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Le kermesse letterarie di Catania: l’anticipo delle prime mosse

I consigli per la lettura di Salvatore Massimo Fazio

Blog Gli organizzatori di Catania Book Festival annunciano le date di maggio e la nuova grafica e quelli di Etnabook - Festival internazionale del Libro e della Cultura di Catania, il primo grande ospite. Copertina a Morellini con Mario Balsamo e contro copertina a NN Editore con il ritorno di Roberto Camurri

Una bellissima settimana che annuncia i due festival letterari della Sicilia orientale: alle date di Catania Book Fiera del Libro e della Cultura dal 6 all’8 maggio (ingressi a pagamento), replica l’ufficialità della IV edizione di Etnabook – Festival Internazionale del Libro e della Cultura (ingressi gratuiti) che si terrà a settembre tra il capoluogo e i comuni limitrofi. L’organizzazione di quest’ultimo, sabato scorso ha svelato il nome  del primo ospite: sarà Orazio Licandro con “Cesare deve morire“, pubblicato da Baldini+Castoldi. Morellini piazza una tripletta che comprende il Libro copertina: “La vita estranea” di Mario Balsamo. Il ritorno di Roberto Camurri, sempre con NN Editore, è il Libro contro copertina dal titolo “Qualcosa nella nebbia“: tornerà a suscitare l’interesse come avvenne al suo esordio l’autore di Fabbrico? Lo abbiamo letto in anteprima: si, ne siamo certi! Martedì 15 per La nave di Teseo esce la storia non autorizzata di Putin, è Giorgio Dell’Arti ad averla scritta. L’etneo Sebastiano Ambra, per Newton Compton Editore torna in libreria con “La misteriosa scomparsa di Don Vito Trabìa“. Lezioni di femminismo per il SaggiatoreProspero editore in occasione del bicentenario dalla morte, inaugura la nuova collana “Ariel” – diretta e curata da Dario Borso – con “Viaggio in Italia” di Antonio Canova. Sorpresa da non perdere venerdì: Giovanni Capurso conAnselm Grün – Una spiritualità per il nostro tempo”, Elledici

Orazio Licandro primo ospite d'élite annunciato dallo staff di Etnabook (settembre 2022)

Orazio Licandro primo ospite d’élite annunciato dallo staff di Etnabook (settembre 2022)

Il manifesto di Catania Book Festival

Il manifesto di Catania Book Festival

Le uscite di martedì 15 marzo

Giorgio Dell’Arti, Le guerre di Putin, Storia non autorizzata di una vita, La nave di Teseo

“Se non sai che cosa accadrà domani, perché parlare a vanvera oggi?” (Vladimir Putin). “Ho raccolto informazioni su Putin per vent’anni. Quando ha attaccato l’Ucraina, ho cominciato a scrivere questo libro che ripercorre la vita dell’ultimo autocrate russo, dal primo vagito a oggi, per mostrare come, attraverso una fitta rete di alleanze e di sostegni, palesi o occulti, e un’implacabile caccia a nemici e oppositori, è arrivato fin dove è arrivato. La tattica e i pretesti sono sempre gli stessi, e basterà rileggere le vicende relative alla Georgia o alla Crimea per rendersene conto. È cioè la storia appassionante e incredibile di una presa di potere nel paese più grande del mondo, illuminata dal racconto di centinaia di aneddoti”. (Giorgio Dell’Arti)

Il libro racconta – ed è la prima volta, almeno in Italia – la vita di Putin dall’infanzia fino ad oggi, illustrandone non solo vizi, amori, ossessioni, delitti e colpi di genio, ma anche le ragioni strategiche che stanno dietro all’invasione della Georgia, ai bombardamenti in Siria, alla presa di possesso della Cirenaica. Questo col sistema di far raccontare la vicenda attraverso un dialogo, in cui l’interlocutore (cioè Dell’Arti) pone a colui che racconta (sempre Dell’Arti) le stesse domande che si fanno tutti.

