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Com’erano dolci le monache di casa. Mario Liberto torna sullo stretto legame fra leccornie e private confessioni

Libri e Fumetti Il giornalista e scrittore torna in libreria con “Le monache di casa. Storia, aneddoti e curiosità dei dolci conventuali”, Edizioni Momenti, che racconta la storia della pasticceria siciliana, attraverso l’epopea delle monache di casa, pseudo consacrate riconosciute come monache non in virtù non dello status di consacrazione verginale ma di voto privato in confessione

Torna in libreria il giornalista e scrittore Mario Liberto con un’opera tutta da leggere e da gustare: “Le monache di casa. Storia, aneddoti e curiosità dei dolci conventuali”. Il volume, edito da Momenti, racconta le vicende della storia della pasticceria siciliana, attraverso l’epopea delle monache di casa e il giornalista, storico e scrittore originario di Chiusa Scafani, nel Palermitano, in questa sua ricerca fresca di stampa, riferisce le ultime testimonianze di un mondo che lentamente ha perduto il suo fascino e la sua teatralità, anche se qualcosa di tutto ciò, destinato a scomparire, rimane, talvolta senza che nemmeno tutti gli estimatori se ne avvedano.
Il libro è arricchito della storia e delle ricette di trentadue dolci conventuali siciliani in parte scomparsi. “Le monache di casa. Storia, aneddoti e curiosità dei dolci conventuali” è un invito a scoprire un patrimonio di sapori e tradizioni che rischia di scomparire. Un libro da leggere e da gustare, per assaporare la vera essenza della Sicilia, un viaggio affascinante alla scoperta di un mondo perduto, ma che ancora oggi vive nelle nostre tradizioni culinarie, ottimo per gli appassionati di storia, di cultura e di cucina.

Da secoli all’interno della Chiesa erano presenti delle pie donne che decidevano di sottomettersi ad una regola di pietà chiamate in diverse parti d’Italia col nome di begardi, beghine, bizzoche, tutte facenti parte di quell’esercito di pseudo consacrate che più genericamente veniva soprannominato monache di casa, in virtù non dello status di consacrazione verginale ma di voto privato in confessione. Dopo l’Unità d’Italia, le figure religiose soppresse dai monasteri andarono a rivitalizzare e a ingrossare le file delle esistenti monache di casa. Un esercito di suore, mortificate, strappate con forza dai conventi, un’intera vita con le loro cose, le ritualità, le preghiere, di colpo si ritrovarono sole, prive di sostentamento, senza un tetto dove dormire, una casa dove abitare.

Le più facoltose tornarono presso le loro famiglie aristocratiche; altre andarono a servizio presso la nascente borghesia; un numero elevato di consacrate tornarono alla vita laicale, pur mantenendo gli abiti talari del proprio ordine di appartenenza religioso, vivendo di elemosine o con attività di ducciere, cioè preparando i dolci per sposalizi e feste. Donne i cui abiti talari erano sempre impregnati di cannella, vaniglia, chiodi di garofano, suore, ancor prima della loro presenza, erano precedute dall’odore dei dolci che quotidianamente preparavano.

Ogni monastero aveva una sua specializzazione ed esercitava una sorta di monopolio, in questa maniera venivano meno anche i principi di concorrenza. Una cultura che è stata da sempre custodita al di là delle grate dei conventi. Abili mani di suore dalla fantasia e capacità celestiali hanno saputo creare, perfezionare, ingigantire le varie prelibatezze che sono a noi giunte dalla cultura dolciaria romana e arcaica, ma anche da quella araba, spagnola e borbonica. Analoga consuetudine era presente anche nei monasteri europei e americani, insomma, la dolcemania sacra imperava ovunque.
Lo sdoganamento dei dolci conventuali ad opera delle monache di casa contribuirà, oltre a far conoscere le leccornie alla classe subalterna, che ne diventerà la maggiore fruitrice, daranno vita ad una pasticceria reinventata e popolare. Gran parte della pasticceria meridionale di derivazione conventuale, arte che per secoli ha saputo mantenere celate le sue ricette e le tecniche di preparazione, venne revisionata e arricchita dalla conoscenza e abilità dei pasticcieri svizzeri presenti nel Regno delle Due Sicilie.

La pecorella pasquale di martorana, un dolce tipico della manifattura momacale in tutta la Sicilia

Mario Liberto, storico dell’enogastronomia mediterranea e scrittore, da sempre coltiva l’interesse per la cultura agroalimentare, l’enogastronomia e le politiche di sviluppo rurale. Collabora con diverse testate giornalistiche italiane ed è stato presidente regionale dell’Arga, Associazione dei giornalisti agricoltura, ambiente, agroalimentare, turismo rurale, pesca e territorio organo di specializzazione della Federazione nazionale della stampa, il sindacato dei giornalisti. È presidente regionale e vicepresidente nazionale dell’Accademia internazionale enogastronomica “Epulae”, ente del terzo settore e ha insegnato enogastronomia e turismo rurale.

Mario Liberto

I libri di Mario Liberto

Mario Liberto al suo attivo diverse pubblicazioni: “I prodotti dell’Isola del sole”, “Sicilia rurale”, Guida all’agrituirismo siciliano” edizione 2007 e 2008; “La Sicilia a cavallo, Sicilia the Exceland, Guida alle agevolazioni contributive e creditizie in agricoltura”, per conto della Regione Siciliana; “Atlante del pane di Sicilia” per il Consorzio Gian Pietro Ballatore; “I frutti di Sicilia nell’opera di Gianbecchina” con testi di Mario Liberto, Andrea Camilleri, Maria Luisa Spezzani, per il Consorzio Agrario di Palermo; “Scirtea Cristia nel regno del Kràtas”, Agenzia Editoriale; “La Riserva naturale orientata dei Monti di Palazzo Adriano e Valle del Sosio”, “La Riserva Naturale Orientata di Monte Carcaci”, “La Riserva naturale orientata di Monte Genuardo e Santa Maria del Bosco” per l’Istituto Poligrafico Europeo; “I pani votivi di San Giuseppe a Chiusa Sclafani e la mostra etnografica di Palermo (1891/92)”, Ispe Archimede; “Il Parco dei Monti Sicani”, Edizione Sikana Progetti d’Arte; “Cento e più idee per valorizzare le aree rurali”, Ed. Ispe Archimede; “Castronovo di Sicilia la Fedelissima”, “Il Monastero Bizantino di Santo Stefano di Mèlia”, Ed. Ispe Archimede. “Cuscus: storia, cultura e gastronomia”, Casa editrice Agra Roma; “Legumi: gioielli d’Italia”, Casa editrice Agra Roma; “La cucina dei Monsù nel Regno delle Due Sicilie”, Ed. Kalòs; “Couscous koinè culturale dei popoli”, Ed. Kalòs; “Legumi sostenibili: buoni per buongustai, vegetariani e vegani”, Edizione Momenti.



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