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Copertina tra ring e dune: il viaggio della vita sale in cattedra con Mearini e D’Agostino

Blog Tra l'attesa per i nuovi titoli di Sebastiano Nata con Bompiani e Antonio Moresco per Sem, il ritorno di Paolo Nori, il tributo di Oligo per Genova e la nuova nata Orville Press che debutta con "Box Hill" di Adam Mars-Jones, nella settimana che inizia a proporre i candidati al Premio Strega in copertina vanno "Corpo a corpo" (Arkadia) di Elena Mearini e "Al di là delle dune" (A&Editrice) di Domenico Benedetto D'Agostino

Settimana delle prime uscite dei libri candidati al Premio Strega, il premio più noto in Italia in materia di libri… ne abbiamo segnalati tanti durante l’anno e auguriamo a tutti un grande in bocca al lupo. Ma per quanto riguarda i nostri consigli alla lettura ecco in pole position, dunque libro copertina per Elena Mearini che torna con uno dei suoi enigmatici quanto adorati romanzi: “Corpo a corpo” pubblicato da Arkadia, nella collana rocker Sidekar. Controcopertina a A&B Editrice (la qualità sale sempre più dopo l’arrivo della manager Pina La Banca) per “Al di là delle dune” di Domenico Benedetto D’Agostino. E’ stata dura scegliere, basta leggere chi sta tornando, chi viene proposto e le meravigliose realtà indipendenti che suggellano la loro forza.

Buon fine mese e buone letture!

Le uscite di martedì 21 febbraio

Paolo Nori, Vi avverto che vivo per l’ultima volta, Mondadori

Dopo Dostoevskij, Paolo Nori racconta la vita di un’altra grande figura della Storia russa: Anna Achmatova, poetessa – anzi poeta, perché è così che voleva essere chiamata – nata vicino a Odessa e morta a Mosca nel 1966, figlia di un ufficiale russo che quando seppe dell’attività della figlia le disse: «Non mischiare il nostro cognome con queste faccende disonorevoli». E lei, anziché smettere, rinnegò il suo cognome e assunse quello di un’antenata, una principessa tartara. «Suora e prostituta» per la critica russa, esclusa dall’Unione degli scrittori, privata dei suoi affetti, diventata, durante l’assedio nazista, la voce più popolare della Russia, non ha mai smesso di scrivere, ottenendo riconoscimento solo alla fine della sua esistenza.

Hans Tuzzi, Curiosissimi fatti di cronaca criminale, Bollati Boringhieri

Nell’Italia degli anni Sessanta, gli inquirenti sono alle prese con un delitto che pare impossibile da risolvere e al quale ne segue un altro. Per entrambi i casi i testimoni affermano di aver visto delle strane luci nel cielo. Per la stampa è chiaro: si tratta di marziani, ma gli inquirenti devono attenersi alla realtà dei fatti: stando alle prove, i colpevoli vanno ricercati negli apparati statali. E invece basterebbe alzare lo sguardo al cielo per risolvere il caso. Una fiaba onirica ed esilarante da uno dei giallisti più amati dal pubblico italiano.

Antonio Moresco, La lucina, Sem

Lontano da tutto, tra i boschi, in un borgo abbandonato, un uomo vive in solitudine. Ma un mistero turba il suo isolamento: ogni notte, alla stessa ora, il buio è spezzato da una lucina che si accende sulla montagna, proprio di fronte alla sua casa di pietra. Un giorno l’uomo si spinge fino al punto da cui proviene la luce. Ad attenderlo trova un bambino. Nuove domande affollano la mente dell’uomo: chi è veramente quel bambino? E quale rapporto li lega? Lo scopriremo a poco a poco, avvicinandoci sempre più al cuore segreto di questa storia terribile e lieve, fino all’inaspettato finale. Un libro enigmatico e intenso, perturbante e profondo, destinato a lasciare un segno nell’anima dei lettori.

