermo in aiuto di clochard, migranti, poveri.
Una Venezia, quella della prima rappresentazione, che a quei tempi, sotto il dominio asburgico, ĆØ attraversata da fermenti rivoluzionari nellāambizioso sogno di una patria unita. Attila ĆØ unāopera politica, come nello spirito e nella poetica del grande compositore: protagonista il re degli Unni che ha appena devastato Aquileia e che si prepara a saccheggiare Roma. Eppure ĆØ anche opera di sottile introspezione psicologica, dove i personaggi si muovono spinti da considerazioni e passioni personali. A partire da Attila. Un personaggio complesso, straniero, barbaro, ma portatore di valori, sospeso tra il desiderio di gloria e lāamore per la schiava Odabella, figlia del sovrano sconfitto, che alla fine dellāopera scapperĆ dalla cerimonia nuziale e lo ucciderĆ con la stessa spada che lui le ha donato. Chiusura travagliata, considerata da alcuni drammaturgicamente imperfetta, frutto del passaggio di mano tra Temistocle Solera (storico collaboratore di Verdi, che firma il libretto) e Francesco Maria Piave che rivide il finale privilegiando i singoli a discapito delle grandi scene corali.
A interpretare il re barbato, ardito ma umano e quindi vulnerabile, per la prima volta nella sua stellata carriera musicale, cāĆØ Erwin Schrott, il grande basso-baritono uruguaiano considerato come uno dei massimi esponenti dei principali ruoli di Mozart (Don Giovanni, Leporello e Figaro) e acclamato nel teatri di tutto il mondo. Una star assoluta, che – con un disco dedicato al tango – ha anche sperimentato territori lontani dalla lirica. Ha trionfato in teatri come il Teatro alla Scala, Metropolitan Opera di New York, l’OpĆ©ra di Parigi, la Washington National Opera, la Wiener Staatsoper, il Teatro ColĆ³n di Buenos Aires, la Royal Opera House Covent Garden, la Los Angeles Opera e molti altri.
A firmare la regia ĆØ Daniele Abbado, figlio del grande direttore dāorchestra Claudio. Consapevole di affrontare una sfida difficile. Ā«Unāopera politica ā dice ā nella quale assistiamo a un ribaltamento totale delle categorie consuete. Quello che dovrebbe essere lo straniero, il nemico, il barbaro, ĆØ invece lāuomo portatore di pensiero raffinato. Parla di popolo, di giustizia, di Dio, di anima. Mentre Ezio ĆØ un generale corrotto che fa un tentativo di ammutinamento, Foresto un debole che fa intrighi, Odabella un personaggio molto interessante, che porta dentro di sĆ© il padre assassinato. Gli italiani sono i profughi che hanno perso tutto, che scappano e pensano alla fondazione di una nuova civiltĆ . Siamo in anni in cui lāUnitĆ dāItalia ĆØ ancora tutta da fare. Fatto sta che lāanno successivo alla prima rappresentazione, ben quindici teatri lo mettono in scena, e il pubblico si infiamma di sentimenti patriotticiĀ». Alcuni versi sono chiaramente scritti sotto lāinflusso dei componimenti risorgimentali di Manzoni, come la cabaletta di Foresto nel Prologo: āCara patria, giĆ madre e regina/ Di possenti e magnanimi figli/ Or macerie deserto e rovina/ Su cui regna silenzio e squallorā¦
Non a caso, in occasione della prima rappresentazione di Attila a Palermo nel novembre del 1854 (Real Teatro Carolino) la censura borbonica interviene sul libretto censurando il tema politico e ogni riferimento al regicidio finale. Lāopera va in scena con il titolo Gli Unni e i Romani, il protagonista non ĆØ piĆ¹ Attila, ma il comandante unno Bleda.
Sul podio del Teatro Massimo il direttore israeliano Daniel Oren, che iniziĆ² la sua carriera grazie al grande Leonard Bernstein il quale nel 1968 lo scelse, appena tredicenne, come voce solista nei suoi Chichester’s Psalms in occasione dell’inaugurazione della televisione di Israele. Ma in realtĆ fu la madre a iniziare il giovane Daniel, ancora in tenera etĆ , a una formazione musicale completa con lo studio non solo del pianoforte e violoncello, ma anche di canto, armonia e contrappunto. Ha poi perfezionato i suoi studi in Europa, dedicandosi quasi esclusivamente alla direzione d’orchestra. Nel 1975 ha vinto il prestigioso concorso āHerbert von Karajanā riservato a giovani direttori d’orchestra e punto dāinizio della sua carriera internazionale. La sua partecipazione con Nabucco alla stagione inaugurale della Nuova Opera di Israele nel dicembre 1994 ha rappresentato un momento particolarmente significativo: questo evento musicale ĆØ riuscito a far collimare la sua passione per l’universo operistico e l’amore per la sua terra d’origine. Per un musicista come Oren infatti la musica rappresenta il miglior veicolo per la pace e la tolleranza. Oren ĆØ direttore artistico del Teatro Verdi di Salerno, dove dirige molti titoli nel corso della stagione operistica. Ć inoltre ospite regolare a Parigi, al Royal Opera House Covent Garden di Londra cosƬ come a Tel Aviv, Verona, Firenze, Madrid, Colonia e Barcellona.
Attila ĆØ la seconda opera della stagione lirica 2016 del Teatro Massimo, opera che arriva dopo il trionfale GƶtterdƤmmerung diretto da Graham Vick. Come scrive Angela Fodale nel programma di sala, in Wagner āun dramma individuale si svolge su uno sfondo mitico dalle connotazioni potentemente simboliche; in Verdi un dramma individuale si inserisce in un contesto storico, politico e sociale, che non ĆØ mai puramente decorativo, ma determina gli avvenimenti e le scelte dei personaggiā.
Con Attila parte āBambini allāoperaā, il nuovo progetto del Teatro Massimo in collaborazione con lāassociazione Libero Gioco, dedicato i piccoli da 5 a 10 anni, il primo in Italia strutturato da una Fondazione lirica per lāintera stagione. Nel turno di domenica 21 (ore 17.30), mentre genitori, nonni o zii assistono allo spettacolo in Sala Grande, i bambini vivranno lāopera in una dimensione di gioco, in uno spazio ludico, tranquillo e protetto. La possibilitĆ per le famiglie di vivere insieme il teatro, condividendo la stessa esperienza, partecipando ad attivitĆ diversificate ma con registri comuni. Per i bambini unāesperienza estetica e creativa che li guida nella narrazione della trama e nellāascolto di alcuni brani dellāopera. LāattivitĆ si intitola āIl coraggio di Odabellaā ed ĆØ giocata sul filo di ciĆ² che fa paura, con particolare riferimento al diverso e allo straniero (Attila) e sulla figura di una donna autonoma e coraggiosa (Odabella).