Le uscite di mercoledì 16 marzo

Paolo Golinelli, “Santi, signori e popolo a Mantova prima dei Gonzaga”, Il Rio Edizioni

Il culto dei santi è una delle espressioni più radicate del Medioevo; in esso si incontrano da una parte i ceti dominanti, rappresentati dalla Chiesa e dai signori, dall’altra il popolo al quale il culto è dedicato. Esso però spesso vive di leggende che oscurano la verità storica, e di narrazioni che si popolano di immaginario, ma anche di realtà quotidiane, fornendo inedite prospettive storiche, nelle quali assumono importanza gli eventi naturali, gli animali e le persone comuni. Fatta chiarezza su quanto è documentato e quanto no, il libro ripercorre la storia religiosa di Mantova dalla pretesa cristianizzazione di Longino al sorgere di un culto laico, quello per Virgilio, presente nella Mantova comunale, attraverso le esperienze di culti dei signori, come quello di Anselmo da Lucca, e culti del popolo, come quello del beato Giovanni Bono. Ne esce un quadro inedito, ampiamente documentato, ricostruito con il piglio di un esperto narratore.

L’autore
Paolo Golinelli, già professore ordinario di Storia Medievale all’Università degli Studi di Verona, ha sempre avuto una particolare attenzione alla storia di Mantova, dalla sua tesi di laurea sulla Vita di san Simeone monaco, con Ovidio Capitani, all’organizzazione del Convegno che nel 1986 celebrò i 900 anni della morte del patrono: Sant’Anselmo, Mantova e la lotta per le investiture, alla cura della grande Storia di San Benedetto Polirone, e alle mostre che si tennero per il millenario della fondazione di quell’abbazia nel 2007/8. Esperto di agiografia, è stato tra i fondatori dell’Associazione Italiana per lo Studio della Santità, dei Culti e dell’Agiografia (AISSCA); ha partecipato a numerosi convegni internazionali sul tema (a Costanza, Parigi, Montréal, Budapest, Poitiers, Roma) portando sempre contributi originali, che ampliavano le prospettive della ricerca, fino a studiare il rovescio della medaglia in Il Medioevo degli increduli, edito da Mursia nel 2009.

Le uscite di giovedì 17 marzo

Sebastiano Ambra, La misteriosa scomparsa di Don Vito Trabìa, Newton Compton

Enigmi e indovinelli per risolvere un complicato caso di sparizione. Una corsa contro il tempo tra le meraviglie di Palermo. L’operazione per catturare il pericoloso latitante Vito Trabìa finisce con un buco nell’acqua: i poliziotti, giunti sul posto in cui avrebbero dovuto sorprendere il boss, trovano solo un vecchio lattaio. Di don Vito nessuna traccia. A Palermo l’ispettrice Malena Di Giacomo, reduce dalla difficile rottura con la sua ragazza, riceve quella che a prima vista sembra la lettera di un mitomane, ma che si rivela in realtà un guanto di sfida: qualcuno ha rapito Vito Trabìa e ora intima a Lena di ritrovarlo, entro ventiquattro ore e senza l’aiuto dei colleghi, altrimenti il boss verrà ucciso. L’ispettrice non ha scelta, ma il compito è tutt’altro che semplice: per arrivare a capire dov’è don Vito, dovrà infatti risolvere la sequenza di indovinelli escogitata dal rapitore, enigmi che fondono arte e letteratura con la storia e le leggende del capoluogo siciliano. Aiutata dallo psicologo Leonardo Colli, Lena intraprenderà così una pericolosa caccia al tesoro, che la condurrà tra i vicoli e i monumenti di una Palermo misteriosa ed esoterica, per giungere a perdifiato all’epilogo di una storia nella quale niente è come sembra.

L’autore
Sebastiano Ambra
(1979) è nato a Catania e vive ad Acireale. Laureato in lettere, è giornalista e si occupa di comunicazione. Ha scritto per la carta stampata, il web e la TV. Ha pubblicato il romanzo L’enigma del secondo cerchio (2018), il saggio Tabaccai. Il fumo li uccide (2012) e Fango. Storie di gente che ha perso tutto (2010).

