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“Liolà-Ullarallà”, 999 bottiglie d’autore per celebrare Pirandello

Calici & Boccali E' il vino da collezione 2021 di Al-Cantàra, l’azienda vinicola di Pucci Giuffrida che con questo Etna Rosso Doc della vendemmia 2017 omaggia il Premio Nobel siciliano. Ogni bottiglia è un'opera d'arte unica, sia per il contenuto che per l’etichetta originale che riporta dettagli acquerellati a mano singolarmente dall'artista Annachiara Di Pietro

Edizione numerata, etichette acquerellate a mano una per una – sono novecentonovantanove – e un nerello mascalese, vitigno principe dell’Etna Rosso DOC, coccolato per 14 mesi in tonneaux di rovere francese e castagno del’Etna, per poi passare in acciaio e in bottiglia. Ecco Liolà-Ullarallà®, il vino da collezione 2021 di Al-Cantàra, l’azienda vinicola di Pucci Giuffrida che quest’anno, in una primavera di lenta ma crescente e speranzosa rinascita post-pandemica, per battezzare l’ultima etichetta sceglie il personaggio più esuberante, vitale – e amante prolifico – concepito dalla penna di Pirandello.

Pucci Giuffrida e il suo “Liolà-Ullarallà”

«Soltanto 999 bottiglie – spiega il produttore Pucci Giuffrida – per il debutto di Liolà Ullarallà®, Etna Rosso Doc della vendemmia 2017. Nello spirito della nostra cantina e delle sue “poesie da bere”, ispirate alle opere di poeti e scrittori siciliani, lo abbiamo dedicato al drammaturgo, e premio Nobel, Luigi Pirandello. Un omaggio alla commedia dove il protagonista è un contadino dalla vitalità (e sessualità) vivace e irrefrenabile, tanto da mettere incinte due donne nel giro di poco tempo. Ogni bottiglia di Liolà è infatti un’opera d’arte – come ogni figlio, aggiungo – con un’etichetta originale e dettagli unici acquerellati a mano singolarmente da Annachiara Di Pietro. Segue di un anno il positivo esperimento dell’Etna Rosso DOC da collezione, “Un Bellissimo Novembre” che cita il celebre romanzo di Ercole Patti».

A raccontare i processi di lavorazione di Liolà, Etna Rosso Doc dalle intense sfumature rubino, è l’enologo di Al-Cantara, Salvo Rizzuto. «Le uve – spiega – vengono da un appezzamento della contrada Feudo Sant’Anastasia, dove ricade l’azienda, ricco di minerali e da un vigneto allevato a controspalliera con potatura a doppio cordone speronato. Al termine della fermentazione alcolica, il vino ottenuto riposa in due tonneaux da 500 litri, uno in rovere francese e l’altro in castagno dell’Etna, per la fermentazione malolattica. Affinando sul feccino nobile per 14 mesi, si prosegue in acciaio per 12 mesi e i restanti mesi in bottiglia. La degustazione restituisce al naso una prevalenza di sentori floreali con sfumature di frutti a polpa gialla come nespola e pesca, insieme al sentore, tipico del nerello, di ciliegia».

Lartista Annachiara Di Pietro mentre ritocca a mano le originali etichette Al-Cantàra

A introdurre nell’atmosfera da commedia di Liolà, cui non sono estranee riflessioni su alcune tematiche pirandelliane, è l’etichetta-opera d’arte realizzata da Annachiara Di Pietro, l’artista catanese che da tempo affianca Al-Cantàra nella cura dell’immagine. «Nonostante gli spazi limitati – spiega – volevo renderla più narrativa. Al centro è il protagonista, Liolà, con la caratteristica coppola siciliana, abbracciato dalle due donne che portano in grembo i suoi figli, anche loro con la stessa coppola del padre a sottolinearne le identità genetiche. Sullo sfondo, l’intreccio metaforico di tralci di vite riconduce la narrazione al tempo della vendemmia e ai canti della tradizione, come quel gioioso grido “Ullarallà”, riportato sul retro etichetta».
“Liolà”, (vendemmia 2017), è stato prodotto da Al-Cantàra in 999 esemplari.

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