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Il 21 marzo è la Giornata nazionale per ricordare le vittime delle mafie

Omnibus Oggi la Camera dei deputati ha approvato in maniera definitiva con 418 voti favorevoli, nessuno contrario, di istituzionalizzare l'appuntamento di Libera, nato nel 1996, con l'impegno e la giustizia sociale nel ricordo delle vittime innocenti di mafia

Ogni 21 marzo, primo giorno di primavera, Libera celebra la Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, perché in quel giorno di risveglio della natura si rinnovi la primavera della verità e della giustizia sociale. Dal 1996, ogni anno in una città diversa, viene letto un elenco di circa novecento nomi di vittime innocenti. Ci sono vedove, figli senza padri, madri e fratelli. Ci sono i parenti delle vittime conosciute, quelle il cui nome richiama subito un’emozione forte. E ci sono i familiari delle vittime il cui nome dice poco o nulla. Per questo motivo è un dovere civile ricordarli tutti. Per ricordarci sempre che a quei nomi e alle loro famiglie dobbiamo la dignità dell’Italia intera. Da oggi il 21 marzo sarà per tutti la giornata dedicata ai morti di mafia. Via libera definitivo e unanime dell’Aula della Camera alla istituzione della “Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie”, fissata per il 21 marzo, il primo giorno di primavera, di ogni anno. I voti a favore sono stati 418, nessun voto contrario. La manifestazione regionale di Libera quest’anno si svolgerà a Trapani, nel “regno” di Mattia Messina Denaro, quella nazionale nella Locride, in Calabria.

Il 21 marzo di Libera a Napoli nel 2009

Il 21 marzo di Libera a Napoli nel 2009

Questo è il commento di don Luigi Ciotti a nome di Libera: «L’istituzione del 21 marzo come “Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie” è per Libera motivo di soddisfazione. Sin dall’inizio – da quel 21 marzo 1996 che si svolse a Roma e poi, nel corso di 21 anni, in ogni Regione e città d’Italia – Libera ha creduto nell’importanza di una memoria condivisa, viva, che ricordasse tutte le vittime nella loro pari dignità, a prescindere dai ruoli svolti e dalla notorietà avuta in vita. Così come ha creduto che quella dignità andasse estesa non solo alle vittime delle mafie, ma a chiunque avesse perso la vita per forme di violenza, di terrorismo, di criminalità. Quest’importante obbiettivo impone però adesso uno scatto nell’attuare quelle direttive che, anche a livello europeo, garantiscono norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime e dei loro famigliari. Così come comporta un investimento sul piano educativo e culturale affinché si moltiplichino quelle iniziative e quei percorsi che fanno del 21 marzo non una semplice ricorrenza, ma la tappa di un quotidiano impegno per la giustizia, per la verità, per il bene comune. Quelle persone non sono morte per essere ricordate con lapidi, targhe e discorsi di occasione. Ma per un sogno di democrazia che sta a tutti noi realizzare».

Il presidente del Senato Pietro Grasso: «Da oggi, è legge. Il 21marzo sarà la Giornata ricordo delle vittime delle mafie. Onorare le vittime e rinnovare l’impegno per una primavera di legalità!».

Daniela Marcone, responsabile di Libera Memoria, coordinamento dei familiari delle vittime innocenti delle mafie della rete di Libera: «L’istituzionalizzazione della Giornata della memoria e dell’Impegno è stata da noi fortemente voluta e questo importante riconoscimento si inserisce nel solco già tracciato a partire dal 21 marzo del 1996, un primo giorno di primavera in cui abbiamo per la prima volta ricordato i nostri cari in Piazza del Campidoglio a Roma. Sono trascorsi 22 anni ma l’emozione profonda che accompagna la preparazione delle iniziative organizzate per il 21 marzo è intatta, anzi con il tempo è diventata sempre più consapevole. Siamo anche noi familiari delle vittime innocenti più consapevoli del nostro ruolo di cittadini che hanno vissuto sulla propria pelle la violenza mafiosa. Abbiamo attraversato il dolore della perdita, coscienti che quei colpi di arma da fuoco, quelle esplosioni micidiali, hanno ucciso i nostri cari ma anche una parte di noi che non tornerà più. Eppure, proprio da questo dolore, così profondo e tangibile, abbiamo tratto la forza di reagire, trasformandolo in impegno. Abbiamo raccontato le storie dei nostri cari e quelle storie sono diventate parte integrante della storia dei nostri territori. Da oggi questo percorso può diventare ancora più incisivo perché il riconoscimento istituzionale della Giornata della Memoria e dell’Impegno può e deve permettere al nostro Paese di risvegliarsi, il primo giorno di primavera, ogni anno con la speranza sempre più forte che il mondo può cambiare, che le mafie possono essere sconfitte, fuori da ogni retorica e fermi al nostro non volere mere celebrazioni per i nostri cari. Lo dobbiamo alle nostre vittime. Lo dobbiamo a noi stessi».

Soddisfazione è stata espressa dall’associazione nazionale antimafia Alfredo Agosta: «L’istituzione della giornata nazionale per le vittime della mafia è un momento davvero importante per noi, che da anni lottiamo contro il muro dell’omertà e del disinteresse. Auspichiamo che questa giornata sia, non solo un modo per lo Stato di far sentire in maniera sempre più forte la sua presenza ai familiari delle vittime, ma anche un modo per sensibilizzare i più giovani attraverso iniziative sociali volte alla lotta alla mafia e all’analisi critica del fenomeno”. Lo dichiara l’associazione nazionale antimafia Alfredo Agosta dopo l’approvazione unanime da parte della Camera della “Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie».

Più cauto il commento di Claudio Fava: «Oggi alla Camera abbiamo approvato all’unanimità l’istituzione il 21 marzo della giornata della memoria per tutte le vittime della mafia. E io non mi sento affatto sollevato: né più libero, né più forte, né più giusto. Questa legge serve, certo. E serve questa giornata, riconosciuta come punto d’impegno dell’intera nazione e non di alcuni benemeriti. Serve ma non consola, e non basta. Ho imparato a diffidare della parola memoria quando essa è solo esercizio di memoria, elenco di nomi, liturgia di appuntamenti. Ho imparato a diffidare di tutte le nostre pratiche assolutorie, degli atti celebrativi e rituali dietri ai quali spesso di conserva intatto il diritto all’impunità, l’idea profonda, radicata, che le mafie siano solo un pezzo del panorama con il quale fare i conti, imparare a convivere, trovare le giuste convenienze. La memoria non è un elenco di morti. E’ un esercizio di vita. Un dovere di scelte. La fatica di distinguere rabbia e menzogna. Anche il rischio di restare soli. Per cui, evviva il 21 marzo, evviva i nostri morti: ma la lotta alla mafia non può essere confinata in una nostra privatissima e inoffensiva Spoon river. Troppo comodo, amici.

 

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