Le uscite di mercoledì 22 febbraio

Marianna Crasto, Il senso della fine. Inesorabile storia d’amore, effequ

Il senso della fine è l’esordio di Marianna Crasto, finalista al Calvino 2022 e redattrice di «inutile». È il 29 febbraio quando in un’edizione speciale del tg si annuncia l’imminente fine del mondo. Mentre tutti sono alle prese con i preparativi, in un’isteria di massa, noi seguiamo X, cassiera di un supermercato all’interno di un centro commerciale, e Y, commesso in un negozio dello stesso centro commerciale. Tra i due stava per nascere qualcosa, ma la crisi mondiale rivoluziona il loro piccolo universo. Una storia d’amore alle soglie della fine dei tempi.

Monica Acito, Uvaspina, Bompiani

È venuto al mondo con una macchia sotto l’occhio sinistro, come un frutto incastrato nella pelle: Uvaspina, è così che tutti lo chiamano, e lui ci ha fatto l’abitudine. Come si è abituato a suo padre che si vergogna di lui; a sua madre malafemmina; a sua sorella, sempre imprevedibile e feroce. Sullo sfondo di una Napoli dalle viscere ribollenti, Monica Acito, vincitrice del premio Calvino per la narrativa breve, narra una storia sulla giovinezza e sul bisogno di felicità.

Le uscite di venerdì 24 febbraio

Sebastiano Nata, Memorie di un infedele, Bompiani

Tommaso Alfieri è un uomo solo. Benché abbia fatto carriera, viaggiato ovunque, e amato tanto, guarda alla sua vita e si rende conto di averla sprecata. Ha perso sua moglie Evelina, che ha trovato amore altrove, e i figli, che hanno preso le loro strade. Eppure, Tommaso non si dà per vinto e prova a inseguire ciò che gli sembra possibile e in mezzo a tutto questo, mentre aiuta Jolanda, albanese che vive alla periferia di Roma, o racconta le fiabe al nipote Giovanni, intravede un motivo di rinascita, sebbene effimera.

Tamara Tenenbaum, Tutte le nostre maledizioni si compiranno, Fandango

In “Tutte le nostre maledizioni”, Tamara Tenenbaum, scrittrice e filosofa femminista argentina, autrice de La fine dell’amore, racconta la vita di una ragazza nata e cresciuta nella comunità ebreo-ortodossa a Buenos Aires e da essa più o meno fuoriuscita. Dipinge piccole storie, vite riassunte in tre, quattro righe, mentre va avanti o ristagna quella della protagonista: una bambina, poi ragazza, poi adulta, che prova a pensare da sé. Persino la morte del padre, ucciso in un attentato, è elaborata con poche, precise parole, anch’esse lontane dai percorsi canonici del lutto. Come in un Lessico famigliare d’oltreoceano, l’autrice riscatta e cristallizza le anomalie del quotidiano, in cui riecheggiano eventi lontani e sovrastrutture, strascichi di quel che non si vede ma persiste sottotraccia, ombre di storie.

Nassim Nicholas Taleb, Il Cigno nero. Come l’improbabile governa la nostra vita, il Saggiatore

Prima della scoperta dell’Australia gli abitanti del Vecchio Mondo erano convinti che tutti i cigni fossero bianchi: una convinzione inconfutabile, poiché sembrava pienamente confermata dall’evidenza empirica. L’avvistamento del primo cigno nero è stato quindi una sorpresa; ma non è questo il punto. Il punto è che una conoscenza basata sull’esperienza pregressa è una conoscenza fallace, che ci rende fragili al cospetto dell’infinità di eventi che possono verificarsi. Basta un solo cigno nero per sbriciolare un’asserzione generale ricavata da millenni di avvistamenti di milioni di cigni bianchi. E allora perché ci ostiniamo a basare le nostre vite sulla previsione del futuro e sul controllo dei rischi? Perché continuiamo ad affidarci alle scelte basate sul già noto, come se non sapessimo che l’ignoto esiste e possiamo incontrarlo? Guerre, pandemie, crolli finanziari mondiali: com’è possibile che eventi simili riescano sempre a coglierci impreparati? In Il Cigno nero – ormai un classico della contemporaneità – Nassim Nicholas Taleb ci invita ad abbracciare l’improbabile e accettare, infine, che esso governi le nostre vite. Che sia per pianificare la struttura economica di un paese o i prossimi quindici anni della nostra esistenza questo è il libro da cui farci guidare.

