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Hermann Nitsch- Das Orgien Mysterien Theater

Eventi Dal 10 luglio al 20 settembre lo spazio Zac (Zisa Arte Contemporanea) di Palermo ospita la personale di uno dei massimi esponenti dell'Azionismo Viennese che nel 1957 ha teorizzato il Teatro delle Orge e del Mistero

L’esposizione allestita a Zac a Palermo permette di comprendere la complessa ricerca artistica, filosofica ed esistenziale di uno dei maggiori artisti di questo secolo, inventore di una innovativa forza del gesto artistico. In mostra quaranta tele di grandi dimensioni, più una grande tela di una decina di metri che sarà posta per terra. Le opere in mostra, una selezione di opere realizzate dal 1995 ad oggi, consentono di approfondire il rapporto tra gesto e pittura, oggetto e memoria, alla ricerca dei significati universali più profondi. Un’intera parete sarà dedicata alle fotografie relative alle performance di Nitsch, fondatore dell’Azionismo Viennese, che nel 1957 ha teorizzato il Teatro delle Orge e del Mistero, nel segno di una ritualità laica e catartica, le cui origini più profonde e remote sono proprio da rintracciarsi nei riti collettivi, dal rimando dionisiaco.
E proprio le performances sono le protagoniste dei video, anch’essi in mostra, che raccontano alcune delle azioni più importanti realizzate nel corso dei decenni da Nitsch, nel suo castello di Prinzendrof, vicino Vienna.
A completare il percorso espositivo sarà una grande “farmacia”, una struttura a più piani che l’artista compone con i suoi oggetti-feticcio. L’installazione con oggetti, libri, fiori e profumi, è emblema di una sorta di universo dalle molteplici possibilità, da comporre in maniera uguale e al contempo differente.

Hermann Nitsch durante una performance

Hermann Nitsch durante una performance

La mostra è curata dallo stesso Hermann Nitsch, con Giuseppe Morra e Michel Blancsubé ed è stata organizzata per volere dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Palermo. La sponsorizzazione dell’intero progetto è di Elenk’art, industria siciliana da molti anni sensibile sostenitrice dei linguaggi contemporanei. L’organizzazione del progetto è affidata a ruber.contemporanea. Collabora l’Accademia di Belle Arti di Palermo, con il coinvolgimento degli studenti che guideranno i visitatori della mostra, e che coordinati dalla professoressa Agnese Giglia collaboreranno alla realizzazione dell’allestimento.

Hermann Nitsch (Vienna, 1938) è il massimo esponete del Wiener Aktionismus, movimento che intorno agli anni Sessanta rappresenta la prima e più intensa espressione della Body art europea.
Dopo essersi diplomato all’Istituto grafico sperimentale di Vienna inizia a dipingere nell’ambito del Tachisme: una delle declinazioni dell’Informale che tende ad esaltare l’immediatezza del gesto sulla tela, attraverso schizzi di colore o anche usando direttamente le mani. Già dal 1957-60 elabora la sua idea di Orgien Mysterien Theater (Teatro delle Orge e dei Misteri): esperienza di arte totale o Gesamtkunstwerk legata al concetto psicanalitico di Abreaktion, ovvero la scarica emozionale che consente ad un soggetto di rimuovere gli effetti degli accadimenti drammatici. L’esecuzione di atti orgiastici e onanistici, insieme con la messinscena di riti sacrificali (con memorie di misteri pagani e di passione cristiana) ha funzione di liberazione catartica da tabù religiosi, morali, sessuali.
Dal 1961 si intensificano le azioni nel corso delle quali si procede allo smembramento di animali già destinati alla macellazione, il cui sangue viene usato come colore e le carni, una volta cotte, vengono mangiate dal pubblico e dai partecipanti alla performance. Crescono nel corso degli anni Sessanta gli spettatori- attori che prendono parte alle sue azioni, si moltiplicano i materiali usati e gli apparati scenici. La provocazione si fa sempre più spinta (l’artista nel 1965 andrà in carcere per 14 giorni) e nel contempo Nitsch alimenta le sue reti internazionali, stringendo relazioni soprattutto con la Germania (Beuys, Vostell) e gli Stati Uniti (Kaprow, gruppo Fluxus). Nel 1971 acquista il castello di Prinzendorf, a 50 km da Vienna, che diventa la sede del suo Das Orgien Mysterien Theater, le cui azioni si susseguono a partire dalla domenica di Pentecoste del 1973.

