HomeBlog
Blog

I libri copertina di Roberto Saporito e Gian Marco Griffi, insieme con il ritorno di Giampaolo Cassitta, per la primavera da leggere

Le letture consigliate da Salvatore Massimo Fazio

Blog I libri #copertina e #controcopertina presentano una curiosità: sono due autori che hanno orbitato nello stesso periodo nella collana Sidekar della sarda Arkadia. Stiamo parlando di Roberto Saporito con "Polimeri" per Cose note edizioni e Gian Marco Griffi con "Digressione" per Einaudi, che assieme al ritorno di Giampaolo Cassitta con "La legge di donna Matilde", segnano l'apertura del nostro giugno da leggere

Il solstizio estivo è a giugno, ma avvisaglie di estate già si sono presentate, tra pioggerellare di umidità e focosi giorni di caldo improvviso. E le case editrici non tardano ad allinearsi, manco lo sapessero. Certo che quando il sole splende e riscalda, succede anche nelle stamperie che i ritorni sono dei più calorosi.

Partiamo annunciano subito i libri #copertina e #controcopertina che presentano una notevole curiosità: sono due autori che hanno orbitato nello stesso periodo nella collana Sidekar della sarda Arkadia (collana curata da due siciliane con aggiunta di un sardo soltanto secondariamente), stiamo parlando di Roberto Saporito con Polimeri” per Cose note edizioni e Gian Marco Griffi con “Digressione” per Einaudi, che assieme al ritorno di un grandissimo autore, Giampaolo Cassitta con “La legge di donna Matilde”, segnano l’apertura del nostro giugno da leggere.

Interessantissimi la “Terapia di gruppo per serial killer” di Saratoga Schaefer per Mondadori e il micidiale attacco di panico vissuto da Gabriele Parpiglia (Mursia), senza dimenticare le icone: Vallecchi fa boom con l’ultima opera del compianto Federico Fellini!

Ma non pochi sono i volumi in questa quindicina tutti interessantissimi, senza dimenticare le stragi italiane della mafia, ma chi nella pratica è riuscito ad arrestare la gentaglia: è il caso del flashback del 19 maggio di Francesco Mongiovì autore per Oligo conUomo di Stato. La mia vita in Polizia, dalla scorta a Falcone agli arresti di Brusca e Provenzano”. E ancora tanti titoli che ci terranno compagnia pubblicati da  Sperling&Kupfer, Nord, Graphe.it, Rizzoli, Il Saggiatore, Fazi, NN Editore, Qed e Bibliotheka.

Arrivederci al 10 giugno con la nuova quindicina!

Libro copertina, “Polimeri” di Roberto Saporito, Cose Note Edizioni

Il romanzo ha per protagonista un attore italo-americano intorno ai cinquant’anni, di medio successo che passa dal girare una serie televisiva americana importante alla pubblicità del tonno in Italia, fino all’ambizioso progetto del remake, di produzione americana, e girato a New York al posto di Roma, del film “La Grande Bellezza” di Sorrentino.

Ambientato all’inizio in una Los Angeles in cui un misterioso personaggio perseguita il protagonista senza nome della storia, in un crescendo di tappe enigmatiche, inspiegabili, inquietanti, spaventose e anche macabre, la storia poi si snoda fra New York, dove il protagonista incontra la figlia che non vede praticamente mai e con la quale ha un rapporto freddo e distaccato, e Roma, dove vive quando non è in giro per il mondo e dove farà la pubblicità per una famosa marca di tonno. Un omaggio postmoderno noir al mondo del cinema, un romanzo sul rapporto sottile tra realtà e finzione. In libreria dal 5 giugno

Flashback

Francesco Mongiovì, Uomo di Stato. La mia vita in Polizia, dalla scorta a Falcone agli arresti di Brusca e Provenzano, Oligo

Palermo, anni Ottanta. Francesco entra in Polizia nel clima rovente dopo l’attentato al generale Dalla Chiesa. Seguiranno anni di servizio allo Stato, prima come scorta nella Quarto Savona 15, questo il nome in codice del servizio di protezione del giudice Giovanni Falcone, e poi nella Sezione Catturandi, per dare la caccia e consegnare alla giustizia i latinanti più pericolosi, come Giovanni Brusca, l’uomo che premette il telecomando della strage di Capaci. Tra aneddoti e frammenti di vita vera, Francesco Mongiovì ci porta dietro le quinte della sua Palermo, ripercorrendo anni di missioni pericolose, spesso sotto copertura, per mostrarci dall’interno la lotta alla mafia.