Alice Birch, Anatomia di un suicidio, il Saggiatore

Carol, Anna, Bonnie. Madre, figlia e nipote. In questa saga familiare sul dolore e l’amore, tre generazioni di donne si parlano e si cercano attraverso il tempo. Trovandosi riunite da un evento innominabile in una grande casa, le tre don- ne lasciano che loro parole e i loro silenzi riecheggino tra le pareti, scambiandosi intenzioni, auspici, domande, alla ricerca di un modo per affrontare il grande rimosso delle loro esistenze. Ognuna ha qualcosa da nascondere e da rivelare. Carol si muove nel mondo come distratta dalla vita: c’è un’energia che la spinge altrove e che ha il sapore liquido dei fiumi. Bonnie è l’ultima della stirpe: non sa quasi nulla della ma- dre e della nonna, ma sa che nel loro passato c’è un segreto oscuro, che la riguarda. Anna è in mezzo tra loro, come un diaframma: un ponte sensoriale tra il cammino della madre e il destino della figlia. A partire dalle loro storie, che si incrociano e allontanano nel loro fluire, Alice Birch dà vita a una scrittura ambiziosa e originale. Come una partitura musicale, divisa in tre ambienti corrispondenti alle linee narrative delle protago- niste, Anatomia di un suicidio segue un doppio andamento: diacronico, muovendosi lungo i tre assi temporali della vita delle protagoniste; simultaneo, con le tre storie accadono in contemporanea, come in un grande affresco sociale. Arricchito dalla prefazione di Concita De Gregorio, questo libro ci spinge a confrontarci con il lato meno visibile dei rapporti familiari: quel groviglio sottile di non detti e gesti mancati in cui il desiderio e la proiezione degli altri dà vita a una gabbia da cui fuggire sembra impossibile.

Lorenzo Beccati, Manimàn. Storie insolite su Genova e paraggi, Oligo editore

Cosa hanno in comune Buffalo Bill, Jean- Michel Basquiat, Frankenstein, Stanlio e Ollio, la principessa Sissi, i Beatles, Maciste, Carlo Goldoni, Winston Churchill? Hanno in comune Genova. In questo piccolo grande libro si svelano gli accadimenti che li hanno legati alla Superba. Inoltre, l’autore racconta decine di altre storie insolite che riguardano luoghi e oggetti. Manimàn – non si sa mai – che non è curioso! “Manimàn” (“non si sa mai” o “non sia mai”) tradisce il classico atteggiamento di diffidenza e prudenza genovese. Un libro che è un atto d’amore per Genova scritto uno dei suoi romanzieri più noti. «Tra i tesori custoditi nella Cattedrale di San Lorenzo c’è il Santo Catino, il piatto dove Gesù Cristo consumò l’agnello pasquale durante l’ultima cena, ritenuto per secoli il Sacro Graal. Si tratta di un piatto esagonale di vetro trasparente di colore verde, anche se si tende a immaginarlo di smeraldo. Il manufatto di difficile datazione fu portato a Genova nel 1101. Napoleone lo rubò ai genovesi che lo riebbero solo anni dopo, rotto in dieci pezzi e uno mancante. Ovviamente il Santo Catino fu prontamente restaurato e consegnato alle preghiere dei fedeli».

Adelio Fusé, Mosaico del Viandante, Book Editore

immagini una pianura nella nebbia accoccolata
un lago di ghiacciato candore
un deserto delle stelle lo specchio
una spiaggia fra bagliori a mezz’aria assolati
 eppure il Tempo lí maschera ferma
pausa che non oscilla
ogni impulso e fremito ormai espunti
dal bluff si smuove e ancóra si riaffretta;
 conosci l’illusione che si fa inganno
ma ti serve lo sgomento
l’urto di rimando:
 la revoca della stasi nel ridestarsi

