Libri e Fumetti Dall'esperienza maturata in seno al progetto "Donne operate al seno" nasce “C’è tempo. Racconti di donne operate al seno”, volume edito da "Il minuto d’oro" e scritto a quattro mani dalle psicoterapeute Maria Grazia Villari e Nuvola Rinaldi, che raccoglie le storie di vita di sei donne guarite dal tumore. I proventi del libro sono destinati alla Lega italiana per la lotta contro i tumori di Catania
In quel cerchio in cui ciascuna si rifugia, tra le pieghe del dolore altrui, dove si sente meno la sofferenza della malattia e la preoccupazione per il futuro, ci si può lasciare andare raccontandosi senza filtri e senza maschere. Un legame solido, sorto per superare le angosce della chemioterapia, la paura di non riuscire a sconfiggere il cancro, ma soprattutto per riappacificarsi con il passato, colmando quelle fratture irrisolte che spesso nella vita ciascuno di noi si porta dietro. Nasce da questa esperienza e da molto altro “C’è tempo. Racconti di donne operate al seno”, volume pubblicato dalle edizioni Il minuto d’oro e scritto a quattro mani dalle psicoterapeute Maria Grazia Villari e Nuvola Rinaldi, le due anime del progetto DOS (Donne operate al seno).
«Maria Grazia ha cominciato questo percorso quasi 15 anni fa – racconta Nuvola Rinaldi – come presidente della consulta femminile nella Lilt. Da pioniera a Catania nelle cure psicologiche del malato di cancro si è poi mobilitata per organizzare un corso di formazione all’Ospedale Garibaldi e uno di fisioterapia per il linfedema, finché circa dieci anni fa non ha attivato questo gruppo di terapia». Con due lauree, una in lettere conseguita a Venezia e l’altra in psicologia, Rinaldi si è aggiunta al gruppo nel 2015, prima come tirocinante poi come co-conduttrice. Per lei, romana di nascita e milanese di adozione, il trasferimento a Catania nel 1992 è stato un modo per riprendere i legami con la sua famiglia, in particolare con i nonni, e per completare la sua formazione.
«Sono da sempre appassionata di storie – aggiunge la psicoterapeuta– non solo letterarie ma anche di vita vissuta, è così che ho deciso di iscrivermi a psicologia, specializzandomi poi in psicoterapia Funzionale tra Napoli e Catania». Le due professioniste, insieme, hanno dato vita a questa raccolta, i cui proventi saranno destinati proprio alla Lega italiana per la lotta contro i tumori di Catania. «Per noi questo è molto più che un libro – spiega orgogliosa – è la storia di un progetto di condivisione dove ognuna ha messo a disposizioni le proprie risorse: io con la mia passione per la narrativa, Maria Grazia con le sue competenze mediche, poi ci sono le nostre pazienti e questa piccola casa editrice indipendente siciliana con la quale abbiamo avviato l’idea, lo scopo è di mandare a tutti un messaggio di speranza».
Sei brevi racconti che mettono al centro le storie di sei donne guarite dalla malattia, che grazie al supporto ricevuto dal gruppo sono anche riuscite a rimettere in sesto le loro esistenze. Nel 2020 le diagnosi di tumore sono state 377mila, così come riporta il volume “I numeri del cancro in Italia 2020” presentato dall’Istituto Superiore di Sanità a fine anno, 6mila in più rispetto al 2019. I tumori più frequentemente diagnosticati sono il carcinoma della mammella (54.976, pari al 14,6% di tutte le nuove diagnosi), seguito da quello al colon-retto (43.702), al polmone (40.882), alla prostata (36.074) e alla vescica (25.492). Nonostante i numeri allarmanti, rispetto a dieci anni fa la percentuale di coloro che riesce a sopravvivere dopo la diagnosi si attesta attorno al 37%, questo significa che un contributo importante viene sistematicamente fornito dalla campagna di prevenzione. E difatti il numero dei fumatori, sia fra gli uomini sia fra le donne ,è diminuito nel tempo in maniera sostanziale. Una certa resistenza si rintraccia purtroppo nel sottoporsi agli screening, anche se offerti gratuitamente dal Sistema Sanitario Nazionale, questo significa che ancora oggi la diagnosi di tumore spaventa, e non poco. Lo scopo del DOS è proprio quello di aiutare il malato a superare l’iniziale e lapidaria frase: “lei ha un cancro”, in seguito alla quale i progetti di vita e gli obiettivi a media-lunga scadenza subiscono una battuta di arresto. Ecco perché, un adeguato supporto psicologico in grado di contrastare lo stress, ma anche l’esercizio fisico, sono utili a ridurre l’affaticamento. «Il senso del nostro lavoro è quello di portarli a vivere una vita piena, che non significa perfetta – continua Rinaldi -. Spesso nella malattia, specialmente quella oncologica, è come se il tempo si congelasse e fosse scandito solo dalla chemio e dai controlli. Nel frattempo però la vita fluisce, ecco perché diventa fondamentale riacquistare la propria progettualità di vita».
