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Sono 16 i “custodi dell’acqua” del Fiume Oreto

I♥green Ha preso il via la seconda fase del progetto U-DATInos che si interroga sul futuro del fiume palermitano, per anni simbolo di abbandono, degrado e inquinamento, ora oggetto di una iniziativa che mette insieme arte e scienza per provare a recuperarlo e restituirlo alla collettività

E’ iniziata la “fase due” di U-DATInos, il progetto dell’Ecomuseo Urbano Mare Memoria Viva firmato dal duo di artisti e ricercatori Iaconesi/Persico, vincitore del bando Creative Living Lab II edizione, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il turismo.
Il progetto U-DATInos nasce dal desiderio di prendersi cura di un territorio (la costa sud-est di Palermo), di interrogarsi sul futuro del fiume Oreto – simbolo per anni di abbandono e inquinamento, ora oggetto di iniziative per recuperarlo e restituirlo alla collettività – e di indagare sul rapporto con uomo-ambiente, sperimentando nuovi modi di connettersi con esso attraverso l’arte e i dati. Si tratta di un’azione artistica partecipativa, in cui i dati si incarnano nello spazio pubblico per farsi esperienza condivisa e accessibile, cultura diffusa e conoscenza agibile dai cittadini, non più solo dagli esperti, diventando strumento per entrare in contatto con questioni complesse come lo stato delle acque della città e riuscire a farne esperienza.

Sull’argine del fiume Oreto – ph Clara Sorce per U-DATInos

 

Il progetto si articola in quattro parti: ai workshop, dedicati a cittadini e studenti dell’Accademia che diventano “custodi dell’acqua” di Palermo che,  muniti di sensori, rileveranno dati sullo stato dell’acqua, segue la fase di data generation, con la raccolta partecipativa dei dati. Alimentata da questi dati, un’opera d’arte si animerà di suoni e luci per dare voce alle acque della città, informandoci e tenendoci aggiornati sulle loro condizioni. Infine, l’apertura dell’opera al pubblico sarà l’occasione per riunire (di persona o virtualmente) abitanti, ricercatori, studenti e istituzioni per discutere su come i dati, l’arte e la computazione possano aiutarci ad affrontare i fenomeni complessi della nostra società, quali l’inquinamento, il cambiamento climatico o la pandemia, con lo sguardo rivolto ai futuri del fiume Oreto.

Nelle scorse settimane si sono svolti i due workshop in programma, rivolti a studenti e cittadini, nel corso dei quali gli artisti si sono confrontati con i partecipanti e con il team dell’Ecomuseo. In questi incontri si è parlato del Fiume Oreto, si è raccontato cos’è il progetto U-DATInos e le ragioni che hanno portato a immaginare una raccolta partecipativa di dati, ci si è confrontati sul tema delle acque urbane, del loro inquinamento e degrado, e della possibilità di recuperarle attraverso un progetto più ampio e condiviso. Il tutto lavorando a distanza fra Torino, Roma e Palermo, città in cui rispettivamente lavorano e vivono al momento gli artisti, la curatrice, l’Ecomuseo e i partecipanti.

Sull’argine del fiume Oreto – ph Fabio Militello per U-DATInos

«Nell’ambito urbano di Palermo, l’Oreto è stato visto come un elemento passivo, estraneo alla città – dice l’architetto Fabio Militello del Comitato Promotore per il Contratto di Fiume e di Costa Oreto – un ostacolo alla sua crescita. Oggi cerchiamo di trasformare quella che Rosario La Duca definiva provocatoriamente una “storia di un amore mai nato” in un atto d’amore verso la città e il suo fiume. Un tassello che, insieme a tanti altri, può contribuire ad avviare quei complessi processi di recupero, disinquinamento e rinaturalizzazione del bacino fluviale, per ricostituire un corretto rapporto tra Palermo e la “Conca d’Oro”».

In occasione dei workshop sono state fornite le indicazioni su come procedere nella raccolta dei dati, grazie ad una app che geolocalizza il punto della rilevazione e i tipi di dati che generano i sensori a contatto con l’acqua. Concluse le operazioni di settaggio ogni partecipante era pronto ad iniziare la sua esperienza di “Custode dell’Acqua”. Il 28 novembre il gruppo si è dato appuntamento per la prima rilevazione collettiva sul fiume Oreto. Coinvolti in tutto 16 Custodi, uno in più rispetto al numero previsto dalla call: sette studenti dell’Accademia di Belle Arti e nove cittadini, fra attivisti dell’ambiente, ricercatori e promotori del Comitato per il Contratto di Fiume e di Costa Oreto.

I primi campioni d’acqua- ph Cristina Alga per U-DATInos

«Essere custode del fiume significa essere parte attiva di un processo condiviso, importante e necessario – dice Mara Manzella, una dei 16 custodi dell’acqua -. Significa essere protagonisti, essere consapevoli. Ascoltare, conoscere e prendersi cura del fiume è un atto d’amore e sono felice di farne parte. Lo dobbiamo all’ambiente, al fiume Oreto e alla nostra splendida città».

Dopo la prima rilevazione congiunta, calibrati i sensori e testato il loro funzionamento sul campo, i “Custodi dell’acqua” hanno ufficialmente iniziato la raccolta. Il gruppo, serio e attivissimo, ha messo insieme la propria conoscenza del territorio creando una mappa degli accessi al fiume e un calendario, condiviso, con l’obiettivo di raggiungere almeno tre rilevazioni alla settimana. Da soli o in piccoli gruppi, i Custodi dell’Acqua si muoveranno lungo il fiume alla scoperta di una natura urbana tutta da scoprire, muniti di sensi, ruoli e strumenti completamente nuovi.
I dati raccolti saranno caricati in tempo reale su una mappa in cui i partecipanti potranno seguire il procedere le rilevazioni, uniti in una nuova esperienza connettiva in cui le dimensioni online e offline si fondono. I dati saranno una sorgente aperta, accessibile a tutti, e soprattutto generativa: un meccanismo appropriabile dalla città, per tutti: i bambini delle scuole, le famiglie, gli appassionati di natura e tecnologie, i ricercatori.

I 16 Custodi dell’Acqua – ph Fabio Militello per U-DATInos

«Questa esperienza è prima di tutto una grande responsabilità – dice Nathalie Rallo, studentessa dell’Accademia di Belle Arti di Palermo -. Essere custode dell’acqua non è solo rilevare i dati del fiume Oreto: è custodire e quindi sorvegliare con cura la città. Ascoltare il fiume e lo scorrere dell’acqua è un po’ come sentire la voce di Palermo, mi sento orgogliosa di dare un contributo alla creazione di qualcosa che possa valorizzarla».
Intanto il gruppo dei custodi ha già programmato una nuova spedizione per domenica 10 gennaio. L’appuntamento è all’origine del fiume Oreto, a Fontana Lupo nei pressi di Monreale, per ascoltare l’acqua alla fonte, laddove il fiume nasce.

 

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