Terzo capitolo – dopo “La veglia del sonnambulo” (2016) e “Tempo ventriloquo” (2019) – di una trilogia dell’erranza, Mosaico del viandante mette in scena un tu – il viandante, appunto – meticolosamente seguito nei suoi continui quanto imprevedibili spostamenti e incontri dall’io del poeta. Ne deriva una sorta di diario in seconda persona, nel quale l’io è tutt’altro che assente: l’io e il tu sono ognuno l’ombra dell’altro. Il “tu viandante”, che evita gli itinerari lineari e precostituiti a vantaggio della pluralità, procede per libere associazioni e diramazioni, sia pure con la preoccupazione di rintracciare un filo conduttore via via che gli episodi-tasselli si accumulano. La sequenza cronologica è sovvertita dalle intromissioni della memoria. Il passato, benché intermittente, una volta recuperato si reclama come presente. L’andare del viandante nello spazio (spiagge solitarie, aree extraurbane con aeroporti e scali ferroviari, città dai grattacieli spettrali, la campagna dell’infanzia, fiumi in secca e altro ancora, sino a una pianura che sconfina nel mare) coincide allora, inevitabilmente, con un nomadismo nel tempo.
Passato, presente e futuro si fondono in un’unica dimensione temporale trasfigurando il reale, peraltro inscalfibile tanto nei suoi mali congeniti (il “dissesto diseguagliato del mondo”) quanto nella cronaca più negativa – la pandemia, l’emergenza climatica, la minaccia nucleare – che si fa Storia e insieme distopia (“il pianeta azzurro a catafascio / rigattieri a raccoglierlo nessuno”).
Protagonista di un viaggio in espansione costante e giocoforza incompiuto, il viandante si imbatte infine in un mosaico raffigurante un suo lontano omonimo, un “rabdomante di sentieri / nella geografia del tempo”. Lì il percorso non si conclude ma si rinnova.

Violet Kupersmith, Costruisci la tua casa intorno al mio corpo, NN Editore

Winnie ha vent’anni e dagli Stati Uniti si trasferisce in Vietnam, il paese del padre, per insegnare inglese e anche per trovare la sua strada, in un luogo dove spera di sentirsi più accolta. Ma a Saigon le cose non vanno nel verso giusto: Winnie è negligente al lavoro, non stringe amicizie, beve troppo e tende a nascondersi, a sottrarsi alla vista degli altri, finché la città diventa un labirinto in cui si perde fino a scomparire, in modo misterioso. Però in Vietnam niente scompare davvero: lo sa Long, che si mette alla ricerca di Winnie, e lo sa anche Tan, che invece vive nel terrore del ritorno di Binh, la ragazza che ha sempre amato. Dalle loro vicende si dipanano fili sottili che ricostruiscono l’identità di un paese spezzato e cangiante, dove l’irrazionale irrompe nel quotidiano e il passato rinasce nel presente, robusto come le radici dell’albero della gomma.
Costruisci la tua casa intorno al mio corpo è un vertiginoso romanzo d’avventura dalle tinte horror e fantasy, un puzzle di desideri inconfessabili e corpi posseduti, di spiriti e magia, ma anche di riscatto e amore. Con la carica ipnotica dei sogni, Violet Kupersmith ci svela come ogni aspirazione all’oblio può tramutarsi in una preziosa occasione di rinascita. Questo libro è per chi sogna di trasformarsi nell’albero della gomma, per chi si immerge nell’acqua fino a sentire i propri contorni ammorbidirsi, per chi viaggia con gli occhi magici della mente, e per chi sa leggere i segreti scolpiti sui corpi, i ricordi più antichi dell’infanzia, i presagi più sorprendenti per il futuro.

Libro copertina, “Corpo a corpo” di Elena Mearini, Arkadia

Un intreccio di vite complesse, che si contrastano come in un ring. Elena Mearini racconta con crudezza il bene e il male che risiede nei cuori di ognuno di noi. Corpo a Corpo racconta le conseguenze di amori distorti al punto da divenire armi distruttive. Al contempo, celebra il valore impagabile di legami nati da una comune passione sportiva, in questo caso la boxe, emblema di quell’incontro-scontro che è la vita. La storia di svolge nell’arco di diciotto ore ed è ambientata in una palestra della periferia milanese, luogo in apparenza illeso dal tempo, rifugio di vite disfatte e rimesse assieme a colpi di pugni sopra il ring. Qui si rifugia Stefano, professore di liceo ed ex pugile promettente, dopo avere ucciso Marta, la compagna poco più che ventenne. Torna nel luogo che un tempo gli fece da casa e famiglia per raccontare la propria storia tragica a Mario, proprietario della palestra e suo ex allenatore. Durante la confessione, Stefano legge alcuni estratti del diario di Marta, perché “serve conoscere la voce di lei per arrivare alla disfatta di lui”. Marta che ha cercato di salvare la sorella Ada dalla condanna della perfezione. Ada che poi si è uccisa e nessuno ha mai capito il perché. Marta che era troppo normale per essere vista, troppo brillante per non vedere l’insopportabile, troppo esigente per non impazzire. Ada e Marta, il bene e il male che non possono essere divisi, pena la nascita del terribile. Mario, attraverso le regole della boxe e la concretezza dei fatti, aiuterà Stefano a comprendere “la cosa giusta da fare”, se cosa giusta esiste.

