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Il fotoreporter Andrea&Magda: «La fotografia è divertimento e curiosità, per tutti»

Fotografia Dopo aver debuttato al G8 di Genova e aver vissuto alcuni anni in Medio Oriente, il fotografo pugliese che vanta collaborazioni internazionali (e che ha scelto di essere identificato col suo nome d'arte), da alcuni anni vive a Catania dove organizza workshop di fotografia anche per neofiti: «I miei corsi sono rivolti a chi vuole imparare a utilizzare la macchina fotografica, a chi ha voglia di divertimento e spensieratezza e fare nuove amicizie». Giovedì 9 ottobre l'open day sui nuovi corsi

Trovarsi nel posto giusto al momento giusto alcune volte può cambiare la vita, perché il caso esiste «ma bisogna essere pronti a coglierne il segnale». Ne è fermamente convinto Andrea – aspetto da vichingo ed empatia del Sud – fotoreporter internazionale conosciuto come “Andrea&Magda”, che ha debuttato nel 2001, al G8 di Genova, dopo aver ricevuto in dono una macchina fotografica e aver consultato un manuale di fotografia. «Di fotografia non capivo nulla, a stento sapevo maneggiare la macchina – racconta  – e a Genova mi trovai nelle situazioni più difficili e critiche, tra cui piazza Gaetano Alimonda, dove è morto Carlo Giuliani, e poi alla Diaz…».

Andrea mostra uno scatto che lo ritrae a lavoro

Dentro la Diaz

Il suo talento fu fiutato subito da una fuoriclasse dell’obiettivo, la fotografa e attivista Gabriela Mercadini, e quello scatto – uno dei pochi che Andrea ha firmato con il suo vero cognome, su cui preferisce mantenere il massimo riserbo – apparve sulla prima pagina de Il Manifesto: «Quando è arrivata la polizia sono riuscito a scattare questa fotografia che, come puoi vedere è abbastanza sbagliata  – dice indicando la prima pagina de Il Manifesto – è brutta, mossa, bruciata. Però è importante perché fa vedere che la polizia non faceva entrare all’interno della scuola, e questo mosso, questo bruciato, in qualche modo trasmette la paura che provavo in quella situazione».

La prima pagina de Il Manifesto e alcune fotografie realizzate da Andrea al G8 di Genova

Quello scatto fu il primo di una lunga serie. Andrea da anni è un fotoreporter di fama internazionale che vanta collaborazioni con i media di tutto il mondo (da “Internazionale” a “l’Espresso” e “D di Repubblica” fino a “Time”, “Newsweek Japan”, “Le Monde”, “New York Times”, “Sunday Times magazine” e “Libération”, solo per citarne alcuni) e con diverse organizzazioni internazionali (dalla Croce Rossa Internazionale alle Nazioni Unite).

Pugliese classe 1976, Andrea ha studiato Giurisprudenza all’università di Modena ma ha sempre mostrato un certo interesse per l’antropologia e per le arti: la musica e il teatro anzitutto.
«In quel momento della mia vita volevo fare il fotografo, ma mi ero anche montato la testa. Quel “successo”, quella visibilità improvvisa, non fu semplice da gestire: da una parte riconosco che è stato deleterio, dall’altra ha comunque segnato la mia vita».
Dopo i fatti della Diaz Andrea ha continuato a scattare, ma sporadicamente. Per vivere insegna musica ai bambini piccoli, e proprio grazie a quel lavoro, in maniera del tutto casuale nel 2007 entra in contatto con lo scrittore Enrico Brizzi che gli propone di documentare (e quindi di accompagnarlo) nel suo viaggio da Roma a Gerusalemme a piedi e in barca a vela. «Ho partecipato a tutta la parte in barca a vela e poi a piedi fino a Gerusalemme – racconta con orgoglio-. Dopo circa tre mesi, quando tutti rientrarono in Italia, io decisi di restare, perché ero curioso di vedere la Palestina».

Andrea mostra alcuni suoi scatti durante un corso di formazione – ph Giuseppe Pace

Folgorato dalla Palestina

E la Palestina lo folgora immediatamente, tanto che Andrea pensa seriamente di viverci per raccontarla. Così, rientrato in Italia, mette a punto un progetto che gli consente di ritornare in quei territori per insegnare musica ai bambini dei campi profughi.
E’ qui che Andrea incontra Magda, una fotografa francese con la quale stabilisce un sodalizio durato dieci anni (fino al 2018) e attivo principalmente in Medio Oriente, e con la quale nel 2016 vince il Sony World Photography Awards (secondo posto nella categoria “Attualità”), uno dei più prestigiosi riconoscimenti nel panorama internazionale della fotografia contemporanea.
«Nella Palestina occupata abbiamo ritenuto opportuno non lavorare con i nostri nomi completi, per non avere problemi – spiega – così abbiamo iniziato a firmarci “Andrea&Magda”,  che ancora oggi continua ad essere la mia firma e l’unico nome con cui sono conosciuto. Inizialmente abbiamo documentato le difficoltà che dovevano affrontare i palestinesi diretti da Bethlehem a Gerusalemme per pregare in occasione del Ramadan, poi ci siamo concentrati sugli effetti della globalizzazione sulla società mediorientale, indagandone aspetti economici, culturali ed architettonici».