“La cupezza di quei maledetti giorni delle stragi di Capaci e di via d’Amelio ci sovrastano e rivivono nelle parole di Mongiovì, con un coinvolgimento emotivo non altrimenti riscontrabile. I nominativi dei latitanti catturati, Provenzano, Aglieri, Brusca, solo per citarne alcuni, scorrono veloci nella narrazione per quanti sono ma, se solo ci si attardasse a soppesarne la caratura criminale, ci si renderebbe conto della loro valenza stratosferica”. (Franco Gabrielli)

Le uscite di martedì 27 maggio

Maria Carolina Campone, In ipsam arcem sapientiae Christum. Alle radici del pensiero di Paolino di Nola, Graphe.it

La figura di Paolino di Nola è oggetto di un rinnovato interesse da parte della critica. Una corretta contestualizzazione dell’opera del Nolano dimostra come la fitta intertestualità con pensatori precedenti sia decisamente volta a utilizzare la sapientia pagana trascendendola in una nuova creazione, al cui autore va riconosciuto un posto di rilievo nella fusione di Antike und Christentum. A un’attenta lettura, Paolino, esponente di una generazione a cavallo fra due mondi profondamente diversi, si rivela un anello importante nella catena di trasmissione del pensiero classico e di codificazione di concetti destinati a larga fortuna in epoca moderna e contemporanea.

Gabriele Parpiglia, Sotto attacco di panico. La mia storia, il mio burnout, la mia ripartenza, Mursia

«Il mio nome è Gabriele Parpiglia e sono un uomo che convive con una malattia invisibile ma debilitante. Soffro di attacchi di panico, un nemico quieto che ha stravolto la mia esistenza. Ma oggi sono qui per condividere con voi la mia storia. E chissà, forse nelle mie parole riconoscerete un po’ anche della vostra esperienza, perché questa battaglia contro il panico accomuna molti di noi. Sì, questa è la mia storia, ma in fondo potrebbe essere anche un po’ la vostra»

Non un diario personale, ma un racconto intenso di un cambiamento radicale. Non un manifesto, ma una testimonianza tutt’altro che neutra. È la voce di chi ha vissuto un’esperienza forte e ora vede con chiarezza. Gabriele condivide il suo mondo interiore con rigore, ironia e profondità, senza dare lezioni, ma mostrando cosa succede quando si smette di controllare tutto e di cercare l’approvazione, per dedicarsi, finalmente, a sé stessi.

Dall’introduzione: «Ho conosciuto Gabriele qualche anno fa: avevamo programmato di incontrarci nel mio studio per un progetto letterario nel quale ero stata felicemente coinvolta. Gabriele era simpatico, gentile e molto generoso nel darci un suo punto di vista. Ma dopo poche battute io mi sentivo in un frullatore.

Era un miscuglio di cose che mi faceva girare la testa. Non c’era nulla di scomposto in lui, anzi, mi è piaciuto il suo modo di essere: brillante, intelligente, ironico, eppure dopo poco una parte di me si è allarmata. Si muoveva con un’intelligenza rapida, a tratti incalzante, come se non potesse permettersi il lusso della lentezza. Una vitalità piena di idee, connessioni, entusiasmi. Ma a guardarlo bene, sembrava che tutto accadesse con un respiro trattenuto, come se vivesse in uno stato di emergenza costante. Mentre parlava, lo osservavo. E all’improvviso mi è venuto in mente un pensiero strano, non coerente con il nostro incontro: «Ma questo come fa a campare così?».

Aveva gli occhi grandi e inquieti, uno sguardo vivace e insieme stanco. Un sorriso che non arrivava mai fino in fondo, come trattenuto. E, attorno a lui, un’atmosfera che sembrava dargli forma e al tempo stesso divorarlo. Non si fermava mai. Il telefono vibrava ogni trenta secondi. Ogni frase veniva interrotta da una richiesta, una risposta, un’urgenza.