Stanley Middleton, Una sera d’estate, Sem

Inghilterra, metà anni Sessanta. Abbiamo un fratello e una sorella – Bernard è al college, Mary è ancora a scuola – alle prese con la propria giovane vita, le perdite, gli amori, le scoperte, verso la fine di una bellissima estate. Allo stesso tempo, la madre Ivy sta morendo di cancro in ospedale mentre il padre prova a tenere in piedi la fragile impalcatura di una famiglia che affronta cambiamenti dolorosi fingendosi unita. Stanely Middleton, definito “poeta del prosaico”, ci regala una storia che ci apre a nuove concezioni di dialogo con noi stessi, per poter superare i drammi quotidiani.

Monica Coppola, Le bugie non salvano nessuno, Las Vegas edizioni

Anna è solo una bambina quando il fratello Enzo sparisce. Attorno a quest’assenza costruisce tutta la sua esistenza, fatta di silenzi che nascondono verità negate e di un rapporto complicato con una madre ossessiva e incapace di affetto. Anna cerca allora fuori dalle mura domestiche quell’amore che la madre non è in grado di darle: dall’amica Lara fino ai pochi adulti che le prestano attenzione. Le bugie non salvano nessuno di Monica Coppola, collaboratrice per il blog di «Vanity Fair» e autrice di racconti su diverse riviste letterarie, è un romanzo di formazione e familiare sullo sfondo della Torino tra gli anni Ottanta e Novanta.

Pascale Kramer, Una famiglia, Nutrimenti

È da trent’anni che tutta la famiglia cerca di salvare Romain da sé stesso. Romain è un ragazzo alcolizzato di una gentilezza disarmante e che suo malgrado sconvolge l’esistenza a tutti i membri della famiglia. Un romanzo, questo di Pascale Kramer, autrice che ha vinto il Gran Premio svizzero di letteratura, spietato sulle relazioni fra i cinque membri di una famiglia perbene.

Libro controcopertina, “Al di là delle dune” di Domenico Benedetto D’Agostino, A&B Editrice

Un filosofo, un letterato, due donne, due vecchi e due bambini sono impegnati in una lunga e misteriosa escursione. Nel corso della passeggiata, che assume sempre più i connotati di un viaggio, il gruppo si intrattiene in semplici ed erudite discussioni. Attraversati da un sentimento panico della natura, i viandanti faranno tappa in un vecchio paese apparentemente abbandonato e, tra tavole imbandite, memorabili incontri e percorsi accidentati, riprenderanno il cammino verso una meta cruciale: le rive del mare, al di là delle dune di sabbia, dove potrebbe forse compiersi un destino più grande del previsto.

Le uscite di domenica 26 febbraio

Giuseppe Pitrè, Breve storia del pesce d’aprile, Graphe.it

Alla scoperta di una delle più longeve, simpatiche e misteriose tradizioni italiane (e non solo)