Gabriella Brugnara, “La voce del vento”, Morellini

Ilaria vive un’infanzia magica, circondata dall’amore della madre Caterina e dai suoi racconti portati dalla voce dell’Ora del Garda. Crescendo, la ragazza rifiuta questi che le sembrano inganni, diventa ingegnera, specializzandosi nell’eolico e prende il volo verso un futuro di successo. Come il vento, si sente cittadina del mondo, mentre la madre, appena può, si rifugia tra i suoi monti trentini. D’improvviso nella sua vita quasi perfetta, Ilaria si trova a dover fare i conti con una strana inquietudine che la riporta all’infanzia e al legame con la madre. A complicare la situazione un tragico incidente e un plico di misteriose lettere d’amore che mettono in discussione le sue certezze.

Patrizia Papa, “Respiro di madre”, Morellini

Barbara, madre solista, è cardiologa all’ospedale di Caserta. Il lavoro e Jacopo, il figlio di 6 anni a cui verrà diagnosticata una leucemia, sono tutto per lei. Maurizio, il padre di Jacopo, è un tipo di pochi scrupoli, medico, dirigente sanitario, bazzica in politica. Paralizzata dalla paura e dall’angoscia per il bambino, Barbara si rivolge a Silverio, un intraprendente oncoematologo pediatrico che l’aiuterà ad abbandonare l’ipocrisia e l’individualismo e a capire che la malattia è un fenomeno sociale. Nell’indagare al suo fianco, scopre una verità sconcertante che la riguarda molto da vicino. Nonostante l’intensificarsi delle cure, la situazione sembra volgere al peggio. Un trapianto sperimentale da genitore a figlio appare l’unica soluzione possibile: a Barbara l’opportunità di dare la vita a Jacopo una seconda volta, nella speranza di una rinascita.

Antonio Canova, “Viaggio in Italia”, Prospero editore

In occasione del bicentenario dalla morte, Prospero editore inaugura la nuova collana “Ariel” – diretta e curata da Dario Borso – con Viaggio in Italia di Antonio Canova. Raggranellato un gruzzolo con la prima committenza importante, un Antonio poco più che ventenne partì nell’ottobre 1779 da Venezia per un gran tour di nove mesi: Bologna, Firenze, Roma (dove poi si trasferirà per risiedervi stabilmente), Napoli. Il suo diario di viaggio ce lo presenta bonario e curioso non solo di scultura: dal cibo ai dipinti rinascimentali e barocchi che descrive e giudica senza troppe esitazioni, dai salotti nobiliari alle osterie e alle chiese… Un’attualissima Lonely Planet per amanti dell’arte. Scrive Borso nella premessa: «Quanto all’originale, a renderne ancor più ardua la comprensione è il carattere ellittico delle annotazioni diaristiche […] se dunque la copia, comprensibile al lettore medio di allora e di adesso, perde l’originale, l’originale perde la comprensibilità. Da questa impasse ho cercato di uscire procedendo a un ammodernamento rispettoso dell’originale così oltre a tradurre tutte le espressioni dialettali, correggere tutti i lapsus e errori ortografici, sintattici d’interpunzione […] Ho svolto infine per intero i nomi degli artisti e i luoghi d’arte, così che il Viaggio possa valere da guida turistica per il lettore cui venga voglia di seguire un itinerario eccentrico che magari riflette il gusto dell’epoca, ma di un genio dell’epoca»

L’autore
Antonio Canova (1757–1822) è stato uno scultore e pittore italiano, ritenuto il massimo esponente del Neoclassicismo in scultura.

