Eventi Nell’ambito della Biennale della ceramica e delle architetture di paesaggio, promossa dal Comune di Caltagirone, martedì 23 giugno si apre a cura del Museo d’Arte Contemporanea di Caltagirone (MACC), la mostra con opere di 15 rappresentanti sici
Nell’ambito della Biennale della ceramica e delle architetture di paesaggio, promossa dal Comune di Caltagirone con finanziamenti europei, martedì 23 giugno, alle 18.30, si apre a cura del Museo d’Arte Contemporanea di Caltagirone (MACC), la mostra Art Brut e ceramica con opere di: Antonio Barletta, Francesco Cusumano, Emanuele Di Stefano, Giovanni Fichera, Francesco Giombarresi, Lisa Giuliana, Salvatore Orofino, Daniele Patrì, Nicolò Patrì, Gaetano Romano, Paola Romano, Lillo Nicotra e Silvestro Saporito, Salvo Scarlatella, Giovanni Venniro.
L’allestimento della mostra – che sarà visitabile fino all’1 novembre ogni giorno, mercoledì escluso, dalle 10 alle 19 – è affidato allo Studio di Architettura Nowa, è curata da Domenico Amoroso ed esprime le identità e le ricerche del MACC, collegandosi funzionalmente e suggestivamente con le ricche esposizioni permanenti.
“Sorgere dal materiale …, nutrirsi delle iscrizioni, delle disposizioni istintive”. Un pensiero del pittore e scultore francese Jean Dubuffet, il primo a teorizzare ed introdurre il concetto di Art Brut, che sembra adattarsi perfettamente al rapporto particolare, creativo e quasi mimetico con il materiale d’elezione, di quegli artisti “outsider”, che costituiscono la mobile e vibrante galassia di coloro che non stanno dentro le regole e gli schemi di un’arte diventata troppo lontana dalla vita affettiva, emozionale e finanche quotidiana della maggior parte degli uomini. A Caltagirone, in cui la ceramica è di casa, da migliaia di anni, non potevano mancare l’attenzione ed il materiale per una ricerca, sfociata adesso in una mostra, che vuole fare emergere un’espressione artistica della ceramica “altra”, non legata alla prestigiosa tradizione, ma alla pura espressione di una fantasia senza mediazioni e limiti.
«Una mostra che mette insieme il carattere locale e una dimensione internazionale – spiega il curatore Domenico Amoroso -. Nell’ultimo decennio, Caltagirone, attraverso i suoi musei e soprattutto il Museo d’Arte Contemporanea è considerato uno dei luoghi più interessanti dell’Art Brut o Outsider Art, un’arte che non viene fuori da studio e progettazione o esigenze dei galleristi ma da un’esigenza intima che nasce nonostante le difficoltà della vita. E’ stata chiamata anche arte necessaria, arte singolare, arte marginale, un’arte che nasce dall’anima e non ha tecniche particolari che utilizza gli elementi disponibili, da materiali naturali a oggetti di uso comune. Appunto per questo ha una capacità di comunicazione eccezionale se si confronta con l’arte ufficiale ormai un po’ troppo cerebrale e autoreferenziale. L’uomo invece ha bisogno di entrare in comunicazione mistica con l’opera d’arte così che l’opera d’arte diventi elemento di rinascita. Il MACC di Caltagirone, caso unico di un museo pubblico in Italia, ha un’intera sezione che mette insieme l’arte ufficiale e l’arte Outsider. Abbiamo trovato 15 artisti, non solo di Caltagirone, che esprimono il loro mondo fantastico e onirico utilizzando questo materiale così duttile per la materia che lo costituisce che sentivano l’esigenza di rompere gli schemi della tradizione e persone che si sono avvicinate alla ceramica e la utilizzano solo perché un mezzo a buon mercato e duttile che si “piega” alla loro originalissima creatività. Questa mostra sarà particolarmente eccentrica ed originale e mostrerà un mondo senza limiti e freni e emoziona e colpisce molto».
Questo non sarà l’unico spazio dedicato all’Art Brut da parte della Biennale della ceramica e delle architetture di paesaggio. Il 23 e il 24 ottobre, infatti, a Palazzo ceramico si terrà un convegno internazionale sull’argomento.
Gli artisti
1) Antonio Barletta
Nato a Ragusa il 26 giugno 1974, vive a Caltagirone dove ha frequentato l’Istituto Statale d’Arte per la Ceramica. Dipinge dall’infanzia. Nel 1996 ha frequentato il corso di pittura tenuto dal prof. Umberto Ballarò, passando dal disegno alla pittura. Fondamentale il rapporto ed il sodalizio artistico con l’originale ed eccentrica ceramista caltagironese Santina Grimaldi. Nel 1994 realizza a Caltagirone la sua prima personale. Nel 2012 realizza la Mostra personale di pittura e ceramica allestita al Museo d’ Arte Contemporanea(MACC) di Caltagirone.
