Tutto fa panza Il ristorante catanese che ricrea l'atmosfera accogliente ed elegante di una Sicilia che fu, è l’unico siciliano ad essere incluso tra le 18 new entry della prestigiosa guida che ha selezionato 258 ristoranti in tutta Italia
Le “stelle” del food hanno un unico prestigioso riferimento: la guida firmata Michelin, che con il suo esercito di ispettori traccia le linee dell’alta cucina italiana. In uno scenario che premia i piatti autentici, sinceri e freschi, la Sicilia è presente nella 63/esima edizione con una new entry tutta catanese nei “Bib Gourmand”, i luoghi in cui “eccellenza” è la parola d’ordine, ma dove l’ottimo rapporto qualità/prezzo (menu sotto i 35 euro) premia i ristoratori. E proprio per questo il ristrò “Me Cumpari Turiddu” – l’unico siciliano ad essere incluso tra le 18 novità entrate a pieno titolo nella nuova edizione della “rossa” che ha selezionato 258 ristoranti in tutta Italia – vale un viaggio ai piedi del Vulcano, una sosta alla scoperta dei sapori mediterranei, così come hanno fatto il centenario David Rockefeller e il Premio Nobel Dario Fo (poco prima della scomparsa), il noto regista del Commissario Moltalbano Alberto Sironi, l’artista Renato Zero, il campione del ciclismo Vincenzo Nibali, e ancora Skin, Luis Sepùlveda, Carmen Consoli e Ludovico Einaudi, solo per citarne alcuni.
Un percorso nella memoria di un’Isola lontana, da rivivere e assaporare con piccole produzioni artigianali e Presidi Slow Food: un ristorante aperto a tutte le ore che ha saputo rivisitare la tradizione ma in chiave contemporanea, con personale che parla tutte le lingue, uno shop che ripropone i prodotti appena degustati e una rivisitazione dello street food siciliano che recupera antichi ricettari tra pizzi e merletti d’altri tempi, in un’atmosfera vintage che riflette la voglia di parlare siciliano.
«Originale ed accattivante, il ristorante propone un tuffo nella vecchia Trinacria recuperando antichi lampadari, sedie e tavoli. Segue il passo la cucina, intrigante carrellata di prodotti isolani, dai salumi dei Nebrodi all’asino ragusano, con diverse cotture alla griglia di carbone»: così la guida racconta la tavola scovata nel cuore del centro storico del capoluogo etneo, che proprio come in una casa d’altri tempi, si sviluppa intorno alla cucina, rigorosamente a vista.
«Abbiamo voluto ricreare un salotto in una Sicilia accogliente e dalle atmosfere eleganti, che ricorda i pranzi di famiglia dove nonne e zie curavano con amore ogni dettaglio – commenta l’imprenditrice di 34 anni Roberta Capizzi, avvocato con la passione per la sua terra, che in pochissimo tempo ha ottenuto molteplici riconoscimenti a livello nazionale – con questo stesso spirito, tra mobili d’epoca e lampadari di cristallo, nasce una cucina stagionale di terra e di mare affidata alle sapienti mani del giovane chef Gianluca Leocata, ispirata alla tradizione siciliana a tutela delle piccole produzioni locali. In Sicilia abbiamo una biodiversità straordinaria, di cui siamo però poco consapevoli. Nel mio piccolo ho voluto contribuire al suo sviluppo, raccogliendo una sfida importante: creare un’offerta che riproponesse e salvaguardasse l’accoglienza e il patrimonio nostrano, pur con un tocco di contemporaneità». Macco di fava larga di Leonforte, spaghetti alla Turiddu con la masculina da magghia, involtini di spatola con verdurine alla stimpirata, palermitana di asino ragusano e cous cous dolce del Convento di Santo Spirito sono solo alcuni dei piatti che raccontano radici e ricordi. Lì dove si cucina locale ma si pensa globale. Con uno sguardo al passato e uno slancio verso il futuro.