Perché si fanno i pesci d’aprile? L’autore di questo volumetto decide di andare al fondo della questione, ricostruendo con cura fonti scritte, filastrocche dialettali e testimonianze storico-mitologiche non soltanto italiane, bensì internazionali: sembra proprio che l’origine dello scherzo si perda nella notte dei tempi, benché i suoi effetti siano trasversali (almeno in Europa) negli ultimi due o tre secoli. A corredare il godibile trattato di Giuseppe Pitrè (pioniere dell’etnologia nazionale, 1841-1916) ci sono due altrettanto autorevoli contributi. L’ampia introduzione di Carlo Lapucci contestualizza l’argomento, con leggerezza, sul piano antropologico. Questa consuetudine del pesce d’aprile sembra andare a braccetto con la mutevolezza della stagione, il cambio d’abito e di generazione: quella nuova, nella tradizione popolare, vien messa alla prova nella speranza che diventi presto abbastanza furba da cavarsela nella vita. A chiudere il libro una spassosa appendice di Roberta Barbi, che ha raccolto le burle più famose e riuscite di cui si abbia memoria, dal XIII secolo a oggi. Il testo è arricchito da illustrazioni a colori di Antonio Rubino, Dino Aloi, Milko Dalla Battista, Lido Contemori, Carlo Squillante, Gianni Audisio e Gianni Chiostri.

Il più riuscito pesce d’aprile è forse la stessa ricerca dell’origine dell’usanza del pesce d’aprile, alla quale sono stati mandati tanti inutilmente facendoli tornare con un pugno di mosche in mano. Siccome l’origine più che oscura è ignota, ognuno ha sbrigliato la propria fantasia, contribuendo a formare una specie di saga delle origini, che ha confermato come l’elemento fondante logicamente provato di questa tradizione non lo conosciamo, almeno per ora, e temo che difficilmente uscirà fuori. Quest’usanza ha diffusione in gran parte d’Europa e in America, per ora senza che nessuno abbia potuto certificarne ragionevolmente l’origine e di certo si può dire poco. L’espressione “pesce d’aprile” si trova attestata il Italia per la prima volta nel 1875, mentre in Francia si può risalire al 1655. Nelle varie lingue in cui si trova la locuzione le strade della ricerca riconducono alla lingua francese e quindi l’ipotesi più ragionevole è che l’usanza possa aver avuto inizio e abbia ricevuto il battesimo nella terra del poisson d’avril. (dall’introduzione di Carlo Lapucci).

Gino Scartaghiande, Sonetti d’amore per King-Kong, Graphe.it Edizioni

Un poema d’amore e di morte,
di distacco e di riavvicinamento,
dove la grazia e l’abbandono
si plasmano vicendevolmente

Nel 1977 l’uscita di questo libro rappresentò un punto di rottura nella poesia italiana, data l’audacia espressiva di un poema multiforme che fu subito salutato da molti come un vero e proprio evento. Viene ora riproposta al pubblico l’opera forse dagli esiti più importanti di Gino Scartaghiande. E non si tratta, per l’appunto, di una semplice operazione nostalgica o di un consolatorio omaggio tout court, ma di un vero e proprio riconoscere a questo lavoro una quanto mai attuale vitalità. Difatti, nei Sonetti d’amore per King-Kong, il lettore potrà incontrare una voce dal canto limpido che, seppur poggiando i suoi stilemi sulla lezione dei classici, diventa ancor più ultra contemporanea grazie alle suggestioni del particolare dettato poetico; così come altre volte un incedere più duro e slegato si vedrà aprire ai temi forti della raccolta con suggestioni sempre più imprevedibili.

Le uscite di lunedì 27 febbraio

Damir Ovčina, Preghiera nell’assedio, Keller

A Sarajevo è la primavera del 1992, nel pieno della guerra che sta coinvolgendo un’intera nazione, e un ragazzo bosniaco si ritrova nel quartiere sbagliato – a Grbavica – occupato dai serbi. Sarà costretto a restare qui per ben due anni, lontano dalla sua famiglia. Verrà assegnato ai campi di lavoro e dovrà occuparsi di seppellire i cadaveri. Eppure, nonostante la brutalità, riuscirà a fare largo alla speranza e all’incontro. Un romanzo ispirato alle vicende personali dell’autore.

Nuova casa editrice

Adam Mars-Jones, Box Hill, Orville Press

Box Hill di Adam Mars-Jones è il primo titolo di Orville Press, il nuovo marchio editoriale nato da un’idea di Matteo Codignola – editor storico di Adelphi – con il sostegno di Garzanti. Il primo titolo narra l’amore tra un ragazzo e un biker molto più grande di lui, in un’epoca in cui essere gay era un gesto di rivolta contro le convenzioni; una storia in cui si sentono gli echi di Jean Genet e Alan Bennet.



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