2) Francesco Cusumano
Nato nel 1914 a Caltagirone da famiglia contadina. Già da piccolo dimostra una forte personalità, entrando in contrasto con il padre che non condivide il suo sogno di abbandonare la terra, mentre ha un bellissimo rapporto con la madre e con il fratello maggiore, dotati, specie quest’ultimo, di capacità di preveggenza e di interpretazione dei sogni, ai quali Francesco racconta le proprie sempre vivide e straordinarie visioni oniriche. Nel 1939, allettato e spinto da un maggior guadagno si reca da militare in Africa dove lavora per il Genio in qualità di muratore. In quel continente rimane fino allo scoppio della Seconda guerra mondiale, allorché viene gravemente ferito da una bomba incendiaria a Tobruk. In gravi condizioni viene trasferito in Italia, a Napoli, dove viene colpito da una improvvisa meningite che lo porta alle soglie della morte, scongiurata da San Giacomo, Patrono di Caltagirone, che gli appare in sogno. Nel 1949 sposa Giuseppa Gerbino dalla quale avrà presto quattro figlie, alternando il lavoro in campagna con il padre a quello di muratore a Milano e in Francia, avvisato di andare e tornare da sogni premonitori o addirittura profetici.
Il 14 maggio del 1964, in Francia, si addormenta e si sente traslato in un altro pianeta in cui viene nominato “custode della collina”: un misterioso sacrario di statue ritraenti inusitati esseri con tre teste. Da questo momento, dietro suggerimento o ordine delle strane creature, comincia a disegnare e dipingere: nel 1971 scolpisce la sua prima scultura raffigurante il tricapite “Re dei Fiaschi”.
Nel 1981, a Caltagirone, conosce lo scultore Nino Lo Tauro che lo incoraggia ad esporre, sebbene tra l’incomprensione quasi generale, e, nel 1982, Domenico Amoroso, direttore dei Musei Civici, e Vincenzo Piluso, che si occupa presso i Musei Civici del Laboratorio etnoantropologico, che da allora frequenta assiduamente, iniziando un intenso e proficuo rapporto di confidenza e di scambi culturali, e prendendo coscienza piena delle possibilità della sua arte e consapevolezza della sua identità culturale. È Amoroso che per primo si occupa criticamente di lui invitandolo ad alcune collettive e segnalandolo ad Alessandra Ottieri che lo inserisce tra i 12 Outsider italiani della mostra “Arte Necessaria”, da Lei curata e realizzata a Palermo nel 1999, con il relativo Catalogo della Casa Editrice Mazzotta. Muore serenamente nel 1992.
3) EMADI (Emanuele Di Stefano)
Nasce a Caltagirone nel 1933. Da giovanissimo avverte la magia della pittura, che esercita da autodidatta, segnato dalla suggestione degli impressionisti francesi e di Chagall quale manifestazione di una mitologia del quotidiano in cui lui stesso si riconosce. Più recentemente si è anche dedicato alla scultura in ceramica in cui esprime lo stesso mondo fantastico; anche in ciò riavvicinandosi alla tradizione dell’arte autenticamente popolare, del Teatro dei Pupi, del carretto siciliano, dei cartelloni dei cantastorie. Da qualche tempo ha indirizzato la propria creatività verso una scultura polimaterica che si avvale della ricerca e della “invenzione” di oggetti naturali: minerali, fossili, radici e rami, che l’artista raccoglie con la curiosità scientifica e poetica degli antichi collezionisti, “completando” l’opera della natura con interventi ceramici, intesi quasi come una didascalia che spiega e cataloga l’oggetto in una affascinante e contemporanea Wunderkamera.
Ha partecipato a numerose mostre personali e collettive a Caltagirone e in Sicilia; sue opere si trovano in svariate collezioni private e pubbliche. Nel 2010 ha partecipato alla Collettiva itinerante “Venti di novità” per la creazione di un ventaglio d’artista, organizzata dal Museo della Grafica di Naro, dai Musei Civici di Caltagirone e dalla Galleria d’Arte Dietro le Quinte di Catania.