Nel 1974 entra in contatto a Napoli con Peppe Morra e il suo Studio, compie la 45.ma azione, a seguito della quale viene espulso dall’Italia; nello stesso anno Morra organizza in Germania, a Düsseldorf, una sua monumentale azione della durata di quattro giorni. Lo Studio Morra diviene la sua galleria di riferimento e anche il suo editore in Italia, ospitando tra l’altro il Museo Nitsch.
Nel 1979 si trasferisce per un periodo in Campania in una casa di pescatori vicina all’area archeologica di Cuma presso Napoli. Il luogo è di grande ispirazione, ideale per ambientare una nuova azione: Cuma könig oidipus III.fest. Il lavoro di scrittura dello spartito che accompagnava l’azione, sollecitato dallo stesso Morra, sarà completato e pubblicato dopo undici anni, nel 1988.
Tra gli anni Settanta e Ottanta si intensificano le partecipazioni alle grandi rassegne internazionali, gli interventi in prestigiosi musei, le conferenze e le esecuzioni musicali.
Nel luglio del 1984 la sua 80.ma azione dura tre giorni e tre notti intere (la partitura integrale dell’azione sarà pubblicata nel volume Hermann Nitsch edito dallo Studio Morra nel 1994, con testi di Achille Bonito Oliva, Jürgen Schilling, Angelo Trimarco, Libero De Cunzo, Vincenzo Trione, e dello stesso artista). Dagli anni Novanta espone in tutto il mondo: mostre personali e collettive dotate di forte energia espressiva, in cui Nitsch installa i relitti, gli oggetti, le grandi tele, le partiture, i progetti grafici che hanno dato vita alla sua personale esperienza di arte totale, nella quale confluiscono teatro, pittura, musica, fotografia, video, performance.
Per il suo settantesimo compleanno nasce a Napoli il Museo Archivio Laboratorio per le Arti Contemporanee Hermann Nitsch (2008).

 

Azionismo Viennese
Il processo di liberazione del corpo dalle convenzioni etiche e morali attraversa tutto il Novecento e negli anni Sessanta assume nuove forme espressive. Si assiste alle sue manifestazione più estreme nell’uso del corpo come strumento di espressione e talvolta di esasperazione/esternazione delle emozioni. A Vienna, come altrove, la pittura gestuale prepara il terreno all’azione del corpo, dichiarando la sua discendenza dall’abstract expressionism che intende la tela come teatro dell’azione. Il Wiener Aktionismus (Azionismo Viennese) si sviluppa della metà degli anni Sessanta: rende concreti i tormenti inferti al corpo dalla pittura di Schiele e Kokoschka, dalla psicoanaisi di Freud e della letteratura introspettiva di Arthur Schnitzler, e si afferma come movimento provocatorio ed estremo che apre le porte ai successivi sviluppi della Body art. Gli azionisti viennesi – Otto Mühl, Arnulf Rainer, Rudolf Schwarzkogler, Hermann Nitsch, Günter Brus – oltrepassano i tabù, ricorrono alle provocazioni per scuotere una società che giudicano oppressiva, mescolano con l’arte gli aspetti più scomodi e inquietanti dalla vita.
Nelle loro azioni, spesso teatrali e corali, ricorrono all’uso degli umori corporei, compreso il sangue : « Io, con le azioni – spiega Hermann Nitsch – intendo pormi in uno stato di eccitazione psicofisica, e penetrare fino all’esperienza dell’eccesso originario. Ricopro, spruzzo, insozzo lo spazio di sangue e mi avvoltolo in pozze di colore […]» (H. Nitsch, foglio distribuito agli invitati il 28 giugno 1963, Festa del Naturalismo Psicofisico, azione organizzata in collaborazione con Mühl).

 

Lettera di Hermann Nitsch – Chiarimento e presa di posizione contro attacchi faziosi