Aveva la testa piena di idee, mille progetti, mille aperture. Ma c’era qualcosa di scomposto in quella densità. Una corsa senza ossigeno. Dopo un paio d’ore, gli ho chiesto se stesse bene sopra quelle montagne russe senza pause e lui mi ha raccontato qualcosa che ha dato forma al mio allarme iniziale: non dormiva. Due, tre ore per notte, forse. Si ammalava spesso, di continuo. Il corpo mandava segnali chiari, ma la testa era avanti, fuori fase, troppo occupata a tenere in piedi tutto per poter ascoltare. Quel tipo di esaurimento che non arriva all’improvviso. È un logorio, una faglia che si apre piano piano. E Gabriele era lì, inconsapevole. E nel frullatore c’era lui, io lo avevo solo sentito».

Roberta Recchia, Io che ti ho voluto così bene, Rizzoli

Dalla penna di Roberta Recchia arriva un romanzo potente ed emozionante che esplora il viaggio di un ragazzo attraverso il lutto e la scoperta di sé. “Io che ti ho voluto così bene” racconta la storia di Luca, un ragazzo la cui infanzia serena sul litorale romano viene sconvolta da un evento tragico: la scomparsa improvvisa del suo primo amore.

Poco più che un bambino, Luca si innamora di una ragazza solare che illumina le sue estati, ma la sua felicità viene spezzata all’improvviso, lasciando lui e la sua famiglia a fare i conti con un vuoto profondo e incolmabile. Costretto a lasciare la sua casa e i suoi affetti, Luca si trasferisce nel Nord Italia, ospite di zii e cugine, in una realtà completamente nuova e distante dalle sue certezze. In quel mondo estraneo, dovrà imparare a fare i conti con il dolore e la rabbia, scavando dentro di sé per ritrovare quella scintilla d’amore e di speranza che, spesso, sopravvive anche quando sembra tutto perduto.

Attraverso gli occhi di Luca, l’autrice dipinge con maestria il delicato passaggio all’età adulta, esplorando temi universali come la perdita dell’innocenza, l’elaborazione del dolore, e la sorprendente forza che si cela nella dolce dedizione di coloro che ci sono vicini e ci tendono la mano.

Bibbiana Cau,  La levatrice, Nord 

Custode di un sapere antico, una donna lotta per far nascere il futuro. Non è una di loro, Mallena. Un giorno di sedici anni prima è arrivata a Norolani insieme con Jubanne, cui è bastato un attimo per innamorarsi e che l’ha sposata per proteggerla da un destino che gravava su di lei come una condanna. Eppure, per gli abitanti di quel paese dove il maestrale porta il respiro del mare, ormai è diventata un punto di riferimento.

Perché Mallena è una llevadora che, mettendo in pratica il sapere antico tramandatole dalla madre, assiste tutte le partorienti, anche quelle delle famiglie più umili, senza mai pretendere nulla in cambio. Ma tutto precipita nel settembre 1917, quando Jubanne torna dal fronte ferito nel corpo e nell’anima. Per pagargli le cure necessarie, Mallena chiede a gran voce al consiglio comunale di essere remunerata per il suo lavoro e, ancora una volta, quel sussidio le viene negato. Come se non bastasse, in conformità a un decreto regio, viene assunta un’ostetrica diplomata, destinata a sostituirla.

Arriva dal continente, Angelica Ferrari: nonostante la giovane età, per essere lì ha combattuto a lungo, sfidando le convenzioni sociali e la disapprovazione del padre, che voleva relegarla tra le mura domestiche, sposata con un buon partito. E adesso deve lottare contro la diffidenza delle donne del paese, che la vedono come un’estranea e rifiutano le sue cure. Dovrebbero essere rivali, Mallena e Angelica, invece sono le due facce della stessa medaglia, entrambe spinte dal desiderio di libertà e indipendenza, entrambe tradite dalle persone che avrebbero dovuto proteggerle e vittime della quotidiana ingiustizia che il mondo sa riservare soprattutto alle donne.

Tuttavia, quando la situazione si farà insostenibile e i fantasmi del passato torneranno a bussare alla porta di Mallena, sarà proprio l’intera comunità di Norolani a pretendere che, per una volta, si faccia davvero giustizia. Una grande storia al femminile che, attraverso la lingua, i profumi, la poesia e la ruvidezza della vita quotidiana nella Sardegna d’inizio Novecento, narra di gente umile e schiva, ma unita da un profondo senso di comunità. E di una protagonista che, grazie a una saggezza ancestrale e alla solidarietà delle altre donne, matura in sé una nuova e luminosa consapevolezza.