4) Giovanni Fichera
Nasce a Catania il 25 marzo 1925. Nel 1930 si trasferisce con la famiglia a Grammichele dove tra il 1947 e il 1957 svolge l’attività di fotografo che abbandona nel 1957 per quella di ristorazione. Nel corso di questa attività incontra Salvatore Fiume che, a pranzo nel suo ristorante, apprezza un suo dipinto, suggerendogli di cambiare mestieree di andare a Milano. Continua comunque questo lavoro fino al 1967quando trasforma il locale in supermercato, chiuso dopo alcuni anni, durante il quale contemporaneamente fa tre mestieri: il contadino, il fotografo, il pittore. Nel 1981 a causa della crisi agrumicola si trasferisce a Monza dove fa fortuna con la vendita delle arance in cassetta ma nello stesso tempo, anche su incoraggiamento di Bruno Cassinari e di Renato Guttuso, si dedica alla pittura aprendo uno studio d’arte a Milano. Ritornato a vivere a Grammichele con la sua attuale moglie ed allieva, Teresa Santarcangelo in arte Trisù, hacostituito e mantiene vivo un museo laboratorio dove continua a produrre e soprattutto a ragionare sulla vita e sull’arte. Sue opere si trovano in collezioni pubbliche e private e presso la Stazione ferroviaria centrale di Milano.
5) Francesco Giombarresi
Nasce nel 1930 a Vittoria in una famiglia di contadini benestanti ma la separazione dei genitori determina un periodo molto difficile per i tre figli che vengono affidati a parenti ed istituti. Francesco torna dal padre che lo avvia al duro lavoro della terra. Frequenta la scuola solo sino alla seconda elementare ma scopre le meraviglie della natura su cui, da autodidatta sensibile e fantasioso, incomincia ad intraprendere studi. A 12 anni realizza i primi disegni apprezzati soltanto da un suo ex compagno di scuola. Continua comunque a dipingere sempre più intensamente, tra povertà, incomprensioni, continui scontri con il genitore. Nel 1954 si trasferisce a Comiso dove sposa Biagia Aprile che gli darà cinque figli. La sua vita si fa più difficile, pressato come è dalle maggiori necessità famigliari, dai motivati rimproveri della moglie che non accetta ciò che secondo lei sono trascuratezze del marito verso la famiglia, o addirittura follie; come quando, tornato dal teatro di cui è appassionato, preso dall’insostenibile necessità di dipingere e non disponendo di tela e colori, sveglia la moglie, preleva dal lenzuolo del letto un rettangolo di tela e le impone di posare per lui che la ritrae con un semplice inchiostro. Conseguita nel 1958 da esterno la licenza elementare, non riesce tuttavia ad utilizzarla proficuamente per cui, deluso, distrugge quasi tutti i suoi dipinti ripromettendosi di non perdere più tempo con i colori.Emigra in Francia, a Milano e in Germania, dove il faticosissimo lavoro di boscaiolo non gli impedisce di ammirare la natura nordica e l’architettura gotica che egli rappresenta su pezzettini di cartone. Nel giro di pochi mesi realizza un gran numero di opere che espone in una mostra il cui successo lo appaga e rassicura, ma, provato nel fisico, sconfortato e triste, ritorna in patria avendo buttato dal treno in corsa quasi tutta la sua produzione tedesca. A Comiso una maggiore coscienza di sé lo induce a rifiutare la vita di prima e a cercare realizzazioni e consensi nell’arte. Incomincia ad esporre e finalmente nel 1969 giunge la notorietà nazionale grazie ad un lungo saggio critico dedicatogli da Leonardo Sciascia sul Corriere della Sera. Ciò lo lancia nel mondo culturale ed artistico italiano ed internazionale con viaggi e lunghi soggiorni in Italia ed all’estero, mostre e incontri con famosi personaggi. Nel 2005, Domenico Amoroso gli dedica un “Omaggio”, con una mostra al MACC, Museo d’Arte Contemporanea di Caltagirone, riconoscendone per primo l’appartenenza all’Art Brut. Muore a Comiso nel 2007. Nel 2008, Eva di Stefano lo inserisce tra gli otto artisti siciliani storici dell’Art Brut, nel suo volume “Irregolari. Art Brut e Outsider Art in Sicilia”.