Gli incontri all’Istituto di Psicoterapia Funzionale (in via Teatro Greco, a Catania) diretto da Paola Fecarotta, si svolgono ogni due giovedì: a un iniziale momento di accoglienza e confronto segue un lavoro sui Funzionamenti, mentre alla fine si raccolgono le sensazioni sull’attività svolta. In tutti i casi, l’obiettivo è lavorare sulla totalità del corpo, fisico e mente, operando sul piano cognitivo, emotivo, fisiologico e posturale. «A differenza della psicologia classica, che dà un’importanza maggiore all’aspetto cognitivo-razionale, facendo prendere coscienza al soggetto del malessere, basando la terapia sulla parola – evidenzia – nella psicoterapia Funzionale le persone sono considerate nella loro interezza. Nei nostri gruppi facciamo dei lavori che servono ad aprire le sensazioni. I Funzionamenti di fondo non sono altro che tutte quelle risorse che abbiamo acquisito nel tempo, fra questi c’è la forza che si può tradurre nella calma o nella fragilità. È difficile per molte donne malate ritagliarsi uno spazio all’interno della propria vita per avere paura o rabbia, talvolta infatti non si lasciano andare alle emozioni per non dare ulteriori preoccupazioni ai familiari. In un ambiente protetto come il gruppo hanno la possibilità di farlo, senza sentirsi giudicate o in colpa».
Il percorso di solito prevede 20 incontri, per lo più gratuiti, e solo in alcuni casi si richiede un piccolo contributo per far fronte alle spese, anche se molte delle pazienti rimangono legate a questa famiglia per anni. «Le veterane ritornano ciclicamente – aggiunge – anche solo per l’incontro di fine anno o di Natale per condividere ancora una volta l’esperienza e stare insieme. Il gruppo è come un grande amplificatore di protezione dove si possono raccontare tutte le esperienze forti della vita, non necessariamente legate alla malattia: molte si separano dal partner, vedono i figli partire per l’estero, alcune gioisco nel diventare nonne: insomma è un luogo in cui diventano sorelle di vita e fanno il tifo le une per le altre».
Un legame indissolubile che valica lo spazio e il tempo. Fra le prime pagine del libro, infatti, si ritrova una dedica speciale a Rita e Rosy: «Non tutte le storie finiscono con una guarigione – commenta l’autrice – alcune donne, anche se hanno fatto un pezzo di strada importante con noi, non ce l’hanno fatta». Eppure la loro presenza riecheggia in molti racconti, come a dire che vita e morte sono facce della stessa medaglia.
La pandemia quest’anno ha messo a dura prova l’attività del DOS che in questi mesi però non si è interrotta, continuando a essere un punto di riferimento per molte pazienti, non solo colpite dal tumore alla mammella ma anche da altre neoplasie: «C’è da dire che avevamo un gruppo consolidato con il quale abbiamo lavorato in presenza, quindi modificando di poco il nostro protocollo siamo riuscite a proseguire senza problemi l’attività online sulla piattaforma Zoom. In questo periodo difficile per tutti, dove le paure si sono amplificate anche perché nella solitudine ci si ascolta di più, abbiamo ottenuto grandi risultati». Lungi dall’essere un testo specialistico, il libro – interessante in tutti i suoi aspetti e leggero quanto basta – parte dal mondo della fiaba e dal racconto popolare per accompagnare il lettore all’interno della vita di Alice, Gabriella, Luciana e le altre, fra i ricordi dell’infanzia, degli amori adolescenziali, dei traguardi importanti fino ad arrivare al momento in cui, attraversato il dolore, riescono a trovare il coraggio per andare avanti.
«Con Maria Grazia abbiamo cercato di scegliere delle storie che fossero rappresentative di un mito, anche da sfatare, legato al tumore. Nel primo racconto la protagonista, Giada ad esempio, incarna il mito della battaglia; la storia di Ginevra è quella di una donna che per troppo tempo è rimasta nell’ombra, mentre Alice ha uno scarso contatto con la realtà, anche quando questa la pone di fronte a situazioni chiare. Tutte rappresentano prototipi di alcuni funzionamenti alterati che riscontriamo spesso nelle donne con una diagnosi di tumore al seno».
Muovendo da vicende realmente accadute, il libro cerca di restituire il paradigma della fragilità delle donne, che in molti casi valica l’estrazione sociale o il grado d’istruzione, che alla fine di queste storie si riscoprono comunque più forti. La malattia inoltre tende quasi sempre a trasformare, oltre che lo spirito, anche il corpo, destinato a sopportare le cicatrici più visibili: quelle sul seno svuotato, o la testa senza i capelli. Perché lo scopo del percorso psico-oncologico mira anche ad acquistare consapevolezza del proprio aspetto: «La società talvolta fornisce un’immagine della donne impeccabile e iper-sessualizzata – conclude Rinaldi – e questo nelle malate è fonte di ulteriore disagio. Le donne che hanno affrontato o affrontano un percorso oncologico temono di non piacere più come prima al loro partner. Giada, ad esempio, si voleva separare dal marito, mentre adesso vanno d’amore e d’accordo, come anche Alice. Tante volte quando si sta male, quel disagio lo si riversa nel rapporto di coppia, e solo dopo che si è riconquistato il proprio equilibrio si pensa a recuperare i legami significativi della propria vita. Basti pensare che molte arrivano ai primi incontri con la parrucca, che solo dopo avranno il coraggio di togliere: come a dire che al di là di tutto, si accettano per come sono».
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