Stephen King, Never flinch. La lotteria degli innocenti,  Sperling&Kupfer 

Quando il dipartimento di polizia di Buckeye riceve una lettera che minaccia una diabolica missione di vendetta, per l’ispettrice Izzy Jaynes inizia un’indagine oscura e pericolosa. Per fermare chi promette di «uccidere tredici innocenti e un colpevole» come riscatto per «l’inutile morte di un innocente», c’è bisogno della detective Holly Gibney.

Nel frattempo, Kate McKay, attivista carismatica, simbolo di una nuova ondata di femminismo, inizia un tour di conferenze che attraverserà diversi Stati. Mentre le sale si riempiono di sostenitori e detrattori, qualcuno trama nell’ombra per metterla a tacere. All’inizio si tratta solo di piccoli sabotaggi, ma presto il pericolo si fa reale. Holly accetta di fare da guardia del corpo a Kate, tra la difficoltà di difendere chi non accetta protezione e l’accanimento di uno stalker rabbioso che agisce nel nome di una verità distorta.

Le due storie si rincorrono e si intrecciano, tra personaggi nuovi e volti noti, come la leggendaria cantante gospel Sista Bessie e un assassino che ha fatto della violenza il suo culto, in un finale stupefacente che solo un maestro come Stephen King poteva concepire. “Never flinch. La lotteria degli innocenti” è una delle prove narrative più intense di Stephen King. Un romanzo che esplora le ombre della giustizia, la rabbia che si fa ideologia e la capacità umana di resistere e trasformare il dolore in consapevolezza. Un’opera che fonde suspense, profondità psicologica e grande intrattenimento, confermando, ancora una volta, la maestria di uno scrittore che non ha mai smesso di esplorare ciò che ci rende umani e ciò che ci rende mostri.

Bryan Ceotto, Storia accidentata del mio corpo, Rizzoli

Daphne cresce in un piccolo paese del Veneto, in una famiglia come tante. È bionda, ha due grandi occhi grigi e una passione per il calcio. Il sogno del pallone svanisce a nove anni con uno spintone e la faccia nel fango. Perché la società ha un copione preciso per lei: che sia “femmina”. Daphne, pur odiandolo, prova ad adattarsi.

Finge, a tratti anche con se stessa. Ma soffre. Soffre davanti allo specchio, a scuola, con la sua famiglia. Addosso porta il peso di un’anima stretta nel corpo sbagliato. Fino a quando davanti al Rigoletto per la prima volta non assapora un frammento di leggerezza. In quel momento chiarisce dentro di sé ciò che è evidente da sempre. Lo racconta in un tema, e poi al professore di Lettere, Galli. Anche con il suo aiuto, e non senza difficoltà, trova la forza di presentarsi al mondo per la persona che è veramente: Bryan. Cinque anni dopo, nella sua vita entra Angela e l’amore cambia ogni cosa.

Ma più di ogni amore, quello tra un ragazzo trans e una ragazza è un viaggio in territori sconosciuti, che coinvolge i corpi, la sessualità, le aspettative personali e una società che giudica senza sosta, in ogni occasione. La stessa società che definisce, distingue e divide dal giorno in cui nasciamo. Maschi da una parte, femmine dall’altra. L’autore di questo romanzo autobiografico, Bryan Ceotto, è un giovane attivista trans FtM. Qui ha scelto con immensa generosità di condividere la propria storia di accettazione e transizione.

Ciò che ha attraversato nel corso della vita gli ha dato la possibilità anche di sperimentare sulla propria pelle come cambia lo sguardo delle altre persone nel momento in cui si posa su una donna o su un uomo. E la sua storia invita tutti a non soccombere agli stereotipi imposti dalla società. «Pensa a Dante» gli dice Galli, «al suo viaggio nella selva oscura. Non sarebbe potuto uscire dall’inferno se non avesse attraversato ogni cerchio, se non avesse guardato negli occhi ogni dolore. Non restare in silenzio davanti a ciò che ti spaventa o ferisce. Hai il diritto di liberartene. Di decidere chi sei».