6) Lisa Giuliana
Nata a Riesi, lungo il corso del fiume Salso scenario dell’epopea dello zolfo, autodidatta, fin in da bambina subisce il fascino della manipolazione creativa di materie naturali quali argilla e ferro, oggetto della produzione artigianale nelle botteghe del nonno materno – vasaio – e del padre – fabbro che si possono considerare i suoi primi, veri maestri. Molto prestoinizia a sperimentare, con spiccatasensibilità e innata maestria, le tecniche, i materiali e i supporti più disparati in una sorta di parossismo creativo che la porta a delineare un percorso autonomo ed originale: nella sua riccaproduzione pittorica, grafica e plastica – che spesso di necessità contingenti fa virtù – è possibile individuare dei temi guida come la figura, il volto femminile, il gatto e il paesaggio interpretati in modo del tutto personale e nei quali e veri protagonisti sono il colore, dal forte carattere espressionistico e materico, e il segno, leggibile nel gesto estemporaneo e inquieto, entrambi manifestazione di una personalità forte e volitiva. Nel1984 realizza la prima personale a Riesi; seguono la presenza ne “Il tempo invecchia in fretta” (2009) e in “Amore in bianco e nero” (2011) alla Galleria Fotografica Luigi Ghirri di Caltagirone, la collettiva “Presepi Outsider” (2014) a cura dei Musei Civici, per il MACC di Caltagirone. Sue opere sono presenti in varie collezioni private in Italia, Francia, Svizzera e Germania.
7) Salvatore Orofino
Di Vizzini. Realizza le opere presentate in mostra nel 2003, nell’ambito del Laboratorio di Creatività promosso dal Dipartimento di Salute Mentale di Caltagirone.
8) Daniele Patrì
Nasce a Caltagirone. Diplomato in ragioneria, ha frequentato per un anno la Facoltà di Filosofia a Catania. La sua formazione è avvenuta da autodidatta e dal 1998 dipinge e realizza sculture con materiali riciclati: è titolare di un Laboratorio artigianale che si caratterizza per la continua sperimentazione. Dal 2005 realizza anche manufatti in ceramica che spesso propone in bancarelle durante feste sacre e fiere in gran parte della Sicilia. Ha scritto due libri di poesie.
9) Nicolò Patrì
E’ nato a Caltagirone il 22 Luglio del 1966, fin da piccolo bazzica in alcune botteghe di ceramica appassionandosi alle piccole sculture prediligendo colorazioni astratte. Consegue il diploma all’Istituto d’Arte Luigi Sturzo nel 1985, aiutando nel frattempo il padre come operaio edile, attività quest’ultima che continuerà dopo aver abbandonato gli studi universitari in Geologia. L’accantonata passione per l’argilla riemergerà in questi ultimi anni, collaborando con il fratello Daniele, arricchita di spunti a volte ironici e altre volte puramente istintivi e sperimentali.
10) Gaetano Romano
Nasce a Caltagirone nel 1925, in una antica famiglia di “cannatari”, produttori di stoviglie e manufatti d’uso comune in creta. Ragazzo, lavora nella bottega del padre, in un momento in cui la massiccia introduzione delle materie plastiche mette in crisi e poi cancella del tutto una remotissima attività artigianale. Abbandona la bottega, svolge molti lavori, soprattutto nell’edilizia, per approdare infine nella locale fabbrica di laterizi Maria SS. di Condomini. In questo periodo, intorno ai trent’anni di età, incomincia improvvisamente e inaspettatamente a realizzare figurine in terracottache cuoce nei forni della fabbrica. Alterna questa nuova attivitàal lavoro in fabbrica, finché, nei primi anni ’60, apre una propria bottega di ceramica. Scoperto dalla critica ufficiale, partecipa a numerose esposizioni collettive a Caltagirone, tra cui varie edizioni della Biennale della Ceramica Siciliana riportandone premi e lusinghieri successi. Nel 1995, il Comune di Caltagirone e i Musei Civici, gli dedicano una personale nella quale per la prima volta il curatore Domenico Amoroso, presenta tre piccole sculture, ora custodite al Museo d’Arte Contemporanea di Caltagirone, le sole superstiti di circa dieci, che si distaccano nettamente dal suo repertorio di “figurine”, lasciando intravedere un Gaetano Romano diverso e fuori dai canoni tradizionali, primitivo, libero e visionario. Sue opere si trovano negli Stati Uniti e in Giappone.
11) Paola Romano
Figlia di Gaetano, nasce a Caltagirone nel 1963. Nella bottega del padre, familiarizza con l’argilla, senza mai aderire alle regole e alle esigenze figurative e commerciali che tradizionalmente connotano l’arte della figurina di Caltagirone. Trova invece un suo linguaggio personalissimo e originalissimo in un mondo miniaturistico intimo e sognante, nel cui ambito, dal 1993 al 1995, realizza “Le Stanze Amorose”, interni intimi e domestici in cui si muovono e agiscono personaggidella quotidianità in vere e propri teatrini sentimentali. Per iniziativa e a cura di Domenico Amoroso, tutte le opere realizzate vengono presentate in una mostra, con un piccolo catalogo con testi di Maria Attanasio, Rino Rocco Russo e del curatore. Muore precocemente nel 1996, mentre propone una serie di opere sulla sposa, che dal padre vengono donate, insieme ad altre precedenti, al Museo d’Arte Contemporanea di Caltagirone.