Si tratta di chiarire un grosso fraintendimento. Nemici dell’arte, gruppi disinformati, tentano di aizzare gli animalisti contro di me e il mio lavoro. L’atteggiamento fazioso e l’ignoranza parlano da sé. Io amo gli animali più di tutto! La mia filosofia li rispetta: essi sono parte del mio amore per tutta la natura e per tutto il creato e arricchiscono la mia vita, così come quella di mia moglie. Curiamo gli animali, li proteggiamo, li preserviamo dal dolore e li guidiamo attraverso la gioia della loro esistenza naturale. Abbiamo sei gatti, un cane, una capra, un mulo, moltissimi pavoni, polli e api. Piante di ogni sorta, ornamentali e non: alberi da frutto, verdure e fiori accompagnano la nostra esistenza. Sosteniamo ogni forma di vita e siamo sempre stati ambientalisti.
Disprezziamo, infatti, e combattiamo le forme di allevamento che, avide di guadagno, maltrattano gli animali: l’allevamento intensivo è una delle più crudeli e peggiori forme di trattamento degli animali. Ci opponiamo in modo accanito a quest’utilizzo criminale degli animali che si va diffondendo sempre più: mai come oggi, nella storia, gli animali sono stati trattati in modo così cinico, crudele e irrispettoso della natura.
Rivolgo la mia preghiera agli ambientalisti che lottano per porre fine a questo vero e proprio sacrilegio. Sono un drammaturgo e lavoro ad una nuova forma “d’opera d‘arte totale” (Gesamtkunstwerk), affinché una sorta di festa religiosa ne celebri l’esistenza.
Un drammaturgo non può non confrontarsi col tragico, con la morte e, in effetti, uno sguardo alla storia dimostra che è così, a partire dall’antica tragedia fino ad arrivare al presente, includendo anche il mito della passione cristiana. L’arte ha a che fare con i tabù.
Tratto col più profondo rispetto la carne e il sangue dei corpi degli animali che vengono uccisi e tagliati a pezzi dagli uomini: l’animale morto, come il nostro corpo, è infatti prova degli eventi naturali.
Anche noi siamo mammiferi e l’artista mostra e rende viva la bellezza della carne, del sangue e delle budella. Cerco di porre a fondamento dell’arte la bellezza sensoriale dell’evento naturale.
La morte dell’animale dev’essere rispettata sempre e nel modo più profondo: nel mio teatro l’animale morto viene consacrato e diventa forma d’arte. La carne che io utilizzo in un primo momento non viene mangiata, ma utilizzata nella performance teatrale: viene offerta dunque per uno scopo più elevato.
L’arte figurativa e l’arte drammatica, tra l’altro, si sono sempre confrontate con scene estremamente drammatiche. Penso a Eschilo, Sofocle, Euripide e ancora Caravaggio e Francis Bacon. Il pittore Delacroix andava di mattina nei mattatoi di Parigi: lo affascinavano i colori del macello e degli animali che venivano abbattuti. Anche nella religione cristiana è centrale la crocifissione del figlio di dio e il dio greco Dioniso, nel culto orgiastico, viene fatto a pezzi in forma di capra per poi risorgere nella primavera seguente. I riti sacrificali, attestati nella storia, sono una dimostrazione dell’intensità sensoriale dei processi di macellazione e di sventramento. È possibile ammirare ciò anche nella poesia dei tragici greci, nella rappresentazione poetica che ne fanno Omero e Virgilio e nei due testi che costituiscono la Bibbia. Il sacrificio e l’uccisione degli animali, da un punto di vista morale, non vengono mai perdonati.
Ho acquistato la carne per le mie azioni nei macelli e gli animali erano già stati macellati. Ciò significa che questi animali erano già stati uccisi a scopo alimentare prima della mia azione.
Dopo che impieghiamo la carne per la performance teatrale, la mangiamo: l’animale ucciso viene dunque utilizzato due volte, per l’arte e poi per il nostro nutrimento. Il mio teatro e la mia arte si confrontano con ciò che è concreto, direttamente con la realtà e il colore che viene versato dalla pittura è vero e reale, così come la carne e il sangue del teatro d’azione: la mia arte s’interessa a ciò che c’è dentro i nostri corpi, alla sostanza fisica della carne e del sangue. Già Leonardo da Vinci e Michelangelo nel Rinascimento s’interessavano in modo simile alla dissezione dei corpi umani.
Il confronto con i cadaveri degli animali macellati è connesso al grande interesse che nutro verso i miti, le forme di culto e i rituali, il tutto rivisto alla luce della psicologia del profondo. Ci sono molti libri e scritti teoretici che spiegano le mie opere.
Resto profondamente offeso dal fatto che la mia attività artistica, che dovrebbe rendere più consapevoli, venga invece considerata brutale e crudele. Un medico che compie degli interventi chirurgici guaritori per i corpi umani non viene attaccato: l’etica della scienza riconosce le sue capacità. Se ci si confronta realmente col mio lavoro, non si può non riconoscere che voglio il bene degli animali e che provo il più grande rispetto e amore nei loro confronti.
Il mio invito e la mia preghiera per gli animalisti è che mi riconoscano come uno di loro e che mi accolgano nel loro circolo. Combattiamo insieme contro il dolore degli animali, per un modo migliore e più giusto!

Hermann Nitsch, giugno 2015

 

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