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Marzia Musneci: «Non vedo l’ora che la pandemia finisca e riabbracciare la Sicilia delle mie radici»

Libri e Fumetti Il cognome della maestra romana del giallo affonda le radici nelle terre feraci all’ombra del vulcano. Il nonno Milio Musmeci, infatti, era acese: «Qualcuno ha fatto casino con il cognome. Nonno faceva il puparo e io sono cresciuta in mezzo ai pupi». Premiata nel 2011 col l'Albo d'Oro Mondadori per "Doppia indagine", è uscita da poco con "Grosso guaio a Roma Sud" (Todaro editore), storia di Zek e Sam, due "infamoni": «I lettori amano Zek e Sam perché sono delinquenti ma senza difesa»

Romana de’ Roma, ma con un cognome che affonda le radici nelle terre feraci all’ombra del vulcano, tra agavi e fichidindia, messa alle strette la giallista Marzia Musneci confessa: «Ebbene sì, sono nata e cresciuta a Roma, ma mio nonno era siciliano. Si chiamava Milio Musmeci, ma a un certo punto qualcuno ha fatto casino con il cognome. Nonno Milio era di Acirealefaceva il puparo e io sono cresciuta in mezzo ai pupi. Ho tanti ricordi vivissimi della mia infanzia e della Sicilia che amo tantissimo, perché fino ai sedici anni ho passato tutte le estati dai nonni, a Giarre e a Riposto. Ho il cuore che tira a sud come un cavallo pazzo. Non vedo l’ora che questa pandemia finisca per farmi una signora vacanza e abbracciare tutta la scuola siciliana».

Marzia Musneci

Copertina del romanzo vincitore il Premio Tedeschi 2011

Eccolo il cuore che batte per l’Isola e anela disquisire di gialli coi colleghi che qui vivono e ambientano le loro storie, magari parlando di delitti e misteri gustando granite e brioche col tuppo in riva al mare, respirando il salmastro portato dalla risacca.

Gli indizi circa le origini isolane di Marzia Musneci, al di là del cognome, erano troppo stimolanti per non incuriosire chi fa questo mestiere e indurlo a “scartavetrare” la superficie. E dopo debiti riscontri con confessione finale della stessa autrice, oggi SicilyMag può rivelare ai tanti appassionati lettori di questa maestra del giallo incoronata un decennio addietro, anche questo aspetto sconosciuto ai più.

Correva infatti l’anno 2011 quando il nome di Marzia Musneci divenne di botto conosciuto grazie al suo romanzo Doppia indagine che le valse il Premio Alberto Tedeschi. «Quando venni informata  che sarei finita in un Albo d’Oro insieme a nomi che sono un mito per una maniaca di gialli come me, non stavo più coi piedi per terra. Solo che è un po’ scomodo: il mondo non è fatto per quelli che vivono a venti centimetri da terra».

E in effetti stiamo parlando del più prestigioso riconoscimento per romanzi gialli, genere in cui l’autrice si riconosce a meraviglia e dopo quell’esordio col botto hanno fatto seguito altri due romanzi pubblicati nella storica collana del Giallo Mondadori. Risale invece a pochi mesi fa il nuovo romanzo, Grosso guaio a Roma sud (Todaro). Ed è con quest’altro romanzo che è venuto fuori un altro indizio rilevatore. L’autrice scrive infatti alla fine, nei ringraziamenti:  “A Massimo Meli, siciliano che conosce Roma meglio di tutti i romani messi insieme e che ha speso alcune giornate torride di giugno per accompagnarmi in giro a cercare i luoghi giusti per l’avventura”. Insomma, se l’ambientazione è romana, l’anima che sottende il romanzo ha molta sicilianità. Anche nella teatralità dei personaggi, picareschi se non propriamente pirandelliani.

L’ultimo romanzo pubblicato dall’autrice

Leggere per credere. Grosso guaio a Roma sud  è un avvincente thriller metropolitano con una vena di humour che rende oltremodo godibile la lettura nonostante la storia noir imperniata sugli insoliti protagonisti, Sam e Zek, ovvero Samuele ed Ezechiele Ciullà (altro cognome non certo di Bolzano), gemelli siamesi congiunti al bacino, amanti della boxe, che si muovono nel sottobosco di una Roma dei giorni nostri, tratteggiata con sapienza da manuale. Cresciuti senza padre e ben presto tolti a una madre preda di fanatismi religiosi, i due sfogano sul ring la propria esuberanza. Un giorno vengono avvicinati da Chick Lanzetta, una mezza tacca che aspira a fare il salto di qualità nella mala romana, che li incarica di ammorbidire Amilcare Zampa, un orologiaio. Un lavoretto facile. Sam e Zek ci vanno leggeri con l’anziano orologiaio, ma quando lo stesso viene trovato morto, e un testimone li inchioda, è chiaro che li vogliono incastrare. Chi? E soprattutto, perché? Tra i pochi a credere alla loro buona fede, il vice ispettore Nick Castillo, detto Badile, per via delle mani enormi. Con lui anche il giornalista Bob Carrezza, grande fiuto e schiena dritta. Nella vorticosa vicenda si alterna una fauna di personaggi tratteggiati con quel filo di ironia che in una storia tesa come questa, non guasta mai: la saggia Luz, Abbe e il suo the, l’ispettrice Miriam Fantini, Doc Marino (e daglie, siculo pure lui e fin troppo perbene), Irina la puttana e tanti altri. Delinquenti compresi. E soprattutto Roma, coi suoi scorci, i suoi guasti, il suo fascino. Scritto col piglio leggero di chi conosce a menadito la materia che maneggia, il romanzo sembra ricamare una storia di cronaca tanto di fantasia quanto fin troppo realistica, che restituisce immediato il piacere della lettura. E fa affezionare il lettore agli scapestrati gemelli, ipotizzando già una nuova storia.