Le uscite di venerdì 30 maggio  

Federico Fellini, Il cavallo in biblioteca. Scritti inediti, Vallecchi Firenze 

Il cavallo in biblioteca è l’ultimo libro di Federico Fellini: inedito. Contiene i divertentissimi spot per la lettura che scrisse su commissione di un consorzio di editori rimasto fantasma, e che depositò nel marzo 1988 alla SIAE, senza poi realizzarli, come invece accadde per la pubblicità di Campari, Barilla e della Banca di Roma. Ritrovati nell’archivio del Fellini Museum di Rimini, sono diversissimi tra loro per ambienti, invenzioni, paradossi, umorismo, sarcasmo e parodia sociale: come la polemica sull’invasività della televisione, dove Fellini ingaggia un duello scatenato e impari con Berlusconi, che nei suoi canali privati interrompe i film con la pubblicità.

«Non si interrompe un’emozione» è il suo slogan. Fellini sfodera le proprie arti/armi: la fantasticheria surreale e fantascientifica, la difesa dell’avventura, della magia, dell’immaginazione e del sapere. Sono quadri memorabili. Ritraggono le famiglie italiane, gli stereotipi, il quotidiano, ma anche i grandi archetipi legati ai personaggi romanzeschi, ai libri, alle biblioteche, alla sapienza autentica. Veri e propri apologhi che rispecchiano la sua invenzione imprevedibile. Appunto quella del cavallo in biblioteca, che dà il titolo al libro, ed è per Fellini il simbolo della libertà e della sua bellezza.

Il cavallo discende da Pegaso alato, il simbolo dell’immaginazione. Non è ciò che i film e i libri trasmettono? Rosita Copioli introduce i testi, li trascrive per la comodità dei lettori, ma li presenta anche nei dattiloscritti originali. Li commenta secondo lo stile de Gli occhi di Fellini (Vallecchi 2020), che Pietro Citati definì «un libro splendido, quasi unico nella saggistica italiana: sottile, profondo, enigmatico». Nello scritto che qui si pubblica, Citati notò, di quegli «occhi», ciò che appare scorrere in questi spot: «ogni sfumatura dell’anima umana, forse ogni sentimento animale, perché Fellini apparteneva – io penso – anche all’amabile e terribile regno degli animali». Il cavallo, appunto: in biblioteca.

Giampaolo Cassitta, La legge di donna Matilde, Arkadia

L’invito al festival di Sanremo del 1958 per il vicesindaco di un piccolo paese di provincia e per sua moglie crea una serie di aspettative e rocamboleschi colpi di scena all’interno della comunità. Donna Matilde non può perdere questa ghiotta occasione, tantomeno possono lasciarsela sfuggire i compaesani. Ma quella che sembra un’avventura destinata al successo viene messa in discussione da una serie di impedimenti. Riuscirà donna Matilde a coronare il suo sogno? Sullo sfondo di un’Italia che si risolleva dalle distruzioni della guerra, in mezzo a una pletora di personaggi improbabili e iconici, ecco apparire sul proscenio tutti i peccati veniali e le ingenuità di una nazione che vive il boom economico, tra trasmissioni televisive e grandi fotoromanzi, tra canzonette e sogni di riscatto. Una storia d’altri tempi, carica di freschezza, in cui emergono caparbietà, furbizia, voglia di sorridere e ripartire.

Filippo Nanni, Il ciondolo di Alice, Vallecchi Firenze


Una giovane giornalista trovata morta nella sua casa. Un mistero archiviato troppo in fretta. Ma chi era davvero Alice, oltre il lavoro, oltre la fragilità che tutti fingevano di non vedere? Un giornalista in pensione, un uomo d’altri tempi, decide di non accontentarsi. Né di quello che è stato scritto, né di quello che è stato taciuto. Inizia così una lenta, ostinata ricerca tra parole lasciate a metà, ricordi che graffiano, e un piccolo ciondolo che forse nasconde più verità di un’intera redazione.

