HomeTerritori

Il villaggio Le Rocce di Taormina affidato ad Antonio Presti

Territori Sarà il mecenate di Fiumara d'Arte a far rinascere attraverso l'arte un luogo meraviglioso ma abbandonato per oltre 50 anni

Occhi innocenti di bambini che guardano l’orizzonte del futuro; chicchi di melograno a rappresentare la pienezza della vita, l’energia e la rinascita, unite dal filo conduttore del sacrificio; e le tartarughe, simbolo di tenacia, immortalità, radicamento e simbiosi con la Madre Terra. Così il mecenate Antonio Presti ha portato a battesimo uno dei luoghi più affascinanti della nostra terra, «profanati da un popolo, quello siciliano, che non ha saputo porre fine allo scempio e all’abbandono». Dopo oltre 50 anni “Le Rocce di Mazzarò” vengono riconsegnate ai cittadini, massacrate dalla noncuranza e violentate dal tempo: 25 casette diroccate e disseminate tra rifiuti, lamiere, frammenti di vetro a recidere la memoria che conserva ancora l’eco della “dolce vita” che fu. Lo scorso 13 dicembre è stato presentato il villaggio così come si trova oggi – sospeso tra la natura e il mare – per raccontare le “visioni” di un sogno che, vista la comunione d’intenti di tutti gli interlocutori istituzionali, potrebbe a breve diventare un museo all’aperto che si offre ai cittadini, ai turisti, a tutti coloro che amano Taormina e il suo profumo.

Le Rocce di Mazzarò

Le Rocce di Mazzarò

A raccontare il passato, l’iter istituzionale, la burocrazia che ha bloccato crescita, sviluppo e rinascita di questo luogo, è stato il Commissario straordinario della Provincia di Messina Filippo Romano: «Dopo diverse criticità burocratiche e organizzative – ha spiegato – finalmente apriamo un nuovo capitolo grazie alla Fondazione Fiumara d’Arte. Abbiamo cercato insieme di creare un assetto burocratico e amministrativo per consentire ad Antonio Presti di far rivivere Le Rocce nel tempo, consegnandole alla collettività: un comodato d’uso di 99 anni, segnato da cadenze temporali che ne consentiranno la fruizione in tempi brevi». A fare piena luce sul progetto museale, che s’innesterà sul parco ambientale, anche il sindaco metropolitano di Messina Renato Accorinti: «Questo è un luogo straordinario – ha sottolineato – abbiamo bisogno di persone che sappiano lavorare con le frequenze dell’anima, per questo Antonio Presti metterà a disposizione di tutti quest’area, con l’energia che ha sempre caratterizzato le sue azioni».

Nel giorno della presentazione la firma ufficiale per il conferimento degli spazi che «già a marzo vorremmo aprire ai visitatori con un percorso all’aperto che metteremo in sicurezza in questi mesi con i tecnici – ha concluso Presti, che si è commosso alla vista dei piccoli della scuola primaria statale De Dominicis di Castelmola, intenti a consegnare alla terra i suoi frutti, testimoni di un momento che segna la storia, non solo di Taormina ma di tutta l’Isola – con l’obiettivo di far conoscere al mondo una vera e propria finestra che si affaccia sul cuore. Oggi inoltre voglio ufficialmente lasciare un testamento: quello della consegna di questo luogo della bellezza e della didattica ai ragazzi, e soprattutto ai guerrieri di luce: quelle anime innocenti con un cromosoma in più, che noi chiamiamo Down ma che in realtà sono gli unici esseri al mondo con una spiritualità che tende alla purezza. L’impegno etico universale per tramandare quest’opera al futuro è quello di consegnare spiritualmente questo patrimonio alla società civile, che è chiamata all’appello per contribuire moralmente ed economicamente alla sua realizzazione: è per questo che attiveremo strumenti di fundraising e crowdfunding per la raccolta fondi a sostegno di questa grande scommessa».

 