Ferruccio Parazzoli, Elefanti bianchi, il Messaggero
Un uomo girovaga notte e giorno nei dintorni di piazzale Loreto inseguendo le storie della variegata umanità che li abita. Un medico, stanco della vita e dei suoi dolori, è os- sessionato dal dubbio se Cechov si preparasse da solo le marmellate. Un bambino diventa amico di un vecchio pro- fessore che ha perso la cattedra per non avere abiurato la fede fascista ereditata da un padre podestà. Un papa afri- cano reazionario si trova d’improvviso a confronto con il suo anziano predecessore creduto morto. Fellini, Pasolini, De Filippo, Magnani, Sordi e Ingrassia si riuniscono a cena per parlare della realizzazione di un film immaginifico dal titolo Il Terrorista. Odisseo ricorda la sua vita dopo la mor- te, dialogando con figli, moglie e amanti sui fatti che hanno seguito il ritorno a Itaca.
Questi sono solo alcuni dei bizzarri, ironici, introversi Ele- fanti bianchi di Ferruccio Parazzoli, eterogeneo mosaico di racconti, romanzi, saggi narrativi, prose di viaggio, sceneg- giature teatrali e frammenti di varia natura. Un insieme di testi inediti all’interno dei quali si alterna una sinfonia di personaggi memorabili e luoghi letterari – dalla Milano di corso Buenos Aires e del Pio Albergo Trivulzio alla Roma sede del papato e di cinematografiche trattorie popolari – che attraversa l’intero spettro dell’immaginario di Parazzo- li: la riflessione sulla scrittura e sul ruolo dello scrittore a confronto di volta in volta con la perdita dell’ispirazione e il fallimento o con il successo e la noia, la patina grottesca che ricopre ogni tragedia, il declino dei corpi e delle anime, le infinite maschere abitate dal potere, il nichilismo dosto- evskijano di chi vorrebbe credere e non riesce più. Coronata dalla prefazione di Helena Janeczek, quest’opera è uno scavo nelle possibilità polifoniche della scrittura che oltrepassa i confini del realismo e della mimesi. Una serie di originali e difformi narrazioni che, al pari di una man- dria di elefanti, avanzano impetuose e armoniche come un corpo solo.

Priya Basil, Come diventare femminista, il Messaggero

Questo non è un mondo per donne. Ogni spazio che ti cir- conda, ogni strada su cui guidi, ogni libro di anatomia su cui il tuo medico ha studiato, perfino la temperatura media nell’ufficio in cui lavori sono stati pensati in base alle esi- genze del corpo maschile. Se sei donna verrai pagata meno di un uomo, riceverai più molestie di un uomo, verrai cre- duta meno di un uomo raccontando di aver subito una vio- lenza. È un mondo in cui alle donne è lasciata solo la libertà di lottare per perdere. E a volte neanche quella.

Priya Basil ha sentito questa verità ribadita di continuo nel corso della sua vita: nel segreto familiare cui nonna Mumji alludeva con gli occhi bassi, nello sguardo giudicante di sua madre, che racchiudeva tutti gli sguardi – di biasimo, desi- derio, disprezzo – a sua volta ricevuti, nella sua stessa espe- rienza quotidiana. È da qui, molto prima che dalla lettura di Hannah Arendt e Judith Butler, che è nato il suo femmini- smo: dalla sensazione di vivere sin dall’infanzia, al pari delle altre donne che ha conosciuto, in una gabbia senza sbarre creata dagli altri.

Come diventare femminista è un invito ad aprire gli occhi sulla società che ci circonda e a prendere consapevolezza delle infinite limitazioni cui continua tuttora a essere sot- toposto il genere femminile: perché solo rendendoci conto di quanto la discriminazione sia endemica attorno a noi – basti pensare che una persona su cinque in Europa ritiene che le donne inventino spesso accuse di abusi o di stupro – potremo fare a pezzi questo mondo e ricostruirne uno a misura di tutte e tutti.

Quello di Priya Basil è un pamphlet intimo, diretto ed esplosivo. Un’opera che ci porta a riconsiderare le nostre stesse scelte e azioni, il modo in cui ci parliamo e ci ascoltiamo tra noi, come ci raccontiamo e come immaginiamo il futuro: perché la parola «femminista» non rimanga solo uno slogan su una maglietta alla moda, ma diventi il nome di una rivoluzione.