Con lo sguardo disincantato del cronista di razza e una scrittura nitida e sensibile, Filippo Nanni ci accompagna con passo lieve e profondo in una storia che parla di giornalismo, certo. Ma anche di amore per le cose fatte bene, di solitudine, silenzi e di verità dimenticate. E di quel filo sottile che unisce chi resta a chi se ne è andato. E di quella domanda che non smette di bruciare: cosa resta di una vita, quando la notizia svanisce? (Maurizio De Giovanni)

Sul citofono ci sono solo le iniziali: AM. Teresa affonda l’indice prima in modo delicato poi, dopo aver atteso invano una risposta, lo tiene premuto per qualche secondo. Niente. È una torrida serata di agosto, nel piccolo giardino che separa il cancello dal portone della palazzina è scattato l’innaffiamento automatico e qualche piacevole schizzo la raggiunge. Si guarda intorno, la strada è deserta intorno a questo edificio di quattro piani in una tipica periferia romana abbandonata a se stessa. Teresa ha lasciato la redazione con qualche minuto di anticipo dopo aver convocato nel suo gabbiotto a vetri i giornalisti che stavano preparando il tg.

Le uscite di martedì 3 giugno

Saratoga Schaefer, Terapia di gruppo per serial killer, Mondadori

È passato qualche mese dal ritrovamento del corpo della giovane Mira Griffin vicino alla rimessa delle barche di Prospect Park, ma la polizia di New York brancola nel buio. Cyra, sorella maggiore di Mira, grazie a un amico che lavora in polizia viene a sapere che in città esiste un gruppo di sostegno per serial killer, dove gli assassini si recano non con l’intento di rimettersi in carreggiata ma per condividere le storie sui crimini che hanno commesso, affinare le tecniche, ascoltare consigli, e dare libero sfogo alle proprie fantasie malate.

Tormentata dal fatto di aver litigato con la sorella poco prima della sua scomparsa, Cyra è determinata a vendicarne la morte: decide così di infiltrarsi nel gruppo inventandosi un personaggio, la gelida Mistletoe, e trovare da sola il killer di Mira. Il surreale mondo con cui entra in contatto è composto da killer senza scrupoli, tutti maschi: c’è Python, un omone che ha il ruolo di moderatore; Pea Crab, che non riesce a trovare il modo di sbarazzarsi dei corpi senza venire scoperto dalla polizia; Cuckoo, che compie solo delitti di natura sessuale; e Lamprey, maschio alfa attraente e sicuro di sé, un ingegnere informatico che a tempo perso fa l’hacker e ha reso più efficienti i metodi di reclutamento del gruppo.

Quando Cyra inizia ad avvicinarsi a quell’ambiente, però, si rende conto che impersonificare qualcuno privo di scrupoli ed emozioni significa anche poter liberare i propri istinti peggiori e immaginare di compiere azioni a cui non avrebbe mai pensato prima. Un thriller a tinte femministe, con un ottimo equilibrio tra suspense e divertimento che gioca con la parte più oscura dell’animo umano e che porta i lettori a chiedersi quanti mostri spaventosi camminino, invisibili, tra noi.

Le uscite di mercoledì 4 giugno

Sarah Hart, C’era n volte. Lo straordinario rapporto tra matematica e letteratura, Il Saggiatore

Abbiamo sempre guardato a matematica e letteratura come poli opposti: C’era n volte ci mostra come invece tra esse ci sia un legame indissolubile e fruttuoso. Sarah Hart attraversa classici del passato e capolavori contemporanei per indagare questo legame misterioso e nascosto, rivelandoci come da esso possiamo imparare qualcosa in più sulla nostra stessa natura e su quella dell’universo attorno.

C’è della magia in certe equazioni simile a quella contenuta nella bacchetta di Harry Potter, e tra le mostruose forme dei capodogli di Moby Dick si nasconde una geometria sofisticata, fatta di cicloidi, cilindri e circonferenze. Sarah Hart ci guida a riconoscere e amare i cortocircuiti tra il mondo dei libri e quello dei numeri: dai giganti «mille e ottocento volte più grandi» di noi de I viaggi di Gulliver – che nella realtà verrebbero schiacciati a terra dal loro stesso scheletro – ai frattali contenuti nella struttura di un best-seller come Jurassic Park di Michael Crichton, dalle formule usate da Lev Tolstoj per dare un senso al caos descritto in Guerra e pace ai matematici inventati da Arthur Conan Doyle e Chimamanda Ngozi Adichie, dagli enigmi contenuti nelle pagine di Lewis Carroll fino agli esperimenti del gruppo dell’OuLiPo e di Julio Cortázar.

