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La passione di Giosuè l’ebreo

Eventi Venerdì 15 gennaio a Cefalù, nell'ambito del seminario su Arte e cultura Ebraica in Sicilia, la proiezione del film di Pasquale Scimeca

Nell’ambito del Seminario su Arte e Cultura Ebraica in Sicilia organizzato dall’Associazione SiciliAntica venerdì 15 gennaio alle ore 17 sarà proiettato il film di Pasquale Scimeca “La passione di Giosuè l’ebreo”. Dopo la presentazione di Melina Greco, presidente della sede SiciliAntica di Cefalù e di Alfonso Lo Cascio, della Presidenza Regionale di SiciliAntica, si terrà un breve intervento del registra Scimeca che illustrerà le ragioni e i contenuti del film. L’incontro si terrà presso la Sala delle Capriate del Palazzo Municipale di Cefalù.

Dal film La passione di Giosuè l'ebreo

Dal film La passione di Giosuè l’ebreo

La passione di Giosuè l’ebreo Il 1492 è l’anno che della scoperta dell’America. Ma il 1492 è anche il momento in cui la regina Isabella decreta la cacciata dalla penisola iberica di tutti gli ebrei che rifiutando la conversione minacciano la purezza di quella che doveva diventare la cattolicissima Spagna. Dopo la cacciata dei mori, consumatasi anni prima, veniva in questo modo a cessare di esistere un mondo in cui avevano avuto la possibilità di coesistere le tre principali religioni monoteiste: la cattolica, l’ebraica e la maomettana. E a questo si unì il dramma del marranesimo, che segnò in maniera profonda la sensibilità religiosa ebraica nei secoli a venire. Anche se vi furono conversioni al cristianesimo, molti neoconvertiti continuarono a professare in segreto la propria religione, ed essere scoperti voleva dire morte certa.

In Sicilia, luogo in cui è ambientato “La passione di Giosuè l’ebreo” l’inquisizione ha comminato condanne a morte per marranesimo fino al 1700. Il film di Pasquale Scimeca è un’allegoria della condizione ebraica dopo il fatidico 1492, ma più in generale è una forte denuncia della giudeofobia derivante dall’accusa di deicidio, cioè dell’assassinio di Gesù. Giosuè, è un giovane ebreo che dopo la fuga dalla Spagna si trova in un paesino della Sicilia, e mentre sta vendendo carbone capita in una chiesa in cui stanno scegliendo un fedele così sapiente da poter interpretare il ruolo di Cristo in una sacra rappresentazione chiamata la “Casazza” (termine che proviene da “casacca” o secondo un’altra teoria, da una grande casa in cui provavano gli attori). Grazie alla sua profonda conoscenza della Bibbia (Giosuè è figlio di un rabbino), il giovane ebreo viene scelto, ed in breve riesce ad accattivarsi la simpatia degli abitanti di Hassin. Ma un inquisitore, decide che lasciar vivere Giosuè è troppo pericoloso, e la rappresentazione diventa reale. “La passione di Giosuè l’ebreo” vuole ribadire in maniera chiara le parole di Giovanni XXIII secondo il quale con la persecuzione ingiusta da parte dei cristiani, nel corso dei secoli Gesù è stato crocifisso una seconda volta nella carne degli ebrei. Per questo, e anche per il messaggio di tolleranza che unisce sotto il padre comune Abramo le tre principali religioni monoteiste, Giosuè l’ebreo porta con sé un messaggio di grande importanza.

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