Antonio Presti

Antonio Presti

Un luogo dimenticato per oltre 50 anni che rinascerà con l’arte, uno spazio profanato che ritorna a vivere in nome del paesaggio e con il valore etico ed estetico che ha sempre caratterizzato le azioni di Fiumara d’Arte
«Per più di mezzo secolo un incantesimo si è impossessato di questo meraviglioso luogo – ha detto Antonio Presti -, dove la natura ha preso il sopravvento e dove il principale obiettivo futuro sarà quello di costruire attorno al paesaggio un nuovo codice di fruizione, per aprire l’ex Villaggio di Mazzarò alla luce e alla bellezza. Questo scempio è frutto di una responsabilità collettiva, che oggi non possiamo attribuire a un potere di turno, visto l’interminabile tempo trascorso tra la dimenticanza e l’indolenza: è una responsabilità del popolo siciliano che ha consegnato questi luoghi al nulla e all’invisibile. Questa finestra che si affaccia sull’infinito, paradossalmente non si è fatta toccare per consegnarsi alla speculazione e al malaffare, si è difesa da intere generazioni, e noi la vorremmo riconsegnare a chi non ha potuto amare e condividere la bellezza di questo giardino incantato e a coloro che presto potranno finalmente scorgerla. E questo grazie all’impegno etico e sociale di tutti quelli che lavoreranno e mi aiuteranno per riconsegnarla alla collettività nella sua integrità morale».

Com’è avvenuto l’incontro tra “Le Rocce” e Antonio Presti?
«Questo nuovo progetto nasce dalla necessità, alle porte dei miei 60 anni, di consegnare il mio patrimonio artistico e personale: collezioni di arte contemporanea che vanno protette e trasferite al futuro. A Tusa ormai si è concluso un ciclo ed ero alla ricerca inconsapevole di un nuovo luogo che potesse preservare e conservare quel pensiero utopico che mi porto dentro da sempre. La mia anima si nutre di visioni oniriche e di quella incoscienza che oggi a molti potrebbe non convenire. Questa operazione, quindi, non nasce dalla sommatoria di nessun potere: è stato il potere universale dell’anima e del sentire che è giunto fino a me. Il potere del denaro è stato soppiantato dal potere della bellezza».
Il bene comune, dunque, è il comune denominatore dell’impegno di Antonio Presti
«Questa è la direzione intrapresa da me e da tutti coloro che hanno lottato per rigenerare “le Rocce”: basti pensare all’Associazione dei residenti di Mazzarò, il Comitato “La voce del mare”, che ama questo territorio e che ha sostenuto il percorso di rigenerazione per ridare vita, luce e voce a questo museo a cielo aperto che si staglia tra l’orizzonte e una delle bellezze più apprezzate nel mondo: Taormina. Un ringraziamento al Commissario Filippo Romano che ha istituzionalmente traghettato tutto il percorso fino ad arrivare al sindaco della città Renato Accorinti, che ha condiviso eticamente e istituzionalmente l’idea del progetto. Questa è la vera testimonianza di chi crede nel bene comune. Io credo che lo sfregio di questo luogo sia stato un vero ammonimento per una comunità che è stata baciata dal sole e dalla bellezza universale, diventando “perla” che oggi più che mai deve restituire, e non soltanto prendere, attraverso il percorso della conoscenza come grande potere consegnato col cuore. Di certo tutto questo non sarebbe stato possibile senza il supporto, l’affetto e la professionalità del vice presidente di Fiumara d’Arte Gianfranco Molino e della dottoressa Domenica Polito Gianfranco».

Lo stato di degrado del villaggio Le Rocce di Mazzarò

Lo stato di degrado del villaggio Le Rocce di Mazzarò

Come si manifesterà la potenza dell’arte tra queste rocce e tra questi arbusti che si sono impossessati degli spazi tutt’intorno, tracciando un percorso che non risponde alle logiche della materia?
«Rispetteremo fino in fondo la volontà della natura, che si è animata della sua potenza non permettendo a nessuno di farvi ingresso e di profanarla: tutto ciò che è materia è decadente e viene restituita al potere vano del denaro. Ma qui c’è un’altra forza, quella dirompente dell’anima mundi. Noi abbiamo siglato un comodato per il futuro e il ringraziamento universale sarà quello di restituire bellezza non solo alle Rocce ma ai comuni che gravitano intorno a Taormina, che da tempo risentono dell’abbandono e che invece rivivranno della luce riflessa di questo luogo. Aboliremo la logica del cemento, per fare spazio al materiale organico; rispetteremo le peculiarità morfologiche e metteremo in risalto gli elementi primordiali: fuoco, aria, acqua e terra. Il pensiero che anima la mia azione è quello della restituzione circolare universale».
Nella fase di progettazione ha già deciso chi coinvolgere e con quale ruolo?
«Già diversi artisti internazionali hanno manifestato gioia, partecipazione e volontà di contribuire al progetto: abbiamo iniziato una fase di sopralluoghi e cammini tra le Rocce con le anime tese all’orizzonte che si apre davanti agli occhi. L’idea è anche quella di coinvolgere il mondo dell’architettura sostenibile: qui però nessun “archistar” dovrà mettere la firma, omologando gli spazi e ingabbiandoli concettualmente. Qui l’unica vera architettura universale è il paesaggio, il respiro, l’ascolto, la luce e non la materia, è per questo che l’ecosostenibilità sarà il cuore pulsante del progetto. Per rigenerare questi luoghi serve l’intelletto dell’architetto che nell’antichità ispirava e veniva ispirato dall’agorà, simbolo di condivisione, cultura, culto. Si lavorerà sulle forme e sulle strutture e gli artisti le riempiranno e creeranno opere in una dimensione onirica. Gli stessi spazi restituiranno un percorso che, passando da una stanza all’altra, non cercherà luoghi per quel dormire ma luoghi per quel sognare. Poi oltre al museo all’aperto, con opere provenienti da tutto il mondo realizzate in loco e disseminate sul modello di Fiumara d’Arte, verrà realizzato un giardino di essenze, fragranze naturali, spezie mediterranee e un orto botanico».