C’era n volte è un’opera sorprendente che ci invita a guardare alle storie attorno a noi da punti di vista e dimensioni cui non avevamo probabilmente mai pensato, spingendoci a nuove interpretazioni e nuove letture. Perché non è vero che 2 + 2 fa sempre 4; alcune volte il risultato è un’isola deserta dove, sotto una X, un pirata senza una gamba ha nascosto un tesoro.

Nadia Noio, Tornerà la primavera di Nadia Noio, Fazi

Un’epopea familiare che si snoda attraverso un secolo di storia, con la leggerezza di una narrazione incantevole e travolgente. La storia ha inizio nella Campania di fine Ottocento, con ‘A Piccerella, una giovane ingenua e credulona, al servizio di una famiglia aristocratica napoletana.

Vittima dell’ingenuità e della sua condizione sociale, subisce gli abusi del padrone di casa e di suo figlio. Quando scopre di essere incinta, senza sapere chi sia il padre, viene isolata e affidata a una mammana. Al termine della gravidanza nascerà Orlando, un figlio puro e sensibile, legato visceralmente alla madre. Orlando cresce e torna nella casa dei padroni, ma la sua vita cambia quando incontra Luisa, una giovane nomade capace di percepire presagi e sventure.

La loro unione, segnata da dolori e aborti, trova una nuova speranza con la nascita di Nicola e Agnese. Il primo sceglie la via del sacerdozio dopo aver conosciuto l’orrore della guerra. La seconda costruisce una nuova famiglia con il dolce Nando, diventando madre di tre figli. Attraverso un linguaggio ricco e denso di suggestioni, questa storia familiare si dipana come un albero genealogico in continuo movimento. “Tornerà la primavera” è un romanzo che lascia il segno, con personaggi indimenticabili e un affresco potente del fluire della vita.

Amity Gaige, Il cuore della foresta, NN Editore

«Alcune persone smarrite non hanno le competenze, ma hanno qualcos’altro. Non so come chiamarlo. Il cuore. Sopravvivono grazie all’amore per la vita o per le persone care che hanno in mente. Rimangono presenti. Tengono gli occhi aperti. Spesso, quando queste persone vengono salvate, riferiscono di aver provato un senso di meraviglia là fuori. Per i momenti che erano rimasti. Per il privilegio di essere ancora vive».
Sul Sentiero degli Appalachi, nel fitto dei boschi del Maine, Valerie Gillis scompare. È un’ex infermiera, appassionata escursionista, in cerca di un senso che nella vita di tutti i giorni non trova più.

Le uscite di giovedì 5 giugno

Filippo Tuena, Valzer con mia madre da ragazza, Oligo

In queste pagine intime e private, Filippo Tuena richiama ricordi e memorie, non suoi, ma della giovinezza della madre, convocata dalle nebbie del tempo a presentare un vero e proprio monologo dalla penombra della terza fila di un teatro in rovina, ultimo erede del rinascimentale teatro della memoria di Giulio Camillo, come Chiara Fenoglio mette in evidenza nella prefazione.
“I ricordi che emergeranno o che sono emersi e che io ho riletto in queste antiche pagine e ai quali ho cercato di dare ordine riguardano mia madre e sono quelli che manteneva più cari e che provengono dagli anni dell’adolescenza che trascorse in Istria, ad Abbazia e Fiume. Scrivo di quei luoghi che non ho visitato e ho conosciuto solo attraverso le sue parole”. (Filippo Tuena)

Dario Pontuale, Avventurosi scrittori. Melville, Stevenson, Conrad, Salgari, Kipling, London, Qed

Il romanzo d’avventura è erroneamente considerato un genere letterario marginale, destinato ai ragazzi oppure a un pubblico popolare; invece ha prodotto eterni capolavori, firmati da eccelsi scrittori, veri e propri geni della penna: Melville, Stevenson, Conrad, Salgari, Kipling, London. Autori capaci di inventare mondi, intrecciare trame piene d’azione ma anche di profondo simbolismo, creare personaggi di eterna memoria e immensa introspezione. In questo piccolo volume vengono analizzati i loro stili, opere, biografie, riferimenti storici e letterari. Con prosa leggera e divulgativa, il critico Dario Pontuale ci svela le anime di tali scrittori, le tecniche narrative, “l’avventuroso” universo dell’avventura che hanno immaginato. Una lettura che apre a nuove letture, a diverse prospettive.

