Blog La poesia di Salvatore Quasimodo "Alle fronde dei salici" è stata scritta durante l’occupazione dell’esercito nazista a Milano dopo l’8 settembre del 1943. Come tutte le grida di dolore per la guerra, è di un’attualità agghiacciante. Verrebbe da dire: come possiamo oggi noi “cantare” per quello che sta accadendo a Gaza?
E come potevano noi cantare
Con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Salvatore Quasimodo
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.
La poesia di Salvatore Quasimodo Alle fronde dei salici è stata pubblicata nel 1946, ma scritta durante l’occupazione dell’esercito nazista a Milano dopo l’8 settembre del 1943. Come tutte le grida di dolore per la guerra, è di un’attualità agghiacciante. Verrebbe da dire: come possiamo oggi noi “cantare” per quello che sta accadendo a Gaza? Il massacro che si sta attuando in Palestina, in realtà sta avvenendo in tutto il mondo. Nel mondo civile, libero e democratico. Accettare lo sterminio etnico in qualsiasi area geografica, equivale ad accettarlo in casa propria. L’indifferenza o il minimizzare vale come un avallare, accettare che avvenga anche dove c’è democrazia e libertà. Se non si contrasta la politica assassina del Governo di Israele, altri governi coglieranno l’esempio e l’attueranno a piacimento. Ovunque ne sorgerà la possibilità. Abbiamo in casa – e per casa si intende l’Europa, se non più ampiamente l’Occidente – chi giustifica o addirittura nega ciò che avviene in Palestina. Questo è il germe della volontà di massacro, che non tarderà a crescere anche fuori da quella terra piena di sangue.

Al-Almey Street a Jabalia (Gaza) devastata dall’esercito israeliano lo scorso 22 febbraio, foto di Jaber Jehad Badwan, CC BY-SA 4.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0
Ogni giorno gli emissari della violenza, dell’odio parlano e usano i megafoni della propaganda e siedono al vertice del potere. La società civile si è attivata, è viva, manifesta, protesta e sciopera. Ma non bisogna dimenticare che un’enorme maggioranza di popolazione sta in silenzio. La stessa maggioranza che non è andata a votare all’ultimo referendum che provava a tutelare i diritti dei lavoratori e di altri cittadini italiani. Essa va coinvolta. Perché se essa non scenderà in piazza contro le violenze, queste entreranno lo stesso nella loro vita, contro di essa nonostante il suo ferreo silenzio, l’astensione, l’indifferenza o l’approvazione. Forse anche a causa sua.
La Storia ci insegna che disordini simili si sono già verificati e non si sono mai conclusi positivamente. Anche stavolta non andrà bene, lo annuncia un riarmo imposto. Armi che una volta acquistate dovranno essere usate. Contro di chi se non contro noi stessi? I civili sono gli obiettivi del genocidio di Gaza. Al momento non possiamo appendere “le nostre cetre” alle fronde dei salici di Gaza. Occorre prendere posizione. Lo dobbiamo alle migliaia di bambini uccisi che meritano giustizia terrena.





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