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Un campo di scavi nell’ex monastero di San Nicolò La Rena di Nicolosi

Riportare alla luce le antiche vestigia dell'ex Monastero Benedettino di San Nicolò La Rena di Nicolosi, progenitore di quello, ben più imponente, del

Riportare alla luce le antiche vestigia dell’ex Monastero Benedettino di San Nicolò La Rena di Nicolosi, progenitore di quello, ben più imponente, del capoluogo etneo eretto nella seconda metà del 1500. E’ quanto prevede la campagna di scavi archeologici che sarà avviata grazie al protocollo d’intesa sottoscritto dalla presidente dell’Ente Parco dell’Etna, Marisa Mazzaglia, dalla Soprintendente per i Beni culturali e ambientali di Catania, Fulvia Caffo, e dal rettore dell’Università di Catania, Giacomo Pignataro.

Da sinistra Marisa Mazzaglia, Giacomo Pignataro e Fulvia Caffo

Da sinistra Marisa Mazzaglia, Giacomo Pignataro e Fulvia Caffo

E stamattina, nell’aula magna del Palazzo centrale dell’Università di Catania, in occasione dell’inaugurazione della seconda edizione del convegno “Cammina, cammina: etica e meditazione sul camminare” organizzato dal dipartimento di Scienze umanistiche e dall’Ente Parco dell’Etna, sono stati illustrati i contenuti del protocollo d’intesa che prevede la collaborazione tra esperti, archeologi, docenti, studenti, tecnici e funzionari pubblici in un’opera di accurata indagine archeologica riguardante il sottosuolo dell’ex Monastero Benedettino di San Nicolò La Rena di Nicolosi, oggetto, nei secoli, di svariati eventi vulcanici e sismici.

Scavi che saranno avviati a seguito del ritrovamento di alcuni significativi reperti, prevalentemente di fattura medievale e rinascimentale, che aiutano a comprendere lo stile di vita dei monaci del cenobio nicolosita, ma anche le importanti presenze registrate tra il 1150 ed il 1350 a testimonianza dell’importanza del monastero sotto il regno di Federico III e della consorte, la regina Eleonora d’Angiò. I lavori riguarderanno la ricognizione superficiale dell’area interessata, la realizzazione di scavi archeologici lungo il perimetro della zona edificata, indagini nel sottosuolo della costruzione monastica (con particolare riferimento a quella che era la chiesa), la realizzazione di opere di consolidamento e messa in sicurezza delle parti di rilevanza storica. Ed ancora raccolta, pulitura e esposizione, in un’area dedicata, dei reperti che saranno oggetto di un’apposita pubblicazione scientifica. Particolare attenzione, inoltre, sarà dedicata alla zona in cui, presumibilmente, sorgeva il chiostro ed a quella retrostante il palmento dal cui studio si attendono importanti risvolti di carattere storico-antropologico e storico-urbanistico riguardanti epoche precedenti l’insediamento benedettino.

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