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Estoy Viva

Eventi La mostra di Regina José Galindo arriva ai Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo (spazio ZAC) dal 24 aprile al 28 giugno: con una nuova veste rispetto a quella di Milano, si configura come la più ampia mostra antologica dell'artista mai realizzata

Regina José Galindo, tra le più importanti artiste contemporanee e performer internazionali, vincitrice del Leone d’Oro alla 51. Biennale di Venezia inaugura il 24 aprile nello spazio ZAC dei Cantieri Culturali alla Zisa la mostra “Estoy Viva”.

«Mi ha emozionato e toccato profondamente – dice Regina José Galindo– la frase contenuta nella Carta di Palermo la migrazione come sofferenza e la mobilità come diritto umano e allora mi chiedo come sia possibile che le frontiere non esistano per far passare droga e armi e diventino insormontabili per gli esseri umani. Io ho un forte senso politico ma non mi considero un’attivista, sono un’artista, una poetessa che non vuole dare risposte, non vuole giudicare, voglio fare domande come stimolo per riflettere su tematiche molto attuali. La performance non è ispirata alla tragedia di questi giorni ma allude a tutte le tragedie del passato, in particolare nasce dalla tragedia dell’emigrazione che vive il mio Paese per estendere le riflessioni a tutte le realtà contemporanee».

Estoy Viva arriva a Palermo con una nuova veste rispetto all’esposizione della primavera 2014 al PAC di Milano e si configura come la più ampia mostra antologica dell’artista mai realizzata finora. L’esposizione sarà ospitata nello spazio ZAC dei Cantieri Culturali alla Zisa, lo straordinario capannone dedicato all’arte contemporanea di recente riaperto dall’Amministrazione Comunale. I Cantieri Culturali alla Zisa sono oggetto di nuovi interventi di recupero che completeranno la restituzione alla città delle vecchie Officine Ducrot attraverso l’ambizioso progetto di un centro culturale polivalente. Un percorso avviato in febbraio di quest’anno con una mostra del fotografo Mauro D’Agati in collaborazione con l’editore tedesco Steidl e che culminerà con Manifesta, la prestigiosa Biennale europea d’arte contemporanea che nel 2018 avrà luogo nel capoluogo siciliano.

Regina José Galindo, Estoy Viva

Accanto ad alcune delle azioni più conosciute di Galindo (come
Quien puede borrar las huellas?, 2003; Perra, 2005; Looting, 2010), anche una serie di lavori mai visti prima in Italia (come Proxémica, 2003; Verstecken, 2014), le foto della controversa performance Estoy viva realizzata al PAC di Milano nel marzo del 2014, e la première assoluta del video della performance Combustible, svoltasi nella Repubblica Domenicana nell’estate del 2014. Articolata in cinque sezioni tematiche (Politica, Donna, Violenza, Organico e Morte), la mostra si sviluppa lungo un corpus di opere costituito da oltre sessanta lavori tra video, fotografie e sculture. Cinque sezioni per un percorso costruito attraverso cortocircuiti visivi ed emotivi, che mettono lo spettatore a confronto con le paure umane, con le proprie incertezze e i propri errori.

«È la più ampia antologica mai realizzata finora su Regina José Galindo – dice Eugenio Viola che ha curata la mostra insieme a Diego Sileo – è stata ripensata rispetto all’esposizione dello scorso anno al PAC di Milano. È una mostra non facile perché le azioni di Regina non compiacciono se stessa né coloro che sono destinati ad assistervi. C’è un corto circuito stridente tra la sua fisicità delicata e la forza delle sue azioni. Il suo lavoro procede dal particolare al generale portandoci a riflettere sull’eccesso di violenza nella società contemporanea».

L’arte di
Regina José Galindo (Città del Guatemala, 1974) ruota attorno all’uso della propria corporeità per denunciare la violenza contro le donne e più in generale quella sociale, politica e culturale della società contemporanea, inserendosi nel solco della linea d’indagine aperta da Ana Mendieta e Marina Abramovič negli anni Settanta del Novecento. Nelle sue performance, che definisce «atti di psicomagia» a sottolinearne la carica emotiva e la sofferenza di cui si fanno portatrici, l’artista opera con gestualità aggressiva sui propri limiti fisici e psicologici e trasforma così il proprio corpo nel teatro di un conflitto permanente, esemplificando i drammi vissuti dal popolo guatemalteco e dalla società umana in generale. Partecipa alla Biennale di Venezia nel 2001 e nel 2003 mette in scena ¿Quién puede borrar las huellas?, performance in cui attraversa Città del Guatemala a piedi nudi, fermandosi di tanto in tanto per immergerli in un bacile di sangue umano e lasciare orme insanguinate come atto di denuncia contro la ricandidatura del generale ex dittatore Efraín Ríos Montt alla presidenza del Guatemala. Nel 2005 vince il Leone d’oro come giovane artista alla Biennale di Venezia con Himenoplastia, una performance sul tema della verginità come imposizione istituzionale, presentando in video un intervento di ricostruzione del proprio imene. Nel 2007 presso la Fondazione Volume! a Roma, inscena Cepo incatendosi per un’intera notte al muro che costeggia l’adiacente carcere di Regina Coeli, per creare un parallelismo con la condizione dei detenuti al di là del muro.

A cura di Diego Sileo, Eugenio Viola

Vernissage venerdì 24 aprile 2015 ore 18,30
Orari: dal martedì alla domenica dalle ore 9.30 alle ore 18.30.
Ultimo Ingresso ore 18. Chiuso il lunedì

Fino al 28 giugno

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