Libro copertina “La vita estranea” di Mario Balsamo, Morellini

In una suggestiva ambientazione triestina, il continuo confronto con la morte dell’erede di Houdini, dalla perenne sfida all’accettazione. Quali sono i segreti dell’Aldilà? Nessuno meglio di Leo, emulo di Houdini, può conoscerli, perché nell’Aldilà vi è appena finito. Certo, le sue rivelazioni, ironiche e bislacche, sono strettamente personali. Come strettamente personale è la storia del sé in vita, che dell’Aldilà negava l’esistenza, come della morte, del resto. Famoso e osannato in tutto il mondo, Leo, ad un certo punto della sua carriera, incappa in un incidente di percorso: prima professionale, poi umano. Da che si credeva immortale, si rende conto di avere ancora poco da vivere. Dopo un primo momento di disperazione, Leo sospende i suoi numeri di escapologia e cerca di ridefinire la sua esistenza, completamente stravolta dalle circostanze. Per una serie di casualità incontra sulla sua strada Irene, una terapeuta che usa l’ipnosi per curare. Con lei, dotata anche di poteri sciamanici, Leo comincia un viaggio per prendere consapevolezza e dialogare con la propria morte. Riuscirà in questo modo a sgusciarle da sotto le dita? Oppure parlarle gli consentirà di vivere gli ultimi istanti in maniera più autentica? Con questo romanzo, il regista e documentarista Mario Balsamo completa una personale “trilogia dell’elaborazione”, un percorso che lo ha portato, a partire dalla sua esperienza di malattia a volere affrontare il tema della rimozione nella nostra società della Grande Mietitrice. E così, oltre a La vita estranea, con il film Noi non siamo come James Bond, e il documentario in lavorazione In ultimo, Balsamo porta la sua testimonianza su malattia e fine vita, su suicidio assistito e hospice. Ma lo fa con estrema leggerezza, così come gli riconosce Paolo Di Paolo: «Un lavoro sincero, impudico, spiazzante. Un modo curioso, giocoso e insieme serissimo di meditare sulla morte».

L’autore
Mario Balsamo è regista documentarista e insegna a diventarlo. Tra i suoi film, i più premiati e noti sono stati: “Noi non siamo come James Bond”, “Mia madre fa l’attrice”, “Sognavo le nuvole colorate”, “Sotto il cielo di Baghdad”, raccontati nel libro “Il cielo rovesciato” (di Sabina Curti e Fabrizio Croce, per i tipi di Bulzoni). Come scrittore e saggista ha firmato il romanzo storico “Que viva marcos!” (manifestolibri) e il manuale per la realizzazione di documentari “L’officina del reale” (Cdg).

Libro contro copertina Roberto Camurri, “Qualcosa nella nebbia”, NN Editore

“Mi sento travolto, e tutto trema attorno a me.
Trema il mare e trema il canale, la città e i suoi tetti,
tremano le nuvole sopra la mia testa, i profumi degli alberi, dell’erba,
della rugiada nelle albe invernali, del sole e dei fiori nell’afa delle estati.
Tremano il profumo e il candore della neve.”

Uno scrittore sceglie di ambientare i suoi romanzi a Fabbrico, un paese che non ha mai visto ma che lo attrae inspiegabilmente. È un uomo insoddisfatto e arrabbiato, odia la sua famiglia e il suo lavoro. Il suo primo libro ha avuto successo, e ora sta scrivendo nuove storie, diverse, ambientate in una Fabbrico spettrale in cui si muovono tre personaggi: Alice, che ha avuto una grottesca carriera in tv e ha scelto di tornare a vivere in paese; Giuseppe, da sempre innamorato di Alice anche se può averla solo in un perverso gioco sessuale; e Andrea detto Jack, che da bambino assiste all’arrivo di un’inquietante famiglia nella casa con cinque comignoli vicina alla sua, diventando testimone di una terribile tragedia. Invitato a un festival letterario in Olanda, lo scrittore comincia a confondere realtà e finzione, e grazie a una donna misteriosa scopre un passato che non sapeva di avere.

Amore e amicizia, fiducia e tradimento, vita e morte: Roberto Camurri torna ai temi di A misura d’uomo in un romanzo intimo e intenso, radicalmente sincero. E con una lingua suadente e musicale, e delicati tocchi sovrannaturali, svela la natura ammaliante del passato, che ci attrae con il suo incessante richiamo ma ha il potere di liberarci dalle nostre più recondite paure.
Questo libro è per chi conserva ancora i buffi bigliettini d’amore ricevuti alle elementari, per chi si emoziona davanti alla delicata potenza della Veduta di Delft di Vermeer, per chi sente di essere il personaggio di una storia che non può controllare, e per chi ha trovato il coraggio di attraversare la nebbia per andare incontro al suo cielo magnifico e azzurro.