Sennonché la pubblicazione, coincisa con lo scoppio della pandemia da Covid 19, ha penalizzato distribuzione e presentazioni pubbliche, aspetti fondamentali per veicolare un’opera appena pubblicata e far conoscere nuovi personaggi. «Certo a prendere la mira non avrei potuto fare di meglio. Mi è dispiaciuto molto per il mio romanzo, ma quello che sta succedendo ridimensiona parecchio i guai personali» commenta col giusto distacco Marzia Musneci.

Come nasce l’idea di questi insoliti protagonisti?
«Non c’è storia senza conflitto, e ho voluto un conflitto fortissimo.
Due persone con carattere e orientamenti diversi costrette a stare insieme. Però, come sempre succede nelle storie, i personaggi crescono, s’impongono, finiscono per dettare le loro condizioni. Lo fanno tutti, figuriamoci due infamoni come Zek e Sam. Che, accanto ai loro contrasti, mi hanno costretto a vedere altro. I gemelli sono legati anche da una dipendenza affettiva, uno non potrebbe esistere senza l’altro. Zek ogni tanto ha la smania di separarsi e andarsene per conto proprio, ma chissà che farebbe davanti alla possibilità concreta.  In compenso, il conflitto si è vendicato e ha pervaso tutta la storia, ha investito tutti i personaggi. Non ce n’è uno che si salvi».

Ci sarà un seguito?
«Grosso guaio a Roma sud nasce come storia autoconclusiva, però stiamo sempre lì: i due malnati che ti soffiano nell’orecchio “Beh?” “Tutto qui? Credi di farla franca?” In più ci si mettono i riscontri dei lettori. Recensioni e commenti pubblici e privati al di là delle mie aspettative. I lettori amano Zek e Sam perché sono delinquenti ma senza difesa; perché sono cattivi senza perdere una loro stramba purezza. Non era facile. Ho chiesto molto a chi legge. Ho chiesto di seguire personaggi sul limite fra realismo e ‘favola’, come hanno rilevato alcune recensioni. Favola e un pizzico di magia che sono solo suggerimenti, ma chissà. Mi fido tantissimo dei lettori. Si sono fidati anche Diego Di Dio dell’agenzia Saper scrivere e Veronica Todaro di Todaro Editore. E, a quanto pare, abbiamo avuto ragione. Inoltre, a pensarci bene, i fili narrativi per continuare ci sono eccome. Quando non riuscirò a dormire perché spegnerò la luce e si accenderà il cervello, sarà ora di scrivere ancora di Zek e Sam e Luz e Abbe e Nick Badile e Miriam Fantini».

Una posa sorridente dell’autrice

Abbiamo scoperto le sue radici siciliane, ma a leggere i suoi romanzi l’amore per Roma straborda da ogni pagina.
«Roma si ama senza riserve, secondo me. È una città unica al mondo non solo perché è un nodo stretto di arte e di storia, di cuore e di testa, di dramma e commedia. Per quanto ami i Castelli, dove vivo da vent’anni e che mi hanno ispirato tante storie, Roma è la città dove sono nata, e mi chiama in continuazione. In questi tempi di segregazione mi manca come mi mancherebbe un braccio. È diventata una città difficile da vivere, preda di mala amministrazione e di degrado, lo so. Ma il degrado aggiunge alla sua bellezza qualcosa di struggente. E io la amo di più».

La seconda indagine di Matteo Montesi

L’ingresso in pompa magna nell’empireo dei giallisti, accennavamo prima, avviene con Doppia indagine (Giallo Mondadori, 2011) dove compare per la prima volta il suo protagonista, l’investigatore privato Matteo Montesi. La piccola Stella Morganti è scomparsa, ma nonostante le ricerche e gli appelli, non si riesce a trovare il benché minimo indizio. Spetterà a Matteo Montesi, astuto guascone dalla battuta pronta,  scovare invisibili legami e riannodare i fili che richiamano anche la scomparsa del padre della piccola, avvenuta dieci anni prima. A distanza di due anni arriva Lune di sangue (Giallo Mondadori 2013, Premio Ciampino), con Matteo Montesi che deve ritrovare un quadro, ma ben presto l’incarico apparentemente semplice diventerà assai più spinoso quando in una grotta sul lago ai Castelli Romani, sarà rinvenuto un uomo con le mani mozzate.

