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Amarcord nel teatro Anni 70 di Messina e Taormina

Libri e Fumetti Il nuovo libro di Rocco Familiari e Gigi Giacobbe è una testimonianza unica di quell’esaltante miracolo che fu l’esplosione del Grande Teatro degli Anni 70 a Messina e Taormina. Sabato 9 gennaio la presentazione a Taormina

“Il Teatro a Messina e Taormina negli anni ‘70” è il titolo, fin troppo sobrio ed essenziale, del libro – edito da Pungitopo, 2015 – scritto a quattro mani da Il Teatro a Messina e Taormina negli anni ‘70 che il Caffè Letterario condotto dalla giornalista Milena Privitera, presenta nell’anteprima di “Spazio a Sud” sabato 9 gennaio, alle ore 17:30 nella sala Naumachie dell’Hotel Isabella. Un titolo decisamente “freddo”, la cui scelta sembra figlia di un raffinato – e bonariamente snob – understatement, per un libro/documento/testimonianza che racconta, con appassionata coralità di voci, l’esplosione di un fenomeno che ha segnato la vita di un paio di generazioni di giovani ed è rimasto indelebile nella memoria e nei cuori di chi ha vissuto, sia anche da semplice spettatore, l’età d’oro del “Teatro Struttura” a Messina e del “Festival Internazionale del Teatro” di Taormina.

Copertina , Il teatro a Messina e Taormina negli anni '70

Copertina , Il teatro a Messina e Taormina negli anni ’70

Rocco Famulari (regista, drammaturgo, scrittore) e Gigi Giacobbe (giornalista, critico di teatro, scrittore) si sono incontrati per caso, dopo trent’anni, a Siracusa durante le rappresentazioni teatrali classiche nel 2008, scoprendo in quell’occasione di essere rimasti i soli testimoni ad aver conservato documenti (recensioni, programmi di sala, manifesti, fotografie) di quell’esperienza teatrale unica e straordinaria.

Da qui un amarcord che, partendo a ritroso nel tempo, sottolinea le tappe principali di un percorso che dal GUF (Gruppi Universitari Fascisti), passa al CUT (Centro Universitario Teatrale) e, coinvolgendo realtà trasversali come il “Circolo di Cultura” di Enzo Messina ed il movimento politico di “Partecipazione Democratica”, giunge al “Teatro Struttura” per poi, complice anche Guido Aristarco, piantare i semi negli anni ’80 di quella che sarà Taormina Arte con un disegno di legge regionale predisposto da Pippo Campione, Pompeo Oliva e Mario Bolognari.

Un amarcord popolato da messinesi e taorminesi dove gli intellettuali si mischiano ai teatranti ed ai costumisti, politici “illuminati” percorrono sentieri di autonomia dal ferreo conservatorismo di partiti ingessati, la vita culturale di un’intera città si anima e fiorisce grazie alla passione di giovani e minoranze intellettuali di diversa formazione politica che, unendosi, danno vita ad un progetto comune di crescita. Un amarcord dove ognuno fa la sua parte: nuove leve e “giganti” dello spettacolo, esponenti della vita culturale della città ed amministratori pubblici dotati di grande inventiva e capacità, tutti insieme a contribuire all’esaltante miracolo dell’esplosione a Messina e Taormina del Grande Teatro degli Anni 70.

Si accavallano così sotto i nostri occhi, contornati dal racconto di sapidi aneddoti e storici eventi, i nomi di Salvatore Pugliatti e Salvatore Di Giacomo, di Enrico Fulchignono, Adolfo Celi, Salvo Randone, Giovanni Cutrufelli, Massimo Mollica, Turi Vasile, di Resy Mantineo e Paola Gullì Pugliatti, di Attilio Aquila e Giuseppe Perez, di Giovanna Conti e Kadigia Bove, di Gianfranco Quero, Nino Frassica, Mino Zardi, Antonio Lo Presti, Walter Manfrè, di Nino Cacia, Nino Cannistraci e Ciccio Previti; mentre a Taormina – che ospita “soltanto compagnie straniere per evitare la pressione dei politici” – grazie ai buoni uffizi dell’infaticabile “ambasciatrice” del Festival Ninon Tallon Karlweiss Rothschild, fioriscono le coproduzioni internazionali col Festival d’Avignone, la vetrina sul teatro Katakali col “Mahabharata” ed il “Ramayana”, quella su Messico e l’Africa centro-orientale. Ed il teatro antico, la villa comunale, le strade e le piazze offrono a migliaia di coinvolti spettatori le performances di Memè Perlini, del Living Theatre di Julian Beck&Judith Malina e del “Cafè La MaMa” di Ellen Stewart, in un susseguirsi di opere e di interpreti – da Alberto Savino, a Giuseppe Fava, Anne Beranger, dal Gruppo TSE con Alfredo Arias, a Jerome Savary, Benno Besson, dal “Centre Dramatique de La Corneuve”, ad Arrabal e Meredith Monk – che rendono indimenticabili le quattro edizioni del “Festival Internazionale del Teatro” di Taormina, firmato Familiari. Proiettandolo nel Gotha delle rassegne mondiali.

Un affresco coinvolgente, quello raccontato dal duo Familiari-Giacobbe, che non dimentica chi, all’epoca, rese possibile tutto ciò imponendosi col proprio “peso” politico affinché la Regione Sicilia finanziasse la manifestazione, la c.d.“trimurti” formata da Pancrazio De Pasquale (PCI), Giuseppe Campione (DC), Nicola Capria (PSI). Chi come Enrico Lo Turco, memorabile presidente dell’Azienda di Soggiorno di Taormina, “ne ebbe l’idea e trovò la formula organizzativa vincente”. E chi, come Filippo Calandruccio – direttore dell’Azienda – gestendola finanziariamente, con oculatezza e senza sprechi, si attenne al principio “calvinista” che il budget era disponibile “soltanto per gli spettacoli: nessun rimborso ai giornalisti, che venivano a spese dei loro giornali; agli “ospiti teatranti” “si garantiva soltanto la pensione completa, con esclusione delle bevande e del caffè… e nessun politico soggiornò a Taormina con mogli,amanti o portaborse al seguito a spese della collettività.

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