L’autore
Roberto Camurri è nato nel 1982, undici giorni dopo la finale dei Mondiali a Madrid. Vive a Parma ma è di Fabbrico, un paese triste e magnifico che esiste davvero. È sposato con Francesca e hanno una figlia. Lavora con i matti e crede ci sia un motivo, ma non vuole sapere quale. Il suo libro d’esordio, A misura d’uomo (NNE 2018), ha vinto il Premio Pop e il Premio Procida, ed è stato tradotto in Olanda, Spagna e Catalogna. Il suo secondo romanzo, Il nome della madre (NNE 2020), è stato tradotto in Olanda e in Germania. Qualcosa nella nebbia è il suo terzo romanzo.

Le uscite di venerdì 18 marzo

Giovanni Capurso “Anselm Grün – Una spiritualità per il nostro tempo”, Elledici

Il nuovo libro di Giovanni Capurso “Anselm Grün – Una spiritualità per il nostro tempo” è una ricostruzione dei grandi temi affrontati da pater Anselm negli anni. Da essa emerge una spiritualità che, senza rinunciare ai tratti fondanti del cristianesimo, dialoga con il nostro tempo inquieto e complesso. “Pretendere di circoscrivere il pensiero di Anselm Grün in un solo libro”, dichiara l’autore “è praticamente impossibile, quindi i temi affrontati sono quelli che si legano soprattutto con i miei studi della morale, della psicologia e della psicanalisi”. Il testo, pubblicato dalla storica casa editrice torinese Elledici nel febbraio 2022, segue la precedente pubblicazione intervista “L’angelo della speranza”, e si rivolge a chi vuole avere un’idea più chiara del grande pensatore benedettino e più in generale a chi vuole aprire un dialogo con se stesso, comprese quelle ombre dalle quali vorremmo fuggire ma che ci appartengono. Di certo non è un libro da consumo. Inoltrarsi negli scritti di Anselm Grün è come muoversi in un piacevole percorso fatto di tante viuzze che si intersecano tra loro. Innumerevoli sono gli spunti, i consigli e le meditazioni da lui sviluppati in grado di arricchire il nostro spirito; sono lampi di luce che si aprono nella nostra mente e nel nostro cuore. Dalle sue meditazioni genuine possiamo cogliere gli interrogativi che nascono, non solo dalla solitudine di una cella e dalla profondità della preghiera, ma dall’acuta osservazione di un consigliere spirituale. Di queste diramazioni perciò l’autore ha dovuto imboccarne una. Il taglio che ha dato in questo invito alla lettura del pensiero del monaco benedettino è soprattutto legato alle sue preferenze nell’ambito dello studio delle scienze umane, della filosofia e della psicologia, in particolare junghiana. Di certo c’è un aspetto che balza immediatamente agli occhi leggendo i libri di padre Anselm: la propensione a trovare del buono in qualsiasi difficoltà in cui possa incorrere l’uomo nel cammino della sua vita. Possiamo paragonare i suoi libri a dei cartelli stradali, frutto di lunghe elaborazioni interiori originate dell’ascolto delle ferite di anime che vanno a trovarlo da decenni. Nelle sue meditazioni traspare un ottimismo di fondo, proprio di chi vive a stretto contatto con le sorgenti della spiritualità. Il modo in cui viviamo la vita, in fondo, dipende da noi, da come ci poniamo dinanzi ad essa; certo, sempre rafforzati e guidati dalla fede in Dio. Padre Anselm, per questo, è un maestro dello spirito che rielabora ricette antiche che provengono dai Padri del deserto e dall’insegnamento di San Benedetto per riproporle in una forma fresca e attuale. Quella che ci propone è una spiritualità cristiana che parla all’uomo del nostro tempo. È questo il suo più grande merito.



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