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Giovanni Pacini, figlio illustre di una Catania del belcanto che poco lo ha rappresentato

Eventi Fra gli autori più fertili del suo tempo, con ben 90 opere, Giovanni Pacini è stato giustamente tributato nella sua città dalla Società Catanese Amici della Musica con una conferenza volta a raccontarne l’estro, la creatività e gli amori. Relatori dell’incontro il critico musicale Giovanni Pasqualino e la presidente Scam Anna Rita Fontana

Fra gli autori più fertili del suo tempo, con ben 90 opere, Giovanni Pacini è stato giustamente tributato nella sua Catania domenica 4 ottobre dalla Società Catanese Amici della Musica con una conferenza volta a raccontarne l’estro, la creatività e gli amori. Relatori dell’incontro “Giovanni Pacini: un illustre catanese da riscoprire sono stati il critico musicale Giovanni Pasqualino e la presidente SCAM Anna Rita Fontana, che hanno ripercorso i momenti più importanti della vita del compositore a cominciare proprio da quella nascita avvenuta in maniera fortuita a Catania.

Figlio di un basso buffo toscano e di una cantante di Gaeta, il piccolo Giovanni venne alla luce l’11 febbraio 1796 mentre i genitori erano in tournée. Fu iniziato ben presto alla musica da Tommaso Marchesi a Bologna, poi da padre Stanislao Mattei e infine da Bonaventura Furlanetto, che ne completò la formazione. Definito in maniera dispregiativa “maestro delle cabalette”, compose soprattutto opere teatrali che godettero di grande successo, rappresentate nei principali teatri italiani in particolare alla Scala di Milano e al San Carlo di Napoli dove sia Alessandro nell’Indie sia L’ultimo giorno di Pompei furono fortemente acclamate. Come altri compositori dell’epoca anche Pacini si appassionò ai soggetti romantici, nacquero così Giovanna d’Arco da Schiller, Il corsaro dal poema di lord Byron e Ivanhoe da Scott. Nel 1833 fece ritorno a Napoli, dove debuttò con Gli Elvezi, Fernando duca di Valenza e Irene ossia L’assedio di Messina.

«Principiai a conoscere ch’io doveva ritirarmi dalla palestra. Bellini, il divino Bellini, e Donizetti mi avevano sorpassato» scriveva di sé prima di ritirarsi dalle scene in seguito al tonfo di Carlo di Borgogna alla Fenice di Venezia nel 1835. Dopo la nomina a direttore della Regia Cappella di Lucca, si occupò di musica sacra salvo poi ritornare alla carriera operistica nel 1840 debuttando all’Apollo di Roma con Furio Camillo e al San Carlo di Napoli con Saffo, opere grazie alle quali venne definitivamente consacrato nell’Olimpo dei musicisti. Replicò il successo nel 1843 a Palermo con Maria regina d’InghilterraMedea seguiti negli anni successivi da capolavori come l’Ebrea, Bondelmonte e Lorenzino de’ Medici, quest’ultimo su un libretto di Francesco Maria Piave che firmò anche la sua ultima opera, Berta di Varnol, rappresentata il 6 aprile 1867 al San Carlo pochi mesi prima della sua morte avvenuta a Pescia il 6 dicembre.

Come ha giustamente evidenziato Pasqualino le opere di Pacini si sono viste poco nella sua città natale: nel 1939 nell’ambito dell’Estate Musicale Italiana la città volle commemorare i suoi due figli illustri, Bellini e Pacini, rappresentando le loro opere più note, Norma e Saffo, quest’ultima riproposta parecchi anni dopo dal Massimo Bellini nella stagione 1982-1983. Nel 1996 è andato in scena L’ultimo giorno di Pompei mentre nel 2006 è stata proposta al Teatro Greco di Taormina la Medea, che come ricorda la Fontana riprende l’omonima tragedia di Euripide, in particolare nella rielaborazione, debitrice a sua volta della tragedia di Corneille, che il librettista François-BenoÎt Hoffmann ne fece per Cherubini. Dopo un interessante raffronto tra l’opera paciniana e la Norma di Soumet, a cui Bellini stesso s’ispiro e che attingeva alla Medea classica, sono seguiti due ascolti tratti proprio dal melodramma di Pacini: “Giovine pure discesa dal sole” dal II atto e “Ah dolci nel seno” del III.

Giovanni Pasqualino

Nell’evidenziare la differenza fra i due personaggi la presidente SCAM Fontana ha messo in evidenza come la prima fosse mossa da una vendetta implacabile verso Giasone e i figli mentre l’altra presentasse un’umanizzazione nella quale a prevalere era l’istinto materno e l’espiazione verso il tradimento perpetrato ai danni del popolo gallico. Fra gli ascolti proposti troviamo due brani da Saffo – che come ricorda Pasqualino ha il libretto firmato da Salvadore Cammarano autore anche della Lucia di Lammermoor di Donizetti e de Il trovatore di Verdi – L’ultimo giorno di Pompei, Maria Regina D’Inghilterra e Stella di Napoli della quale nel 2007 la stessa SCAM propose al Teatro Ambasciatori l’esecuzione di alcuni brani con il soprano palermitano Clara Polito e il baritono Francesco Verna. Come sempre la Società Catanese Amici della Musica si dimostra all’altezza dell’impegno che da anni porta avanti promuovendo, grazie a relatori di alto profilo, la conoscenza di artisti di pregio della nostra Isola.

Anna Rita Fontana

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