Sfogliando “Palestinians”, una delle pubblicazioni di Andrea&Magda

Nasce così “Palestinian dream”, un progetto che offre una visione della Palestina lontana dalla guerra e dai campi profughi, e che punta l’attenzione sulle trasformazioni della società palestinese e sull’illusione di uno sviluppo economico, nonostante l’occupazione.

Sfogliando “Palestinians”, una delle pubblicazioni di Andrea&Magda

«Successivamente ci siamo dedicati prima alla vita della classe media palestinese, e poi all’overtourism indagando le conseguenze del turismo di massa nella penisola del Sinai e sul Mar Rosso. Infine in “Arabian tales” abbiamo raccontato la rappresentazione del mondo arabo nelle serie tv, analizzandole dal punto di vista antropologico».

Catanese da sei anni

Chiacchierare con Andrea è come vivere i luoghi e le situazione che ha vissuto in prima persona,  riesce a catapultarti prima tra i fumogeni di Genova e poi nella polvere rossa del Sinai. Le sue parole sono affascinanti almeno quanto i suoi scatti, e sembra che nei suoi occhi si possano scorgere le immagini di scatti mai realizzati. Da sei anni Andrea vive Catania, dove ha messo su famiglia – «non c’è un’altra città in cui vorrei vivere, io qui mi trovo benissimo» – e  continua a lavorare anche organizzando workshop di fotografia, forte dell’esperienza maturata in giro per il mondo.
«Da quando sono a Catania organizzo corsi di fotografia rivolti a tutti, anche a neofiti. Normalmente partiamo da zero, da come si tiene in mano la macchina fotografica. Spesso i fotogiornalisti organizzano corsi rivolti a professionisti, invece quello che mi piace è proprio lavorare con gente che si avvicina alla fotografia con spensieratezza, per divertirsi, per fare le foto ai propri figli».

Andrea durante una lezione – ph Vanessa Guagliardo

Il grande studio di via Paolo Bentivoglio 30, a due passi da quello che fu il Tondo Gioeni, è anche un luogo di incontro in cui gli “ex studenti” continuano a vedersi per migliorare, o semplicemente perché ormai sono gli amici di Andrea, come Giuseppe Pace, Vanessa Guagliardo e Michele Bonfiglio che oggi sono anche i suoi più stretti collaboratori.
Giovedì 9 ottobre, alle ore 19, si terrà l’Open Day durante il quale saranno presentati i corsi in programma  (partecipazione gratuita su prenotazione scrivendo a corsofotografia1@gmail.com) a partire dal Corso base di fotografia, rivolto ai neofiti.

Da sinistra: Andrea, Vanessa Guagliardo, Giuseppe Pace e Michele Bonfiglio

«All’inizio di un corso penso sia molto importante conoscersi, capire chi è l’insegnante e cosa può trasmettere – continua Andrea-  perché è fondamentale che si instauri un rapporto di stima e fiducia, per questo organizzo gli “open day”. I miei corsi sono rivolti a gente che vuole imparare a utilizzare la macchina fotografica, poi alcuni arrivano anche a farci un lavoro, altri invece semplicemente si ritagliano uno spazio per divertirsi, per trascorrere un paio di ore in spensieratezza e fare nuove amicizie. Non ci sono limiti: lo scorso anno nella stessa classe c’erano una signora di 75 anni e una bambina di 10 anni. Divertimento e curiosità sono le basi di qualsiasi inizio».

Prove di lettura, durante uno dei corsi – ph Vanessa Guagliardo

Il prossimo corso base inizierà il 16 ottobre (13 incontri da due ore ciascuno, il giovedì sera) ma sono in programma anche corsi di reportage, di ritratto, di post-produzione, corsi intermedi e avanzati. «Le mie lezioni sono molto pratiche – tiene a precisare – ogni volta che spiego qualcosa la mettiamo subito in pratica, perché la fotografia è come  la musica: devi provare a suonare per imparare. Dico sempre ai miei allievi che fotografare è come scrivere, ma con la luce».

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