Musica L'11 gennaio di 324 anni fa il sisma piĆ¹ potente di sempre sconvolse la Sicilia sudorientale. Con Dies Irae, la Cantata di li rujni, in uscita a febbraio, il cantautore siracusano in cantata barocca ricorda quei momenti di inferno, compresa l'eruzione dell'Etna di 4 anni prima. In allegato il "Catastrofi e storie di popolo" ricerca di Luigi Lombardo
Dies Irae, la Cantata di li rujni ĆØ il nuovo cd/book che il cantautore siracusano Carlo Muratori ha in preparazione e che uscirĆ ai primi di febbraio di questāanno per Le Fate Editore. Un lavoro di ricerca storica e di inedita musica popolare in cui il musicista presenta la sua personalissima re-interpretazione di due lunghe storie antiche (circa mezzāora ciascuna): il Terremoto del 1693 e lāEruzione dellāEtna del 1689, con in chiusura il rifacimento dellāottocentesca Coroncina per le anime del Purgatorio appartenente al rito dellāOttavario dei defunti in lingua siciliana. Lo stile sarĆ quello delle Cantate barocche, in cui si susseguono recitativi, arie cantate, storie e musica. Ā«Le immagini che in questi giorni vengono sparate fuori dalle tv o dai computer raccontano le ferite dei luoghi, il dolore e la paura dei terremotati. Immagini di distruzione, ammassi di rovine indistinte a fare da sfondo alle facce sconvolte di quelle popolazioni. DovāĆØ la speranza di un futuro? DovāĆØ il senso di queste tragedie? – si interroga Muratori – Ć in questi momenti che la nostra mente brancola nel buio, alla ricerca di un minimo perchĆ©, di un brandello di logica e di consolazione. Ho pensato anche agli eventi catastrofici che hanno sconquassato la mia Isola; dai terremoti ai maremoti, alle eruzioni dellāEtna. Quello violentissimo delle nove del mattino della domenica 11 gennaio 1693. Una strage in tutta la Sicilia orientale. Sessantamila morti, paesi rasi al suolo, elenco infinito di morte e devastazione, territorio profondamente modificato nella sua morfologia. Il terremoto piĆ¹ forte mai registrato sul territorio italiano e il ventitreesimo piĆ¹ disastroso della storia dellāumanitĆ Ā».
Un momento di riflessione, di meditazione sulla precarietĆ umana e sulle catastrofi naturali. Ā«Mi ha impressionato il linguaggio usato dai nostri cantastorie per raccontare quei momenti di inferno. Ć una lingua siciliana apocalittica, le parole sono roboanti, colpi di tamburo e di scure che si abbattono sulle anime degli ascoltatori. Riprendendo il pensiero di quellāepoca, anche il narratore rappresenta la catastrofe come punizione divina, vendetta di un Dio impietoso che si abbatte sui peccati dellāumanitĆ ritenuta oramai irredimibileĀ». Una sorta di collera divina e non la normale modificazione della crosta terrestre. Ā«Oggi ā conclude Muratori – siamo lontani anni luce da quella mentalitĆ , anche se queste disgrazie colpiscono profondamente la nostra umanitĆ , ci interrogano e ci lasciano sbigottiti. Ć come se un terremoto attivi per simpatia altre scosse, dellāanima, della coscienzaĀ».
Al cd ĆØ accluso āCatastrofi e storie di popoloā, una ricerca dello storico acreide Luigi Lombardo, da cui sono tratti i testi delle storie che ha musicato Muratori, insieme alla narrazione poetica di altri cunta storie degli ultimi tre secoli, tutti incentrati sul tema dei cataclismi naturali. Il progetto editoriale sarĆ impreziosito dalle opere pittoriche gentilmente concesse dallāartista americana Hollis Hammonds, e alla sua pubblicazione seguirĆ lāallestimento di uno spettacolo teatrale che girerĆ diversi teatri siciliani e nazionali.