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Troina, dati incoraggianti sulla diffusione del Coronavirus nell’ex zona rossa

Formazione e ricerca Nel paese dell'Ennese già zona rossa tra marzo e maggio, si è conclusa la prima parte dello studio condotto dal CoEHAR, il Centro di eccelenza per la riduzione del danno da fumo dell’Università degli Studi di Catania, in collaborazione con l'americana Duke University, l’Istituto Oasi Maria SS. di Troina e il Comune, su un ampio campione di residenti troinesi e su centinaia di dipendenti dell’Istituto Oasi per valutare la prevalenza delle avvenute infezioni da coronavirus

Si è conclusa la prima parte dello studio condotto dal CoEHAR, il Centro di eccelenza per la riduzione del danno da fumo dell’Università degli Studi di Catania, in collaborazione con l’americana Duke University, l’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico per il ritardo mentale e l’involuzione cerebrale senile Oasi Maria SS. di Troina e lo stesso Comune dell’Ennese, su un ampio campione di residenti troinesi e su centinaia di dipendenti dell’Istituto Oasi per valutare la prevalenza delle avvenute infezioni da coronavirus. Ricordiamo che Troina era stata dichiarata zona rossa dal 29 marzo al 1 maggio scorsi per via dell’elevato numero di casi di contagio registrati presso l’Istituto Oasi.  

Gli operatori del progetto hanno effettuato valutazioni sierologiche e hanno somministrato questionari non solo per valutare la prevalenza delle pregresse infezioni da coronavirus ma anche per valutare l’impatto del fumo sulle infezioni da Sars-Cov-2 e sulla sintomatologia da Covid-19. Tutti i test sono stati offerti gratuitamente alla popolazione e al personale dell’Oasi grazie ad un finanziamento della Fondazione Americana – FSFW.  

Nell’indagine su base volontaria, sono stati coinvolti 1312 cittadini, distribuiti per sesso ed età e pari a circa il 14% del totale degli abitanti, mentre per l’Istituto Oasi 474 dipendenti pari a circa il 70% degli operatori attivi. Dai risultati è emerso che dei 1312 volontari, solo 26 (il 2%) sono venuti a contatto con il virus, mentre tra i dipendenti dell’Istituto Oasi sono state rilevate 71 positività su un totale di 474 operatori sanitari sottoposti al test (il 15%). 

I test sierologici effettuati a settembre a Troina

Questa prima fase della ricerca è iniziata il 27 luglio scorso e si è conclusa a fine settembre. L’indagine proseguirà nei prossimi mesi per valutare se l’immunità acquisita con il contatto del coronavirus viene mantenuta nel tempo e si muoverà su due direttrici parallele: una per tutti coloro che sono risultati positivi e l’altra su un numero ristretto di negativi, al fine di costituire un gruppo di controllo che sarà individuato con metodo casuale (random). Anche in quest’ultimo caso il reclutamento delle persone individuate sarà sempre sulla base di un consenso volontario. La collaborazione tra i vari enti coinvolti ha rappresentato un importante valore aggiunto per il raggiungimento di questo primo obiettivo. 

Lo studio con il test sierologico ha permesso di individuare le persone che sono entrate in contatto con il virus e che hanno sviluppato anticorpi, anche in assenza di sintomi, i cosiddetti asintomatici. «I risultati emersi – ha detto il professore Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR – sono in linea con i dati che emergono da altri centri europei e ci consentiranno di capire come gestire al meglio le future campagne vaccinali anti-Coronavirus». 

L’ Oasi di Troina ha dato un contributo notevole nell’ambito della gestione del progetto di ricerca mettendo a disposizione personale del proprio Istituto, un referente clinico e ha inoltre gestito tutte le fasi che hanno caratterizzato il processo di analisi dei campioni ematici. Nell’indagine sono stati coinvolti anche lo spin off accademico ECLAT, il Gruppo Volontari Protezione Civile del territorio, la Lega Italiana Anti Fumo e il team dei prelievi della rete Krealab dei laboratori di analisi della C.I.D.E.C. Federazione Sanità.  Fermo restando il progetto e l’avvio della sua seconda fase, si confida nella massima collaborazione dei cittadini per il rispetto rigoroso delle regole di prevenzione indicate nel nuovo decreto, il distanziamento sociale e l’uso dei sistemi di protezione.

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