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Carmelo Zappulla: «Il mio canto di libertà»

Visioni Nelle sale "Il ragazzo della Giudecca", film di Alfonso Bergamo sulla storia personale del cantante neomelodico siracusano, accusato di essere il mandante di un omicidio. Incarcerato e poi latitante, ha vissuto un inferno durato 3 anni finito con l'assoluzione piena. Zappulla: «Nulla vale più che la libertà. Alla mia famiglia dico che il bene è il valore della vita»

La sua città, Siracusa, è tatuata sul cuore, nonostante viva a Napoli ormai da tanti anni. Un segno indelebile sulla pelle dell’amore per una terra che toglie e regala. Carmelo Zappulla è Il ragazzo della Giudecca, film girato lo scorso anno e ora finalmente nelle sale, un film che è una storia di vita e narra le vicende di un uomo di umili origini che ottiene il successo con la sua voce neomelodica e, di colpo, perde tutto finendo in una cella di isolamento accusato di essere mandante di un omicidio, quello dell’amante della madre. La latitanza e poi il riscatto sociale, il senso della giustizia, il valore dell’innocenza, sono i temi – scanditi dalle emozioni – che il regista campano Alfonso Bergamo ha snodato tra le immagini del film girato nella terra di Carmelo Zappulla, tra il mare blu di Siracusa e il carcere di Cavadonna. Ma anche in quella Campania che è divenuta la sua seconda terra.

Carmelo Zappulla

Carmelo Zappulla

«Lessi il libro autobiografico di Zappulla “Quel ragazzo della Giudecca, un artista alla sbarra” del 1998 e rimasi colpito dalla storia di quest’uomo – racconta il regista – e, quando lo incontrai, vidi nei suoi occhi la sofferenza di anni difficili. Li ho voluti raccontare per immagini coinvolgendo Carmelo che ha voluto essere parte del film». Tra gli attori che hanno preso parte al cast Franco Nero, nel ruolo di un ergastolano, Giancarlo Giannini, nei panni del giudice Mangrella, Tony Sperandeo, nel ruolo del Pubblico ministero e poi Chiara Iezzi, Luigi Diberti e Mario Donatone.

A interpretare il cantante da giovane è il figlio di Zappulla, Massimo ed è con i suoi occhi che Carmelo ripercorre la sua vita. A partire dal legame con l’Isola che si rinnova ogni volta che l’artista, acclamato da migliaia di fan in tutto il mondo, canta in dialetto. Canta l’amore, quello tra i dedali del rioni più popolani, della voglia di rinascita. La musica di Carmelo Zappulla è quella della gente che lo ama e affolla i concerti che lo vedono sui palchi di teatri e sale di tutto il mondo. Lui, Carmelo Zappulla, canta il vanto del Sud. «Quello che più mi lega alla mia terra sono i ricordi d’infanzia – racconta – tra gli scorci della mia casa, a Ortigia, nel cuore del quartiere della Giudecca».

Alfonso Bergamo e Carmelo Zappulla sul set

Alfonso Bergamo e Carmelo Zappulla sul set

Il rione ebraico dell’isolotto di Siracusa dove gli intarsi architettonici aprono, d’improvviso, varchi sul mare più blu. E qui, tra la gente di Ortigia, Carmelo è cresciuto. E qui ritorna per ritrovare i posti da cui ha imparato a conoscere la vita, come racconta e come il film narra. «Il senso di appartenenza alla mia terra è la forza che da sempre mi sostiene – dice –, non provo nostalgia, nemmeno all’estero, perché sento il Sud dentro di me. Da 38 anni giro il mondo con la mia musica e vedo le lacrime sul volto dei meridionali che piangono tutti per lo stesso motivo: la voglia di tornare a casa. Per questo feci un promessa 35 anni fa: in ogni mio disco c’è una canzone in siciliano ed è quella più applaudita. Un impegno che presi a Boston, durante un concerto a cui presero parte 20 mila persone tra cui un vecchietto che, salì sul palco, e mi chiese di cantare in dialetto. Anche nel mio ultimo disco dal titolo Mia, del 2015, c’è una canzone in siciliano Amuri».

Zappulla durante le riprese

Zappulla durante le riprese

Quell’amuri che Carmelo canta, possibile e impossibile come lo descrive, è il fil rouge della sua musica. E sono le sue note ad arricchire il film che è adesso in fase di montaggio, uscirà a gennaio e sarà presentato al Festival di Roma. «Un’esperienza che mi lasciato molto dal punto di vista umano e artistico – dice il registra Bergamo – e che mi ha lasciato l’amicizia di Carmelo e della sua famiglia, dei suoi amici che hanno preso parte a questo progetto corale. Il messaggio più forte è sicuramente quello della libertà dell’artista negata dalle sbarre di una prigione». Il carcere e la vicenda giudiziaria di Carmelo Zappulla sono al centro del film che ripercorre tutti i momenti più difficili di un uomo braccato. «Molto delicate alcune scene – racconta Zappulla – come quelle girate al carcere di Cavadonna. Io venni rinchiuso in isolamento in una cella di Santa Maria Capua Vetere ma rivedere quelle immagini, con mio figlio Massimo che interpretava me, è stato molto emozionante, mi ha molto colpito. Ho rivissuto la scena di me, in lacrime, in una notte di pioggia seduto in un angolo della mia cella. Un momento intenso, che non dimenticherò. E ritornerò a Cavadonna perché ho promesso un concerto ai detenuti».

Franco Nero e Alfonso Bergamo

Franco Nero e Alfonso Bergamo

Accusato di essere il mandante di un omicidio, Zappulla ha vissuto l’esperienza del carcere e quella del latitante. «Per 3 anni – racconta – ho vissuto senza essere me stesso. Nascosto su una montagna. Un’esperienza che ha influito moltissimo nella mia vita perché ero distrutto dalle accuse, dal macigno di una giustizia che tradiva la mia innocenza. Ho vissuto come i lupi, per 3 anni, un dolore per me che sono sempre stato in mezzo alla gente. Una volta mi hanno riconosciuto: era mattino, portai i bambini al circo a vedere lo zoo; ero camuffato da sciarpe e cappelli ma mi riconobbero, io presi i miei figli e me ne andai. E fu un grande dolore. Ricordo che cantavo piano, sottovoce, cantavo a me stesso per non sentirmi latitante. Per sentirmi libero almeno con la mia musica».

Tony Sperandeo è il procuratore

Tony Sperandeo è il procuratore

Il ragazzo della Giudecca è un film che narra la vita dell’uomo, dell’artista, della sua famiglia. Che racconta della dignità calpestata, della paura della legge, della fiducia nella giustizia. Zappulla è stato assolto ma questo, nel film, è il messaggio meno importante perché quello che traspare è la fede nella legalità, seppur una fede rabbiosa. «Credo che ci siano tanti innocenti in carcere – dice Carmelo – e lo dico perché io ho subito questa tragedia. La mia forza sono stati i miei figli, mia moglie e la mia famiglia. A loro cerco di insegnare che la sincerità e il bene sono i valori della vita, tutto il resto non conta. Nulla vale di più che la libertà».

Il quartiere della Giudecca di Siracusa

Il quartiere della Giudecca di Siracusa

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