Visioni Al King di Catania il festival dei corti underground diretto da Alessio Armiento che in 4 date - il 7, l'8, il 14 e il 15 ottobre - racconterà, in maniera alternativa, il gioco eterno della vita. Il film vincitore riceverà un premio di 500 euro. Armiento: «Il pubblico è il protagonista ed è proprio lui a segnare il destino di un film
Brevi e intensi, tutti sul grande schermo, nel centro storico della città. Da 60 secondi a meno di mezz’ora, parlano attraverso sfondi, sguardi, silenzi e raccontano il gioco eterno della vita, di chi le carte le sta ancora pescando e di chi ha le ultime tra le mani. Il filo rosso che li aggancia è la voglia di fare un cinema diverso, alternativo, sperimentale. Parliamo dei 25 cortometraggi quest’anno in concorso a Non è mai troppo corto – Festival dei corti underground, organizzato dall’associazione culturale CineToutCourt in collaborazione con Cinestudio di Catania e che si svolgerà a Catania, il 7, l’8, il 14 e il 15 ottobre, alle ore 20.30, al King Multisala Cinestudio.
I generi sono tanti come tanti i temi trattati e i Paesi da cui provengono gli short film selezionati. «Anche quest’anno abbiamo trascorso l’estate guardando un bel po’ di opere e scoprendo cinema di alta qualità – racconta il direttore artistico Alessio Armiento –. È stata dura fare la selezione. E in questa edizione il festival offre più spazio perché c’è una giornata in più di proiezioni. La maggior parte provengono da fuori – Spagna, Francia, Danimarca, Islanda, Iran, Grecia, Australia, Finlandia – ma ce ne sono anche italiani. Alcuni sono stati proiettati a Venezia, a Cannes, al Sundance o hanno ricevuto riconoscimenti in giro per il mondo. Come ogni anno, si toccano diversi argomenti. C’è la crisi, in due contesti differenti, in un’Atene che fa da sfondo a una passeggiata tra mamma e figlia e in cui non vediamo inquadrata la disperazione, ma la sentiamo o la cogliamo negli sguardi preoccupati della gente. E in Danimarca dove vive una famiglia che appare felice dalla finestra di casa ma che nasconde debiti e macerie. Come pure storie inquiete di solitudine, di confusione esistenziale, d’incertezza. Ma state tranquilli. Ci sono pure commedie o opere surreali che fanno ridere, come quella di un calciatore che va a sbarbarsi e finisce per temere il rasoio o quella di Emidio, un vecchietto marchigiano che si gode le giornate tra cibo, giocate a carte e passeggiate».
L’iniziativa giunge alla sesta edizione e dal nome s’intuisce la filosofia di fondo, che è quella di portare sul grande schermo il cinema “piccolo” e indipendente. Quest’anno Non è mai troppo corto approda in una sala, il King di Catania, che ormai da tanto tempo è tornata a riproporre la storica rassegna del Cinestudio iniziata nel 1979 quando si chiamava cinema Mirone. Magari tra gli spettatori c’è pure chi il cinema vuole farlo nella vita e scopre come “si costruisce” un cortometraggio. «È un “formato” con una sua identità – continua Armiento – i suoi tempi, una sua ragion d’essere. E, grazie a questa esperienza, abbiamo notato come talvolta quelli italiani si dilunghino con scene che non hanno alcuna funzionalità rispetto al racconto finendo per appesantirlo, nonostante siano solidi e buoni i soggetti e le idee di fondo, mentre quelli stranieri entrano subito nella storia, a partire dal primo fotogramma. Mi viene in mente quell’inquadratura particolare di “The fish and I”, uno dei 25 in concorso che narra di un cieco che fa di tutto per salvare il suo pesce: il regista ha messo quell’acquario in favore di camera e noi vediamo il riflesso del protagonista. Un’immagine che trasmette al tempo stesso quel disagio esistenziale e la sua voglia di vivere, e che coinvolge emotivamente chi guarda».
Non è mai troppo corto dà anche la possibilità di vedere cinema in lingua originale, rigorosamente sottotitolato in italiano. Anche quest’anno il miglior film riceverà un premio di 500 euro e il pubblico in sala potrà votare per il corto preferito. La giuria, presieduta da Alberto Surrentino esercente e responsabile della programmazione del cinema King, dell’Arena Argentina e del Cinestudio di Catania, è composta anche dal giornalista Emanuele Grosso, dal regista Carlo Lo Giudice e dall’attrice Lucia Portale. «Il cinema esiste nel momento in cui è visto – conclude Armiento –. Il pubblico è il protagonista ed è proprio lui a segnare il destino di un film. Attraverso questo premio poi cerchiamo di averne uno “critico” e attento».