Alberto Cavaglion, La filosofia del pressappoco. Weininger,Sesso e carattere nella cultura del Novecento, Bibliotheka

Nell’ottobre 1903 muore suicida a Vienna il ventitreenne Otto Weininger, giovane intellettuale ebreo da poco convertito al protestantesimo. La sua tesi di laurea, pubblicata con il titolo Sesso e Carattere, conosce subito una rapida fortuna in tutta Europa. Enunciati sfacciatamente misogini si intrecciano a stereotipi anti-ebraici in una miscela esplosiva che fanno di Weininger un passaggio obbligato per lo studio dell’antisemitismo.

Pochi mesi prima di uccidersi, il giovane filosofo aveva intrapreso un lungo e solitario viaggio attraverso l’Italia. Nella melodrammaticità, nella fertilità e nel “battito del cuore” dello Stivale, individuò le costanti del carattere italiano. La cultura nazionale del primo Novecento aveva risposto con attenzione all’opera di Weininger.

Da Papini a Sibilla Aleramo, a Giacomo De Benedetti fino alla Ferrara dei fratelli De Chirico e alla Trieste di Svevo e Saba. Ricostruisce questa vicenda lo storico dell’ebraismo Alberto Cavaglion nel saggio La filosofia del pressappoco. Weininger, Sesso e carattere nella cultura del Novecento.

Libro controcopertina, “Digressione” di Gian Marco Griffi, Einaudi

«Dobbiamo essere gentili in questo mondo oscuro». Immaginate un mondo in cui Asti è il centro del mondo o un vecchio libro su cui ogni possessore ha lasciato tracce di sé: disegni, commenti, locandine, le regole di un gioco esistenziale inventato da Mary Shelley e dalla sua cerchia, l’indirizzo di uno sfuggente Ufficio delle redenzioni.

Ancora: immagginate un ragazzo, Arturo Saragat, oppresso dal rimorso per non aver saputo opporsi al male quando sarebbe stato necessario, che a quel libro si affida per riorientarsi nella vita, smarrendosi invece ancor più.

Immaginate una Storia in cui Mussolini non è stato fucilato ma ha finito i suoi giorni in esilio, allevando asini a Pantelleria. Poi immaginate nostalgici rievocatori del fascismo, un console maniaco del golf, una lobby di dentisti assassini, sette eretiche, mariachi, terre esotiche e terre desolate, chiromanti, una fabbrica di meravigliosi globi miniati e una donna ultracentenaria dal fascino struggente. È solo una piccola parte di quello che troverete in “Digressione”.

«’Digressione’ è un romanzo che vuole raccontare, nientemeno, “tutto ciò che esiste, più una parte cospicua di ciò che è esistito e non esiste più, di ciò che esiste pur non essendo mai esistito, e di ciò che non esiste, non è mai esistito e mai esisterà”; e naturalmente, per fare questo, tenta di usare tutte le parole che esistono, più una parte cospicua di quelle che sono esistite e non esistono più, di quelle che esistono pur non essendo mai esistite, e di quelle che non esistono, non sono mai esistite e mai esisteranno. In libreria dal 3 giugno

Condividi su

Commenti

WORDPRESS: 0

SicilyMag è un web magazine che nel suo sottotestata “tutto quanto fa Sicilia” racchiude la sua mission: racconta quell’Isola che nella sua capacità di “fare”, realizzare qualcosa, ha il suo biglietto da visita. SicilyMag ha nell’approfondimento un suo punto di forza, fonde la velocità del quotidiano e la voglia di conoscenza del magazine che, seppur in versione digitale, vuole farsi leggere e non solo consultare.

Per fare questo, per permettere un giornalismo indipendente, un’informazione di qualità che vada oltre l’informazione usa e getta, è necessario un lavoro difficile e il contributo di tanti professionisti. E il lavoro in quanto tale non è mai gratis. Quindi se ci leggi, se ti piace SicilyMag, diventa un sostenitore abbonandoti o effettuando una donazione con il pulsante qui di seguito. SicilyMag, tutto quanto fa la Sicilia… migliore.