Carola Ortiz canta (in catalano) e suona la poesia delle donne
Quarto appuntamento giovedì 22 luglio da Zō Centro culture contemporanee di Catania Raizes la rassegna di world music prodotta da Zō in collaborazione con l’Associazione Darshan. In scena il trio della cantante, clarinettista e compositrice catalana Carola Ortiz: Ortiz voce e clarinetto, Sandrine Robilliard violoncello e voce, Bartolomeo Barenghi chitarra 7 corde e voce.
La 35enne artista catalana è molto attiva nelle scene del jazz, della canzone e della world music. Nel 2016 ha pubblicato il suo primo album come compositrice, intitolato “Sirin”. L’opera, che riunisce jazz, flamenco, musica brasiliana e musicisti folk argentini della scena barcellonese, ha ricevuto due volte la nomination come “Miglior album Jazz vocale” e “Miglior album di debutto” agli Independent Music Awards di New York nel 2017. Quell’anno, dopo aver preso parte all’India International Guitar Festival di Calcutta e aver collaborato con Anandi Bhattacharya, ha intensificato il rapporto con la cultura musicale indiana che ispirerà il suo secondo album “Spirala” del 2018. Quest’anno è uscito il suo primo album cantato in catalano dal titolo “Pecata Beata”, pubblicato da Microscopi. In questa nuova opera, l’artista catalana adorna con la sua musica i testi delle poesie di autrici catalane di differenti momenti storici: Montserrat Abelló, Mercè Rodoreda, Anna Gual e altre per celebrare, attraverso i loro versi, l’universo femminile delle sue origini. È un album che tocca temi come la sensualità, la forza attrattiva delle donne e la mitologia mediterranea di streghe e sirene. Usando la metafora dell’arte, cerca di sanare il ruolo spesso relegato della figura femminile, affrontando problemi come l’esilio, la paura degli abusi, la solitudine e la disperazione: una pesante eredità ricevuta dalla donna attuale.
In ambito teatrale Carola Ortiz ha partecipato come clarinettista alle opere “El Curiós Incident del Gos a Mitjanit” (2016) e “e.v.a.” come cantante solista (2017) entrambi con musiche composte da Marco Mezquida e con la regia di Julio Manrique.
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