Il romanzo scritto a quattro mani con Enrico Luceri

Segue La donna di cenere (Damster editore, 2018), romanzo scritto a quattro mani con Enrico Luceri, uno dei più affermati giallisti italiani. Marzia Musneci ricorda: «Alla base di tutto ci sono sicuramente la stima reciproca e un aperitivo in riva al lago. Un pistacchio tira l’altro, una chiacchiera tira l’altra e lui mi dice che ha in mente una storia che vedrebbe bene ambientata proprio lì, dove stiamo trascorrendo una sera d’estate, perché non scriverla insieme? Il giorno dopo mi invia il soggetto, lo leggo, mi piace e partiamo per l’avventura». Conferma Luceri: «E’ stato un piacere lavorare con Marzia. Io prediligo un’ambientazione più cupa, seguo un mio metodo collaudato, predisponendo delle scalette per ogni singolo capitolo, lei è molto più… vulcanica. E le sue storie sono pervase da quella sottile ironia che le rendono godibilissime».

La trama in sintesi: Silvia Antonelli decide di cambiare vita e da Roma si trasferisce in una villetta sul lago.  Un nuovo lavoro. Una nuova serenità. Ma gli abitanti del paese diventano evasivi non appena accenna alla sua nuova casa. E tutti sembrano evitarla quando scoprono dove è andata ad abitare. Vecchie carte e vecchi misteri. Il passato è un gorgo che risucchia e uccide. E un cerchio micidiale si stringe intorno a Silvia.

I giallisti Marzia Musneci ed Enrico Luceri

La terza indagine dell’investigatore Montesi

Lo scorso anno, arriva il terzo romanzo con protagonista ancora l’investigatore privato Matteo Montesi: Dove abita il diavolo (Giallo Mondadori 2019). La trama: allo scavo archeologico Flavia è precipitata nello strapiombo da un’altezza di trenta metri.  Un incidente, dicono tutti, ma Matteo Montesi, che con la vittima aveva un rapporto personale, non la pensa così. Flavia era una ricercatrice impegnata nello studio dei resti rinvenuti di un’antica gladiatrice. Ed era soprattutto un’atleta, capace di cavarsela in una situazione di pericolo. Qualcosa però la preoccupava da un po’ di tempo e lui dovrà scavare in profondità sotto la superficie delle cose e lottare contro  lo scetticismo generale per dimostrare che incidente non era stato e scoprire antichi segreti.

“Delitti di Dio”, delitti con riferimenti con la religione

Diversi, infine, i racconti di Marzia Musneci pubblicati in antologie con altri autori, citiamo soltanto Delitti in giallo (Mondadori) e, da ultimo, Benedetto il sangue (I delitti di Dio, Alter Ego Edizioni). Altri racconti sono stati pubblicati in appendice alla collana Giallo Mondadori, come Il respiro del diavolo che lo scorso settembre si aggiudicò il Premio Giallo Piccante a Diamante (Cosenza). Un racconto con immancabile delitto e conseguente furto delle ricercate essenze  che hanno reso famoso nel mondo il piccantissimo ortaggio simbolo della rinomata manifestazione calabrese: il peperoncino.

La scrittrice a Diamante, dove ha trionfato al concorso Giallo Piccante

Uno dei suoi titoli storici

Come se non bastasse, Marzia Musneci ama anche cimentarsi col giallo storico, come dimostrano i volumi pubblicati dalla Delos Digital, tra cui Sputare controvento, ambientato a Mosca, dove il 14 aprile 1930, a 37 anni, Vladimir Vladimirovich Majakovskij si uccide con un colpo di pistola al cuore. Majakovskij è un gigante della cultura sovietica, un poeta conosciutissimo, regista, attore, cantore della rivoluzione d’ottobre. Un personaggio insomma, che, parafrasando il poeta Demian Bednij, “non poteva nemmeno morire senza fare casino”. E non tutti, infatti, sono convinti che si sia trattato di suicidio.  In una Mosca in cui Josif Stalin sta ancora scaldando i muscoli, Boris Pasternak e il regista Sergej Ejzenshtein, cercheranno le risposte, in un’indagine che si rivelerà più spinosa del previsto. Tra gli altri racconti storici citiamo inoltre Le idi agosto, dove conosciamo il questore Lucio  Massimo Cenidio, che cerca la verità mentre l’ombra degli intrighi dell’Urbe si allunga sull’Albanum del 210 d.C., dove un gladiatore viene ucciso. A tale racconto segue Le idi di febbraio, ambientato a Capua nel 211 d.C. dove il questore Lucio Massimo Cenidio torna a indagare su un brutale omicidio, le cui modalità sono molto simili a quelle del fatto delittuoso che aveva scosso il castrum della II Legione Partica nell’Albanum.

Insomma un’autrice romana doc ma le cui origini sicule la portano ad esplorare il mondo del giallo a trecentosessanta gradi.



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