Musica “Luigi Hugues. Parafrasi verdiane per flauto e pianoforte”, è il titolo del disco, edito dalla Tactus, che ci propone l’attraente sodalizio composto dal flautista Domenico Testaì e dal pianista Ninni Spina. Una scelta, quella del duo etneo, ispirata all’eclettismo del piemontese Hugues - flautista e nel contempo matematico, ingegnere e professore di geografia vissuto tra Ottocento e Novecento - che ha estrapolato celebri arie da quattro melodrammi verdiani, assemblandole e conferendo loro una nuova veste
“Luigi Hugues. Parafrasi verdiane per flauto e pianoforte”, è il titolo del disco, edito dalla Tactus, che ci propone l’attraente sodalizio composto dal flautista Domenico Testaì e dal pianista Ninni Spina, duo di concertisti catanesi già consolidato nell’hinterland etneo. Una scelta, quella del duo, ispirata all’eclettismo del piemontese Hugues – flautista e nel contempo matematico, ingegnere e professore di geografia vissuto tra Ottocento e Novecento – che ha estrapolato celebri arie da quattro melodrammi verdiani, assemblandole e conferendo loro una nuova veste.

Luigi Hugues
Testaì e Spina ne hanno ben colto l’inventiva delineando con nitore stilistico le linee tematiche conduttrici, per addentrarsi poi con disinvoltura nei fantasiosi sviluppi delle variazioni.

Ninni Spina e Domenico Testaì
Dedicato alla figlia Vittoria e alla memoria di Ivana, il disco è corredato da un’interessante presentazione della flautista Daria Grillo. Sin dall’apertura con “Aida op. 81”, sui toni solenni dell’Ouverture, seguita da “Don Carlos op.39″, ci si lascia coinvolgere dall’intesa armoniosa del duo, le cui parafrasi trascorrono da momenti di ampio e leggiadro respiro lirico a fasi di acrobatico virtuosismo, dove il flauto di Testaì si inerpica nelle regioni acute dello strumento sul preciso e incalzante sostegno accordale di Spina. E si fa strada una bella cantabilità, come in “Rigoletto. Fantasia brillante op. 43”, dove il quartetto “Bella figlia dell’amor” assume un’espressione corposa sull’incrocio vocale di quattro personaggi, quali il Duca, Maddalena, Gilda e Rigoletto (rispettivamente tenore, contralto, soprano e baritono).
Si fa spazio poi alle rivisitazioni dell’opera “Un ballo in maschera”, oggetto delle parafrasi op. 44 e op.45 da parte di Hugues, che rimette in campo la sua verve salottiera: il duo Testaì- Spina ancora una volta prodigo di chances interpretative, contempera atmosfere frementi o misteriose come nell’ouverture dell’op.44, con distensioni rasserenanti, tra le arie “Saper vorreste” e la giocosità danzante del ballo finale (centellinato sul dialogo di Riccardo e Amelia), o l’andamento spianato dell’aria “Alla vita che t’arride” dell’op.45. Emerge dunque un sentito omaggio al Maestro di Busseto, tra le righe di Hugues, nell’esecuzione lodevole del duo, che ci fa rivivere temi lirici e personaggi incisivi del melodramma ottocentesco.

Giuseppe Verdi fotografato nel 1876 da Étienne Carjat. Di Ferdinand Mulnier – Bonhams, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=2772735
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