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Tre vini dell’Al-Cantàra nella prestigiosa “5 Star Wines The Book”

Calici & Boccali Tre etichette dell'azienda vitivinicola di Randazzo entreranno a far parte della "bibbia dei winelovers" che annovera i migliori 300 vini al mondo

Tre vini prodotti sull’Etna dall’azienda Al-Cantàra di Randazzo hanno conquistato le cinque stelle ed entreranno nella prestigiosa guida “5 Star Wines The Book”, la bibbia dei winelovers, che segnala a buyers ed appassionati i 300 vini migliori al mondo. Le tre etichette Al Cantàra – premiate nel corso dell’ultima edizione del Vinitaly di Verona – sono due rossi Etna doc, “Lu veru piaciri” (2014) e “O ’scuru o’scuru” (2014), e il bianco Etna doc “Luci Luci” (2014). La commissione giudicatrice, su oltre tremila bottiglie in gara ha assegnato 92 punti al bianco doc “Luci Luci” (solo un quindicina hanno ottenuto valutazioni superiori su oltre mille concorrenti) e 90 punti agli altri due rossi.

La vigna di Al-Cantàra

La vigna di Al-Cantàra

 

‘o Scuro o’ Scuro

Soddisfatto il patron di Al-Cantàra, Pucci Giuffrida, anima dei vigneti di Contrada Feudo Santa Anastasia di Randazzo, quasi lambiti dalle acque del fiume Alcantara cui è intitolata la cantina. Una produzione concepita come omaggio all’unicità di un territorio straordinario, qual è quello dell’Etna, e con una forte identità evocata in ogni singola etichetta dai nomi, ispirati dai versi di poeti e letterati siciliani, e animata da personaggi creati dalla matita felice dell’illustratore Alfredo Guglielmino.
Un successo, quello raccolto al Vinitaly 2017, che Giuffrida riconosce a tutta la squadra di Al-Cantàra e, in particolar modo, all’enologo Salvo Rizzuto, 38 anni, originario di Sciacca che dal 2013 si prende cura della produzione. Dietro al nuovo successo ci sono infatti quelle varietà autoctone come il Nerello mascalese e il Carricante, espressione di una evoluzione della cultura del vino sempre più coerente alla storia e alla cultura del territorio dell’Etna.
«A Rizzuto – dice Giuffrida – il merito di aver saputo fondere l’esperienza della tradizione con la sperimentazione dell’enologia contemporanea sollecitata, in questo caso, dal carattere dell’acino cresciuto sul terreno vulcanico»

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