12) Calogero “Lillo” Nicotra
Nasce a Favara nel 1942. Diplomatosi alla Scuola d’Arte di Sciacca, si trasferisce a Caltagirone attratto dalla locale tradizione ceramica artigianale, lavorando presso la bottega del suocero, il ceramista Giovanni Romano. Successivamente apre una bottega che conduce per alcuni anni mescolando la tradizione calatina mediata dal suocero e una forte e rude personalità espressiva. Abbandonata la produzione in proprio per motivi di salute, amichevolmente collabora con Silvestro Saporito, potendo finalmente esprimere liberamente la propria fantasiosa creatività. Muore nel 2013.
13) Silvestro Saporito
Nasce a Troina l’1 ottobre 1953. Frequenta le scuole fino alla terza media. Trasferitosi a Caltagirone dove lavora presso il Museo Regionale della Ceramica dal 1979 al 2001, il professore Antonino Ragona, intuendone le capacità, lo spinge a realizzare copie delle opere delle collezioni del Museo e ad occuparsi del Laboratorio didattico. Collabora con Sil.Va. ceramica bottega di Valeria La Spina e della moglie Emanuela Maniglia. Fondamentale per l’emergere della sua creatività non canalizzata negli schemi della produzione tradizionale, l’incontro ed il sodalizio artistico conCalogero (Lillo) Nicotra
14) Salvo Scarlatella
Nasce il 27 dicembre 1947 a Caltagirone, fra i carrùggi del popolare rione Miracoli. Il primo incontro con il mondo della ceramica e dell’arte, nella sua accezione popolare e artigiana, avviene presto, nella cerchia familiare, tramite lo zio materno Samperisi che lavorava presso la bottega-officina dello “scutiddaru”Pepè Canfailla, collaborando alla decorazione naïf di stoviglie e vasellame domestico. Tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio del decennio successivo il giovanissimo Scarlatella frequenta le lezioni di modellato plastico tenute, presso il locale Istituto d’arte per la ceramica, dai due valenti maestri figurinai Nicolò Barrano e Salvatore Scuto. I rudimenti di scultura e gli insegnamenti tecnici, applicati all’arte ceramica, saranno nondimeno per Salvo una semplice grammatica per dominare la materia, il vero e proprio inizio si compie, alla fine degli anni Sessanta, con l’apertura di una bottega di terrecotte insieme al fratello minore Ignazio, nella quale entrerà qualche tempo dopo anche l’altro fratello, Francesco.
Fra il 1975 e il 1977 si colloca un suo soggiorno in Umbria, fra Assisi e Spello, anni in cui prendono corpo nella vita di Scarlatella forti istanze umanitarie e religiose, dopo il confronto con alcune personalità carismatiche del mondo cattolico progressista, quale Carlo Carretto, animatore a Spello della comunità dei Piccoli Fratelli del Vangelo. Contemporaneamente scopre le pratiche yoga esercitate da un’anziana pianista svizzera, che lo introduce a varie discipline ascetiche. Il suo rientro a Caltagirone, allo scadere del decennio, vede la nascita di alcune fra le opere più originali: i crocifissi, con il Cristo in brache da operaio o con le vesti cenciose da clochard. È l’inizio di una nuova stagione e tutta l’attività artistica di Scarlatella si configura, d’ora in poi, come un viaggio eclettico sempre prodigo di invenzioni, con sculture visionarie e fiabesche, come sospese in un mondo onirico. Solo di recente ha deciso di rendere noti i nuovi lavori, nell’ambito di tre eventi espositivi: le personali “Eroi e antieroi tra sacro e profano” (Caltagirone, Museo diocesano, lug.-set. 2014), “Donne di terra viva” (Vizzini, Museo verghiano, ago.-set. 2014); una retrospettiva di presepi in terracotta e maiolica (Vizzini, Chiesa di Santa Teresa, dic. 2014-gen. 2015).
15) Giovanni Venniro
Nasce a Caltagirone il 12 gennaio 1955. Autodidatta , utilizza tecniche e materiali svariati e originali, spesso di recupero, offrendo una nuova vita agli oggetti che l’avevano perduta. Realizza diversi eventi espositivi tra cui si segnalano le personali: del 2004 a Caltagirone, del 2006 a Le Ciminiere di Catania, nel 2009 alla Corte Capitaniale di Caltagirone. Sue opere si trovano in collezioni pubbliche e private.