Filippo Romano, Renato Accorinti e Antonio Presti firmano il conferimento degli spazi

Filippo Romano, Renato Accorinti e Antonio Presti firmano il conferimento degli spazi

E poi c’è la formazione nella sua accezione più alta, con il progetto finanziato dal Miur e annunciato nei giorni scorsi
«Si tratta di un disegno a lungo termine che vedrà la nascita di un “Polo di forme artistiche contemporanee”, grazie alla collaborazione tra l’Università di Messina e la Fondazione Fiumara d’Arte. L’arte verrà coniugata alla ricerca legata ai saperi; la storia e la scienza si alimenteranno di innovazione e daranno vita a percorsi museali, senza mai dimenticare la salvaguardia e la valorizzazione delle coste. La funzione didattica rappresenterà il vero corpus di questo progetto, che vedrà i giovani quali testimoni di bellezza universale nel labirinto della conoscenza».
Quindi in primis questo posto verrà consegnato ai giovani?
«Il comodato del futuro sarà un luogo che non morirà mai, e questo luogo dell’anima, che restituisce e rigenera, potrà incontrare soltanto occhi puri. Il mio più grande desiderio è quello di consegnare questo patrimonio ai ragazzi Down, che rappresentano la parte più alta e nobile dell’innocenza umana».

Il Villaggio Le Rocce è stato realizzato per volontà dell’assessorato regionale al Turismo e inaugurato nel lontano 1954. Erano gli anni del dopoguerra, un momento delicato denso di tensioni ma anche di tante aspettative: il turismo rappresentò in quella fase uno dei principali strumenti di cui si avvalse la Regione per attivare la ripresa economica e avviare sostanziali trasformazioni territoriali. L’insediamento originale era stato pensato con una estrema cura del contesto creando una relazione ininterrotta con il paesaggio e l’ambiente circostante in un momento storico che vedeva l’ascesa di Taormina come destinazione privilegiata del turismo internazionale, ma anche della emergente classe media italiana figlia della ricostruzione. Il bene ha vissuto fasi alterne causate dall’immobilismo amministrativo fino alla definitiva chiusura avvenuta all’inizio degli anni Settanta. Da quel momento la mancanza di cura e manutenzione dei luoghi ha lasciato che degrado e abbandono prendessero il sopravvento. Negli ultimi anni, l’ex Provincia Regionale di Messina, oggi Città Metropolitana, che è proprietaria del Villaggio, aveva avviato un percorso di riqualificazione attraverso lo strumento del project financing per la realizzazione di un albergo di lusso. Oggi, l’idea di Antonio Presti e della sua fondazione Fiumara d’Arte, accolta con favore dagli Enti territoriali e dalle associazioni dei cittadini, traduce in realtà il desiderio collettivo di un sito da recuperare, in un punto straordinariamente panoramico, per esaltarne la sua storica vocazione naturalistica e per trasformarlo in un centro di aggregazione culturale.

Condividi su

SicilyMag è un web magazine che nel suo sottotestata “tutto quanto fa Sicilia” racchiude la sua mission: racconta quell’Isola che nella sua capacità di “fare”, realizzare qualcosa, ha il suo biglietto da visita. SicilyMag ha nell’approfondimento un suo punto di forza, fonde la velocità del quotidiano e la voglia di conoscenza del magazine che, seppur in versione digitale, vuole farsi leggere e non solo consultare.

Per fare questo, per permettere un giornalismo indipendente, un’informazione di qualità che vada oltre l’informazione usa e getta, è necessario un lavoro difficile e il contributo di tanti professionisti. E il lavoro in quanto tale non è mai gratis. Quindi se ci leggi, se ti piace SicilyMag, diventa un sostenitore abbonandoti o effettuando una donazione con il pulsante qui di seguito. SicilyMag, tutto quanto fa la Sicilia… migliore.